martedì 30 giugno 2009

Basta con le tragedie che derivano dall'incuria e dalla mancanza di manutenzione !

martedì 30 giugno 2009
30/06/09 - Basta con le tragedie che derivano dall'incuria e dalla mancanza di manutenzione ! La tragedia di Viareggio è il sintomo della grave malattia che affligge il nostro paese. Da troppo tempo assistiamo nel campo dei trasporti ferroviari, come in altri settori lo stillicidio di eventi sentinella che segnalano il degrado delle strutture e dei mezzi di trasporto che non vengono adeguatamente "curati" con la manutenzione. In poco meno di un mese: 30 aprile un ponte tra Piacenza e Lodi crolla in ragione della piena. I piloni e le strutture portanti dovevano essere manutenzionate da tempo, 22 giugno treno merci deraglia sulla linea Bologna-Firenze, infine la tragedia di Viareggio. Sarà l'indagine a definire i determinanti che hanno dato origine a questa tragedia: pure in assenza di dati certi si può dire che qualcosa si è rotto. Sull'incidente ferroviario di Viareggio c’è una dura nota dei delegati RSU/RLS dell'Assemblea Nazionale dei Ferrovieri, organismo trasversale composto da lavoratori e iscritti a tutte le sigle sindacali: “La rottura di un asse di un carrello del vagone merci è un incidente tipico che non è stato mai tenuto nella giusta considerazione nonostante l'elevatissimo rischio connesso. Esso si è ripetuto innumerevoli volte, sempre fortunatamente con conseguenze meno gravi, da ultimo nei giorni scorsi sempre in Toscana, a Pisa S. Rossore ed a Prato”......continua su fonte:

http://www.diario-prevenzione.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1153&Itemid=53

Contratti: all'assemblea nazionale FIOM richiesti aumenti medi pari a 130 euro lordi per il prossimo biennio


L'obiettivo dichiarato dal sindacato dei metalmeccanici è quello di aumentare le retribuzioni più basse. Tra le richieste blocco dei licenziamenti per 2 anni, compresi i precari, e aumenti retributivi integrali per i lavoratori in cassa integrazione
Il documento politico e la piattaforma rivendicativa approvati all'unanimità dall'Assemblea nazionale della FIOM-CGIL

Aumenti medi pari a 130 euro lordi per il prossimo biennio. Questa è la richiesta avanzata dal Segretario Generale della FIOM Gianni Rinaldini durante l'assemblea nazionale della categoria per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici che scadrà il 31 dicembre.

Oltre a rivendicare un aumento medio mensile pari a 130 euro lordi per il biennio 2010-2011, il Segretario Generale della FIOM, nell'illustrare la piattaforma che a breve verrà presentata a Federmeccanica, ha chiesto: 35 euro al mese pari a 455 euro l'anno per chi non fa la contrattazione integrativa; blocco dei licenziamenti per due anni compreso i lavoratori precari; defiscalizzazione degli aumenti retributivi del contratto nazionale che rientrano nei parametri oggi già definiti per la defiscalizzazione dei premi di risultato.

Rinaldini, ha anche aggiunto, che la piattaforma sarà presentata alla controparte con largo anticipo rispetto alla scadenza dei tre mesi prevista dal vecchio modello contrattuale che la FIOM non riconosce. La piattaforma sarà anche sottoposta al vaglio dei lavoratori, sia quelli iscritti alla FIOM sia quelli iscritti ad altre organizzazioni sindacali.

E' questa dunque, la risposta delle tute blu della CGIL alla piattaforma separata varata da FIM e UILM che prevede aumenti mensili lordi per il prossimo triennio pari a 113 euro seguendo lo schema del nuovo modello contrattuale. "La nostra piattaforma - ha spiegato Rinaldini - è per il rinnovo del biennio economico. L'obiettivo è quello di aumentare le retribuzioni più basse. Infatti, la richiesta nel biennio riguarda la fascia di lavoratori dal terzo al quinto livello professionale. Proponiamo a Federmeccanica che gli aumenti retributivi del contratto nazionale rientrino nei parametri e nei limiti oggi definiti dal governo per la defiscalizzazione dei premi di risultato. Chiediamo poi il blocco dei licenziamenti compresi i precari, per questa fase di crisi e per tutto il biennio. Inoltre chiediamo che gli aumenti retributivi vengano dati per intero ai lavoratori in cassa integrazione".

Secondo il leader della FIOM questi obiettivi "devono diventare gli elementi di riferimento per la nostra iniziativa nei prossimi giorni, settimane e mesi. Rinaldini ha proposto all'assemblea un ordine del giorno per andare alla verifica con FIM e UILM delle regole democratiche "che - ha concluso Rinaldini - tengano assieme pluralismo e democrazia".


fonte :cgil.it

FILCEM presenta piattaforma per rinnovo elettrici, 190 euro medi per il prossimo triennio

Piattaforma separata anche per gli elettrici

Non c'è accordo sulla richiesta salariale. La Filcem Cgil vuole un aumento di 190 euro medi nel triennio 2009-2012. Due novità di rilievo: contratto unico per il comparto integrato energetico-idrico; un sistema duale di “governance” dell'impresa


Due novità di rilievo: realizzare il contratto unico per comparto integrato energetico-idrico e istituzione dei Consigli di sorveglianza
Leggi la piattaforma contrattuale
30/06/2009
Dopo centinaia di assemblee svolte in tutti i posti di lavoro, l'assemblea nazionale dei quadri e delegati del settore elettrico aderenti alla FILCEM-CGIL ha approvato oggi a Roma la piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale degli elettrici, in scadenza proprio il 30 giugno 2009. La piattaforma del contratto – che interessa oltre 65.000 lavoratori dipendenti da più di 130 imprese italiane e straniere, pubbliche e private – è stata immediatamente presentata alle controparti Assoelettrica (associata Confindustria), Enel, Federutility (aderente a Confservizi), Gse, Sogin e Terna (queste ultime tutte società del ministero dell'Economia), per aprire subito le trattative.

