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sabato 10 settembre 2011
LA CGIL A CISL, UIL E IMPRESE: DIFENDIAMO L’INTESA DEL 28 GIUGNO
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giovedì 21 aprile 2011
Sentenza Thyssen
OMICIDIO VOLONTARIO DOLOSO - redazione - giustizia & lavoro - 18/4/11
Omicidio volontario con eventuale dolo. Cosa cambia per la sicurezza sul lavoro dopo la clamorosa sentenza Thyssen? Moltissimo, finora le inchieste sulle vittime sul lavoro si fermavano al sopralluogo aprendo un fascicolo per individuare le colpe. Anche dopo il rogo del dicembre 2007 alla Thyssen il dott. Raffaele Guariniello iniziò come da prassi: indagine per omicidio colposo incaricando tecnici per l’analisi degli impianti. Però non aspettò gli esiti dell’accertamento. Dopo il sequestro della linea 5, con la Guardia di Finanza indagò immediatamente negli uffici e sui computer della sede centrale di Terni sequestrando e-mail e documenti; scoprì quel decisivo documento, in lingua tedesca, che si rivelò fondamentale per modificare l’imputazione da omicidio colposo ad omicidio volontario con eventuale dolo. Il giuslavorista Tiziano Treu per far bene capire cosa cambia con la sentenza di Torino ha utilizzato un paragone “…E’ come se uno attraversasse a 100 km l’ora un centro abitato e uccidesse un passante: sa che quel comportamento può essere fatale e lo mette in atto lo stesso. In questo senso, dico, si tratta di una sentenza molto forte e molto innovativa».
Il pm Raffaele Guariniello ha portato in dibattimento ed ai giudici le prove che l’amministratore delegato Espenhahn pur essendo a conoscenza dell’elevato rischio mortale che incombeva sulla linea 5 non effettuò, per risparmiare risorse finanziarie, i necessari investimenti sulla sicurezza perché quella linea doveva in seguito essere trasferita a Terni. Risparmiò, colpevolmente risorse finanziarie sapendo che il rischio era di bruciare risorse umane. Quel rischiò ben conosciuto dall’amministratore delegato e da altri dirigenti si è tragicamente avverato. Questo è l’architrave dell’accusa e della severa e giusta sentenza che oltre al carcere impone pesanti sanzioni pecuniarie e interdittive. Poi, i risarcimenti ai tanti soggetti che si sono costituiti parte civile. Un conto da 9 milioni di euro per un per un colosso delle multinazionali.
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Il verdetto_Griseri_16-4-11.doc | 32 KB |
Il conto da pagare e nuovi indagati.doc | 31.5 KB |
L'intervista al pm Guariniello.doc | 54 KB |
L'allarme da Terni.doc | 65.5 KB |
La lettera aperta dei dipendenti.doc | 27 KB |
Non ci sono più morti bianche_Gallino_16-4-11.doc | 29.5 KB |
Dichiarazione di Tiziano Treu.doc | 11.64 KB |
Dichiarazione di Pietro Ichino.doc | 22 KB |
Dichiarazione di Giuliano Cazzola_17-4-11.doc | 21.5 KB |
Non è stato un processo al capitalismo_La Spina.doc | 33.5 KB |
Intervista a Susanna Camusso_16-4-11.doc | 35 KB |
Dichiarazione Cisl_Thyssenkrupp.doc | 26 KB |
ThyssenKrupp_Dino Greco.doc fonte:http://www.sindacalmente.org/content/omicidio-volontario-doloso-redazione-giustizia-lavoro-18411 | 36 KB |
domenica 16 gennaio 2011
SOTTO LA PELLE DEL CONTRATTO FIAT MIRAFIORI
Gli accordi sindacali vanno studiati a fondo e letti diverse volte prima di esprimere con prudenza un giudizio.
Il dispositivo scritto dell'accordo separato proposto da Fiat e accettato solo da una parte dei sindacati rappresenta una radicale discontinuità rispetto alle relazioni sindacali in Italia. In questo caso è sufficiente una prima lettura per accorgersi quale sia il modello di relazioni sindacali che pro/impone Marchionne con questo accordo.
Tra i diritti che sono stati ceduti, uno dei più importanti riguarda la regolazione e il governo del tempo di vita da parte dei lavoratori: con la cessione all'azienda di governare i turni e lo straordinario quasi unilateralmente, i lavoratori avranno molte difficoltà a governare il proprio tempo di vita e di relazione. E' noto che la "perdita della possibilità di governare il tempo di vita" anche parziale da parte di una persona è alla base di molte patologie psicosociali di quest'epoca.
