28/09/2009 12:19
fonte:rassegna.it
28/09/2009 12:19
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La firma di un contratto nazionale richiede sempre giudizi approfonditi, che si riferiscano ai testi e non solo alle dichiarazioni della prima ora o alle cifre degli aumenti salariali. Dalla lettura del testo è evidente che l’accordo degli alimentaristi applica, seppur con delle omissioni, il sistema contrattuale definito dell’accordo separato del 22 gennaio. Non lo dichiara esplicitamente, ma lo fa in concreto su punti decisivi. E’ vero che non c’è alcun riferimento a possibili deroghe al Ccnl, ma è altrettanto vero che ogni riferimento contrattuale all’accordo del 23 luglio del ’93 viene meticolosamente cancellato e le procedure dell’accordo del 22 gennaio vengono in gran parte recepite. (...)
Infatti:
1. si accetta la decorrenza triennale del contratto nazionale e, in questo caso, addirittura la si fa slittare di quattro mesi, per una durata effettiva di 40 mesi del nuovo contratto. L’aumento salariale è quindi corrispondente a questa durata e, in quanto tale, molto inferiore a quello ottenuto dalla stessa categoria degli alimentaristi nel precedente rinnovo biennale.
Nell’accordo non si fa riferimento all’Ipca, ma si rinuncia anche a qualsiasi clausola di garanzia per adeguare i salari a un’inflazione più alta di quella considerata nell’accordo. I tre e più anni diventano quindi a totale rischio dei lavoratori. Non c’è alcuna certezza sulle decorrenze, anzi si dice esplicitamente che nel caso di allungamento dei tempi contrattuali si userà l’una tantum per coprire i ritardi. Viene abolita l’indennità di vacanza contrattuale. Infine, si recepisce dall’accordo separato il nuovo periodo di moratoria per gli scioperi, che così passa da quattro a ben sette mesi.
2. La contrattazione aziendale viene limitata qualitativamente e quantitativamente. Qualitativamente perché il salario contrattato aziendalmente è esclusivamente quello variabile. Con una clausola aggiuntiva, che subordina il premio alla possibilità di esenzioni fiscali dal governo. Che a questo punto diventa colui che decide sulla struttura dei premi. Inoltre, c’è il congelamento del valore dei premi aziendali, che può durare da dodici mesi a due anni, a seconda della scadenza degli accordi. Quindi anche i lavoratori delle aziende dove scadono i premi, dovranno aspettare almeno un anno prima di poterli aumentare. Paradossalmente, il sistema che doveva favorire la contrattazione aziendale, la inibisce per gran parte della durata della prossima vigenza contrattuale. Contrariamente alle dichiarazioni non c’è nessuna estensione della contrattazione, né a livello territoriale, né in altro modo. Tutta questa materia è affidata allo studio del nuovo Ente bilaterale, senza alcuna ricaduta reale sulla prossima contrattazione.
3. Vengono istituiti l’Ente bilaterale, che prima non c’era, con apposito finanziamento e anche il fondo sanitario integrativo di categoria, anche questo finanziato dalle aziende. Questi sono istituti auspicati dall’accordo separato sul sistema contrattuale ed esaltati da una parte del governo e del sindacato.
I lavoratori valuteranno il risultato salariale, purtroppo ancora una volta senza referendum, anche alla luce della crisi, anche se il settore alimentare non è certo in difficoltà come l’industria metalmeccanica o il tessile. Ma il giudizio di un contratto normativo non può fermarsi ai soldi. In ogni caso sul piano normativo è evidente che l’accordo è semplicemente un peggioramento complessivo del precedente accordo del 23 luglio. Si capisce allora perché gli industriali hanno tanto sostenuto la necessità di superare quell’accordo, che pure ha prodotto scarsi risultati per i salari dei lavoratori. Il nuovo sistema riduce ancora il peso del salario fisso e nazionale, ma invece che estendere la contrattazione aziendale, la limita ancora più di prima. Si è partiti da un giusto giudizio critico sull’accordo del 23 luglio ’93, che avrebbe dovuto essere migliorato e invece lo si riscrive peggiorandolo. Si riducono gli spazi di contrattazione e l’unica vera contropartita dell’accordo è costituita dall’istituzione dell’Ente bilaterale e dalla sanità integrativa. Lo scambio è quindi tra riduzione della contrattazione e incremento della funzione di servizio dei contratti dei sindacati. La Cgil si è, nel passato, pronunciata contro questo scambio, ma almeno in questo caso si è cambiata idea. Quello che non è accettabile è che lo si faccia senza dirlo. Se si vuole sceglie di ridimensionare la contrattazione a favore degli Enti e dei fondi, bisogna dirlo e discuterlo apertamente. In ogni caso noi restiamo contrari a questa scelta e non sarà questo accordo a farci cambiare idea.
