martedì 30 dicembre 2008

BUON ANNO!

domenica 28 dicembre 2008

cancellata la gratuità del processo del lavoro





Il governo ha introdotto un emendamento che cancella la gratuità del processo del lavoro

Una norma che colpirà solo i lavoratori, che dovranno pagare oltre 100 euro per poter agire in giudizio e tutelare i propri diritti. E' paradossale che cio' accada in un momento di crisi economica e chiediamo, quindi, di eliminare un'odiosa tassa contro la tutela dei diritti dei lavoratori". Lo dichiara Bruno Sazzini, segretario dell'Associazione nazionale forense, secondo il quale "in un momento di grande crisi economica, si stanno mettendo in atto provvedimenti che andranno a colpire ulteriormente solo i lavoratori" L'articolo 26 del disegno di legge in materia di lavori usuranti collegato alla Finanziaria, spiega Sazzini, attualmente all'esame del Senato, "prevede che per le cause di lavoro venga introdotto il contributo unificato di 103,30 euro. Fino a questo momento le cause di lavoro erano gratuite, proprio per mettere i dipendenti nelle condizioni di adire le vie legali in caso di torti subiti sul posto di lavoro. In un momento di recessione economica e di grave crisi, un provvedimento del genere non fa altro che colpire i lavoratori, dipendenti e non, che per chiedere giustizia dovranno mettere mano a risorse economiche magari gia' esigue".Lo stesso provvedimento, sottolinea l'Anf, prevede che per le stesse cause vi sia l'esenzione da bollo, imposta di registro e da ogni altra tassa o spesa e le due disposizioni sono in contraddizione come osserva il dossier del centro studi del Senato allegato al ddl.

Per questi motivi, l'Associazione nazionale forense chiede all'esecutivo e alle aule parlamentari di rivedere la norma. (AGI)

Tratto dal sito del sirs

mercoledì 24 dicembre 2008

NATALE

domenica 21 dicembre 2008

NO ALL' ORARIO DI LAVORO A 65 ORE SETTIMANALI





L'orario settimanale resta di 48 ore. Tre anni agli Stati Ue per mettersi in regola


STRASBURGO - Il parlamento europeo ha respinto in seconda lettura la proposta di portare la settimana di lavoro nell'ue fino a 65 ore, accogliendo tutti gli emendamenti della commissione lavoro.GLI EMENDAMENTI - Tutti gli emendamenti sono stati approvati con una maggioranza superiore ai 393 voti richiesti, essendo il provvedimento in seconda lettura. Quello determinante, passato con 421 sì, 273 no e 11 astensioni e accolto da un applauso dagli eurodeputati, stabilisce che l'orario settimanale è di 48 ore e concede tre anni agli Stati Ue per derogarvi arrivando alle 65 ore settimanali, di fatto eliminando la possibilità di 'opt out' al termine del periodo transitorio. Il relatore, lo spagnolo Alejandro Cercas (Pse), è stato abbracciato da molti colleghi subito dopo le votazioni sugli emendamenti. «Questa è un trionfo per tutti i gruppi del parlamento europeo ed è l'occasione per il Consiglio di cogliere questa opportunità per rendere la nostra agenda più vicina a quella dei cittadini europei», ha affermato Cercas subito dopo il voto.DAMIANO: «SCONFITTA POSIZIONE SACCONI» - Una vera e propria sfida del Parlamento europeo al Consiglio Ue sulla direttiva sull’orario di lavoro. Bocciato, dunque, il tentativo del Consiglio Ue di introdurre la possibilità per gli Stati membri di applicare deroghe permanenti al principio del limite di 48 ore settimanali. Soddisfatto il ministro ombra del Pd Cesare Damiano: «Una eccellente notizia, perfettamente coerente con l’esigenza di combattere la disoccupazione. Questa proposta era stata favorita dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, fin dall’insediamento del nuovo governo Berlusconi. Sacconi è stato abbandonato dalla gran parte degli stessi parlamentari italiani del centrodestra che siedono al parlamento europeo. Questo a dimostrazione dell’incongruenza, in questa grave situazione, di proposte che allungano gli orari di lavoro e detassano gli straordinari. Una salutare retromarcia dalla quale il governo deve trarre insegnamento».

giovedì 18 dicembre 2008

Torino Sciopero Generale CGIL




video FISAC

venerdì 12 dicembre 2008

Sciopero Cgil, in Piemonte 100 mila in piazza



In Piemonte grande successo di partecipazione e di adesione nelle aziende e nelle fabbriche per lo sciopero generale indetto oggi dalla Cgil contro la crisi e contro il Governo. E’ la stessa confederazione piemontese a darne notizia comunicando che in tutto il Piemonte lavoratori, pensionati, precari, studenti hanno partecipato alle manifestazioni e ai cortei nei capoluoghi di provincia che hanno coinvolto circa 100mila persone, delle quali 50mila a Torino. In moltissime aziende piemontesi le adesioni allo sciopero sono state il doppio, e in alcuni casi anche il triplo degli iscritti della Cgil.

La manifestazione più grande – informa sempre la Cgil - si è svolta a Torino, con 50mila persone tra lavoratori, pensionati, studenti, precari che hanno sfilato da Piazza Vittorio a Piazza Castello, dove si tenuto l'intervento conclusivo di Enrico Panini, segretario nazionale Cgil. Il corteo era aperto da tre palle di neve (di un metro di diametro), metaforica interpretazione della "valanga" della crisi, e dallo striscione con lo slogan "contro la valanga della crisi più lavoro, più salario, più pensioni, più diritti". Tra i moltissimi cartelli di protesta particolarmente significativo quello contro la social card, rappresentata da una tessera annonaria, e dalla scritta: non elemosina ma diritti, non vogliamo la tessera del pane ma la detrazione fiscale.