Ritmi e carichi di lavoro regolati dalla metrica "ergonomica ergouas", assunta come un mantra che non ammette critiche in quanto "scientifica", rischiano di divenire insostenibili in un periodo molto breve. La rinuncia agli strumenti di contrattazione delle prestazioni lavorative rischia di divenire una cappa soffocante. La Commissione "paritetica" di conciliazione nel caso di mancata risoluzione riconsegna all'azienda il potere di decisione, l'ultima parola...
La stessa rappresentanza dei lavoratori per la sicurezza viene "domesticata" lasciando alle sole sigle firmatarie dell'accordo la designazione dei RLS che andranno a comporre la Commissione Prevenzione e Sicurezza del lavoro. I lavoratori non potranno scegliere rappresentanti di fiducia tramite il voto. Questa Commissione Prevenzione e sicurezza sul lavoro non avrà alcuna voce in capitolo rispetto ai temi della organizzazione del lavoro che hanno influenza sulla salute e sicurezza del lavoro, non potrà intervenire sulla effettività ergonomica del metodo ergo uas.In buona sostanza la chiusura del cerchio è data dal fatto che i lavoratori non sceglieranno con il voto i propri rappresentanti che saranno designati dalle segreterie territoriali dei sindacati firmatari dell'accordo.
I lavoratori, sottoposti forzosamente al vincolo della "clausola di responsabilità" e alle relative sanzioni in caso di comportamenti difformi, non potranno esprimere qualsivoglia forma di dissenso : i delegati assumeranno oggettivamente il ruolo di filtro silenziatore funzionale alla "clausola di responsabilità"
Purtroppo vengono alla memoria le diverse forme organizzative dei sindacati di regimi autoritari ( come quello sovietico e altri ) ove più che di rappresentanti dei lavoratori nelle fabbriche il sindacato era presente con propri "fiduciari"..
Queste prime riflessioni a caldo fanno comprendere come sia importante un approfondimento sul significato dirompente di questo accordo anche per gli aspetti che riguardano la promozione e la tutela della salute dei lavoratori.
Alcune prime considerazioni di prospettiva.
L'immagine che deriva da questa "operazione" è quella della programmazione di un sito produttivo che potrebbe avere un ciclo di vita massimo di una decina d'anni, pari al ciclo di vita attiva dei lavoratori chiamati a lavorarci. Infatti con i tempi, i carichi di lavoro e i turni e lo straordinario gestiti come prevede l'accordo è assai improbabile che un lavoratore ora quarantenne possa resistere allo svolgere con le performances richieste lo stesso lavoro fino ai cinquant'anni o sessant'anni. In ogni caso la presenza di lavoratori con ridotte capacità lavorative non sarebbe competitiva: chi si farà carico tra qualche anno degli inidonei ?
Nella logica dell'economia dei flussi è palese che l'opportunità offerta dal Marchionne è basata sui tempi corti, strettamente subalterna al disegno della Chrysler-Fiat: gli interessi del territorio-città di Torino in questo contesto , con buona pace del sindaco uscente Chiamparino, pesano meno di una piuma al vento.
Marchionne ha dichiarato che Fiat o meglio Chrysler Fiat non ha chiesto nè vuole nulla dallo stato italiano per questo investimento.
Anche questa affermazione è inesatta e non vera: con questo modello di organizzazione del lavoro nella newco migliaia di lavoratori anche molto giovani bruceranno il loro patrimonio biologico e di salute in un tempo molto accelerato. Dopo dieci o quindici anni di lavoro alle condizioni previste da quest'accordo è purtroppo verosimile prevedere che molti di loro saranno inidonei al lavoro. Molti dei lavoratori poi che riusciranno ad arrivare in discreta salute ai cinquantanni saranno comunque "fuori luogo" rispetto alle performances richieste dal modello organizzativo proposto.
Il costo sociale di questa operazione si diluirà nel tempo, ma ci sarà, pesante, e sarà il territorio-città di Torino, in particolare, a pagarne le spese sanitarie, assistenziali e di malessere sociale indotto. La fabbrica comandata dalle regole da caserma di questo accordo sarà il luogo della produzione di nuovo rancore sociale, di sacche di frustrazione pericolose per la coesione sociale.
In quel momento Marchionne sarà lontano, al territorio rimarranno le ferite e il danno: molte persone con idoneità ridotte, lontane dalla pensione e con gravi difficoltà per il lavoro...
C'è da interrogarsi se queste considerazioni sono state presenti nel pensiero dei dirigenti sindacali che hanno firmato con slancio questo accordo.