I sindacati degli elettrici non sono però riusciti a varare una piattaforma unitaria. “Ci abbiamo provato fino a qualche giorno fa – esordisce Alberto Morselli, segretario generale FILCEM-CGIL – ma alla fine il confronto tra noi si è arenato sulla richiesta salariale: noi abbiamo insistito affinché si indicasse la cifra, ma CISL e UIL di categoria non hanno voluto, o potuto, esplicitare alcunché”. La piattaforma della FILCEM-CGIL chiede un aumento di 190 euro medi nel triennio 2009-2012, di poco superiore al 6% realizzato nel secondo biennio economico del contratto 2005-2009: se si applicasse invece quanto indicato dall'indice Isae previsto dall'accordo separato dello scorso 15 aprile, si avrebbe un aumento nel triennio solo del 5,7%, del tutto insufficiente a recuperare il potere di acquisto dei lavoratori elettrici. ”Per quanto si possa discettare sui conti – aggiunge Morselli – i segretari generali di FLAI e UILCEM non hanno avanzato alcuna controproposta quantitativa, che pure avremmo valutato con attenzione. Perché – si chiede il leader della FILCEM – si è preferito da parte loro non esplicitare la richiesta di aumento?” Certo la vicenda dell'accordo separato ha pesato molto: “lo abbiamo rigirato come un calzino – spiega Morselli – ma purtroppo il nostro giudizio negativo su quell'accordo ne esce rafforzato perché di fatto azzera l'autonomia contrattuale delle categorie riducendo ad un mero automatismo l'aumento economico del contratto nazionale che diventa così una equazione senza contrattazione”. Ciononostante Morselli non perde la speranza: “tutto ciò – dice – che non abbiamo potuto fare unitariamente prima, lo possiamo recuperare nel corso della trattativa”.

Ma la piattaforma della FILCEM-CGIL non è fatta solo di recupero salariale ma contiene, tra le altre, due novità di rilievo: la prima, quella di andare oltre gli attuali perimetri contrattuali per realizzare il contratto unico del comparto integrato energetico-idrico, accorpando i settori elettrico, energia e petrolio, gas-acqua (contratti questi in scadenza a fine 2009) per meglio governare i processi industriali in corso; la seconda, la costituzione – sul modello tedesco - di un sistema duale di “governance” dell'impresa che preveda l'istituzione dei Consigli di sorveglianza, con all'interno anche i rappresentanti dei lavoratori per l'indirizzo e il controllo delle strategie aziendali, così da sviluppare ulteriormente il sistema in atto di relazioni industriali verso forme più avanzate di democrazia economica.

La piattaforma contrattuale della FILCEM-CGIL mette al centro la prevenzione e la sicurezza sui luoghi di lavoro, e – con il passaggio dagli attuali Rls ai Rlsa, i rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza e ambiente – si propone di incrementare le migliori pratiche già in uso in ogni ambito aziendale. La FILCEM propone anche la revisione dei sistemi classificatori per riconoscere merito e competenze; il rafforzamento del “welfare” integrativo, a cominciare dall'unificazione dei fondi di previdenza complementare Fopen, Pegaso e Fiprem, e dalla conferma dell'impegno sul Fisde, il fondo integrativo sanitario; un ruolo più incisivo delle RSU sugli orari di fatto, sui turni, la reperibilità, le trasferte; una maggiore stabilizzazione del lavoro al fine di limitarne la precarietà.

LEGGI il testo della piattaforma contrattuale della FILCEM-CGIL approvata oggi a Roma, unitamente ad una presa di posizione della Segreteria nazionale FILCEM a proposito delle polemiche di questi giorni e ad un utile riepilogo sui "conti in tasca del contratto".


fonte:cgil.it

INCIDENTE A VIAREGGIO


I sindacati: "Una tragedia annunciata"
Epifani: «Sottovalutati gli allarmi».
I ferrovieri: «Treni italiani insicuri
e anche le norme Ue sono lacunose».
Domani un'ora di sciopero del settore
ROMA
Un’altra grana per il trasporto ferroviario e per le Ferrovie dello Stato. Con l’incidente accaduto a Viareggio, la sicurezza dei treni merci arriva come una tegola sulla testa dell’amministratore delegato di Fs, Mauro Moretti, dopo le recenti polemiche sui ritardi e i disservizi dei treni per i pendolari.

I sindacati chiedono di intensificare i controlli e da una parte attaccano le Fs, per aver sottovalutato i livelli di sicurezza, dall’altra accusano la «lacunosa» normativa europea che regola la circolazione di vagoni immatricolati all’estero e di proprietà di società estere. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, annuncia la verifica sulle norme europee per la sicurezza se «non sono adeguate o non sono state rispettate». Il governo proporrà alla Commissione di «cambiarle», nel primo caso, o di chiamare a risponderne «se c’è chi non le ha rispettate», nel secondo. Il ministero delle Infrastrutture, aggiunge, «ha aperto una inchiesta per verificare se c’è una lacuna tecnica nelle norme di sicurezza» europee.

Intanto Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Fast Ferrovie, Ugl e Orsa proclamano per domani un’ora di sciopero, dalle 11 alle 12, di tutto il traffico ferroviario italiano. Le associazioni dei consumatori, invece valutano azioni legali e chiedono le dimissioni dei vertici delle Fs. Il presidente Innocenzo Cipolletta e l’ad Moretti, da parte loro, si sono impegnati a concludere nel più breve tempo possibile le due inchieste tecniche già avviate, una da parte di Trenitalia e l`altra dal gestore dell`infrastruttura, Rete Ferroviaria Italiana. I primi riscontri sull’incidente alla stazione di Viareggio, secondo il numero uno della Cgil, Guglielmo Epifani, «darebbero ragione ai tanti allarmi lanciati in questi mesi dai sindacati, su cui l’azienda aveva reagito sbagliando, perché nelle Ferrovie c’è un uso di materiali troppo vecchi. Ma aspettiamo di capire le cause».