Prima dell'intervento di Panini, la piazza ha osservato un minuto di silenzio per non dimenticare la tragedia delle morti sul lavoro, un'attenzione che la Cgil ha allargato anche alla memoria di Vito Scafidi, il ragazzo 17enne morto il mese scorso nel crollo della scuola di Rivoli. Nel suo intervento Panini ha sottolineato che "la crisi sta cambiando il volto delle città e la vita delle persone, delle famiglie, aggredendo con tremenda durezza centinaia di migliaia di precari e di lavoratori atipici", e ha ribadito le richieste della Cgil al Governo con un piano che "investendo oltre 20 miliardi di euro sostenga l'occupazione, il reddito, lo stato sociale".
E parlando di Torino, ha affermato che "la cassa integrazione a novembre è più che raddoppiata rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Oltre 240 aziende non ci sono più e per un numero quasi uguale di aziende questa sarà l'ultima settimana di lavoro". "Questa città, un punto di riferimento fondamentale per l'intero Paese - ha continuato Panini - rischia di scomparire così come l'abbiamo conosciuta e di essere ridimensionata per funzioni e ruolo. E' un prezzo che noi per Torino e per il Paese non siamo disponibili a sostenere: Torino, purtroppo, è l'emblema di questa crisi". Parlando della Fiat, Panini ha sottolineato che "le dichiarazioni del dottor Marchionne relativamente a una possibile vendita della Fiat sono molto, molto preoccupanti. Cominciamo con il dire che fatti di questa rilevanza non possono essere affidati a dichiarazioni sui giornali. Ma aggiungiamo anche che tutto questo non può essere sottovalutato ed il governo se ne deve occupare. Sarebbe sufficiente che dedicasse la metà del tempo utilizzato per intervenire sui temi della giustizia". "Le nostre priorità sono altre - ha proseguito Panini - Altro che la riduzione programmata delle retribuzioni che Confindustria vorrebbe farci firmare con le sue linee guida sulla contrattazione".

Sciopero!





Cliccate sopra la foto qua sotto per ingrandirla. Chi trova più di tre persone conosciute (indicate per nome e cognome) in questo marasma sarà invitato a mangiare la pizza da Chiappetta la prossima settimana. Buona caccia!

MANIFESTAZIONE DEL 12/12/2008 TORINO -6




MANIFESTAZIONE DEL 12/12/2008 TORINO -5





MANIFESTAZIONE DEL 12/12/2008 TORINO -4




MANIFESTAZIONE DEL 12/12/2008 TORINO -3



MANIFESTAZIONE DEL 12/12/2008 TORINO -2




MANIFESTAZIONE DEL 12/12/2008 TORINO -1



giovedì 11 dicembre 2008

NOI SAREMO IN PIAZZA E TU?



14 BUONI MOTIVI per aderire allo sciopero generale della Cgil di venerdì 12 dicembre.


Ecco i provvedimenti, che assieme alla riforma sui contratti, sconvolgeranno a breve il mondo del lavoro dipendente.


Detassazione degli straordinari


Legge 126/24 luglio


2008 La bufala della detassazione penalizza i lavoratori part-time a basso reddito, rafforza il salario discrezionale e aumenta le disuguaglianze salariali.
Inoltre un lavoratore per guadagnare 35 euro i n p i ù al mese sar à costretto a fare almeno 50 ore straordinarie.
2.Deregolamentazione del mercato del lavoro legge 133 del 5 agosto 2008
Nel decreto legge 112 del 25 giugno2008, convertito in legge 133 il 5 agosto2008, sono contenute molte norme di peggioramento delle condizioni di lavoro,di deregolamentazione dei contratti nazionali, di aumento della precarietà, di alleggerimento di controlli e obblighi per le imprese, di forte indebolimento dell'attività ispettiva e quindi delle politiche di contrasto del lavoro nero e irregolare, e di tutela della salute e sicurezza del lavoro.


3. Viene ripristinato per tutti i settori il lavoro a chiamata.


4. Il lavoro a tempo determinato è reso possibile anche per "l'ordinaria attivitàdell'impresa", puntando quindi a una sorta di equivalenza con il "normale" rapportodi lavoro a tempo indeterminato; viene introdotto il principio della derogabilità inpeggio rispetto al CCNL attraverso la contrattazione aziendale e territoriale.Al momento della trasformazione in legge è stato inserita la clausola scandalosae anticostituzionale che cancella per i procedimenti già in corso (leggi Poste eAlitalia) il diritto alla reintegra nel posto di lavoro per quei lavoratori di cui il giudicerilevi la nullità della interruzione del rapporto di lavoro, cioè quando si è rilevata lasussistenza di un falso contratto a termine, sostituendolo con un risarcimentoeconomico.


5. Viene generalizzato il lavoro accessorio, ovvero quello temporaneo, retribuito al di fuori di qualsiasi contratto, tramite un Voucher o Buono prepaqato, infatti viene allargata la platea dei soggetti che possono ricorrervi estendendolo a tutte le attività stagionali e non ponendo limiti per la sua durata.


6.Si peggiora l'apprendistato, riportando la possibilità di svolgere la formazione tutta interna all'azienda tramite accordo sindacale aziendale e/o con gli enti bilaterali, e quindi abrogando tutte le norme che prevedevano un controllo pubblico sulla qualità e sul reale svolgimento della formazione, ma anche tutti gli standard minimi.


7.Si cancella la legge che tutela le dimissioni volontarie, per contrastare la pratica delle "dimissioni in bianco", legge fortemente voluta dalle donne che sono le più colpite da questa pratica illegittima e ricattatoria, molto più diffusa di quanto il governo e confindustria ci vogliono far credere. Questa legge non comportava spese per lo Stato, quindi la sua soppressione è puramente ideologica all'insegna della " semplificazione" ovvero della più completa libertà per i padroni nella gestione dei rapporti di lavoro.


