venerdì 30 gennaio 2009

RIFORMA DEGLI ASSETTI CONTRATTUALI: UN ACCORDO CONTRO I LAVORATORI.

Le responsabilità di Governo, Confindustria, Cisl e Uil

Nicola Nicolosi (Coordinatore Nazionale di Lavoro Società Cgil)

Se l’accordo quadro riforma degli assetti contrattuali avesse l’obiettivo dello sviluppo economico, dell’occupazione e della produttività, le parti avrebbero delineato delle misure di ordine economico e finanziario che interessano la formazione, la ricerca e le infrastrutture. Invece, l’accordo, programma l’indebolimento, l’addomesticamento e il depauperamento del lavoro. Se l’intesa separata si presenta, formalmente, come un modello di contrattazione su due livelli, nazionale di categoria e decentrato (aziendale o territoriale) su tre anni, con 4 anni di sperimentazione, in realtà programma la scomparsa della contrattazione collettiva. L’unica funzione economica che dovrebbe avere il contratto nazionale sarebbe quella di adeguare i salari non all’inflazione vera, bensì a un tasso convenzionale, depurata dagli aumenti dei costi energetici. Il che significa programmare la discesa costante dei salari reali che nel corso di questi ultimi 10 anni hanno perso 10 punti di pil. Non a caso non si parla di politica dei redditi, obiettivo nobile, ma di efficiente dinamica retributiva. Un concetto economico che consegna le dinamiche salariali proprio a quelle teorie economiche e sociali che hanno trascinato tutto il mondo all’attuale crisi finanziaria. In qualche modo i contraenti dell’accordo quadro sono rimasti fermi a poco prima della crisi. Non a caso dei provvedimenti sulla crisi economica non c’è nessuna traccia. La stessa volontà di rafforzare gli enti bilaterali per allargare lo stato sociale presuppone lo svuotamento dello stato nell’erogazione dello stato sociale. I soggetti stipulanti non immaginano nemmeno lo stato minimo, piuttosto lo stato necessario al funzionamento del mercato. Un paradigma che è, ormai, discusso in tutto il mondo.
Riteniamo che il gioco sia andato troppo oltre e che si sia aperta una contraddizione nella applicabilità del contratto collettivo (limitata ai soggetti stipulanti, ma generale nel concreto). Quando gli svantaggi superano i benefici i lavoratori possono prendere le distanze e dichiarare che quegli accordi non li riguardano perché non iscritti ai sindacati stipulanti, e senza sacrificare alcunché. In particolare sono i riferimenti “economici” aziendali utilizzati per definire la produttività, e quindi le rivendicazioni salariali di II° livello, a sconcertare. Definire il valore della produttività in relazione al raggiungimento di obiettivi di competitività e andamento economico dell’impresa, significa abdicare a qualsiasi rivendicazione. Infatti, le imprese possono con estrema facilità modificare la propria contabilità attraverso l’aumento o la riduzione degli ammortamenti, l’aumento o la riduzione degli investimenti.
Non solo, ma declinare la contrattazione di II° livello al fine di intercettare le agevolazioni contributive e fiscali, si agganciano gli aumenti salariali di II° livello alle sole agevolazioni fiscali. In qualche modo è il fisco a pagare gli aumenti contrattuali. Un risultato che poco attiene alla politica dei redditi. Altro che allargare la contrattazione di II° livello e consolidare il I° livello. Questa è condizionata dal livello delle tasse e dal blocco di qualsiasi possibilità di scioperare durante la fase di “gestazione” della trattativa. Ma è la pubblica amministrazione a “subire” il peggioramento più marcato. Infatti, per il pubblico sono concessi adeguamenti salariali “gradualmente” e “condizionati” ai vincoli di finanza pubblica. Quindi i lavoratori pubblici devono “subire” il “datore di lavoro pubblico” e le “scelte di politica economica e finanziaria” del governo, per non parlare della evidente “limitazione” del diritto di sciopero per i sevizi di pubblica utilità.
La stessa scelta di regolare le “eventuali” controversie sulle regole a strumenti di conciliazione e arbitrato predefiniscono un modello di società a cui opporremmo la nostra ferma e risoluta opposizione.
L’accordo separato sulle regole e sul modello contrattuale, implica una risposta immediata di lotta. Questo atto apre il conflitto sociale nel Paese. Il sistema delle regole impone il pieno consenso, altrimenti tutte sono messe in discussione. Occorre generalizzare la lotta, a partire dai luoghi di lavoro, fino allo sciopero generale.
Nicola Nicolosi
Roma, 23 gennaio 2009