I delegati Rsu/Rls dell’assemblea nazionale dei ferrovieri, organismo composto da lavoratori e iscritti a tutte le sigle sindacali, ritengono che le Fs abbiano «sottovalutato» i rischi «elevatissimi» collegati alla rottura di un carrello, trascurando la pericolosità di precedenti analoghi. «Il fatto che i carri possano essere di proprietà delle singole aziende produttrici delle merci trasportate e non del gruppo Fs - spiegano i ferrovieri - non può essere utilizzato come giustificazione. Anzi, questa circostanza pone drammatici interrogativi sulle modalità di controllo e di verifica adottate per l’ammissione a circolare sulla rete». Il bilancio delle Fs «forse è in pareggio», sostiene Ezio Gallori, ex leader dei Macchinisti Uniti, ma la sicurezza dei treni «va a picco» e con il macchinista unico la situazione peggiorerà. Per Cgil e Filt, la sicurezza dei mezzi ferroviari e delle infrastrutture e le possibili conseguenze sulla sicurezza dei lavoratori e della cittadinanza, «esigono la massima attenzione e prevenzione, a partire dal rigore nei controlli da parte degli organismi pubblici preposti».

In difesa delle Fs arrivano le parole del presidente della Commissione trasporti alla Camera Mario Valducci che assicura: «Lo stato della sicurezza delle ferrovie italiane è molto positivo, a un livello tra i più alti d’Europa». Nel settore della sicurezza per il trasporto merci, afferma il segretario generale dell’Orsa, Armando Romeo, «ci sono standard definiti che però sono assolutamente blandi. Ad esempio, per quanto riguarda la manutenzione basta un’autocertificazione dell’azienda utilizzatrice. La manutenzione viene effettuata ogni quattro anni ma non c’è il controllo di un ente terzo e non ci sono controlli sul rispetto di questi standard». Oltre a norme «più stringenti» per il trasporto dei materiali pericolosi, rileva Romeo, «servirebbe un organismo ’ad hoc’ oppure aumentare i poteri dell’Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria (Ansf)». Occorre «intensificare» controlli e manutenzione sui carri merci circolanti, aggiunge, per «garantire alla circolazione ferroviaria un adeguato livello di sicurezza».

Con la liberalizzazione, spiega il responsabile delle ferrovie di Uiltrasporti, Salvatore Ottonelli, «ci sono diverse aziende che sono nate, o stanno nascendo, che cercano di ottenere profitto e erodere quote di mercato a scapito della qualità degli strumenti, con una normativa che sotto questo aspetto presenta qualche lacuna. La normativa, infatti, ha l’obiettivo di ampliare il panorama delle aziende che operano, ma non fissa sempre regole molto stringenti sotto il profilo della sicurezza». Dopo l’incidente alla stazione ferroviaria di Viareggio il Codacons chiede di sospendere la licenza al gruppo Fs e di «sciogliere immediatamente» i vertici della società. Il governo e le Ferrovie, sottolineano Adusbef e Federconsumatori, «hanno scommesso tutto sull’alta velocità», ma i nodi vengono sempre al pettine. «Sia sul versante del trasporto dei pendolari sia su quello del trasporto merci - spiegano le due associazioni - c’è una spaventosa sottovalutazione dei problemi riguardanti qualità, sicurezza e obsolescenza dei materiali».
fonte:www.lastampa.it

lunedì 29 giugno 2009

INCIDENTI LAVORO: CGIL, IN E-R TROPPE SITUAZIONI A RISCHIO




(ANSA) - BOLOGNA, 25 GIU - Commentando i dati Inail diffusi
ieri sugli infortuni sul lavoro nel 2008 in Emilia-Romagna (in
calo del 5,3%), la Cgil regionale invita a "non abbassare la
guardia", e denuncia una situazione "ancora molto
preoccupante" nelle aziende locali.
"I dati Inail premiano i valori assoluti e non consentono
facili generalizzazioni - commentano in una nota Stefano Maruca,
della segreteria regionale della Cgil Emilia-Romagna, e Gino
Rubini, responsabile dell'ufficio Salute e sicurezza - Per molti
comparti a rischio, va valutato il numero di infortuni in
rapporto non solo al numero delle aziende e dei lavoratori
occupati, ma anche a quello delle ore lavorate: in una fase di
crisi, con una crescita del ricorso alla cassa integrazione già
dal terzo quadrimestre dell'anno scorso, occorre molta cautela
prima di formulare giudizi definitivi". La Cgil definisce
inoltre "preoccupanti" i dati sulle malattie professionali.
"Non va abbassata la guardia", continuano Maruca e Rubini.
"Anche in Emilia-Romagna ci sono troppe aziende nelle quali la
gestione della salute e della sicurezza è inadeguata. Il fatto
che il numero degli incidenti mortali in regione sia rimasto
stabile è un segnale allarmante di questa inadeguatezza".
Secondo il sindacato, infine, la diminuzione generale degli
infortuni è dovuta all'introduzione "di normative più
efficaci, dalla legge 626/94 fino al decreto 81/08. La decisione
del governo di stravolgere queste norme è un atto grave, che
potrebbe interrompere il calo degli incidenti". (ANSA).