8.Si determinano modifiche in peggio della disciplina del lavoro notturno (è considerato lavoratore notturno solo chi lavora di notte per più di tre ore continuative), il riposo settimanale (viene calcolato sulla base di 14 gg) e giornaliero (la reperibilità non interrompe le 11 ore di riposo obbligatorie), viene abrogato l'obbligo per le imprese a comunicare alle Direzioni provinciali del Lavoro l'effettuazione del lavoro straordinario eccedente le 48 ore settimanali e il lavoro notturno per tutte le aziende non organizzate strutturalmente su turni.


9.Vengono abrogati libro matricola e libro paga, sostituiti da un nuovo LIBRO UNICO DEL LAVORO in cui i lavoratori vengono iscritti entro il giorno 16 del mese successivo, vanificando in questo modo l'attività ispettiva. Infatti i libri aziendali possono anche non essere tenuti presso il luogo di lavoro, bensì presso la sede del consulente aziendale, che ha altri 15 giorni di tempo per consegnarli all'ispettore, nel caso di richiesta dello stesso. Le sanzioni relative al non corretto mantenimento dei libri aziendali sia per il datore di lavoro che per i consulenti diventano irrisorie, così come quelle per la non presentazione entro i tempi previsti.

10.La copia delle pagine del libro unico, inerenti il singolo rapporto di lavoro, mensilmente possono sostituire la busta paga del lavoratore, senza che il padrone sia obbligato a registrare le presenze e gli orari effettivamente svolti, quindi con un pesante indebolimento della possibilità da parte del singolo lavoratore di poter verificare e controllare le proprie competenze economiche (indennità turni e reperibilità, pagamento straordinari , trattenute per ritardi, malattie e permessi non retribuiti e quant'altro collegato alla presenza), incidendo negativamente sul diritto dei lavoratori di recuperare attraverso le vertenze tutto ciò che gli è dovuto.
11.viene abrogata la sanzione per il datore di lavoro se i lavoratori non sono dotati del tesserino di riconoscimento, mentre rimane quella per i lavoratori che non lo esibiscono.
12.Si depotenziano e si abrogano le misure più significative del recente Testo Unico sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, diminuendone le sanzioni e depotenziando la natura pubblica dei controlli.


13. Sterilizzazione del processo del lavoro e mani legate per i giudici del lavoro Disegno di legge 1441 quater


Gravi sono le limitazioni poste all' intervento del giudice del Lavoro in tema di controversie individuali relative all'instaurazione del rapporto di lavoro, esercizio dei poteri datoriali, trasferimento d'azienda e recesso, licenziamento, qualificazione dei rapporti di lavoro. Infatti - secondo questo pessimo disegno di legge di chiara ispirazione anticostituzionale - il giudice si deve limitare all'accertamento del presupposto di legittimità, e deve invece astenersi dal valutare condizioni connesse con l'organizzazione del lavoro e della produzione, sempre per salvaguardare il principio della libertà d'impresa.


Gli effetti di tale norma su tutte le azioni legali tese alla trasformazione di contratti precari (a tempo determinato o atipici che siano) in contratti a tempo indeterminato è di facile intuizione, così come per tutte le cause che vogliono risalire alle responsabilità dei padroni in caso di incidenti sul lavoro! Inoltre, in materia di qualificazione dei rapporti di lavoro, viene fatto divieto al giudice di discostarsi dalle valutazioni espresse dalle parti in sede di certificazione dei contratti di lavoro (sempre gli enti bilaterali!), inserendo un principio di palese incostituzionalità per cui ciò che viene definito in sede di collegio di certificazione, supera ed ha un valore cogente superiore alla legge, determinando una obbiettiva disparità di diritto e di trattamento tra lavoratori con rapporti certificati e non. Per non parlare dell'incostituzionalità di norme lavorative che delimitano gli ambiti e le materie in cui il giudice può esercitare la funzione giudicante oltre che le procedure delle stesse.


14. Attacco all'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori: in materia di giusta causa di licenziamento si prevede che i contratti individuali, stipulati con l'assistenza o la consulenza delle commissioni di certificazione possano essere previste clausole diverse da quelle stabilite dalla legge 300 e dai contratti collettivi. E che il giudice deve attenersi a queste per valutare la legittimità del licenziamento . Gli effetti di questa norma avrebbero un effetto devastante sulla tutela del licenziamento perché si affermerebbeuna pratica di completo aggiramento dell'art. 18 attraverso la stipula di contratti individuali, fortemente vessatori a cui i lavoratori potrebbero consentire pur di essere assunti.


Inoltre con L'Impugnativa del licenziamento si prevede la decadenza diritto ad impugnare il licenziamento dopo 120 giorni, termine che viene applicato anche per i casi di nullità del licenziamento, e di licenziamento inefficace, di recesso del committente nel caso di collaborazioni, così come nei licenziamenti che implicano la risoluzione di questioni inerenti alla qualificazione del rapporto di lavoro o la legittimità del termine apposto al contratto.
Norma fortemente ricattatoria specie nei confronti di tutti quei lavoratori a termine, che prima di muovere azione legale nei confronti del padrone aspettano a vedere se verranno richiamati per un successivo contratto precario.


IL 12 DICEMBRE SAREMO IN PIAZZA
PER FERMARE QUESTI PROVVEDIMENTI!
E TU?

mercoledì 10 dicembre 2008

12-12-08: Sciopero!