Questo è un accordo che lascierà un segno profondo sulla pelle, sui corpi e sulle menti dei lavoratori fiat, ma non solo, e sui sistemi di relazioni sindacali di questo paese. Una richiesta sommessa ai sindacalisti che lo hanno firmato: per favore evitiamo la retorica del tipo ... "non potevamo fare altro" o ..."siamo stati responsabili nel cogliere una opportunità". Si poteva fare altro, si poteva fare meglio. Gino Rubini
Sarete in grado di continuare a fare il vostro lavoro quando avrete 60 anni? di L.Vogel
Sarete in grado di continuare a fare il vostro lavoro quando avrete 60 anni? * "Senza un grande miglioramento delle condizioni di lavoro e un maggiore controllo delle stesse da parte dei lavoratori, ritardare la pensione è un cinico stratagemma per tagliare le pensioni di quelli che hanno già i redditi più bassi"
venerdì 24 dicembre 2010
giovedì 16 dicembre 2010
VINYLS MARGHERA - Operai e sindacalisti sulla fiaccola a 150 metri. Scesi in serata a fronte della riapertura delle trattative
Dopo il nulla di fatto dell'incontro a Roma con il ministro dello Sviluppo economico, le tute blu della Vinyls sono in rivolta contro "l'immobilismo del governo' sui destini dell'azienda. "Si è scoperto il bluff, i lavoratori sono esasperati" hanno detto prima di raggiungere la cima di una delle torri del Petrolchimico di Marghera, a Venezia, per protestare contro "l'immobilismo del governo' sui destini dell'azienda.
La protesta è scoppiata dopo il nulla di fatto registrato ieri (24 novembre) a Roma nel corso dell'incontro con il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani. Il tavolo con i commissari straordinari, infatti, non aveva portato alcuna decisione sulle offerte giunte per i tre siti italiani della società. In serata i lavoratori hanno abbandinato la fiaccola dopo che il Ministero ha garantito la riapertura del tavolo tra le parti sociali e la cordata russo-svizzera che aveva avanzato l'interessamento di acquisto. Secondo la Cgil di Venezia questo non basta. Il segretario generale Roberto Montagner ha ribadito che il Ministro Paolo Romani deve venire a Venezia per illustrare quali sono le politiche industriali che il governo intende mettere in campo per affrontare complessivamente la crisi di tutto il territorio (nella foto a 150 metri da terra Maurizio Don, Uil; Sebastiano Bonzio e Pierangelo Pettenò, Federazione della Sinistra; Sandro Simionato, Vicesindaco di Venezia; Roberto Montagner, segretario generale Cgil Venezia)Gli altri due stabilimenti si trovano a Ravenna e Porto Torres, dove è partita la protesta dell'Isola dei cassintegrati all'Asinara. I lavoratori - che si trovano a 150 metri da terra - hanno srotolato alcuni striscioni e messo in mostra le loro bandiere. "Dopo il fallimento del tavolo di ieri e l'inconsistenza del comunicato diffuso dal ministero l'esasperazione dei lavoratori ha assunto toni diversi dalla pacatezza registrata nelle scorse settimane" ha detto il segretario generale della Camera del Lavoro della Cgil di Venezia, Roberto Montagner. "Alla fine - osserva - si è scoperto il bluff. Il Ministro Romani venga qui a confermare che la chimica è strategica per l'Italia e a dire ai lavoratori quali politiche intende adottare per dare concretezza a questa sua affermazione". Sul posto sono arrivati anche i rappresentanti delle autorità locali. Il vicesindaco di Venezia, Sandro Simionato, si dice fortemente preoccupato e chiede che ci sia un'assunzione di responsabilità da parte di tutti. Posizione che trova d'accordo Paolino D'Anna, assessore provinciale al Lavoro. "Porto Marghera sta scoppiando: serve una soluzione nel più breve tempo possibile".
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mercoledì 15 dicembre 2010
Nota sulla Circolare INPS 155/2010 riguardante il “Collegato lavoro”
Solo in particolari condizioni le agevolazioni possono essere estese ai parenti e affini di terzo grado delle persone con disabilità da assistere. Queste “eccezioni” sono fissate dall’articolo 24 della citata legge 183: i genitori o il coniuge della persona in situazione di disabilità grave che abbiano compiuto i sessantacinque anni di età oppure che siano anche essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti. L’espressione “mancanti” deve essere intesa “non solo come situazione di assenza naturale e giuridica (celibato o stato di figlio naturale non riconosciuto), ma deve ricomprendere anche ogni altra condizione ad essa giuridicamente assimilabile, continuativa e debitamente certificata dall’autorità giudiziaria o da altra pubblica autorità, quale: divorzio, separazione legale o abbandono, risultanti da documentazione dell’autorità giudiziaria o di altra pubblica autorità”.