Una checklist per la sicurezza sui luoghi di lavoro


L'Ispesl mette a disposizione alcune linee guida per la corretta compilazione del documento di valutazione dei rischi

26 Giugno 2009
È stata pubblicata sul sito ufficiale dell'ISPESL (Istituto superiore per la prevenzione e a sicurezza del lavoro) la “checklist” per la compilazione del documento di valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro. Si tratta, in sostanza, di alcune linee guida d'aiuto per la compilazione di una relazione obbligatoria secondo l'attuale normativa.
La valutazione dei rischi è la base dell'approccio europeo per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Ogni tipologia di azienda, di qualsiasi dimensione, è chiamata ad effettuare regolarmente la valutazioni dei rischi. In Italia, come previsto dal decreto legislativo 9 aprile 2008 n. 81, ogni datore di lavoro è chiamato a redigere una relazione accurata sulla valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute durante l'attività lavorativa, nella quale siano specificati i criteri adottati per la valutazione stessa.
Il datore di lavoro, che per redigere il documento deve analizzare i luoghi di lavoro dei quali è responsabile, può avvalersi appunto di alcune chek list. Esse non sostituiscono l'analisi effettiva dei luoghi di lavoro, che è e deve essere il risultato di verifiche dirette, ma possono essere utili per evitare omissioni e per non dimenticare di inserire elementi utili.
Un'adeguata valutazione del rischio consiste nell'esaminare tutti i rischi pertinenti (non solo quelli ovvi o immediati), verificando l'efficienza delle misure di sicurezza adottate, documentando gli esiti della valutazione e provvedendo regolarmente a una revisione della stessa valutazione.
La cheklist pubblicata dall'ISPESL è stata elaborata dal Dr. arch. Marcello Tambone, a cura del Servizio Prevenzione Protezione. La trattazione vuole fornire una idonea linea guida per la valutazione dei rischi in merito a:
Strutture edilizie - sicurezza e benessere dei lavoratori;
Macchine ed impianti;
Attività ed attrezzature di lotta agli incendi, che necessitano di essere opportunamente considerate nella compilazione del documento di valutazione dei rischi e nella successiva, importantissima, programmazione delle manutenzioni.


Controlli sulla sicurezza?


I controlli sulla sicurezza cancellati dalle tangenti
Piacenza, arrestato il direttore dell’ispettorato al lavoro

In teoria doveva dirigere i controlli sulla sicurezza dei lavoratori nelle aziende, ma in realtà prendeva mazzette dagli imprenditori, e proprio per vanificare quei controlli. Alfonso Filosa, direttore dell’Ispettorato del lavoro di Piacenza e Mantova, è stato arrestato in flagrante dai carabinieri di Piacenza con l’accusa di corruzione, subito dopo l’ultimo pagamento: aveva appena intascato un assegno da 1.500 euro dall’amministratore di una ditta di facchinaggio, Gerardo Mainardi, una scena ripresa dalle telecamere piazzate dagli investigatori nell’ufficio del funzionario.
segue su lastampa.it

Ancora incidenti sul lavoro


Pavia, grave incidente sul lavoro:
due operai muoiono folgorati

Una scarica elettrica li ha colpiti mentre stavano lavorando alla copertura del tetto di un'abitazione


PAVIA - Due operai sono rimasti folgorati da una scarica elettrica sul tetto di un palazzo in via Sartirana 26, a Mede, in provincia di Pavia. I due stavano lavorando su un cestello elevatore alla copertura di un tetto.

I SOCCORSI - I sanitari del 118 hanno tentato sul posto tutte le tecniche di rianimazione ma non c'è stato nulla da fare. La morte del primo, un uomo di circa 30 anni di origine romena residente a Broni (Pavia), era stata constatata subito. Sul posto sono intervenuti anche i vigili del fuoco.

LA RICOSTRUZIONE - Secondo una prima ricostruzione, gli operai erano impegnati a fissare alcune lastre su un tetto quando, con tutta probabilità, hanno toccato i fili dell'alta tensione e sono morti folgorati nella piattaforma su cui stavano lavorando, a un'altezza di circa 8 metri. L'allarme è scattato pochi minuti dopo le 15 ma nessuno, spiegano dal 118 di Pavia, sembrerebbe aver visto l'incidente. Da subito è apparso chiaro che un operaio fosse deceduto, si tratta di un romeno di 30 anni residente a Broni, mentre è stato necessario riportare a terra la piattaforma per costatare il decesso del secondo operaio, probabilmente straniero e ancora da identificare. I carabinieri sono al lavoro per stabilire l'esatta dinamica dell'incidente ed eventuali responsabilità.


29 giugno 2009

fonte; www.corriere.it

giovedì 25 giugno 2009

Fiat, il “Piano Marchionne” cancella 10 mila posti di lavoro


L'allarme lanciato dal segretario della Fiom-Cgil, Giorgio Cremaschi

Il piano Marchionne, presentato la scorsa settimana, porterà al taglio di 10 mila posti di lavoro. Questa è la stima che fa la Fiom con Cremaschi che ha lanciato un allarme sostanziato da numeri veri

Sergio Marchionne, in quello che doveva essere il primo e non l'unico incontro con il governo e sindacati per parlare del futuro della Fiat in Italia, ha messo sul tavolo il macigno della questione Termini Imerese con l'annuncio del mantenimento della produzione industriale ma con un cambio di prodotti dal 2001. A Mirafiori ha confermato la produzione Alfa MiTo, a Melfi si avvierà (senza riferimenti certi) la produzione della nuova Punto Evo. Il tutto, ha specificato l'a.d. del Lingotto, se il governo seguiterà ad erogare la cassa integrazione e se i sindacati staranno buoni, senza fare troppi scioperi e senza «conflitti». Questo, in sintesi, il piano di ristrutturazione, o meglio, qualcosa che assomiglia ad una bozza e su cui si dovrebbe ragionare avendo qualche elemento in più.

