giovedì 25 settembre 2008

MANIFESTAZIONE DEL 27 SETTEMBRE


RICORDIAMO A TUTTI GLI ADERENTI ALLA MANIFESTAZIONE DEL 27, CHE LA PARTENZA DA PINEROLO È PREVISTA PER LE 13,45 DAVANTI ALLA SEDE DELLA CGIL, IN VIA DEMO

lunedì 22 settembre 2008

RIFORMA MODELLO CONTRATTUALE 2


TESTO PUBBLICATO SUL SITO DELLA RSU EURO-inga E TOTALMENTE CONDIVISO
SALVATORE

LUNEDÌ 22 SETTEMBRE 2008

Come per Alitalia, Cisl e Uil pronte a firmare

«Un incontro difficile», preventivava facilmente ieri Emma Marcegaglia, presidente degli industriali, al convegno del centro studi di Confindustria. Aria pesante in sede di trattativa sulla riforma del modello contrattuale. A stretto giro di posta con la vicenda Alitalia, gli umori erano neri. Tra un Bonanni (Cisl) che esternava, «è stata la follia di pochi e di alcune sigle sindacali a portare alla chiusura delle trattative», e un Angeletti (Uil) che alla stampa sillabava «una catastrofe sindacale». Come nel caso di Alitalia del resto, i due sindacati sarebbero più che pronti a firmare l'ipotesi di accordo presentata da Confindustria ai sindacati la settimana scorsa. Un'ipotesi che la segreteria allargata della Cgil ha definito, due giorni fa, «non compatibile» nella sua filosofia di fondo con il senso della contrattazione (e dunque con la ragione d'essere) della maggiore confederazione italiana. Cisl e Uil invece non chiedono che qualche aggiustamento. A cui del resto, ieri, Confindustria si è resa disponibile: «La nostra proposta ha un senso, non è una proposta chiusa, e come tutte le proposte si negozia». Più nel dettaglio: «Non ci sono preclusioni ad allargare il tavolo ad altri soggetti - dice Marcegaglia - A condizione che questo non sia un alibi per prendere tempo, per non andare avanti e non chiudere. La trattativa deve andare avanti e deve avere la forza di fare innovazioni». Per «innovazioni», gli imprenditori intendono far passare un salto all'indietro di almeno due secoli. Fuori dai facili slogan («non ci sarà più l'inflazione programmata»: ma poco cambia in sostanza se l'indice scelto viene depurato dei rincari energetici), il documento degli industriali disegna nei fatti un sindacato più che amico, custode degli interessi d'impresa. Altro che produttività, salari legati al secondo livello di contrattazione: nel documento la contrattazione decentrata viene rigidamente vincolata al rispetto di regole decise (e eventualmente sanzionate) a livello nazionale, mentre il salario previsto (che poi dovrebbe essere l'«aumento reale della retribuzione», il contratto nazionale diventando una sorta di «minimo») è tutto «variabile», tutto legato cioè agli altalenanti andamenti d'impresa (redditività, produttività e via dicendo). Ieri all'incontro, il documento di Confindustria è stato analizzato punto per punto. I sindacati sono arrivati «con posizioni diverse», come ha detto Bonanni uscendo dalla sede di Confindustria a trattativa ancora in corso. La piattaforma siglata unitariamente dai sindacati la scorsa primavera è, per quanto riguarda Cisl e Uil, già archiviata da un pezzo. «C'è chi dice che la proposta degli industriali è incompatibile con la nostra piattaforma - dice ancora Bonanni - Sono due cose diverse, e nessuno dei tre sindacati ha il copyright della piattaforma». Più chiaro di così...


venerdì 19 settembre 2008

Roma, 18 settembre 2008


Il documento (impropriamente definito IPOTESI DI ACCORDO) presentato da Confindustria il 12 settembre è un insieme di proposte organico in un impianto cogente che lo rende incompatibile con la piattaforma presentata da CGIL CISL UIL nel mese di maggio.