Giorgio Cremaschi
Roma, 23 settembre 2009
fonte rete28APRILE
Per cominciare mi chiedo perche dobbiamo rinnovare il contratto? Tecnicamente a fine dicembre scadeva solo il biennio economico del CCNL, e non era assolutamente necessario dare la disdetta a un contratto in essere, che e costato a noi tutti molte ore di sciopero e grandi disagi, se non si volevano raccogliere alla svelta i frutti dell’accordo separato (enti bilaterali e quanti altro).
L’intera questione evidenzia che le organizzazioni firmatarie dell’accordo separato (CISL e UIL), hanno una concezione proprietaria del CCNL.
Che cosa intendo per concezione proprietaria? Semplicemente questo, dato che il contratto l’hanno firmato, se ne sentono i padroni, con il diritto quindi di poterne disporre a loro piacere. Il contratto non dovrebbe essere anzitutto proprietà dei lavoratori? Non è a nome nostro che è stato firmato?Non conta nulla la nostra opinione e volontà? A quanto pare no, non conta nulla.
Ecco quindi spiegato il motivo per cui il 30 di giugno, a sei mesi precisi dalla scadenza della parte economica, senza dire nulla a nessuno, senza un’assemblea, un comunicato, questi signori si sono arrogati il diritto di disdire il CCNL.
A parte il fatto che i sindacati non dovrebbero disdire un contratto che li ha visti in sciopero e manifestazioni (questo ci si aspetta che lo facciano i Padroni) credo che avrebbero potuto agire in modo diverso. La disdetta non è stata una decisione improvvisa, ma attentamente ponderata da CISL e UIL . Che avevano quindi tutto il tempo di fare delle assemblee di organizzazione, e non dico chiedere il permesso di chi sta in fabbrica (i processi della democrazia non stanno nella genetica di questi signori) ma almeno informare chi lavora e spigare le loro motivazioni .
Il contratto disdettato, aveva portato, nelle tasche dei lavoratori poco più di 100€ per i primi due anni e con ogni probabilità, tenendo la linea degli ultimi rinnovi, un'altra ottantina di euro si sarebbe potuta contrattare, vero 180€ in quattro anni dal punto di vista di chi lavora non sono poi molti. Forse il nuovo CCNL fatto con le regole dell’accordo separato potrà migliorare la nostra situazione economica?
Quale quantitativo di aumento salariale porterà nelle nostre tasche?
Ammesso e non concesso che il valore punto usato per la rivalutazione del CCNL del chimico resti 18,70€, se L’IPCA fosse al 5,2%, avremmo in tre anni un aumento salariale di 97 € circa, sempre che il salario di riferimento resti quello degli ultimi rinnovi, se invece come pare, il valore punto sarà abbassato, e il salario di riferimento saranno i minimi contrattuali? Lascio a voi i conti.
Nel rinnovo del CCNL metalmeccanico le richieste di CISL e UIL sfiorano ben i 70€….sempre in tre anni, da noi faranno di meglio?Sempre in quel contratto , le richieste di FIOM -CGIL ( sindacato metalmeccanico ) sono state ritenute, non solo troppo grandi , ma addirittura Federmeccanica ha giudicato non negoziabile la piattaforma presentata dalla Fiom-Cgil per il rinnovo del biennio economico 2010-2011 approvata da oltre 420.000 metalmeccanici tramite Referendum.
I fatti diranno poi , se le richieste salariali che intendono fare CISL e UIL saranno congrue ai bisogni di chi lavora in fabbrica. Io rifletto solo su di un fatto; il dott. Raffaele Bonanni Segretario Generale della CISL e il suo Omologo Dott. Luigi Angeletti ,Segretario Generale della UIL guadagnano mensilmente 4.000€ ( detto di bocca loro nella trasmissione Report dedicata alle organizzazioni sindacali dello scorso anno)con simili entrate capisco che non sentano il bisogno di consistenti aumenti salariali.
Un CCNL si limita solo a fissare l’importo degli aumenti salariali?Evidentemente no.
Tutto il complesso dei diritti viene regolato dal CCNL, ma dalla lettura delle piattaforme di CISL e UIL ,a parte la richiesta (pressante) di istituire gli enti bilaterali (vedi accordo separato), tutto il resto risulta solo una molto generica richiesta di miglioramento,evidentemente lasciata alla buona volontà delle controparti.