A parere dell’INPS, la possibilità di estendere dal secondo al terzo grado di parentela/affinità la concessione dei permessi si verifica anche nel caso in cui anche uno solo dei soggetti menzionati (coniuge, genitore) si trovi nelle situazioni di assenza, decesso, patologie invalidanti. Motiva tale interpretazione con l’analisi letterale della norma laddove viene utilizzata la congiunzione disgiuntiva (“qualora i genitori o il coniuge”). Quindi, ad esempio, se in una famiglia uno solo dei due genitori affetto da una patologia invalidante, mentre l’altro non lo è e non ha più di 65 anni, un parente o un affine di terzo grado può comunque godere dei permessi.
L’INPS entra anche nel merito della definizione di “patologie invalidanti”. A tal proposito, il Legislatore è stato molto generico e quindi INPS si è rivolto al Ministero della salute il cui parere è stato che le patologie da prendere a riferimento sono quelle indicate dall’articolo 2, comma 1, lettera d), numeri 1, 2 e 3 del Decreto Interministeriale n. 278 del 21 luglio 2000. L’INPS rammenta che la Legge 183/2010 ha eliminato all’articolo 33, comma 3, della Legge 104/92 le parole “successivamente al compimento del terzo anno di età del disabile”. Conseguentemente è stata introdotta anche per i parenti e gli affini del minore di tre anni in situazione di disabilità grave la possibilità di godere dei tre giorni di permesso mensili.
La Legge 183/2010 ha sottolineato come non possano essere concessi i permessi mensili (Legge 104/1992), a più di un lavoratore dipendente per l’assistenza alla stessa persona con disabilità grave. L’INPS ha interpretato tale indicazione come un divieto all’alternatività fra più beneficiari, a meno che essi non siano i genitori di figli con grave disabilità. Inoltre, genitori di minori di tre anni di fruire anche i tre giorni di permesso, in alternativa alle altre due forme di agevolazione già previste e cioè il prolungamento del congedo parentale (legge 8 marzo 2000, n. 53) e le due ore di permesso giornaliero, specificando che: “la fruizione dei benefici dei tre giorni di permesso mensili, del prolungamento del congedo parentale e delle ore di riposo deve intendersi alternativa e non cumulativa nell’arco del mese”.
Successivamente l’INPS sottolinea che uno dei requisiti essenziali per la concessione dei permessi lavorativi è l’assenza di ricovero a tempo pieno della persona con grave disabilità. Secondo INPS per ricovero a tempo pieno si intende quello, per le intere ventiquattro ore, presso “strutture ospedaliere o simili, pubbliche o private, che assicurano assistenza sanitaria continuativa”. L’INPS però ribadisce tre eccezioni. I permessi, anche in caso di ricovero, possono essere concessi in tre casi:
- interruzione del ricovero a tempo pieno per necessità del disabile in situazione di gravità di recarsi al di fuori della struttura che lo ospita per effettuare visite e terapie appositamente certificate;
- ricovero a tempo pieno di un disabile in situazione di gravità in stato vegetativo persistente e/o con prognosi infausta a breve termine;
- ricovero a tempo pieno di un minore con disabilità in situazione di gravità per il quale risulti documentato dai sanitari della struttura ospedaliera il bisogno di assistenza da parte di un genitore o di un familiare, ipotesi già prevista per i bambini fino a tre anni di età (circolare n. 90 del 23 maggio 2007, p. 7).
La normativa concernente l’ulteriore beneficio relativo all’avvicinamento alla sede di servizio (comma 5 dell’art. 33 della legge 104/92) è stata altresì novellata. Con la modifica è stato previsto che il lavoratore ha diritto a scegliere ove possibile la sede di lavoro più vicina non più al domicilio del lavoratore che presta assistenza, ma al domicilio della persona da assistere.
Infine, Il nuovo comma 7-bis dell’articolo 33, legge 104/92, prevede espressamente la decadenza, per il lavoratore, dal diritto a beneficiare dei tre giorni di permesso, “qualora il datore di lavoro o l'INPS accerti l'insussistenza o il venir meno delle condizioni richieste per la legittima fruizione dei medesimi diritti”, quindi, l’INPS provvederà alla verifica a campione delle situazioni dichiarate dai lavoratori richiedenti i permessi.
Per quanto riguarda i dipendenti della Pubblica amministrazione, il Ministero competente ha emanato una propria circolare, la n° 13/2010, che, seguendo quella dell’INPS, riprende le modifiche della legge 183/2010.
martedì 14 dicembre 2010
Thyssen, chiesti 16 anni per l’ad
Una richiesta da conisderare storica, ma che comunque sembra troppo poco per le famiglie delle vittime dell’incendio. "La pena chiesta è troppo bassa. Spero che i giudici l’aumentino. Gli imputati devono pagare per sette vite", ha detto Grazia Rodinò, la mamma di Rosario, uno dei sette operai morti nel rogo dell’acciaieria.