L’impianto del documento, attraverso la somma di norme e regole indicate, si traduce in limiti, controlli e sanzioni - anche esterni alle parti - e comunque in contrasto alle funzioni e alle prerogative della contrattazione; sia prendendo a riferimento la prassi vigente, che rispetto alle proposte della piattaforma. In sintesi si determinerebbe un pregiudizio ed una limitazione dell’autonomia negoziale delle categorie e della funzione contrattuale delle RSU sancita dall’accordo interconfederale sulle rappresentanze.
La stessa definizione del ccnl, totalmente sovraordinato, assume natura censoria della contrattazione di secondo livello, a cui viene sottratta qualunque relazione con la condizione materiale nei luoghi di lavoro, disegnando per converso una funzione di servizio, attraverso gli enti bilaterali, impropria oltre che sostitutiva della contrattazione stessa.
Si configura, quindi, un peggioramento dell’accordo del 23 luglio ’93 sia sul versante della tutela e valorizzazione dei salari contrattuali che nella riduzione dell’autonomia negoziale delle parti nei singoli livelli.
La piattaforma sindacale, invece, ha l’ambizione di migliorare quell’accordo, rafforzandone l’universalità di modello, ed implementando la contrattazione, in uno schema esplicito: contratto nazionale regolatore che tutela realmente le retribuzioni, estensione della contrattazione di secondo livello per qualità e quantità.
Infine l’impianto definito da Confindustria sottende un’idea di relazioni a misura delle imprese da lei rappresentate e non di regole universali.
In questo quadro, come da sempre sostenuto, è necessario che il confronto coinvolga anche le altre associazioni imprenditoriali ed il governo, si svolga a partire dalla piattaforma CGIL CISL UIL, riconducendo al negoziato, in particolare con il governo, anche i temi della piattaforma fiscale.

Nel contratto nazionale il “nuovo” indicatore previsionale richiede una definizione legata all’inflazione realisticamente prevedibile, il rimando a definire in sede di rinnovo dei ccnl, la verifica sulla coerenza dell’indicatore con l’andamento dell’inflazione e le modalità di recupero certo dell’eventuale scostamento. Senza un meccanismo compiuto, infatti, il passaggio ad un contratto economico triennale perderebbe di efficacia.
Deve essere esplicito che l’indicatore previsionale agisce sulla base di calcolo già definita dalle singole categorie nei ccnl e non esaurisce i costi contrattuali. In assenza di un impianto così compiuto, si determinerebbe una programmata riduzione dei salari. A completamento di un modello triennale ed a supporto di un equilibrio tra i vincoli definiti per lo svolgimento del negoziato,va definita la certezza che la decorrenza degli aumenti parta dalla scadenza del contratto precedente.
Ribadiamo, ulteriormente, che vanno cancellate norme sanzionatorie (sia al primo che al secondo livello) e che la formulazione sulla bilateralità, va ricondotta alla piattaforma.
Nel secondo livello va formulata l’estensione della contrattazione, abbiamo indicato in piattaforma le varie fattispecie, ed esclusa la possibilità di deroghe.
Escludendo la totale variabilità ed indeterminatezza del premio; precisiamo che la corrispondenza alla piattaforma della definizione dei premi in coerenza alle norme di decontribuzione e defiscalizzazione, non può, comunque, essere inteso come sostitutivo delle detrazioni e della restituzione del fiscal drag rivolte all’intera platea del lavoro dipendente.
Un sistema di monitoraggio confederale congiunto, tramite l’ osservatorio delle relazioni, collegato alla temporalità e scadenza dell’accordo, non corrisponde al comitato proposto, regolatorio e fin autoritario, che inficia l’autonomia negoziale delle categorie.
Abbiamo esemplificato il giudizio su alcuni punti, non esaustivi di quanto non condiviso, al fine di precisare ulteriormente la critica di non compatibilità dell’impianto proposto.




La Segreteria Nazionale

IL 27 SETTEMBRE IN PIAZZA


IL 27 SETTEMBRE IN PIAZZA PER RIALZARE LA TESTA
CONTRO IL GOVERNO “MA ANCHE” CONTRO CONFINDUSTRIA



Sabato 27 settembre la CGIL di Torino organizza, nell’ambito delle iniziative nazionali, una manifestazione contro il Governo; non sto qui a ripercorrere tutta la serie di provvedimenti fatti in pochi mesi di vita del Berlusconi ter che, dalla scuola, alla sanità, alla questione dell’immigrazione, agli interventi di aumento della precarietà, prefigurano un modello sociale classista, sessista e anti operaio. .