Le piattaforme di rinnovo, quali linee seguono?
La piattaforma CGIL, pur senza essere particolarmente originale, cerca di rispondere con elementi di trattativa, a tutto quello che e rimasto irrisolto alla firma del CCNL precedente, che ricordo aveva avuto solo l’accettazione della parte economica, mentre tutto il resto andava discusso da commissioni paritetiche.
Il rinnovo passato ha evidenziato, che la disponibilità della controparte a un effettivo miglioramento delle condizioni di lavoro à piuttosto scarso, cosa fa credere oggi a CISL E UIL che migliorare tale situazione sia più facile?
Della piattaforma CISL mi colpiscono solo alcune frasi che sembrano messe lì solo per confondere le idee dei pochi che la leggono.
Che cosa sia ad esempio la “responsabilità sociale e condivisione degli obiettivi strategici negoziati”, in termini pratici, oltre ad una frase impressionate, (piattaforma Femca: CISL capitolo Relazioni Industriali) cui vengono chiamate le aziende, non mi è dato di capire. Le aziende per come le conosco io ritengono di avere responsabilità solo nei confronti di se stesse.
Della piattaforma CISL, è anche interessante la richiesta (nel capitolo Formazione) di trasformare in Ente l’Organismo Bilaterale Nazionale per la formazione(forse per un maggiore ingresso di fondi?).
Della piattaforma Uil sinceramente non mi colpisce nulla.
La trovo assolutamente vuota sia nella forma sia nel contenuto.
Non mi stupisco: a differenza della CISL che ha una precisa idea di Sindacato solo di servizi (Che abbandona quindi definitivamente, la contrattazione, la lotta e il conflitto come mezzo di rivendicazione e miglioramento sociale), la UIL non ha ne piani ne idee.
Salvatore
Spett. le Direzione
CORCOS INDUSTRIALE
LUSERNA S.G.
Le scriventi OO.SS. ai sensi del vigente C.C.N.L. e della legge n° 300 sono a richiedere delle Assemblee retribuite per tutti i lavoratori per il
giorno 23/09/2009
Le assemblee saranno così distribuite:
CGIL SALA MENSA
UIL SALA RIUNIONI PPL
DALLE ORE 11,00 ALLE ORE 12,00 1° TURNO 6X6 X 3+1° TURNO 6X6 X 4 + 1° TURNO 5X8 E CENTRALE
DALLE ORE 17,00 ALLE ORE 18,00 2° TURNO 6X6X 3+ +2° TURNO 6X6X4+2° TURNO 5X8
DALLE ORE 23,00 ALLE ORE 24,00 3° TURNO 6X6X 4+3° TURNO 5X8
DALLE ORE 24,00 ALLE ORE 01,00 3° TURNO 6X6X 3+4° TURNO 6X6+ 5X8
O.d.G.
Presentazione piattaforme di rinnovo CCNL
Parteciperanno:
LE R.S.U.
E per le OO.SS. Provenzano Alfonso per la FILCEM-CGIL
Bassignana Franco per la UILCEM-UIL
SI RICHIEDE DI FARE SPOSTARE LA MENSA A PRANZO
LA R.S.U.
Luserna S.G.
18/09/2009
Giovedì 10 settembre a Roma in Confindustria si è svolto il 2° incontro sul CCNL tra Federmeccanica e Fim, Fiom, Uilm.
La Federmeccanica ha giudicato non negoziabile la piattaforma presentata dalla Fiom-Cgil per il rinnovo del biennio economico 2010-2011 approvata da oltre 420.000 metalmeccanici tramite Referendum.
Federmeccanica ha invece giudicato negoziabile la piattaforma presentata da Fim e Uilm le quali hanno assunto le nuove regole contrattuali frutto dell’accordo separato e hanno disdettato il CCNL in vigore, unitariamente stipulato la cui scadenza normativa è il 31.12.2011.
La Fiom-Cgil, nel ribadire la validità della piattaforma presentata e per evitare la realizzazione di un accordo separato ha deciso di avanzare una proposta.
Contemporaneamente la Fiom ha riconfermato l’illegittimità e l’inefficacia della disdetta del Ccnl data da Fim e Uilm in quanto il CCNL mantiene la sua validità fino a tutto il 31.12.2011.
LA PROPOSTA DELLA FIOM CONSEGNATA A FEDERMECCANICA E A FIM E UILM.
Tenendo conto della situazione economica che stiamo attraversando proponiamo:
1. sospendere l’applicazione del sistema di regole definito nell’accordo separato e fermo restando le posizioni delle parti operare per la definizione di un nuovo sistema di regole alla scadenza del biennio (31-12-2011).