Il Pullman parte venerdi 12 alle ore 8.00 di fronte alla CGIL in via Demo a Pinerolo. Raccomandiamo a tutti la massima puntualità (il corteo parte da piazza Vittorio alle 9.00).
Per tutti quanti:
fischietti e macchine fotografiche sono stra-graditi!
Forza!
Facciamoci sentire!

martedì 9 dicembre 2008

la7 "licenziamenti"



IL COMUNICATO DEL COMITATO DI REDAZIONE L'assemblea dei giornalisti di La7 ha votato l'astensione audio-video dell'informazione (due i voti a favore del black-out totale ) a partire dal 5 dicembre fino a mercoledì 10. La redazione di La7 protesta contro la decisione di azienda e direzione di procedere nel licenziamento di 25 giornalisti attuata con una procedura al di fuori di quanto prevede la legge. Si tratta di un atto che in spregio delle regole contrattuali, tenta di forzare le norme a tutela dei lavoratori e del sindacato. Di fatto si cancella cosi' per i giornalisti di La7 l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Un grave atto che rischia di trasformarsi in un pericoloso precedente per l'intero mercato del lavoro, non solo giornalistico.  


Telecom Italia Media annuncia il licenziamento collettivo di 25 giornalisti a La7, mentre La7 acquista da societa' esterne programmi giornalistici. La messa in onda domenica prossima alle 20.30 del numero zero del programma di economia "La resa dei conti" di Nicola Porro, vicedirettore de "Il Giornale", prodotto dalla societa' Endemol, appare una vera e propria provocazione mentre la redazione e' colpita dal licenziamento di piu' di un giornalista su quattro. Si cacciano i giornalisti dell'emittente, che hanno garantito dirette, approfondimenti e telegiornali, e si continua nel costoso acquisto di prodotti giornalistici dall'esterno. Una contraddizione grave che chiarisce la vera ragione dei tagli a La7: una gestione manageriale ed editoriale fallimentare e la volonta' di colpire l'informazione indipendente della redazione del tg. A rischio oggi sono non solo 25 posti di lavoro, ma la liberta' e l'autonomia dell'unico telegiornale fuori dal dupolio Rai-Mediaset che arriva nelle case degli italiani senza pagare abbonamenti. A rischio c'e' il pluralismo dell'informazione garantito dall'articolo 21 della Costituzione , un fondamento della democrazia. Ricordiamo ai telespettatori che possono dire la loro sui tagli a La7 scrivendo al blog liberala7.weebly.com (l'indirizzo è senza le tre w iniziali)".

lunedì 8 dicembre 2008

SCIOPERO GENERALE DEL 12/12/ 2008






A CONFERMA E RAFFORZAMENTO DELLA DICHIARAZIONE DELLA CGIL

LE RSU DI PINEROLO E LUSERNA S.G. CONGIUNTAMENTE DICHIARANO OTTO ORE DI SCIOPERO PER TUTTI I TURNI IL GIORNO

12/12/2008

LUSERNA S.G./PINEROLO , 09/12/2008 RSU LUSERNA/PINEROLO

domenica 7 dicembre 2008

E il conguaglio si mangia la tredicesima




Il raffronto tra le imposte versate e quelle effettivamente dovute può avere effetti traumatici sullo stipendio
 

Dicembre è un mese dai due volti per chi percepisce la busta paga. Il primo è quello felice della tredicesima, il secondo può assumere aspetti tragici. E prende il nome di conguaglio fiscale, una vera e propria resa dei conti con l’amministrazione finanziaria.

Ma qual è il perverso meccanismo che rovina le feste di fine anno?
Tutto prende origine dalle leggi fiscali. La normativa, relativa alla tassazione dei redditi da lavoro dipendente, prevede che il sostituto d’imposta – ovvero il datore di lavoro - debba effettuare in ogni periodo di paga delle ritenute Irpef, che sono calcolate sul reddito corrisposto in ogni mese.
Tale prelievo, tuttavia, non è applicato a titolo definitivo, bensì a titolo d’acconto. Alla fine di ogni anno, infatti, lo stesso sostituto è tenuto al ricalcolo di tutte le somme ed i valori (beni e servizi) corrisposti al dipendente per definire la sua posizione con l’erario. Se il risultato è a debito significa che il totale delle ritenute applicate nel corso dell’anno è insufficiente rispetto a quelle effettivamente dovute per i redditi conseguiti, nel medesimo periodo, dal dipendente. Ecco, allora, che scatta il conguaglio e le ritenute da applicare "tagliano" la busta paga.


L’articolo 23, comma 3, del Dpr 600/1973 stabilisce che ogni sostituto d’imposta entro il mese di febbraio dell’anno successivo a quello di riferimento debba effettuare un controllo tra le imposte effettivamente versate a titolo di acconto nel corso dell’anno e quelle effettivamente dovute. In altre parole si passa da un prelievo su base presuntiva ad uno fondato sul reddito effettivamente percepito.

L’operazione può generare due risultati. Molto diversi fra loro. Un risultato a debito. E in questo caso significa che le imposte pagate nel corso dell’anno sono state insufficienti rispetto a quelle. Scatta, in questo caso, la sforbiciata della busta paga.
Se invece il risultato è a credito significa che sono state pagate più tasse del dovuto. In questa ipotesi il sostituto provvederà a restituire la somma di denaro pagata in eccesso.

Sebbene per legge sia consentito effettuare le operazioni di conguaglio sulle retribuzioni erogate in dicembre, gennaio o febbraio, in genere il conguaglio è effettuato con la retribuzione erogata nel mese di dicembre, che include la tredicesima.

La tredicesima
E’ una mensilità aggiuntiva, oramai prevista da tutti i contratti nazionali di lavoro. È un compenso definito indiretto, perché non è commisurato alla prestazione di lavoro, ma matura in base all’anno solare.

Semplificando. La tredicesima è pari a uno stipendio mensile. Nel calcolo non rientrano gli elementi della retribuzione non aventi carattere retributivo, non ricorrenti e non corrisposti in misura determinata. Per esempio non concorrono a determinare la tredicesima le maggiorazioni per il lavoro straordinario, le indennità per le ferie e per la reperibilità.