giovedì 29 gennaio 2009

Accordo Quadro separato del 22 gennaio 2009

Accordo Quadro separato del 22 gennaio 2009


Il fatto
L'accordo quadro separato "Riforma degli assetti contrattuali" è stato firmato il 22 gennaio 2009, dal Governo, CISL, UIL, UGL e dalle Associazioni imprenditoriali. Allo stato hanno condiviso, ma non sottoscritto perché hanno preso del tempo per verificare, Legacoop, Ania e ABI.
Commento
La costruzione di questa intesa separata contiene un'esplicita volontà di esclusione della CGIL.
E' un atto che giudichiamo di irresponsabilità innanzitutto del Governo, che ha lavorato per costruire un'intesa che:
• dividesse il sindacato;
• aprisse la strada ad ulteriori passi legislativi di scardinamento del sistema delle relazioni e di diritti sindacali.
Infatti:
• non si è potuto svolgere un negoziato sul testo elaborato da Conf industria in nome e per conto della pluralità di associazioni imprenditoriali;
• la parte dedicata al pubblico impiego è fintamente analoga a quella privata;
• si è scelto di precipitare un accordo separato anche per nascondere sul piano mediatico l'assoluta mancanza di interventi sulla crisi.
Bisogna rimarcare che si interviene sul modello contrattuale, prevedendo la riduzione dei salari, senza alcuna politica fiscale che riconosca detrazioni al lavoro dipendente e senza restituzione del fiscal drag.
In sostanza il Governo decide che le dinamiche retributive del lavoro dipendente pubblico e privato sono esclusivamente delegate alla contrattazione.
Accordo separato e modello contrattuale
L'impianto dell'accordo quadro separato cancella il modello contrattuale universale. Infatti, nell'accordo sono indicati dei "principi", da cui discenderanno poi accordi interconfederali specifici (per settore, per associazione d'impresa, ecc.) che definiranno le regole applicative, poi da tali "intese specifiche" deriveranno i contratti nazionali.
E' evidente che, oltre alla moltiplicazione burocratica di adempimenti, in questo modo si avvallano le intese separate già effettuate; la stessa, apparente, leggerezza dell'accordo assorbe già i contenuti delle linee guida di Conf industria, Conf api, Conf commercio ecc. ecc..
Queste modalità, inoltre, limitano l'autonomia contrattuale delle categorie e la funzione dei contratti, infatti il CCNL si riduce ad essere solo un luogo di applicazione delle decisioni assunte nelle intese interconfederali o nei comitati interconfederali.
Il merito dell'intesa
L'accordo è sperimentale per 4 anni e sostituisce integralmente le regole definite nel
luglio '93.
Si commenta da sola l'idea di sostituire con un accordo separato un'intesa unitaria.
Contratto nazionale
La durata del contratto diventa triennale.
Il salario per i lavoratori privati: per gli incrementi dei salari si dovrà fare
riferimento ad un indice previsionale di inflazione costruito sulla base dellIPCA
(Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato a livello europeo). Questo Indice sarà poi
depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici importati, mentre la verifica
circa gli eventuali scostamenti rispetto all'inflazione effettiva si farà considerando i
due indici sempre al netto dei prodotti energetici importati.
Il comitato interconfederale verificherà la significatività degli eventuali scostamenti
mentre il recupero sarà effettuato entro la vigenza contrattuale.
Tutto ciò sarà applicato ad un valore retributivo individuato dalle "specifiche intese".
Quindi:
• l'unico valore economico del contratto deriva dall IPCA depurato;
• lo scostamento non recupera sull'inflazione reale ma si mantiene la depurazione;
• se lo scostamento verrà giudicato "significativo" si applica nella vigenza triennale.
Il valore si calcolerà sulle "nuove" paghe basi di riferimento.
Ne consegue che il CCNL, per la parte economica:
• si limiterà ad applicare ciò che gli viene consegnato, senza flessibilità né in alto né in basso;
• ciò che perde non yerrà mai recuperato;
• che il valore retributivo individuato può ulteriormente abbassare la dinamica retributiva.
Ovvero: si programma la riduzione della tutela del potere d'acquisto delle retribuzioni e si limita la funzione negoziale delle categorie nei contratti.
Il modello applicato nel periodo 2004-2008 porterebbe una riduzione di 1352 € pari a più di 300 € all'anno, mentre le imprese risponderebbero 16 miliardi di €.
Il salario per i lavoratori pubblici: il calcolo non verrà fatto dal comitato interconfederale ma dai ministeri competenti. Il riferimento è all'IPCA depurato, ma tutto è comunque subordinato alla programmazione prevista dalla legge finanziaria e viene calcolato solo sulle voci di carattere stipendiale. Ovvero, sulla retribuzione senza salario accessorio con la produttività, mentre ora avviene sulla retribuzione di fatto al netto degli straordinari. La perdita del valore punto è pari al 30%. Il recupero degli eventuali scostamenti avverrà alla scadenza del triennio contrattuale e l'eventuale recupero si realizzerà nel successivo triennio, ma tenendo conto delle retribuzioni di fatto dall'intero settore.
Ciò significa che se il Governo stanzia meno risorse di quelle necessarie per soddisfare l'indice previsionale:
• il riferimento saranno le risorse stanziate;
• nel triennio non si recupereranno gli scostamenti;
• gli eventuali scostamenti comunque verrebbero calcolati sapendo che se la contrattazione di secondo livello ha fatto crescere le retribuzioni (anche se non sono omogenee, si fa la media di settore) questo inciderà nella considerazione della differenza eventualmente da erogare.
Si conferma quindi anche per il pubblico la riduzione programmata della tutela del potere d'acquisto.
A proposito dell'inflazione programmata
Si afferma che la novità dell'Accordo sarebbe il superamento dell'inflazione
programmata, meglio sarebbe dire della politica dei redditi.
Questo di per sé dovrebbe determinare maggiori risorse per i lavoratori, in realtà se
per il pubblico il punto dirimente continuerà ad essere lo stanziamento previsto nella