2. Apertura immediata di un confronto con all’ordine del giorno il blocco dei licenziamenti e lo sviluppo della struttura industriale del nostro Paese.
3. Richiesta congiunta al Governo per l’estensione degli ammortizzatori sociali per tutte le lavoratrici ed i lavoratori.
4.Soluzione transitoria di accordo economico che tenga conto di tutte le piattaforme presentate e richiesta congiunta al Governo della defiscalizzazione degli aumenti del CCNL.
L’obiettivo della proposta Fiom è quello di evitare accordi separati tenendo aperta la possibilità di una azione unitaria dei sindacati, difendendo l’occupazione, bloccando i licenziamenti, estendendo gli ammortizzatori sociali a tutti i rapporti di lavoro, sostenendo e sviluppando la struttura industriale del Paese ed il salario dei lavoratori.
LA REAZIONE DI FEDERMECCANICA.
Federmeccanica si è riservata di fornire una risposta alla proposta della Fiom, ma ha scelto di proseguire il negoziato sulla piattaforma di Fim e Uilm fissando tre nuovi incontri a delegazione ristretta per il 17, 23 e 29 settembre 2009.
La Fiom ha dichiarato che non intende partecipare al negoziato sulla piattaforma presentata da altre organizzazioni, lasciando al tavolo come osservatore un compagno della Segreteria nazionale.
La scelta di Federmeccanica di considerare non negoziabile la piattaforma della Fiom e di trattare solo la piattaforma di Fim e Uilm è grave, sbagliata e irresponsabile.
Grave perché così si apre la strada ad un possibile accordo separato.
Sbagliata perché la maggioranza dei metalmeccanici italiani ha approvato tramite un referendum democratico la piattaforma della Fiom nel rispetto delle regole e dei contenuti del CCNL in vigore fino a tutto il 31.12.2011.
Irresponsabile perché per uscire dalla più grave crisi che si ricordi c’è bisogno di coesione sociale, di rispetto e valorizzazione del lavoro e dei suoi diritti e non di giocare sulla divisione dei sindacati e sulla pelle dei lavoratori.
Per queste ragioni il Comitato Centrale della Fiom convocato per lunedì 14 settembre, valuterà e deciderà le iniziative di mobilitazione più opportune per difendere:
IL CONTRATTO NAZIONALE,
L’OCCUPAZIONE,
LO SVILUPPO DELLA NOSTRA STRUTTURA INDUSTRIALE,
IL SALARIO E LA DEMOCRAZIA
FONTE:Da punto contratto fiom
Ci sono cose la cui importanza è sovrastimata dalla stampa e dalla televisione. Vedi: le abitudini sessuali del Presidente del Consiglio oppure il congresso del Partito democratico in cui si confrontano candidati che rappresentano tutti una diversa faccia della fallimentare medaglia blairiana circolante nei disastrosi anni Novanta. E poi ci sono cose che peseranno sul nostro futuro almeno per i prossimi decenni. E tra queste, particolare rilevanza rivestirà il prossimo anno l’esito del congresso della CGIL, il più grande sindacato italiano, secondo per importanza in Europa solo al sindacato tedesco. (...)
La CGIL si presenterà al momento della verità con un passivo pesante. A partire dagli anni Ottanta, secondo le stime dell’OCSE, vi è stato uno spostamento massiccio di ricchezze dai salari verso profitti e le rendite: esattamente 185 miliardi di euro fra il 1985 e il 2008, oltre 8 punti percentuali di Pil. I salari italiani risultano oggi i più bassi di tutta l’Europa occidentale, i livelli di sicurezza nelle imprese sono anche essi fra i più bassi e hanno generato drammi come quello della Thyssen di Torino, lo scambio sociale del 1993, che attraverso la concertazione avrebbe dovuto garantire moderazione salariale alle imprese in cambio di investimenti privati e pubblici nei servizi, si è rivelato un completo fallimento. La battaglia recente più significativa della CGIL, quella cioè in difesa dell’articolo 18 nel 2002, ha ottenuto da un lato un successo, perché ha consentito un sussulto di combattività e ha accreditato un gruppo dirigente, ma è stata accompagnata dall’accettazione di uno straripante sistema di precariato che oggi non è tutelato né dall’articolo 18 né da altro.