Inoltre, poiché questa mensilità matura per dodicesimi, nell’ipotesi di inizio o di cessazione del rapporto nel corso dell’anno, è corrisposta in proporzione ai mesi in cui si è prestato il lavoro.

La tredicesima, come qualsiasi reddito, è soggetta al prelievo Irpef e ai contributi previdenziali e assistenziali

venerdì 5 dicembre 2008

DECRETO-LEGGE 29 NOVEMBRE 2008 , N. 185


Pubblichiamo un estratto commentato dalla FIOM del decreto anti-crisi il documento per esteso lo potete consultare e scaricare nella sezione documenti.

MISURE URGENTI PER IL SOSTEGNO A FAMIGLIE, LAVORO, OCCUPAZIONE E
IMPRESA E PER RIDISEGNARE IN FUNZIONE ANTI-CRISI IL QUADRO STRATEGICO
NAZIONALE. (GU n. 280 del 29-11-2008 - Suppl. Ordinario n.263)
Scheda riassuntiva e commento della norme riguardanti Bonus straordinario per
famiglie e ammortizzatori sociali
( a cura di Barbara Pettine - Ufficio sindacale Fiom nazionale)
Art 1.
Bonus straordinario per famiglie, lavoratori pensionati e non autosufficienza
Il Bonus è previsto per il solo 2009 per i soggetti residenti, componenti nucleo familiare a
basso reddito.
Sono considerati solo i lavoratori dipendenti e assimilati (1) e pensionati
Il Bonus è attribuito in ragione dei componenti del nucleo familiare, riferito al periodo
d’imposta 2007 secondo il seguente criterio:
· euro 200 nei confronti dei soggetti titolari di reddito di pensione ed unici componenti del
nucleo familiare con un reddito complessivo non superiore a 15.000 euro
· euro 300 per il nucleo familiare di due componenti,qualora il reddito complessivo familiare
non sia superiore a 17.000 euro
· euro 450 per il nucleo familiare di tre componenti, qualora il reddito complessivo familiare
non sia superiore a 17.000 euro
· euro 500 per il nucleo familiare di quattro componenti, qualora il reddito complessivo
familiare non sia superiore a 20.000 euro
· euro 600 per il nucleo familiare di cinque componenti,qualora il reddito complessivo
familiare non sia superiore a 20.000 euro;
· euro 1000 per il nucleo familiare di oltre cinque componenti,qualora il reddito complessivo
familiare non sia superiore a 22.000 euro
· euro 1.000 per il nucleo familiare con componenti portatori di handicap per i quali ricorrano
le condizioni previste dall'articolo 12, comma 1, del citato testo unico, qualora il reddito
complessivo non sia superiore a 35.000 euro
Il bonus è erogato una tantum e ad un unico componente il nucleo familiare e non
costituisce reddito né ai fini fiscali né ai fini della corresponsione di prestazioni
previdenziali.
Sarà erogato dai sostituiti d’imposta.
Entro 10 gg. dall’entrata in vigore del decreto, il direttore dell’Agenzia delle Entrate definirà
il formulario per la presentazione della domanda, che dovrà essere inoltrata entro il 31
gennaio 2009.
________________________________________________
1.) Sono assimilati ai redditi di lavoro dipendente:
a) i compensi percepiti, entro i limiti dei salari correnti maggiorati del 20 per cento, dai lavoratori soci delle
cooperative di produzione e lavoro, delle cooperative di servizi, delle cooperative agricole e di prima trasformazione
dei prodotti agricoli e delle cooperative della piccola pesca;
b) le indennità e i compensi percepiti a carico di terzi dai prestatori di lavoro dipendente per incarichi svolti in
relazione a tale qualità, ad esclusione di quelli che per clausola contrattuale devono essere riversati al datore di
lavoro e di quelli che per legge devono essere riversati allo Stato;
c) le somme da chiunque corrisposte a titolo di borsa di studio o di assegno, premio o sussidio per fini di studio o di
addestramento professionale, se il beneficiario non è legato da rapporti di lavoro dipendente nei confronti del
soggetto erogante; c-bis) le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d'imposta, anche
sotto forma di erogazioni liberali, in relazione agli uffici di amministratore, sindaco o revisore di società,
1
Commento
E’ evidente che un’erogazione basata sul quoziente familiare non si configura come diritto
individuale, tende a penalizzare le famiglie con doppio reddito, quindi deprime ulteriormente
l’occupazione femminile e giovanile, incentivando forme irregolari e di lavoro nero.
Inoltre i livelli di reddito di riferimento tagliano fuori la stragrande maggioranza del lavoro
dipendente: nella nostra categoria secondo i dati forniti da Federmeccanica nel suo rapporto
annuale, la retribuzione lorda media di un operaio di 3° livello nel 2006 (ultimo anno della
rilevazione) supera i 21.300 euro, di un 4°livello, sfiora i 23.000 euro, di un 5° livello si aggira
attorno ai 25.700, dati confermati a pieno dai risultati della nostra ricerca laddove si evince che
il reddito medio netto dei metalmeccanici è di 1.246 euro al mese.
Se poi guardiamo ai redditi familiari dei metalmeccanici, come emergono dalla nostra inchiesta
abbiamo la media delle famiglie degli operai a 1.983 euro netti al mese che si pone ben al di
sopra dei massimali previsti dal decreto (infatti lordizzati superano i 35.000 euro annui), anche
quel 18% della categoria che denuncia un reddito familiare al di sotto del 1300 euro netti al
mese. si colloca nella fascia di reddito lordo che va dai 20.000 ai 22.000 euro che significa che
potrebbe usufruire del bonus solo nel caso di presenza di 2 o più figli.