La manifestazione cade in un momento in cui in Italia spira un vento mefitico di restaurazione, paura e insicurezza sul futuro; molti ritengono che il clima sociale esistente prevede , per un periodo di tempo non breve, forti complicazioni e difficoltà nel costruire un’opposizione di massa alle scelte dei poteri forti che governano l’Italia.


Io penso che non sia del tutto vero e che uno dei problemi principali è la credibilità dei soggetti politici e sociali che vogliono costruire opzioni alternative.


Per i partiti la risposta è stata evidente dai risultati delle ultime elezioni, per il sindacato italiano, fondamentalmente per la CGIL, ora viene il momento della verità.


Deve scegliere se diventare un sindacato “istituzionalizzato” in cui non conta quanto e chi si rappresenta ma quanto lo Stato o le controparti ti riconoscono (anche sostitutivi di pezzi di welfare) oppure mantenere un ruolo di rappresentanza del lavoro con tutto il portato di difficile autonomia rivendicativa e politica che questo comporta.


Se la CGIL mantiene il suo profilo storico dovrà necessariamente fare una riflessione sul suo recente passato e su come abbia diminuito un patrimonio di credibilità che era riuscita a costruirsi all’inizio degli anni 2000.


E’ forse prematuro, ma credo che l’opposizione alle scelte di questo Governo e della Confindustria non possano passare, ad esempio attraverso la riproposizione ideale di modelli concertativi (tra l’altro impossibili da praticare) su salari e pensioni, la difesa degli accordi del luglio dell’anno scorso (in particolare su precarietà e pensioni), ma riprendendo un proprio profilo di proposta complessiva alternativa.


Questa scelta non avverrà con una discussione “franca e pacata” ma cadrà sulla discussione sul modello contrattuale dove é difficilmente praticabile discutere, emendare, approfondire il testo che Confindustria ha presentato in evidente armonia con il Governo.


L’ipotesi del padronato italiano è un manifesto ideologico (con proposte concrete) su come e in cosa il sindacato italiano dovrebbe trasformarsi.
La tesi di Confindustria era ampiamente prevedibile sugli aspetti che riguardano gli elementi redistributivi e cioè che la contrattazione collettiva non abbia la possibilità di incrementare i salari (tra l’altro causa delle nostre critiche alla timidezza della piattaforma unitaria) lasciando alle imprese quote di profitto da elargire unilateralmente (una questione di interessi e potere) o destinare a se stesse.


Meno prevedibile era il modello complessivo di relazioni sindacali; nella proposta c’è un ruolo importante destinato ai sindacati confederali e credo che questa sia la vera posta in gioco con il tentativo di spaccare la tenuta di una fragile unità sindacale.


Si destinano ai confederali ruoli di vigilanza e controllo della contrattazione con le relative sanzioni sia a livello nazionale che a livello aziendale per chi esce dalle linee rigide determinate dall’accordo; si prefigura un modello militare e autoritario che nulla ha a che fare con il ruolo di rappresentanza dei sindacati e un riconoscimento a prescindere. Non è un caso che tutta la parte sulla democrazia e sulle regole della rappresentanza sia completamente assente; è semplicemente incompatibile.


Inoltre si riconoscono ruoli di gestione diretta di pezzi di welfare, attraverso la bilateralità (ammortizzatori sociali, avviamenti al lavoro ecc), alle organizzazioni sindacali riconoscendole istituzionalmente come parte attiva e “interessata” nello smembramento e esternalizzazione del welfare.


Il problema che si pone non é tanto l’opposizione alle proposte di Confindustria per salvare la CGIL, ma per riuscire a mantenere in Italia ancora una capacità collettiva di elaborazione rivendicativa dei lavoratori italiani sia a livello nazionale che a livello aziendale.
Per questo e per gli evidenti assist che governo e confindustria si fanno, è impossibile scindere la mobilitazione.


Ci aspetteranno tempi duri anche per la spaventosa crisi economica mondiale che è alle porte ma i lavoratori e le lavoratrici italiani/e, e con loro la CGIL, potranno essere il nucleo di una forte opposizione sociale.
Il 27 settembre non può che essere l’inizio.