La CGIL resta la più grande organizzazione sociale in Italia e i margini di democrazia interna perché il prossimo sia un congresso vero, segnando un’inversione di rotta, ci sono tutti. A partire dal 2006 la presenza di una solida opposizione interna alle pratiche della concertazione e del “governo amico” si è mostrata in crescita. Il 4 novembre 2006 erano scesi in piazza oltre 150mila precari, sindacati di base, e solo anonimi iscritti alla CGIL contro le politiche del governo Prodi sul precariato. Poi, come protesta contro gli accordi del luglio 2007 che nulla mettevano in opera contro il precariato, il 20 ottobre sono scesi in piazza centinaia di migliaia di giovani e lavoratori, compresi iscritti a Rete 28 Aprile, Lavoro e Società, nonché alla FIOM, trasgredendo alle direttive del resto dell’organizzazione. Più recentemente l’inedita manifestazione unitaria della FIOM e della Funzione Pubblica, contro il nuovo modello contrattuale che ha eccitato CISL e UIL in un abbraccio incestuoso con il Governo e la Confindustria, ha significato per il resto del sindacato l’obbligo a non adeguarsi. In questa estate i lavoratori della Insse hanno dimostrato che con la battaglia si può anche vincere contro i licenziamenti, e che l’autunno potrebbe essere combattivo e vincente se solo i lavoratori non venissero lasciati soli.
A questo punto la CGIL è in mezzo ad un guado dal quale non potrà uscire se non profondamente mutata. Non avendo aderito al nuovo modello contrattuale del 16 aprile, che prevede tra l’altro l’indebolimento del contratto nazionale e l’abbassamento del salario minimo in favore di rapporti più diretti tra lavoratori e aziende, essa non può che riallinearsi alle posizione della CISL, che vede i rapporti tra lavoratori e imprenditori esenti da conflitto e improntati a cauta subordinazione, oppure tornare a rappresentare gli interressi di un’autonoma elaborazione del mondo del lavoro e delle possibilità di riscatto, di creatività e di lotta dei lavoratori.
Nell’introdurre la festa nazionale della Rete 28 Aprile, tenutasi a Parma fra il 28 e il 30 Agosto, Giorgio Cremaschi ha sintetizzato che nel prossimo congresso: “la CGIL deve tornare ad essere sé stessa, anche contro sé stessa”. Eguaglianza tra lavoratori e battaglia sociale sono nella storia di un’organizzazione che ha avuto radici anche nelle lotte bracciantili e nella quale il comunismo, non ultimo quello dei consigli, è stata la principale corrente politica. Nella festa di R28A è stato ospitato un dibattito al quale hanno partecipato figure importanti del nuovo fronte sindacale: Podda della Funzione Pubblica, Rinaldini della FIOM, Nicolosi di Lavoro e Società. E’ del tutto probabile che questi soggetti presenteranno un “documento alternativo” a quello del segretario in carica nel prossimo congresso, e dal grado di successo riscosso da questo documento si capirà anche in che direzione andrà a parare il sindacalismo italiano.
A parere di scrive la battaglia di questa nuova e solo parzialmente edificata “sinistra sindacale” non può restare dentro l’organizzazione, combattuta solo dagli iscritti e dalla burocrazia sindacale, ma ha tutte le carte per essere portata dentro la società nel suo complesso perché parla all’Italia. Il documento della “sinistra sindacale” dovrà quindi parlare anche fuori dalla CGIL e contenere: il rifiuto da parte del sindacato all’imposizione di compatibilità e l’asserzione che i contratti devono tutelare in primo luogo il benessere dei lavoratori e offrire una prospettive di creatività e partecipazione; una critica esplicita del gorgo burocratico in cui si è avvitato il sindacato confederale nella troppa dimestichezza con i corridoi di Palazzo Chigi, anche presentando concrete soluzioni alternative per contrastare questa deriva burocratica; un’aperta sfida lanciata al mondo del precariato e dei più deboli come gli immigrati finora totalmente ignorato dai confederali; e di conseguenza la rinuncia al metodo concertativo che sempre più spesso fa del sindacalista, nelle aziende private e pubbliche, la principale spalla di manager e dirigenti. Solo se il sindacato ritornerà a dare protagonismo alle lotte e alla partecipazione dei lavoratori, solo se non sembrerà vittima dei giochi di congresso di partiti amici e delle maggioranze governative, tornerà a giocare un ruolo attivo. Nel caso contrario la trasformazione del sindacalismo italiano in ente di collocamento, in agenzia per regolare la contribuzione fiscale o per la formazione professionale, centro di potere per una burocrazia succube dei potenti, come già avvertito da molti non iscritti, sarà inevitabile e nemmeno tanto lenta.
Giuliano Garavini
fonte:www.rete28aprile.it