5 DICEMBRE 2008 ASSEMBLEA NAZIONALE RSU-RLS FIOM





SINTESI DELL’INTRODUZIONE DI GIORGIO CREMASCHI
ALL’ASSEMBLEA STRAORDINARIA DEGLI RLS DI TORINO

Vogliamo ricordare i morti della Thyssen con una scelta precisa: quella di accompagnare il ricordo
e il dolore con l’impegno e l’iniziativa. Per questo abbiamo voluto convocare qui gli Rls della Fiom
e, in particolare, i rappresentanti delle aziende ove in quest’ultimo anno, dopo la Thyssen, altri
lavoratori sono morti. Perché la realtà è che se la Thyssen è stato una tragedia da cui possono
uscire degli insegnamenti e delle misure che finalmente fermino la strage di lavoratori, è anche
vero che questa strage continua. Decine e decine di lavoratori metalmeccanici, una moltiplicazione
di ThyssenKrupp, si sono avute in Italia dal quel 6 dicembre 2007, già oltre 1000 sono i morti
complessivi sul lavoro. Per questo noi non accettiamo anzi, consideriamo profondamente negativo
ogni annuncio ottimistico, ogni dichiarazione che misuri in termini percentuali l’andamento delle
morti. Non siamo ancora di fronte a fenomeni significativi di riduzione degli infortuni e delle morti
sul lavoro e per questo riteniamo che ogni atteggiamento ottimistico può far abbassare la guardia.
Del resto siamo di fronte a un governo e a una Confindustria che sostengono che la questione
degli infortuni è stata gonfiata, che siamo di fronte a un eccesso di riflettori su eventi che sono
molto meno gravi di quanto appaiono. Vediamo i pianti della presidente della Confindustria, il
giorno del suo insediamento, perché era morto un lavoratore in una delle sue fabbriche. Un mese
dopo un altro lavoratore in un altro stabilimento della presidente della Confindustria moriva in
circostanze analoghe. Vedremo qui casi significativi, ma il titolo del nostro incontro “La Fiom parte
civile”, vuole sottolineare proprio questo dato. Sicuramente è indispensabile agire con la
prevenzione, la contrattazione, il confronto. Ma quando avvengono gli omicidi, quando la vita viene
cancellata nell’organizzazione del lavoro, vuol dire che la contrattazione, la prevenzione, il
confronto non sono stati messi in condizione di agire. Ed è per questo allora che il sindacato deve
costituirsi parte civile perché in questo modo chiediamo il riconoscimento del danno profondo,
quello di non aver potuto esercitare fino in fondo il nostro ruolo, la nostra funzione a difesa della
salute di chi lavora. Per queste ragioni la Fiom Nazionale ha deciso di coordinare in tutto
il Territorio nazionale la costituzione di parte civile, ovunque vi siano stati morti sul
lavoro, in tutti i procedimenti penali, sia in quelli aperti, sia in quelli che devono essere
ancora avviati. Si tratta di organizzare la costituzione di parte civile in decine e decine di realtà,
per questo intendiamo dedicare ad essa anche una parte dei fondi della cassa nazionale di
resistenza.
Il processo ThyssenKrupp può diventare un punto esemplare, come quello per l’Icmesa di Monza
degli anni Settanta, che fece diritto e giustizia. Ad esso intanto noi affidiamo la nostra speranza,
che il sacrificio irrecuperabile di 7 lavoratori sia almeno ripagato da nuovi principi di giustizia validi