Lavoriamo tutti perchè sia un buon inizio


Davide Franceschin

mercoledì 10 settembre 2008

EPPUR SI MUOVE……


Timidi passi nella giusta direzione, sono quelli che la CGIL sta facendo in questi giorni, promuovendo una iniziativa che coinvolge attivamente i delegati dei vari territori della provincia, argomenti all’ ordine del giorno la vergognosa manovra finanziaria, del governo Berlusconi e le Linee di riforma della struttura della contrattazione documento approvato unitariamente il 7 maggio scorso dalle segreterie di CGIL-CISL-UIL


Sulla manovra governativa, la RSU di Luserna S.G. sta preparando un proprio comunicato che metta nella testa dei convinti della bontà della manovra economica qualche sano dubbio sulla validità ed efficacia e in certi casi sulla stessa moralità dei provvedimenti che saranno a breve adottati.


Pertanto in questa sede mi limiterò a fare qualche serena considerazione sull’ altrettanto importante questione del rinnovo del modello contrattuale.


Anzitutto, bisogna chiedersi,è veramente necessario riformare la CONTRATTAZIONE COLLETTIVA NAZIONALE ?


Io credo di si.


la contrattazione così come noi la conosciamo è figlia di accordi vecchi gli accordi del 23 luglio 1993, che tenevano conto di altre situazioni economiche sociali. La concertazione durò un anno e mezzo a partire dal 1 giugno 1992 e l'intesa del '93 contemplava un nuovo tipo di contrattazione, con due livelli diversi per tempi e contenuti (contratto nazionale e contratto aziendale) i risultati ?


Sono sotto gli occhi di tutti;


il CCNL riesce a mala pena e con costi enormi per i lavoratori a recuperare le perdite salariali dovute all' inflazione, mentre il contratto integrativo,la dove si riesce a farlo, legato come è a parametri variabili, produzione, qualità, orari,limita fortemente, le condizioni di vita dei lavoratori, quando non si trasforma ,ed è il caso più comune, in un semplice premio sulla presenza.


Questo naturalmente per i lavoratori più fortunati, perche l’ 80 % delle aziende NON HA LA CONTRATTAZIONE INTEGRATIVA, pertanto per questi lavoratori il CCNL resta l’unica forma di aumento del salario. Il documento approvato unitariamente il 7 maggio scorso dalle segreterie di CGIL-CISL-UIL denominato Linee di riforma della struttura della contrattazione deve essere considerato, ma soprattutto deve diventare un occasione, per un cambiamento positivo.


Cosa intendo per cambiamento positivo?


La riforma del CCNL deve essere utilizzata per ricostruire quanto negli anni è stato frantumato dalle varie leggi e “accordi” sul mercato del lavoro,vanno ricostruite le filiere produttive, vanno accorpati con coerenza i settori,bisogna introdurre strumenti di recupero salariale che superino il semplice recupero dell’ inflazione, e che riportino il salario, a livelli adeguati. Attualmente il recupero salariale è scandalosamente lontano dall’inflazione reale.


Anche la contrattazione aziendale a mio modo di vedere deve subire mutamenti rispetto agli attuali assetti, bisogna che essa serva soprattutto a ridistribuire ai i lavoratori (il cui lavoro è stato determinante per costruirla) la ricchezza prodotta nelle singole aziende, fermando l’emorragia, che incanala la ricchezza prodotta nel profitto goduto dai datori di lavoro.
infatti mentre nel 1983 il 77% della ricchezza del PIL andava ai salari ed il 23% ai profitti, nel 2005 ai salari andava meno del 69%, mentre ai profitti oltre il 31%: l'8% del PIL in più ai profitti rispetto a vent'anni fa. Una cifra pari a 120 miliardi di euro, che significa
5 mila 200 euro persi nel salario di ogni lavoratore, e questo ogni anno.


Il che vuole dire facendo i conti con il mio stipendio da livello H di 1050 € circa,che in questo momento di € potrei guadagnarne circa 1500, bella differenza vero?


Il salario deve dunque essere centrale in qualunque tipo di modello contrattuale si vada a costruire.