finanziaria, per l'insieme dei settori si decide un meccanismo semi automatico che non
recupererà mai l'inflazione reale.
Il contratto nazionale
E' esplicita una volontà quantitativa - economicamente e di struttura della
contrattazione - di indebolimento del contratto nazionale.
Questa volontà è confermata dalla scelta di mettere nei "principi" dell'accordo quadro
separato un capitolo sulle deroghe, che si riferiscono al territorio o all'azienda, alla
crisi o allo sviluppo con la deroga in parte o in tutto di istituti contrattuali.
La collocazione nei principi non è casuale, infatti il rimando alle specifiche intese (di settore, di associazione, ecc.) definisce procedure, modalità, condizioni delle deroghe contrattuali.
La rappresentanza
Nell'articolo 17 è presente una norma che demanda a successivi accordi (tre mesi di
tempo) la definizione di nuove regole in materia di rappresentanza.
Il tema, insieme a quello relativo alla democrazia, recepisce indubbiamente una nostra
rivendicazione - pur mancando una ipotesi unitaria sul tema - ma la stessa norma viene
utilizzata per sancire che nel secondo livello dei servizi pubblici locali sono solo i
sindacati rappresentativi della maggioranza dei lavoratori che possono proclamare
scioperi.
E' evidente che siamo di fronte ad una norma anticostituzionale, un vulnus all'azione
dei sindacati, e, soprattutto, siamo in presenza di una lesione del diritto allo sciopero
che è un diritto che appartiene ad ogni singolo lavoratore.
Non a caso questa norma è stata apprezzata dal Ministro del Welfare che ha visto in
quel testo un via libera alla sua proposta di legge sullo sciopero.
Se un tema, apparentemente limitato, viene collocato nei principi si afferma con
valenza generale.
La contrattazione di secondo livello.
Si tratta di una parte sicuramente molto pasticciata e composta da continui rinvìi e
riferimenti alle specificità.
La cornice generale conferma la richiesta di incentivazione attraverso la
detassazione, che è bene precisare viene allargata al pubblico gradualmente e
compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica.
La formula dei premi è quella del collegamento agli indicatori finalizzati alla
competitività nonché agli andamenti economici delle imprese. Mentre, con l'eccezione
degli artigiani, le materie della contrattazione di secondo livello sono riferite al nne
bis in idem" (cioè l'impossibilità di trattare la stessa materia in due livelli contrattuali
diversi).
In concreto non vi sono elementi che indichino un ampliamento ed una riarticolazione
della contrattazione di secondo livello. Il rinvio agli "accordi specifici" fa ipotizzare,
come le intese separate firmate nelle scorse settimane affermano, la conferma della
prassi in atto.
Piattaforme e tempi
Per il contratto nazionale e per la contrattazione di secondo livello sono previste le
norme temporali per la presentazione delle piattaforme e i relativi perìodi di "tregua".
Al rispetto di queste procedure è condizionato il riconoscimento della copertura
economica dalla scadenza del contratto precedente, con una formula generica che può
determinare soluzioni differenti.
Si prevede che, in caso di crisi del negoziato, le "specifiche intese" possano
coinvolgere il livello interconfederale.
Vi è poi un'affermazione sulla garanzia dell'effettività del periodo di tregua che lascia
aperto il terreno delle sanzioni.
Le controversie sull'applicazione, in particolare nel rapporto tra materie contrattuali
e quelle delegate alla contrattazione collettiva, si prevede siano disciplinate con
strumenti di conciliazione ed arbitrato.
Si conferma così un'idea di procedure che limitano l'autonomia negoziale.
Infine, diventa molto sfumato l'elemento economico di garanzia, sia per l'opposizione di alcune associazioni (es.:Conf commercio), sia per la sottolineatura introdotta àrea la necessità dì "salvaguardare" le situazioni di difficoltà economico-produttiva. In sostanza l'elemento economico di garanzia non ha, come da noi rivendicato, alcun legame con lo svolgersi o meno della contrattazione di secondo livello.
Bilateralità
E' demandato alla contrattazione collettiva nazionale o confederale la definizione di
ulteriori forme di bilateralità per servizi integrativi di welfare.
Potremmo dire che la formula è generica se non fosse che la sopravvivenza delle
"Linee guida" sottoscritte da Conf industria e Confapi indicano la tendenza, ovvero la
scelta "più bilateralità, meno contrattazione".
E un'idea che non ci appartiene e che sottende la crescita di una "casta parallela" che
sostituisce la contrattazione con la fornitura di servizi e rappresenta una
"autoalimentazione" delle organizzazioni datoriali e sindacali.
Sull'accordo separato
Va, infine, ricordato che un accordo di regole non condivise, rende in realtà
inesistenti le regole stesse.
Non di meno la CGIL manterrà una linea di rigore e serietà, affermando nella
contrattazione il suo obiettivo di un modello contrattuale universale che incrementi i
salari ed allarghi la contrattazione (come - per altro -avevamo convenuto con CISL e
UIL nella piattaforma di maggio 2008).
Modello contrattuale e crisi
Verrà molto utilizzato nella propaganda spicciola l'argomento della crisi, dell'assenza
di risorse, dei sacrifici necessari.
Tutti argomenti che non rispondono alla costruzione di un modello di assetti
contrattuali, che possono valere in occasione di un contratto, di un accordo, ora nella
situazione data, ma non per definire regole generali, che se applicate al futuro dicono
che dopo la crisi i lavoratori dovranno rinunciare a parte della tutela del loro reddito
e quindi che si chiede, ora per allora, a chi già sta pagando il prezzo più pesante di
continuare a pagarlo.
Il nostro impegno
Nei prossimi giorni la CGIL definirà un piano di assemblee e di iniziative di lotta. Contemporaneamente rivendicheremo la necessità che l'accordo venga sottoposto alla validazione democratica da parie di tutti i lavoratori.
CGIL
Roma, 23 gennaio 2009