per tutti. Due sono le questioni di fondo di questo processo. Il fatto che venga riconosciuta la
responsabilità ai livelli più alti della direzione aziendale, dell’amministratore delegato e non solo dei
livelli intermedi o di gestione immediata. In secondo luogo il fatto che questa responsabilità superi
la dimensione della colpa per entrare in quella della volontarietà e del dolo. Affermando così il
principio che quando le violazioni delle norme della sicurezza sono particolarmente gravi e
clamorose non c’è solo la colpa di legge, ma c’è qualcosa di più grave: una volontarietà che
produce il danno e la morte. E’ lo stesso principio che è stato adottato per condannare per
omicidio volontario colui che aveva investito, guidando ubriaco alle 2 di notte, due giovani a Roma.
I morti sul lavoro sono sempre omicidi, adottiamo anche noi la campagna di articolo 21, ma non
tutti gli omicidi hanno le stesse responsabilità, non tutti sono uguali, all’equivalente di un incidente
mortale per il mancato rispetto della precedenza. Ci sono pratiche aziendali gravi che mettono la
vita dei lavoratori in costante pericolo. E queste, se provate, vanno punite come reati gravissimi.
Noi crediamo anche nella funzione preventiva del rigore della legge. Anche perché sappiamo
perfettamente che, al contrario, l’impunità diffusa è un modo per incentivare il non rispetto delle
norme. Per questo consideriamo gravissimo che la Confindustria prema su un governo
compiacente per rimettere in discussione il testo unico sulla sicurezza sul lavoro, la legge 81, con
ben 46 richieste di modifica che, se attuate, lo renderebbero carta straccia. Il Governo a sua volta
sta boicottando la Legge, non emanando le circolari applicative necessarie e sollecitando tutti gli
ostacoli alla sua applicazione, indebolendo ancor di più le attività ispettive.
Allo stesso modo consideriamo grave che i comportamenti della Magistratura e delle istituzioni
siano così differenziati da realtà a realtà. Abbiamo il processo di Torino che, un anno dopo è già in
cantiere, abbiamo la strage dell’Umbria Oli di Perugia dove morirono 4 lavoratori metalmeccanici in
un manutenzione di un’azienda alimentare, e ancora non è rubricato niente, mentre il titolare
dell’azienda fa causa ai morti. I comportamenti difformi della Magistratura di fronte agli stessi reati
sono un problema vero, per questo noi pensiamo che sarebbe necessario costituire una sorta di
Procura nazionale per la sicurezza del lavoro, simile, per poteri e funzioni di indirizzo, alla Procura
nazionale antimafia.
La costituzione di parte civile della Fiom nei vari procedimenti penali per omicidio sul lavoro, ha lo
scopo di accertare le responsabilità ai livelli più alti per ogni evento. Oggi i metalmeccanici
muoiono sia come lavoratori diretti nelle aziende, sia nella catena degli appalti e dei subappalti.
Era un metalmeccanico anche il lavoratore morto fulminato pochi giorni fa, mentre riparava la linea
aerea alla stazione di Napoli.
Vogliamo quindi che quando si verificano questi omicidi, siano accertate tutte le responsabilità, al
massimo livello, nell’azienda appaltante. Lo dice la legge, ma poi spesso la ricerca della
responsabilità finisce in un binario morto. Al contrario, nell’epoca della precarizzazione e
terziarizzazione del lavoro, ricostruire la catena di comando e delle responsabilità ha un effetto
fondamentale per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
E’ necessario generalizzare l’intervento di parte civile anche perché siamo di fronte a
un’insufficienza dell’iniziativa di tutte le istituzioni che, spesso, si accontentano di alcuni risultati
parziali anche là ove ci sono stati infortuni mortali. Consideriamo sbagliato che i Comuni premino
per la sicurezza sul lavoro aziende ove ci sono stati omicidi. Così come è sbagliato che questo
atteggiamento l’abbia l’Inail. Proponiamo che là ove ci sia un morto sul lavoro occorre che almeno
per diversi anni non si verifichi alcun evento mortale o grave, prima di poter dire che l’azienda ha
migliorato. Occorre una vera e propria moratoria di riconoscimenti alle aziende dove ci sono stati
infortuni mortali.
E’ necessario che ci sia una diversa capacità di raccolta dati di tutti gli Enti, sia dei Comuni e delle
Aziende sanitarie, sia dell’Inail. E’ clamoroso il ritardo nella comunicazione dei dati. Ci siamo rivolti
all’Inail centrale che ci ha detto che dall’inizio dell’anno all’autunno le risultano 11 infortuni mortali
tra i metalmeccanici mentre noi ne abbiamo contati, nello stesso periodo, circa 60 e, in realtà,
calcolati su base di previsione statistica e dando per valido un ribasso del 10% degli infortuni,
quale è stato dichiarato, dovrebbero essere più di 80. Ci sono quindi infortuni e morti sommerse,
che non raggiungono le dimensioni della tragedia della Thyssen, ma che per le famiglie di chi
perde un congiunto sul lavoro sono altrettanto gravi. Occorre quindi un intervento ampio che
mantenga e rafforzi l’allarme sociale e istituzionale per i morti e gli infortuni sul lavoro.
Occorre rilanciare l’intervento di vigilanza sulle malattie professionali. Per ogni morto per infortunio
c’è ne sono 4 che silenziosamente muoiono per gli effetti velenosi di sostanze cancerogene,
dell’amianto, per danni postumi dell’organizzazione del lavoro. Anche qui denunciamo arretramenti
da parte del governo e delle Istituzioni, ritardi inaccettabili, inadempienze vergognose.
Questa nostra iniziativa generalizzata di costituzione parte civile accompagna la nostra iniziativa
sindacale, che, come abbiamo deciso dovrà essere sempre più programmata e organizzata.
Abbiamo istituito un primo registro informatico degli Rls che vogliamo estendere ovunque possibile
per avere una comunicazione diretta per internet. Nello stesso tempo stiamo ultimando l’istituzione
dello sportello di consulenza per l’attività degli Rls e stiamo dando avvio a un programma di
formazione, che sarà supportato da un manuale di pronto intervento in via di definizione.
In tutte le vertenze di Gruppo abbiamo messo al centro l’intervento sulla salute, l’estensione dei
poteri degli Rls e, nelle grandi realtà, la definizione dei ruoli e delle funzioni degli Rls di sito.
Stiamo chiedendo la definizione di procedure del lavoro comprese quelle di abbandono dei posti a
rischio, stiamo cioè agendo sul piano sindacale ma, va detto, stiamo incontrando gravi e
incomprensibili resistenze da parte delle aziende. La verità è che la crisi rischia di produrre una
nuova ondata di degrado del lavoro. E’ probabile che l’anno prossimo, con la cassa integrazione, il
numero in assoluto degli infortuni diminuisca davvero. Ma è anche assai probabile che la
precarietà, la paura di perdere il posto di lavoro, la pressione delle imprese producano danni
ulteriori e gravi alla salute di chi in quel momento lavora.
Per questo non solo l’allarme sociale delle morti sul lavoro non deve abbassarsi ma deve crescere
anche in nome dei 7 nostri compagni morti alla ThyssenKrupp.

giovedì 4 dicembre 2008

LETTERA DI GUGLIELMO EPIFANI


CONFEDERAZIONE
GENERALE
ITALIANA
DEL LAVORO

il Segretario Generale

A Tutte le Strutture

Loro sedi

Roma, 1mo dicembre 2008

Care compagne, cari compagni.