Gli iniziali dubbi da me nutriti circa il significato della definizione,( sto parlando dell’ inflazione ) “realisticamente prevedibile” sono stati ampiamente superati dalla realtà delle cose.


Nessun dubbio quindi


Con l’inflazione media al 4% con punte del 6% sui beni di primaria necessità, ecco la percentuale di aumento da richiedere…… quella reale!! Per il primo anno tra il 4 e il 6 % e, dato che il nuovo modello contrattuale dovrebbe prevedere, una durata di tre anni, ogni anno queste cifre vanno riviste al rialzo.


Quanto al fatto che l’inflazione totale andrebbe decurtata da quella importata ( per essere espliciti il petrolio e i carburanti in genere), mi sento di dire che condivido, pienamente la cosa, ma…….. nel momento in cui faccio il pieno alla mia automobile, viene Emma Marcegaglia a spiegare al benzinaio , che la cifra da lui richiesta và decurtata dall’ inflazione importata.


Immagino le facce di chi nel sindacato fa trattativa,sento già le loro osservazioni ; proposte simili non sono “ credibili” e gli domando per chi devono essere credibili le nostre proposte? Per la Confindustria o per i nostri rappresentati?


Non mi impressiona Confindustria quando fa proposte di rinnovo con percentuali del 2/ 2.2% ( la famosa decurtazione dell’ inflazione importata) è il loro lavoro cercare di fare accordi al ribasso, mi spaventa invece quando il suo presidente afferma e non viene smentita, che il “ clima è buono” e non parla certo del tempo….


Su questo; quando CONFINDUSTRIA fa certe affermazioni, non è che sta parlando anche per il SINDACATO almeno non per TUTTO il SINDACATO,sta semplicemente facendo il suo lavoro che è oltre a salvaguardare i privilegi della classe imprenditoriale,anche quello di fare passare falsi messaggi tra i lavoratori con l’ovvia intenzione di dividere il più possibile il fronte, quindi dico ai denigratori, quelli di sinistra,( quelli di destra già lo sanno) che il sindacato italiano o almeno una buona parte di esso, tutto è ma non la cinghia di trasmissione delle politiche di Confindustria e del Governo.


Noi dobbiamo fare il nostro lavoro, che è quello di recuperare, TUTTO il salario che in questi anni abbiamo perso.
Quindi smettete di strapparvi i capelli per la disperazione e cercate invece di dare una mano.


Riguardo al provvedimento sulla detassazione degli straordinari, voluto da Governo e Confindustria, riteniamo che rientri in una logica di aumento dell’ orario di lavoro, il che significa spingere i lavoratori a peggiorare ulteriormente le proprie condizioni di vita, il provvedimento non tiene infatti in nessun conto il fatto che molti infortuni avvengono a causa di orari prolungati e ritmi di lavoro elevati, che sono tra i principali fattori stancanti. L’aumento dell’ orario di lavoro che tale sistema consegna alle aziende, non potrà che rallentare il processo già di per se molto lento della stabilizzazione del rapporto di lavoro.


Senza che oltretutto ciò incida in maniera significativa sugli obbiettivi di miglioramenti produttivo che sono legati invece a fattori di innovazione dei processi nel miglioramento dei prodotti e in una efficiente organizzazione del lavoro.


Quindi è chiaro che questo strumento va decisamente rispedito al mittente.


Concludo con le procedure di consultazione, che sicuramente saranno fatte prima (speriamo) della firma del testo definitivo; questo NON è il welfare, e quindi le consultazioni devono essere fatte SOLO tra i lavoratori attivi, che è a loro che la riforma si rivolge, mi dispiacerebbe davvero assistere alle commedie dell’autunno passato, con i pensionati inseguiti e millantati per ottenerne il voto.