Da qui le perplessità e le preoccupazioni della Fiom-Cgil, «la Fiat – afferma Giorgio Cremaschi - ha già detto che chiude due stabilimenti e cancella dagli 8 ai 10 mila posti di lavoro. Cosa fanno politica e Governo? E' incredibile – aggiunge il segretario della Fiom - il silenzio che accompagna la decisione della Fiat di chiudere due stabilimenti produttivi in Italia, uno dell'auto, uno delle macchine movimento terra, a Termini Imerese e a Imola, con oltre 2.000 posti di lavoro cancellati, senza considerare l'indotto». E poi Cremaschi ha sottolineato qualcosa che è rimasto un po' nell'ombra: «a Melfi, la Fiat si rimangia l'accordo per non licenziare i precari, e lascia a casa decine e decine di lavoratori in contratto a termine, che si aggiungono alle migliaia che ha cancellato in tutta Italia. Se sommiamo tutti questi numeri viene fuori che la Fiat sta, tra lavoratori precari e stabilimenti che vuole chiudere, cancellando dagli 8 ai 10 mila posti di lavoro in Italia. E' un fatto di una gravità senza precedenti, rispetto al quale la politica e il Governo tacciono o fanno finta di non vedere».

Un silenzio imbarazzante da parte del governo, che non ha preteso dalla Fiat chiarimenti e specificazioni su cosa accadrà a Termini Imerese quando non si produrranno più auto; cosa ne sarà di Melfi; quali ripercussioni ci saranno sull'indotto; se intende investire anche in Italia sulle auto ecologiche.
Un silenzio però che non c'è stato quando Marchionne è andato alla conquista della Chrysler, confortato dai complimenti di Berlusconi e ministri vari. Insomma si investe all'estero e si dismette in Italia, ma soprattutto delle questioni italiane se ne discute – con un governo compiacente – a cose fatte.

Alessandra Valentini

Calano gli infortuni? Prima di festeggiare meglio fare un po' di chiarezza sui dati


"Il primo articolo sull'argomento con una visione chiara dei fatti" , l'autore , come sempre coglie in pieno i punti deboli degli entusiastici proclami .
S

25/06/09 - "Far parlare" i dati sugli incidenti sul lavoro con saggezza...

Fare parlare i dati sugli incidenti sul lavoro con saggezza, senza facili entusiasmi : occorre non abbassare la guardia.

Il calo degli incidenti mortali su lavoro per l'anno 2008 è visibile e , verosimilmente, rappresenta , a livello nazionale , un primo segno degli effetti positivi che le norme basate sulla metodologia della valutazione e della gestione dei rischi ( d.lgs 626.94 e successivamente d.lgs 81/08) hanno cominciato a produrre.

I dati esposti da Inail nella giornata di ieri sono dati macro che premiano i valori assoluti e non consentono facili generalizzazioni: per molti comparti lavorativi a rischio, occorre che vengano svolti approfondimenti usando il denominatore non solo dei lavoratori occupati ma anche quello delle ore effettivamente lavorate. Infatti in una fase di crisi che per molti settori ha avuto inizio con l'utilizzo della CIG già dal quarto trimestre dell'anno scorso occorre molta cautela prima di assumere una valutazione definitiva che avvalori l'idea che vi sarebbe stato un miglioramento diffuso della gestione della sicurezza nelle imprese italiane.

Questi dati macro vanno scomposti e vanno individuate le situazioni critiche ove occorre un intervento di miglioramento della gestione della sicurezza sul lavoro.

Assai preoccupanti sono poi i dati riguardanti le malattie professionali, in particolare quelle riguardanti l'apparato muscolo scheletrico.

Il 61% degli infortuni è concentrato nelle aree del Nord a maggiore densità occupazionale: in particolare Lombardia (149.506 casi), Emilia Romagna (123.661) e Veneto (104.134), che insieme assommano oltre il 43% degli eventi infortunistici denunciati nell'intero Paese.

Nel 2008 il totale degli incidenti su lavoro in Emilia Romagna sono stati 123.661 contro i 130.545 del 2007 con una diminuzione del 5,3%.

Gli incidenti mortali sono stati 112 con una diminuzione di una sola unità rispetto al 2007.

I morti sul lavoro sono in crescita, rispetto al 2007, nella provincia di Ferrara (da 9 a 20), di Rimini (da 4 a 8), di Piacenza (da 5 a 11) e Ravenna (da 10 a 14). Si registra un lieve aumento degli infortuni totali, invece, solo nella provincia di Forli'-Cesena (0,5 per cento), a fronte di una diminuzione complessiva nelle altre province.

L'insieme dei dati nazionali e regionali richiede una serie di approfondimenti e una particolare cautela prima di formulare giudizi definitivi sul miglioramento generalizzato della gestione della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Per questi motivi occorre non abbassare la guardia: anche in Emilia Romagna esistono ancora troppe situazioni aziendali nelle quali la gestione della salute e della sicurezza è inadeguata e/o insufficiente. Infine va ricordato che la decisione del governo di stravolgere negli aspetti fondamentali le norme che hanno consentito in questi anni miglioramenti nella gestione della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro potrebbe interrompere questo trend positivo del calo degli eventi infortunistici sul lavoro. editor

fonte:diariodiprevenzione

mercoledì 24 giugno 2009

La FILLEA denuncia:


'Il lavoro offeso, il difficile percorso per il riconoscimento dei diritti delle vittime del lavoro nelle costruzioni'
Presentata la ricerca realizzata dalla FILLEA-CGIL e dall'IRES sul percorso post infortunio
Il 36% dei lavoratori non denunciano gli incidenti per via delle pressioni delle imprese e per il sistema di irregolarità complessivo in cui lavora

Nella giornata in cui vengono presentati i dati INAIL sugli incidenti sul lavoro, e alla vigilia dell'approvazione delle modifiche 'contro riformatrici' al Testo Unico, la FILLEA e l'IRES presentano una ricerca dal titolo 'Il lavoro offeso. Il difficile percorso per il riconoscimento dei diritti delle vittime del lavoro nelle costruzioni', che cerca di fare luce sul difficile percorso post infortunio nel settore dell'edilizia. Storie di vita e statistiche che provano a spiegare quanto sia importante prevenire, ma anche dotare il lavoratore degli strumenti necessari al reinserimento sociale e lavorativo dopo un incidente nel luogo di lavoro.