ACCORDO QUADRO RIFORMA DEGLI ASSETTI CONTRATTUALI

Roma, 22 Gennaio 2009


Il Governo e le parti sociali firmatarie del presente accordo, con l'obiettivo dello sviluppo economico e della crescita occu­pazionale fondata sull'aumento della produttività, l'efficiente dinamica retributiva e il miglioramento di prodotti e servizi resi dalle pubbliche amministrazioni, convengono di realizzare -con carattere sperimentale e per la durata di quattro anni- un accordo sulle regole e le procedure della negoziazione e della gestione della contrattazione collettiva, in sostituzione del re­gime vigente.
Le parti fanno espresso rinvio agli accordi interconfederali sottoscritti al fine di definire specifiche modalità, criteri, tempi e condizioni con cui dare attuazione ai principi, di seguito in­dicati, per un modello contrattuale comune nel settore pubbli­co e nel settore privato:
1. l'assetto della contrattazione collettiva è confermato su due livelli: il contratto collettivo nazionale di lavoro di cate­goria e la contrattazione di secondo livello come definita dalle specifiche intese;
2. il contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria:
avrà durata triennale tanto per la parte economica che normativa;
avrà la funzione di garantire la certezza dei tratta­menti economici e normativi comuni per tutti i lavo­ratori del settore ovunque impiegati nel territorio nazionale;
per la dinamica degli effetti economici si individuerà un indicatore della crescita dei prezzi al consumo assumendo per il triennio - in sostituzione del tasso di inflazione programmata - un nuovo indice previ­sionale costruito sulla base dell'IPCA (l'indice dei
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prezzi al consumo armonizzato in ambito europeo per l'Italia), depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici importati. L'elaborazione della pre­visione sarà affidata ad un soggetto terzo;
si procederà alla verifica circa eventuali scostamen­ti tra l'inflazione prevista e quella reale effettiva­mente osservata, considerando i due indici sempre al netto dei prodotti energetici importati;
la verifica circa la significatività degli eventuali sco­stamenti registratisi sarà effettuata in sede pariteti­ca a livello interconfederale, sede che opera con fi­nalità di monitoraggio, analisi e raccordo sistemati­co della funzionalità del nuovo accordo;
il recupero degli eventuali scostamenti sarà effet­tuato entro la vigenza di ciascun contratto naziona­le;
il nuovo indice previsionale sarà applicato ad un va­lore retributivo individuato dalle specifiche intese;
nel settore del lavoro pubblico, la definizione del calcolo delle risorse da destinare agli incrementi sa­lariali sarà demandata ai Ministeri competenti, pre­via concertazione con le Organizzazioni sindacali, nel rispetto e nei limiti della necessaria program­mazione prevista dalla legge finanziaria, assumen­do l'indice (IPCA), effettivamente osservato al netto dei prodotti energetici importati, quale parametro di riferimento per l'individuazione dell' indice previsio­nale, il quale viene applicato ad una base di calcolo costituita dalle voci di carattere stipendiale e man­tenuto invariato per il triennio di programmazione;
nel settore del lavoro pubblico, la verifica degli e-ventuali scostamenti sarà effettuata alla scadenza del triennio contrattuale, previo confronto con le parti sociali, ai fini dell'eventuale recupero nell'ambito del successivo triennio, tenendo conto
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dei reali andamenti delle retribuzioni di fatto dell'intero settore;
3. la contrattazione collettiva nazionale di categoria o confederale regola il sistema di relazioni industriali a li­vello nazionale, territoriale e aziendale o di pubblica amministrazione;
4. la contrattazione collettiva nazionale o confederale può definire ulteriori forme di bilateralità per il funzionamen­to di servizi integrativi di welfare;
5. per evitare situazioni di eccessivo prolungamento delle trattative di rinnovo dei contratti collettivi, le specifiche intese ridefiniscono i tempi e le procedure per la pre­sentazione delle richieste sindacali, l'avvio e lo svolgi­mento delle trattative stesse;
6. al rispetto dei tempi e delle procedure definite è condi­zionata la previsione di un meccanismo che, dalla data di scadenza del contratto precedente, riconosca una copertura economica, che sarà stabilita nei singoli con­tratti collettivi, a favore dei lavoratori in servizio alla da­ta di raggiungimento dell'accordo;
7. nei casi di crisi del negoziato le specifiche intese pos­sono prevedere anche l'interessamento del livello ìn-terconfederale;
8. saranno definite le modalità per garantire l'effettività del periodo di "tregua sindacale" utile per consentire il re­golare svolgimento del negoziato;
9. per il secondo livello di contrattazione come definito dalle specifiche intese - parimenti a vigenza triennale -le parti confermano la necessità che vengano incre­mentate, rese strutturali, certe e facilmente accessibili tutte le misure volte ad incentivare, in termini di ridu­zione di tasse e contributi, la contrattazione di secondo livello che collega incentivi economici al raggiungimen­to di obiettivi di produttività, redditività, qualità, efficien­za, efficacia ed altri elementi rilevanti ai fini del miglio­ramento della competitività nonché ai risultati legati
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all'andamento economico delle imprese, concordati fra le parti;
10. nel settore del lavoro pubblico l'incentivo fiscale-contributivo sarà concesso, gradualmente e compati­bilmente con i vincoli di finanza pubblica, ai premi lega­ti al conseguimento di obiettivi quantificati di migliora­mento della produttività e qualità dei servizi offerti, te­nendo conto degli obiettivi e dei vincoli di finanza pub­blica;
11. salvo quanto espressamente previsto per il comparto artigiano, la contrattazione di secondo livello si esercita per le materie delegate, in tutto o in parte, dal contratto nazionale o dalla legge e deve riguardare materie ed istituti che non siano già stati negoziati in altri livelli di contrattazione;
12. eventuali controversie nella applicazione delle regole stabilite, saranno disciplinate dall'autonomia collettiva con strumenti di conciliazione ed arbitrato;
13. la contrattazione di secondo livello di cui al punto 9, deve avere caratteristiche tali da consentire l'applicazione degli sgravi di legge;
14. per la diffusione della contrattazione di secondo livello nelle PMI, con le incentivazioni previste dalla legge, gli specifici accordi possono prevedere, in ragione delle caratteristiche dimensionali, apposite modalità e condi­zioni;
15. salvo quanto già definito in specifici comparti produttivi, ai fini della effettività della diffusione della contrattazio­ne di secondo livello, i successivi accordi potranno in­dividuare le soluzioni più idonee non esclusa l'adozione di elementi economici di garanzia o forme analoghe, nella misura ed alle condizioni concordate nei contratti nazionali con particolare riguardo per le si­tuazioni di difficoltà economico-produttiva;
16. per consentire il raggiungimento di specifiche intese per governare, direttamente nel territorio o in azienda,
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situazioni di crisi o per favorire lo sviluppo economico ed occupazionale, le specifiche intese potranno defini­re apposite procedure, modalità e condizioni per modi­ficare, in tutto o in parte, anche in via sperimentale e temporanea, singoli istituti economici o normativi dei contratti collettivi nazionali di lavoro di categoria;
17. salvo quanto già definito in specifici comparti produttivi, i successivi accordi dovranno definire, entro 3 mesi, nuove regole in materia di rappresentanza delle parti nella contrattazione collettiva valutando le diverse ipo­tesi che possono essere adottate con accordo, ivi compresa la certificazione all'INPS dei dati di iscrizione sindacale;
18. le nuove regole possono determinare, limitatamente al­la contrattazione di secondo livello nelle aziende di servizi pubblici locali, l'insieme dei sindacati, rappre­sentativi della maggioranza dei lavoratori, che possono proclamare gli scioperi al termine della tregua sindaca­le predefinita;
19. le parti convengono sull'obiettivo di semplificare e ri­durre il numero dei contratti collettivi nazionali di lavoro nei diversi comparti.
Le parti confermano che obiettivo dell'intesa è il rilancio della crescita economica, lo sviluppo occupazionale e l'aumento della produttività, anche attraverso il rafforza­mento dell'indicazione condivisa da Governo, imprese e sindacati per una politica di riduzione della pressione fisca­le sul lavoro e sulle imprese, nell'ambito degli obiettivi e dei vincoli di finanza pubblica.