La CGIL ,a volte sembra un pachiderma bloccato in un pantano, eppur si muove……. diamogli tutti un aiutino


SALVATORE

RIFORMA MODELLO CONTRATTUALE


RIFORMA MODELLO CONTRATTUALE: PER LA CGIL L'ACCORDO SI FA SOLO SUL MERITO -

 

"Il 30 settembre è una data utile per la Finanziaria, ma l'accordo si fa se c'è una intesa di merito che non riguarda solo l'inflazione, parte importante ma non esaustiva". Lo ha detto Susanna Camusso, segretaria confederale Cgil, al termine della riunione del 2 settembre tra Confindustria e sindacati sulla riforma del modello contrattuale.
La Camusso ha osservato inoltre che l'obiettivo è quello di individuare un indice previsionale di inflazione che, da un lato, tuteli i salari e, dall'altro, non generi inflazione. "Influire sulla Finanziaria - ha concluso la segretaria Cgil - significa per noi favorire la detassazione sul secondo livello di contrattazione e, in linea più generale, tutelare i redditi da lavoro e da pensione. Ma non basta detassare il secondo livello; se si vuole essere seri il Governo restituisca il fiscal-drag ai lavoratori". Previsto un nuovo incontro il prossimo 12 settembre.

Manovra: Cgil, il 27 settembre via a mobilitazione


Roma, 9 settembre - Il comitato direttivo nazionale della Cgil ha approvato all’unanimità il dispositivo che dà il via libera all’iniziativa di mobilitazione del 27 settembre per chiedere al governo un cambiamento di indirizzo della politica economica, sociale e fiscale. Di seguito il testo del documento conclusivo.

DOCUMENTO CONCLUSIVO DEL DIRETTIVO CGIL 9 SETTEMBRE 2008
 
La CGIL nel mettere al centro la questione dell’occupazione, del sostegno e della crescita dei redditi netti da lavoro e da pensione e del lavoro sicuro e tutelato, difendendo il welfare, la scuola pubblica e il sapere come valore strategico per l’Italia, pone come priorità politica e sociale il lavoro, la sua sicurezza, la sua dignità, il suo valore, la sua tutela, puntando ad un  cambiamento della politica economica e fiscale. Questo nel quadro di una battaglia culturale di libertà per la difesa dei valori fondanti della nostra Costituzione nata dalla lotta antifascista.

La manovra economico-finanziaria approvata lo scorso agosto si conferma sbagliata e inadeguata, in relazione al “forzato” iter parlamentare, nonché in rapporto ai nuovi dati sulla crescita e sull’inflazione emersi negli ultimi giorni.
Riguardo al primo punto, il “ricorso alla fiducia” in sede di approvazione del D.L. 112 rappresenta l’elemento più evidente di limitazione del ruolo delle istituzioni e, in particolare, del Parlamento, in un quadro in cui anche la concertazione viene azzerata svuotandola di ogni sostanza. In questo quadro è singolare l’assenza di autonomia ed il consenso che Confindustria ha espresso su provvedimenti del Governo che hanno anche cambiato unilateralmente accordi sottoscritti tra le parti sociali.
Diventa per noi essenziale rendere netto e chiaro che la politica economica e sociale di questo Governo va nettamente cambiata perché fa male all’Italia, penalizza lavoratori e pensionati  ed è incapace di rilanciare il Mezzogiorno e lo sviluppo del Paese. Non dà nessuna risposta alla grave e pesante “emergenza salariale” che riguarda il lavoro dipendente e i pensionati, ai quali non solo non viene restituito il fiscal drag, che nel solo 2008 è pari a 362 euro per lavoratore, aumentando così le tasse sulle buste paga tra lo 0,2 e lo 0,5 per cento.
Per questo confermiamo le richieste avanzate con la piattaforma unitaria di novembre sul fisco (su cui unitariamente avevamo deciso lo sciopero nei confronti del governo precedente) con l’aumento delle detrazioni per i redditi da lavoro e da pensione, che abbiamo quantificato e confermiamo come obiettivo concreto in un punto di Pil, (circa 14 miliardi) pari a 1.000 euro di aumento nei prossimi tre anni, di cui 500 già entro dicembre prossimo.
La risposta del Governo all’emergenza salariale attraverso il decreto che detassa lo straordinario è sbagliata e si rivolge ad una platea molto limitata di lavoratori.  Inoltre, alla totalità dei pensionati non viene fornita alcuna risposta.
L’intera manovra, non sostenendo i redditi non sostiene i consumi, a differenza delle misure previste dagli altri principali paesi europei per affrontare la congiuntura economica negativa, quindi, assume carattere depressivo, senza affrontare la crisi già oggi presente e che rischia di aggravarsi nei prossimi mesi come dimostrano i dati relativi alla cassa integrazione e alle conseguenze sull’occupazione che aggravano ulteriormente la condizione già difficile, dei redditi da lavoro. Inoltre, al di là degli slogan, la manovra è incapace di un’azione vera ed efficace nei confronti “dell’economia degli sprechi”.