Dalla ricerca emerge un quadro non confortante: il 36% dei lavoratori non denunciano l'incidente all'INAIL per via delle pressioni che riceve, dirette o indirette, dal datore di lavoro. La quasi totalità dei lavoratori che entrano in relazione con l'istituo, inoltre, lamenta tempi lunghi, una difficile comunicazione, la sottovalutazione del danno. Un 'disagio' testimoniato dal fatto che circa il 20% degli assegni mensili di invalidità assegnati sono frutto di un percorso conflittuale, una non adeguata assistenza terapeutica ed una assenza del sostegno psicologico. Oggi l'83% dei lavoratori morti sul lavoro lasciano sola una famiglia.

''I dati diffusi oggi dall'INAIL - dice Walter Schiavella, Segretario Generale della FILLEA-CGIL - darebbero una diminuzione degli infortuni, ma noi misuriamo, quotidianamente, una realtà diversa, e lo facciamo anche con questa ricerca, che dimostra come il 36% dei lavoratori intervistati afferma di non 'dichiarare' gli infortuni sul lavoro, per via delle pressioni delle imprese e per il sistema di irregolarità complessivo in cui lavora. Quest'area grigia e sommersa, in assenza delle norme necessarie che chiediamo, rischia di aumentare''. Per il numero uno della categoria degli edili, “dall'indagine che presentiamo oggi emerge un'altra 'faccia' del problema degli infortuni sul lavoro, di ciò che accade dopo, che rischia di essere in stretta continuità con quanto accade prima''.

Infatti, secondo Schiavella, un 'filo conduttore' unisce l'infortunio sul lavoro e la fase successiva: ''A nostro avviso - continua Schiavella - manca un approccio complessivo al tema della sicurezza. Da una parte, infatti, assistiamo a un rischio di abbassamento del sistema normativo e sanzionatorio che interessa il Testo Unico sulla sicurezza, in questi giorni in discussione in Parlamento e, dall'altra, l'assenza di qualsiasi norma tesa a garantire la regolarità del lavoro e, con essa, la sua sicurezza''.

A concludere l'iniziativa Morena Piccinini, Segretaria Confederale della CGIL: ''Quella che presentiamo oggi è la prima ricerca che indaga il dopo-infortunio e di come i lavoratori affrontano questa situazione di maggiore vulnerabilità e di insicurezza derivante dall'incidente''. Dalla ricerca IRES e FILLEA, rileva Piccinini, “esce fuori in modo evidente lo stretto collegamento tra la condizione del lavoratore dopo l'infortunio e quella precedente legata al suo contesto lavorativo. Infatti - prosegue la dirigente sindacale - quante più tutele di garanzia il lavoratore ha durante l'attività lavorativa, tanto più alte si manifesteranno le tutele dopo l'incidente. Allo stesso tempo, quanto più fragili sono le tutele nel sistema produttivo, tanto più fragili saranno le possibilità di recupero del lavoratore dopo l'infortunio''. Piccinini sottolinea infine l'importanza del ruolo del sindacato nella formazione e nel mantenimento delle tutele dei lavoratori. ''Quanto più siamo riusciti - conclude Piccinini - a fare azioni integrate per rendere più 'forte' il lavoratore, tanto più saremo in grado di far valere le tutele nel post-infortunio''.

24/06/2009

La ricerca - la sintesi della ricerca - le tabelle - le interviste

fonte:http://www.cgil.it/dettagliodocumento.aspx?ID=11944

Formazione sulla sicurezza:passo avanti in FIAT


Fiat: firmato accordo con i sindacati per un piano di formazione sulla sicurezza
Parteciperanno tutti gli stabilimenti Fiat, alla partenza del progetto parteciperanno 1.200 lavoratori

La Fiat ha firmato con i sindacati un verbale di accordo in merito alla progettazione di un piano formativo sulla sicurezza del lavoro che coinvolgerà la totalità degli stabilimenti Fiat in Italia prima con un progetto pilota che interesserà solo alcune unità produttive, per circa 1.200 persone e che si concluderà entro gennaio 2010 e poi con una seconda fase formativa che interesserà tutti gli stabilimenti che terminerà nel 2011.

Il piano formativo sarà finanziato attraverso l’accesso al conto formazione delle diverse aziende del gruppo Fiat costituito dal versamento ogni anno da parte aziendale, dello 0,30% del monte salario di ciascun dipendente al Fondo interprofessionale Fondimpresa costituito da Confindustria e CGIL, CISL e UIL.

Sicuramente sarà necessario individuare prossimamente le sedi più utili per approfondire questo progetto formativo e le implicazioni e gli sviluppi che potranno determinarsi, per l’oggi riteniamo che abbia un valore positivo perché realizza una inversione di comportamenti, in materia di sicurezza nel gruppo Fiat ma che può avere una sua utilità anche in relazione agli intendimenti della Confindustria e del Ministro Sacconi che con il decreto correttivo al Testo Unico va in una direzione totalmente opposta.