giovedì 22 gennaio 2009

Compilazione del bonus famiglie




IL DECRETO LEGGE 185/2008 EMANATO DAL GOVERNO HA PREVISTO UN BONUS STRAORDINARIO PER FAMIGLIE, LAVORATORI, PENSIONATI E  PERSONE NON AUTOSUFFICIENTI, STANDO A QUANTO SI CAPISCE  LEGGENDO SUI GIORNALI O VIENE DETTO IN TELEVISIONE  LA TOTALITÀ O QUASI  DEI RESIDENTI IN ITALIA,DOVREBBE AVERNE DIRITTO, MA ANALIZZANDO I REQUISITI ( FACILISSIMO BASTA ENTRARE NEL SITO DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE, O PER I PIù PIGRI CONSULTANDO LA SEZIONE “ DOCUMENTI SCARICABILI “DEL BLOG )NECESSARI CI SI RENDE CONTO CHE AD AVERNE VERAMENTE IL DIRITTO SARÀ UN NUMERO MOLTO RISTRETTO DI NUCLEI  FAMILIARI.
AI PENSIONATI SOLI E  CON UN REDDITO FINO A 15.000 EURO ANDRANNO 200 EURO; EURO 300 SARANNO CORRISPOSTI AI NUCLEI FAMILIARI  DI 2 PERSONE  E CON  REDDITO FINO A 17.000 EURO; 450 EURO ALLE FAMIGLIE DI 3 PERSONE CON  17.000 EURO DI REDDITO; 500 EURO ANDRANNO ALLE FAMIGLIE CON 4 COMPONENTI E UN REDDITO FINO A 20.000 EURO; BONUS DI 600 EURO PER I NUCLEI DI 5 PERSONE CON UN REDDITO DI 20.000 EURO; 1.000 EURO ALLE FAMIGLIE CON PIÙ DI 5 COMPONENTI E UN REDDITO FINO A 22.000 EURO. UN BONUS DI 1.000 EURO SARÀ ASSEGNATO ANCHE ALLE FAMIGLIE CON UN REDDITO FINO A 35.000 EURO E CON UN COMPONENTE  ( ESCLUSIVAMENTE IL FIGLIO)PORTATORE DI HANDICAP.
CHIARIAMO IMMEDIATAMENTE  CHE TUTTI I SINGLE, SONO ESCLUSI A PRESCINDERE DAL REDDITO COSI  QUINDI NIENTE  SEPARATI E  DIVORZIATI  SE NON HANNO FIGLI, PERCHÉ I NUCLEI FAMILIARI  COMPOSTI DA UNA SOLA PERSONA  HANNO I REQUISITI   SOLO SE PENSIONATI. QUINDI UN DISABILE  SE È SINGLE, NON HA DIRITTO AL BONUS. ESCLUSE DAL BONUS  TUTTE LE COPPIE DI FATTO SENZA FIGLI PERCHÉ NEL COMPUTO DEL NUMERO DEI COMPONENTI DEL NUCLEO FAMILIARE VIENE INCLUSO SOLO IL CONIUGE E NON IL CONVIVENTE.
SE POI CERCHIAMO DI FARE  QUALCHE ESEMPIO CONCRETO È POSSIBILE COMPRENDERE  CHE LE FASCE DI REDDITO STABILITE ESCLUDONO PRATICAMENTE TUTTI I NUCLEI A PARTIRE DALLE DUE PERSONE IN SU. SE LA FAMIGLIA È DI QUATTRO O CINQUE PERSONE NON DEVE
SUPERARE UN REDDITO COMPLESSIVO DI 20.000 EURO PER AVERE IL BONUS, SIGNIFICA CHE SE LAVORA SOLO UN GENITORE, CON UN REDDITO NETTO MENSILE DI CIRCA 1.200 EURO. UN OPERAIO, CON MOGLIE E FIGLIO A CARICO, CHE GUADAGNA 18.500 EURO ALL'ANNO NON RIENTRA TRA GLI AVENTI IL DIRITTO. NEL CASO  DI UN FIGLIO A CARICO CHE ABBIA SVOLTO UN LAVORO ESTIVO, LA RETRIBUZIONE PERCEPITA VIENE CONTEGGIATA NEL REDDITO FAMILIARE. NIENTE BONUS SE UN COMPONENTE DEL NUCLEO FAMILIARE DETIENE UNA BORSA DI STUDIO SE HA I REQUISITI. ANCHE LA CASA DI ABITAZIONE DI PROPRIETÀ RIENTRA NEL REDDITO COMPLESSIVO.