Per tutto questo sulla base delle decisioni già assunte dal Direttivo precedente, la manovra risulta sbagliata e inaccettabile ed è necessario mobilitarsi per un cambiamento radicale della stessa in quanto:

Non sostiene la crescita e riduce il potere d’acquisto di salari e pensioni netti, riducendo così la domanda interna e la crescita del PIL ben al di sotto dei principali paesi europei.

· Taglia nel Pubblico Impiego le retribuzioni, l’occupazione e licenzia i precari con ricadute negative sullo stato sociale e inoltre ha lanciato una campagna che offende la dignità del lavoro pubblico. Invece di investire nuove risorse nella conoscenza e nella ricerca, strategiche per il rilancio del Paese, si tagliano 150.000 posti nella scuola ritornando a  inaccettabili forme di autoritarismo; si reintroduce il Maestro Unico, attaccando il diritto dei bambini ad avere una formazione più ricca di opportunità; si prevedono licenziamenti per i precari; si riducono risorse per i servizi pubblici e Università.
· Allenta la lotta all’evasione e all’elusione fiscale e contributiva, riducendo le risorse e le prestazioni per sanità e sociale, compreso le risorse per la casa e per gli affitti, facendo crescere il disagio e l’emarginazione. Inoltre, i recenti provvedimenti e tagli sulla sicurezza, oltreché essere inefficaci, colpiscono in realtà, prevalentemente, i cittadini immigrati.
· Taglia diritti su mercato del lavoro, orario e contrattazione, a partire da quelli previsti nel Protocollo Welfare del 23 luglio 2007. Svuota le norme su salute e sicurezza. Allenta la lotta al lavoro nero e sommerso, deregolando al ruolo del contratto nazionale, a partire dagli orari, e provocando un forte aumento del lavoro precario. Contribuisce ad aggravare la già pesante divaricazione tra Mezzogiorno e il resto del Paese, penalizzandolo con tagli a infrastrutture e investimenti.

A questo insieme di provvedimenti deve essere aggiunto e collegato, come parte di un unico progetto, i collegati della Legge Finanziaria in cui sono già previste le nuove norme sui lavori usuranti e sul processo del lavoro e i provvedimenti previsti nel “Libro Verde” la cui fase di consultazione si conclude entro ottobre. Un documento che partendo dalle difficoltà del bilancio pubblico prospetta un ritrarsi dalla tutela pubblica universale, a vantaggio di soluzioni diversificate nel territorio gestite attraverso la bilateralità e prosegue nell’opera di de regolazione delle regole del lavoro.

Le misure previste devono essere modificate con la prossima Legge Finanziaria.
Per questo bisogna costruire una mobilitazione capace di realizzare un movimento forte e unitario, il più vasto e largo possibile, anche rilanciando una battaglia per l’unità del sindacato confederale con al centro la tutela dei salari e delle pensioni, oltreché in difesa dei risultati raggiunti con il Protocollo sul welfare siglato con il precedente governo e a sostegno delle proposte che, partendo dalla piattaforma sul fisco e dalla piattaforma unitaria sulle pensioni, obblighino il Governo ad un cambiamento vero.
In quest’ottica siamo altresì impegnati a rivendicare una legge su un federalismo fiscale equo e solidale, rispettosa del dettato costituzionale, che migliori l’efficienza della spesa pubblica senza ridurre la qualità delle prestazioni e non aumenti il carico fiscale sui cittadini.

Con questi obiettivi la Cgil promuove una prima giornata di mobilitazione per sabato 27 settembre 2008, con iniziative di massa da realizzare nelle piazze di tutte le città e i territori capaci di parlare al mondo del lavoro e dei pensionati, ma anche all’intero Paese.

Roma, 9 settembre 2008

APPROVATO ALL’UNANIMITA’