Gli obiettivi e i punti presenti nel piano che riteniamo importanti sono i seguenti:

1) la Fiat afferma il principio rilevante di voler passare in tutti gli stabilimenti e società del gruppo da comportamenti di rispetto puramente formale delle norme sulla sicurezza sul lavoro a comportamenti effettivamente concreti;

2) viene affermato il principio dell’essenzialità del ruolo degli Rls in materia di salute e sicurezza;

3) la Fiat si impegna a superare gli ostacoli che sono stati posti fin qui rispetto alle possibilità identificate dal d.lgs 81/08 per la valutazione da parte degli Rls dei rischi presenti negli ambienti di lavoro e nei processi lavorativi, individuando entro dicembre 2009 le migliori modalità per garantire agli stessi Rls la conoscenza, l’accesso e il coinvolgimento nella valutazione dei rischi che sono identificati nei dvr e nei duvri;

4) Il piano formativo ha l’obiettivo di sviluppare le conoscenze, la consapevolezza e la responsabilità in materia di sicurezza sul lavoro in ciascuna figura professionale come previsto dal Testo Unico e in modo particolare la responsabilità delle figure dirigenziali;

5) Il progetto formativo non concerne assolutamente le attività di informazione e formazione di base a cui l’azienda è obbligata come è previsto dal Testo unico;

6) il gruppo Fiat si impegna a realizzare entro il 2009 le attività formative di aggiornamento obbligatorio previsto sempre dal Testo Unico;

7) la parte formativa rivolta agli Rls vedrà la presenza delle OO.SS. in codocenza in 8 delle 14 ore previste e il contenuto della formazione che sarà comune anche per i dirigenti, rspp, preposti, sarà discussa preventivamente con le stesse OO.SS.;

8) il piano, iniziando dal progetto pilota verrà presentato alle singole Rsu interessate, per la conoscenza e la ratifica;

9) l’intero progetto formativo sarà coordinato dal Comitato Responsabile del Progetto composto pariteticamente dalle organizzazioni sindacali e dai rappresentati del gruppo Fiat e svolgerà anche la funzione di Comitato di Pilotaggio come previsto dal regolamento di Fondimpresa;

10) il monitoraggio e l’implementazione del progetto a livello delle singole unità produttive sarà seguito dalla Commissione Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro e per le unità di minori dimensioni dove non è presente la Commissione, dai singoli Rls.

Riteniamo necessaria la convocazione nelle prossime settimane, prima della partenza del progetto pilota, di una o più riunioni che coinvolgano le strutture regionali e territoriali interessate, le Rsu e gli Rls delle unità produttive coinvolte oltre che la FIOM Nazionale.

Pubblichiamo:

- Il testo del verbale di accordo

- La sintesi del piano formativo

- Circolare Segreteria Nazionale FIOM





Rinnovo del contratto settore elettrico


Al via la consultazione sulla proposta di piattaforma Filcem-Cgil per il rinnovo del contratto unico nazionale del settore elettrico, in scadenza il prossimo 30 giugno.

Al centro del confronto con i lavoratori, alcuni punti centrali e qualche novità di rilievo: dal contratto di settore a quello più ampio del comparto energetico-idrico accorpando i settori elettrico, energia e petrolio, gas-acqua per governare meglio i processi industriali in corso; più democrazia industriale, passando dagli Osservatori e dal confronto preventivo ai Consigli di sorveglianza comprensivi della rappresentanza dei lavoratori; revisione dei sistemi classificatori per riconoscere merito e competenze;rafforzamento del "welfare" integrativo, a cominciare dall'unificazione dei fondi di previdenza complementare Fiprem, Fopen e Pegaso, e dalla conferma dell'impegno sul Fisde, il fondo integrativo sanitario. Richiesti 190 euro di aumento economico al parametro medio nel triennio 2009-2012 per difendere il potere di acquisto delle retribuzioni. Prevista a Roma il prossimo martedì 30 giugno l'Assemblea nazionale dei quadri e dei delegati per trarre la sintesi delle assemblee svolte tra i lavoratori e approvare definitivamente la piattaforma che sarà subito inviata alle controparti e alle imprese del settore per una trattativa rapida ed efficace (C.Ca.)


fonte:filcem

Tg1, anche gli infortuni sul lavoro (siamo a 500 morti nel 2009) sono gossip?


di Giuseppe Giulietti
Il contatore della morte ha toccato oggi quota cinquecento. Questo è il numero degli infortuni mortali sul lavoro dall'inizio dell'anno riportati dal sito di Articolo21. Sarà il caso almeno su questo tema di realizzare quella grande alleanza civile più volte auspicata dal presidente Napolitano, non dando seguito alle annunciate modifiche al testo unico sulla sicurezza. Sarà invece il caso di concentrare tutte le energie per promuovere una grande e capillare campagna a favore della prevenzione e della sicurezza...............................continua su>>>>

Incidente alla Comital di Spinetta Marengo (Alessandria)


Esplosione in fabbrica, gravi due operai.



Un macchinario è esploso questa mattina nello stabilimento Comital di Spinetta Marengo (Alessandria). Diversi lavoratori sono feriti, due molto gravi. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Alessandria. L'azienda, controllata dal fondo Management e Capitali, con sede centrale a Volpiano (Torino), controlla i marchi Cuki, Domopak e Tonkita

maggiori notizie su:

http://www.novionline.net/news/economia-e-lavoro/quattro-operai-feriti-uno-gravissimo-incidente-alla-comital-di-spinetta-ma.html