LA DOMANDA DEVE ESSERE PRESENTATA ENTRO IL 31 GENNAIO 2009 SE IL BONUS VIENE RICHIESTO SULLA BASE DEL NUMERO DI COMPONENTI DEL NUCLEO E DEL REDDITO COMPLESSIVO FAMILIARE RIFERITI AL PERIODO D'IMPOSTA 2007; ENTRO IL 31 MARZO 2009 SE È INVECE RIFERITO AL PERIODO D'IMPOSTA 2008 (A SECONDA DELLA CONVENIENZA IL RICHIEDENTE PUÒ SCEGLIERE L'ANNO DI IMPOSTA 2007 O 2008 CUI FARE RIFERIMENTO AL FINE DELLE DETERMINAZIONE DEL NUCLEO E DEL REDDITO COMPLESSIVO).
IL BONUS SARÀ EROGATO DAL DATORE DI LAVORO PER GLI ATTIVI, MENTRE  PER I PENSIONATI DALL’ENTE PENSIONISTICO, DETERMINANDO L’IMPORTO SPETTANTE IN BASE AI DATI AUTOCERTIFICATI DAL RICHIEDENTE. IN CASO DI PIÙ DOMANDE, IL SOSTITUTO D'IMPOSTA DOVRÀ EROGARE IL BONUS SECONDO L'ORDINE DI PRESENTAZIONE DELLE RICHIESTE. QUESTO SIGNIFICA  CHE VALE LA LEGGE DEL “PRIMO CHE ARRIVA MEGLIO ALLOGGIA”. NEL CASO IN CUI IL DATORE DI LAVORO ( PER ESEMPIO NELLE PICCOLE IMPRESE ARTIGIANE)NON SIA IN GRADO DI EROGARE IL BENEFICIO, LA RICHIESTA DOVRÀ ESSERE PRESENTATA TELEMATICAMENTE ALL'AGENZIA DELLE ENTRATE O RICHIESTA CON LA DICHIARAZIONE DEI REDDITI RELATIVA LA PERIODO DI IMPOSTA 2008.

PUR AVENDO UNA POSIZIONE CRITICA SULLA MODALITÀ DI EROGAZIONE DEL BONUS, CHE SOMIGLIA PER IL RICHIEDENTE QUASI UNA CORSA AD OSTACOLI LA CGIL, TRAMITE LE PROPRIE SEDI TERRITORIALI E CON IL CONTRIBUTO DI VOLONTARI  DELLE  VARIE CATEGORIE, PRESTERÀ NELLE PROSSIME SETTIMANE OPERA DI CONSULENZA,PER LA COMPILAZIONE DEL MODULO DI RICHIESTA, PERTANTO QUANTI RITENGONO DI AVERE I NECESSARI REQUISITI POSSONO RECARSI PRESSO LE CAMERE DEL LAVORO DEL PROPRIO TERRITORIO.

A PINEROLO LA CGIL È SITA IN VIA DEMO 8.

CORCOS: ANCORA CASSA INTEGRAZIONE



A CAUSA DI UNA ULTERIORE FORTE CONTRAZIONE DEGI ORDINI DI LAVORO, LA DIREZIONE AZIENDALE , HA COMUNICATO ALLA RSU LA RICHIESTA DI ULTERIORI 13 SETTIMANE DI CASSA INTEGRAZIONE  PER IL PERIODO CHE VÀ DAL  26/01/09  AL  25/04/09 ,PER 500 PERSONE A ZERO ORE.

L’AZIENDA GARANTISCE L’ANTICIPO DEGLI IMPORTI DI INDENNITÀ, E PER QUANTO POSSIBILE LA ROTAZIONE TRA LE LAVORATRICI/ORI COINVOLTI.

I DETTAGLI ILUSTRATI DALLA DIREZIONE AZIENDALE, SARANNO DISCUSSI, ASSIEME AD ALTRI ARGOMENTI DI INTERESSE GENERALE NEL CORSO DELLE ASSEMBLEE CHE SI TERRANNO  IL PRIMA POSSIBILE.