Lo sciopero generale del 12 dicembre è pienamente confermato e, pur consapevole
del tanto lavoro che avete già messo in calendario, vi chiedo formalmente di mettere
in campo un ulteriore sforzo eccezionale affinché l'adesione allo sciopero risulti
particolarmente rilevante e sia molto forte la partecipazione ai cortei ed ai comizi
finali.
Le ragioni che abbiamo posto alla base della nostra iniziativa stanno producendo
risultati. Dopo averci inizialmente accusati di fare politica pochi giorni fa il
Governo ha tentato di copiarci argomenti e proposte. Esce dal provvedimento
approvato Venerdì scorso un quadro del tutto insufficiente ma nessuno, ora, è più in
grado di dirci che le nostre ragioni non sono fondate.
Un fronte crescente di opinionisti, economisti, esperti utilizza le nostre elaborazioni
per confermare la necessità di provvedimenti urgenti contro la crisi.
Nessuno più, escluso Berlusconi, ormai nega che occorra intervenire con una
terapia d'urto contro una crisi devastante.
Ora dobbiamo imporre le scelte necessarie prima che la situazione diventi
insostenibile per milioni di lavoratori e pensionati.
Crescerà di nuovo nei prossimi giorni il tentativo di isolarci, di contrastare le nostre
ragioni.

Il Paese ha bisogno che il nostro sciopero generale riesca.
Ce lo chiedono centinaia di migliaia di lavoratori che hanno già perso il posto di
lavoro, di pensionati, giovani e famiglie che non arrivano a fine mese.
Determinanti per dare una risposta a queste persone, come al solito, sono l'impegno
e la generosità del nostro gruppo dirigente e di migliaia di nostri militanti.
A voi tutti, quindi, la richiesta di mettere in campo in queste ore che ci dividono dai
12 dicembre tutto l'impegno possibile.

A voi tutti la certezza dell'inpegno del gruppo dirigente nazionale sul quale potete
contare.

Un caro saluto , e un abbraccio
Guglielmo Epifani

Ma il preposto chi è?


Con diverse sentenze,la Corte di cassazione ha definito  i ruoli,le competenze e responsabilità del preposto e del capo squadra secondo quanto prescritto dal dlgs 626/94. Il  DLGS 81/08 ha meglio definito  la figura del preposto  all’interno dell’organizzazione della sicurezza. Il controllo diretto sui lavoratori può ricadere su alcune figure intermedie come i dirigenti ed i preposti. In particolare il preposto ha il dovere di controllare l'applicazione di misure di prevenzione predisposte da altri. Un capo squadra ha funzione di preposto perché rientra nei suoi compiti dirigere e sorvegliare il lavoro dei componenti la squadra.   

 



Il conferimento della qualifica di preposto ad un soggetto va fatta non in base a formali qualificazioni giuridiche ma con riguardo alle mansioni effettivamente svolte nell'impresa, dal momento che chiunque abbia assunto, in qualsiasi modo, posizioni di preminenza rispetto agli altri lavoratori, così da potere impartire loro ordini, istruzioni o direttive sul lavoro da eseguire, deve essere, per ciò stesso, tenuto all'osservanza ed all'attuazione delle prescritte misure di sicurezza ed al controllo del loro rispetto da parte dei singoli lavoratori.

Il controllo che il datore di lavoro ed il preposto devono esercitare sull'operato dei dipendenti, affinché non si verifichino infortuni, essendo finalizzato alla tutela dell'integrità fisica e psichica dei lavoratori, non può risolversi nella sola messa a loro disposizione dei presidi antinfortunistici e nel generico invito a servirsene, ma deve costituire uno degli impegni prioritari degli stessi, gravando su di loro anche l'onere di svolgere una continua azione pedagogica con il ricorso, se necessario, a sanzioni disciplinari nei confronti di coloro che non si adeguino alle dette disposizioni.


Chi si occupa di sicurezza ben conosce la importanza del preposto e le difficoltà di definirne la figura, le competenze, le responsabilità.

Da alcuni anni, sia la dottrina, che anche la Suprema Corte stanno dando il loro contributo con l'obiettivo di fare maggiore chiarezza su questo centrale personaggio.

Nell'ambito di questo tentativo di "costruzione", ci sembra utile commentare la massima che pubblichiamo, che ha l'indubbio pregio (oltre che di essere molto recente) di affrontare in maniera diretta la problematica "nodale" che riguarda la figura e di chiarire, in modo , riteniamo, sufficientemente esaustivo, alcuni dubbi sul preposto, dubbi che, si badi bene, non afferiscono tanto all'area della disamina giuridica del soggetto, quanto soprattutto alla gestione quotidiana della sicurezza in azienda.

Cerchiamo, dunque, di dare una serie di risposte a domande "comuni" sul preposto

Chi è il preposto?

La funzione di preposto nasce nel momento in cui, nella organizzazione del lavoro in azienda, ad un soggetto venga affidata una mansione che lo ponga in una situazione di preminenza nei confronti di altri (fosse anche uno) dipendenti dell'azienda stessa. "Chiunque" -"in qualsiasi modo abbia assunto posizione di preminenza rispetto ad altri lavoratori, così da poter loro impartire ordini, istruzioni o direttive sul lavoro da eseguire, deve essere considerato automaticamente tenuto ad attuare le prescritte misure di sicurezza e a disporre e ad esigere che esse siano rispettate".(Cass., sez. IV 30/03/98).

Come lo si individua?

Non formali qualificazioni sono dunque alla base della figura, bensì il solo fatto di essere "effettivamente" il coordinatore di altri lavoratori. Ciò solo pone il preposto nella posizione di dovere gestire, in una con la produzione, anche la sicurezza.

Nomina?

Non crediamo che, dopo quanto detto, resti un qualsiasi dubbio sulla completa inutilità di procedere ad individuazioni e a successive nomine di soggetti che non ne hanno bisogno proprio perché, nella effettività, gestiscono già, per la produzione, una funzione di preminenza nei confronti di altri lavoratori. Anche in questo campo recente Giurisprudenza ha confermato che "colui che esercita in concreto determinate funzioni che, al di là di quella formale di cui è investito, lo obbligano a pretendere il rispetto delle norme antinfortunistiche, lo costituiscono come soggetto destinatario delle stesse" (Cass. 31 maggio 1995).