http://www.fiom.cgil.it/sas/comunicati/c_09_06_24.htm



martedì 23 giugno 2009

I molti risvolti della proposta del contratto unico


L'attacco di Confindustria al CCNL avviene da tempo ed è a tutto campo. Non si esprime solo con
l'accordo separato ma anche con le deroghe, le devoluzioni di materie al 2° livello, e in molti altri
modi, tra cui la proposta del cosiddetto “contratto unico”.
La “nobile” argomentazione con cui settori politici e sindacali sostengono questa proposta è che
per ricomporre un mercato del lavoro duale (che in realtà è plurimo e articolato per settori, territori,
professioni, ecc.) bisogna ridurre un po' i diritti dei garantiti per estenderli ai non garantiti.
E' la solita logica dello “scambio”, usata anche per il rapporto tra i due livelli di contrattazione,
basata sul falso presupposto che ridurre il ruolo del CCNL aumenterebbe automaticamente quello
del contratto aziendale, quando è evidente che il sistema contrattuale articolato su due livelli o si
rafforza o si indebolisce nel suo complesso.
Ogni contrattualista sa che è nella natura del sindacato fare compromessi e anche scambi, ma, in
questo caso, è chiaro ciò che si perde con certezza, e che non c'è vera contropartita, che il
risultato finale non è la ricomposizione del mondo del lavoro ma l'inserimento di ulteriori diritti
differenziati che indeboliscono sia i “garantiti” che i precari.
Non è ragionevole pensare che il contratto unico potrebbe sostituire le varie forme di contratto, e
non solo perché i proponenti lo escludono esplicitamente.
Certo, si potrebbe dichiarare in modo provocatorio e paradossale che il contratto unico va bene se
passano tutti a tempo indeterminato. E' giusto rivendicare l'applicazione del principio europeo che
il rapporto di lavoro normale deve essere quello a tempo indeterminato. D'altra parte, se si passa
dai principi all'analisi concreta delle situazioni concrete, non si può non rilevare che alcune attività
(per esempio quelle stagionali in edilizia, agricoltura, pesca, turismo, ecc.) hanno caratteristiche
oggettive che impediscono oggettivamente l'assimilazione tout court ai tempi-indeterminati, ma
richiedono la contrattazione di normative specifiche di “avvicinamento” alle tutele più avanzate.
Viceversa lo “scambio” comporterebbe la perdita delle tutele dell'Art. 18 per un numero consistente
di lavoratori, ecc. (per brevità non ripetiamo le considerazioni, condivisibili, sviluppate da Patta in
un articolo su Liberazione del 27 maggio).
E, per tornare all'attualità dello scontro politico che caratterizza questa fase di resistenza
all'applicazione dell'accordo separato, dovrebbe oggi essere ancora più evidente (come lo è
sempre stato in passato nella Cgil) che un accordo interconfederale per un salario minimo e diritti
minimi per tutti, in questa situazione, si sovrapporrebbe inevitabilmente ai CCNL di categoria,
depotenziandoli, rendendone più difficile il rinnovo a partire dai settori economicamente più deboli
o con le controparti più ostili, fino a farli scomparire, con gli inevitabili riflessi sulla stessa natura del
sindacato.
Dunque quella del contratto unico, per dirla sinteticamente, è una proposta di destra, anche nelle
sue varianti più moderate. E tanto basterebbe.
Ma in una discussione nei gruppi dirigenti nazionali della Cgil, considerando anche le forme
specifiche con cui tale dibattito si svolge, si possono fare anche altre considerazioni.
Non essendo abituati all'”obliquità” dichiariamo che ci riferiamo, con rispetto, anche ma non solo,
alla (sia pur cauta) apertura al contratto unico contenuta nelle “riflessioni” di Peroni e Scarpa,
riflessioni che per altri aspetti sono condivisibili.
Premettiamo che se valutiamo positivamente una proposta, la sosteniamo anche se è stata
avanzata da uno schieramento avverso, perché si dovrebbe sempre giudicare sulla base del
merito e non per contrapposizione ad altri. Ma se le proposte, come nel caso del contratto unico,
vengono sostenute da esponenti dell'ala destra della Cgil qualche elemento in più di riflessione
dovrebbe porsi per chi si ritiene di sinistra, se non altro per cercare di capire dove starebbe
l'incongruenza.
Scrive il Riformista: “Sul contratto unico e sulla partecipazione dei lavoratori in azienda hanno
parlato su questo giornale il leader degli Statali, Carlo Podda, la segretaria confederale,
Nicoletta Rocchi e i senatori del Partito democratico, Franco Marini e Paolo Nerozzi,
chiedendo di aprire un dibattito su un tema che in Cgil è ad oggi un tabù. Invece, ai vertici
della confederazione, tutto tace. E i motivi sono sostanzialmente due. Il primo è che a
Guglielmo Epifani l'apertura di una certa parte della confederazione alla proposta di Boeri e
Garibaldi, poi “estremizzata” da Pietro Ichino, non convince. Ma non solo per questioni di
merito: le interviste al Riformista sono state interpretate da lui come dai suoi più stretti
collaboratori come l'apertura ufficiale della battaglia interna in vista del congresso del 2010.”
Non sappiamo quanto sia attendibile l'interpretazione del Riformista, perché non amiamo seguire il
gossip sul dibattito interno al PD, tanto meno le più o meno temporanee e disinvolte ridislocazioni
interne a quel partito tra i sostenitori di Franceschini e quelli di Bersani/D'Alema.
Ciò che preoccupa non è il naturale e fecondo riversarsi in Cgil di un dibattito politico nato altrove,
ma il rischio di un trasferimento in Cgil di uno scontro tra bande e gruppi di potere che veda
l'adesione a questa o quella proposta solo in funzione del posizionamento in vista del congresso e
della successione ad Epifani, con i rischi di degrado e di perdita dell'autonomia progettuale e
programmatica che si possono immaginare, riproponendo correnti e sottocorrenti di partito,
rinunciando alla coerenza e alla continuità con le scelte assunte unitariamente da tutto il gruppo
dirigente della Cgil nei vari Direttivi nazionali.
La sinistra sindacale potrebbe avere un ruolo molto positivo ed utile per l'insieme della Cgil
elaborando e sostenendo nelle pratiche una coerente linea politico-contrattuale (per difendere il
CCNL, per richieste salariali non ingabbiate nelle logiche delle “compatibilità”, per un concreto
impegno nel contrasto al precariato, ecc.) nella consapevolezza che siamo in una fase di
resistenza all'applicazione dell'accordo separato. Altrimenti rischia di articolarsi sulla base delle
logiche deteriori dette sopra, cosa che valutiamo negativa anche nel caso che molti scegliessero di
collocarsi dalla parte che riteniamo giusta.

Giovanni Mininni (Flai)
Giancarlo Straini (Filcem)
20 giugno 2009