 

LUSERNA S.G. 22/01/09

 

LA RSU

 


martedì 20 gennaio 2009

Rischi interferenze nello stesso "teatro lavorativo": sentenza Cassazione Lavoro




La Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, con la sentenza del 7 gennaio 2009 n. 45 si è pronunciata sugli obblighi del datore di lavoro in caso di presenza sul luogo di lavoro di più imprese e quindi di gestione dei rischi da interferenze

 

Nella fattispecie oggetto del giudizio della Corte, "l'autocisterna condotta da Tizio stava effettuando operazione di riempimento di olio combustibile, per svuotamento di un oleodotto della società...



... Delta; le operazioni di trasferimento dell'olio erano effettuate da personale dipendente della Beta, secondo modalità tecniche disposte dalla Gamma; Tizio era salito sulla cisterna dell'autobotte per controllare il livello di riempimento dell'olio, quando la manichetta che collegava l'oleodotto all'autobotte si è staccata violentemente colpendolo in pieno viso, provocandogli danno oculare permanente".

La Suprema Corte ha confermato così la sentenza della Corte d'Appello che aveva stabilito "la responsabilità del datore di lavoro ex art. 2087 c.c. nel non avere accertato preventivamente se le modalità di svuotamento dell'oleodotto decise ed attuate da terzi potessero essere pericolose per Tizio, in relazione ai compiti assegnati al lavoratore ed alla posizione in cui si trovava al momento dell'infortunio." 

In particolare, "il giudice d'appello ha riconosciuto che il datore di lavoro di Tizio non avrebbe potuto interferire nella scelta delle modalità di esecuzione del lavoro, ma ha affermato che essa avrebbe potuto e dovuto vietare al dipendente di effettuare il lavoro in quella posizione, se avesse preventivamente accertato che le modalità di svuotamento dell'oleodotto stabilite dai terzi erano oggettivamente pericolose. La situazione di pericolo di Tizio derivava non solo dalla possibilità di caduta dall'alto, ma anche dalla vicinanza del tubo a pressione con il quale veniva caricato nella cisterna l’olio combustibile. E che tali modalità fossero pericolose è dimostrato dallo stesso infortunio: la tecnica utilizzata (iniezioni di azoto) ha determinato delle fuoruscite di gas che hanno strappato la manichetta che collegava l'oleodotto alla cisterna".

Dunque il principio sancito dalla Corte di Cassazione, che conserva la sua validità anche sotto l'attuale vigenza dell'art. 26 del D.Lgs. 81/08, è il seguente: "Ove lavoratori dipendenti da più imprese siano presenti sul medesimo teatro lavorativo, i cui rischi lavorativi interferiscano con l'opera o con il risultato dell'opera di altri soggetti (lavoratori dipendenti o autonomi), tali rischi concorrono a configurare l'ambiente di lavoro ai sensi degli articoli 4 e 5 D.P.R. 27 aprile 1955 n. 547, sicché ciascun datore di lavoro è obbligato, ai sensi dell'articolo 2087 Codice Civile, ad informarsi dei rischi derivanti dall'opera o dal risultato dell’opera degli altri attori sul medesimo teatro lavorativo, e dare le conseguenti informazioni e istruzioni ai propri dipendenti”. 

AG

Fonte amblav

Iniziato il Processo Thyssenkrupp.






Guariniello: "non processo esemplare ma un processo giusto". Riprenderà il 22 gennaio con le telecamere|

Iniziato a Torino il 15 gennaio, il processo Thyssenkrupp riprenderà il 22 gennaio 2009 con le telecamere perché è un caso "di rilevante interesse sociale ed è doveroso" permettere ai cittadini di seguirlo nel modo più completo. Il PM Guariniello: Non deve essere un processo esemplare ma un processo giusto

Il processo per le vittime nel rogo alla Thyssenkrupp riprenderà il 22 gennaio 2009 con la presenza di telecamere(dopo la prima udienza del 15 gennaio, ove non c’erano) perché è un caso "...


... di rilevante interesse sociale ed è doveroso" permettere ai cittadini di seguirlo nel modo più completo" : dice questo la prima ordinanza pronunciata dalla Corte d'assise di Torino nella causa contro i sei dirigenti della multinazionale per i sette morti del rogo del 6 dicembre 2007.

"Non deve essere un processo esemplare ma un processo giusto",
 ha spiegato a fine udienza il pm Raffaele Guariniello, che sostiene l'accusa con le colleghe Francesca Traverso e Laura Longo e che con una mossa senza precedenti ha contestato l'omicidio volontario (al solo amministratore delegato dell'azienda, Harald Espenhahn; gli altri rispondono di omicidio con colpa cosciente) per un incidente sul lavoro. Anche per questo ha detto "sì" alle telecamere in aula. 

"
 A differenza di recenti casi di cronaca - ha spiegato la Traverso - qui da parte del pubblico non c'é un'attenzione morbosa verso gli imputati, ma un legittimo interesse sui temi della salute e della sicurezza sul lavoro". 

"Con il nostro 'no'
 - ha ribattuto l'avvocato Ezio Audisio, dello staff difensivo - volevamo solo evitare che le pressioni mediatiche prendessero il sopravvento. Comunque apprezziamo la Corte, perché ha detto che prenderà degli accorgimenti opportuni". Il primo: tutte le telecamere saranno piazzate in un punto preciso dell'aula.

L'azienda - con l'avvocato Franco Coppi - si è inserita nella causa come responsabile civile; 54 operai, esclusi all'udienza preliminare per colpa del verbale di conciliazione firmato con la Thyssen krupp, hanno chiesto di aggregarsi al già sterminato elenco delle parti civili.
 
La difesa ha annunciato una questione di nullità che, se venisse accolta, costringerebbe la procura a rifare il capo d'accusa e a perdere diversi mesi.

(ANSA) - Red

lunedì 19 gennaio 2009

STRESS




Rapporto Istat sulla salute nei luoghi di lavoro. Circa un milione di occupati ritiene di essere sottoposto a manifestazioni di prepotenza e discriminazione. Più colpite le donne nella pubblica amministrazione

Sono 4 milioni 58 mila i lavoratori italiani che ritengono di essere esposti a rischi che potrebbero pregiudicare l'equilibrio psicologico. Il dato emerge dal rapporto Istat sulla "Salute sui luoghi di lavoro" pubblicato lo scorso dicembre. I fattori di rischio di tipo psicologico sono percepiti maggiormente fra le persone che lavorano nella sanità (26%), nei trasporti (24,6%) e nella pubblica amministrazione (23%). In particolare nella sanità e nella pubblica amministrazione le donne risentono in misura maggiore rispetto agli uomini di questi problemi. Tra i fattori di natura psicologica quello prevalente risulta il carico di lavoro eccessivo citato dal 14,5% degli occupati. Invece, le manifestazioni di prepotenza e discriminazione o di minacce o violenze fisiche sono avvertite da una quota più bassa seppur rilevante di lavoratori ma, se considerate in termini assoluti, riguardano nel caso di prepotenza e discriminazione oltre un milione di occupati.
Le donne, con il 5,4%, mostrano una maggiore esposizione degli uomini (4,1%) a fenomeni di prepotenza e discriminazione. Il dato è particolarmente rilevante per le donne che lavorano nella pubblica amministrazione, soprattutto per quanto riguarda le posizioni dirigenziali e quelle di più basso profilo (operaie e collaboratrici). Dal punto di vista della posizione professionale emerge il dato dei collaboratori che con il 6,6% mostrano il valore più alto per quanto riguarda i fenomeni di prepotenza e discriminazione, elemento che evidenzia la debolezza della loro posizione contrattuale.

In particolare i lavoratori che hanno sofferto di problemi di stress, depressione e ansietà dovuti all'attività lavorativa nel 2007 sono stati il 21% del campione (19,4% maschi e 21,6% di femmine). Si tratta del 39,2% dei dirigenti, del 29,1% degli impiegati e del 10,3% degli operai. I disturbi legati allo stress, depressione o ansietà assumono rilevanza in settori quali l'energia (40,5%), l'intermediazione finanziaria (34,4%), i servizi alle imprese (32,9%) e l'istruzione con oltre (31,7%). fonte: superabile

giovedì 15 gennaio 2009

Occhio! Il libro verde di Sacconi sta per diventare bianco




Di Leo Ceglia segretario Cgil Como


Stato sociale addio . Sembra essere questo l’obbiettivo che il Ministro Sacconi intende perseguire nelle linee programmatiche esposte nel Libro Verde apparso sul sito del Ministero il 25 Luglio 2008. Libro verde che sta per diventare Bianco : <<>> si chiamerà . Esso guiderà l’azione di Governo fino a fine legislatura in materia di lavoro , previdenza , sanità , politiche sociali. 
I mesi che ci separano dalla pubblicazione del Libro verde dovevano servire ( 3 mesi ) ad una consultazione on line aperta a chiunque avesse voluto presentare osservazioni e offrire il proprio contributo , dalle parti sociali alle istituzioni locali e nazionali fino al singolo individuo ( la CGIL ha presentato un corposo e puntuale documento il 23 ottobre 2008 e il suo giudizio è inappellabile : il libro verde è per essa <> ) . 
Quel che un tempo si chiamava concertazione e/o confronto con le parti sociali è divenuto “ascolto on line a senso unico” ( tale “ascolto” infatti verrà insindacabilmente e unilateralmente portato a sintesi dal Ministro ed andrà a comporre il Libro Bianco che , potete giurarci ,avrà di differente dal verde originario solo il colore.). 
Il Libro Verde (24 pagine) compie una duplice operazione : nel testo espone un corpus culturale ed ideologico , una “visione” la chiama il Ministro , sul futuro del modello sociale che egli immagina necessario a partire dalla insostenibilità economica dell’attuale modello (richiamata sommariamente e con dati facilmente contestabili) . Con domande retoriche poi prefigura i cambiamenti concreti che adotterà sui vari temi del lavoro , della sanità , previdenza , politiche sociali ecc. 
Vediamo prima il corpus ideologico e culturale . 
Le parole chiavi sono : persona , famiglia , sussidiarietà . Ecco come vengono declinate: 
<<>>. 
Pensiamo che basti . Qui in Lombardia il “modello” della sanità formigoniana ci reso familiare questo linguaggio e l’ideologia che lo sorregge. Ora questo “modello” lo si vuole esportare in tutto il Paese e si pensa di estenderlo a tutti i temi che compongono il Welfare . 
Qual’è la forza culturale di questo “modello” ? E’ quella del primato della cultura cattolica su tutte le altre culture del Paese . Proviamo a spiegarci . 
Nella nostra Costituzione , all’articolo 3 , secondo comma , troviamo scritto: 
<<>> 
Concentrate la vostra attenzione inizialmente su tre parole : cittadini , persona , lavoratori . Tre parole tre culture si potrebbe dire . La parola cittadino a fondamento della cultura liberale , persona a fondamento di quella cattolica , lavoratore a fondamento della cultura socialista e comunista . 

Tre parole che però indicano il medesimo soggetto, il destinatario dei compiti della Repubblica nei suoi confronti : quelli di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la sua libertà e uguaglianza , il suo pieno sviluppo come persona umana , la sua partecipazione alla vita complessiva del Paese . Queste tre culture hanno pari dignità nella nostra Costituzione . E su questo articolo si è edificato il Welfare che abbiamo , nella legislazione sul lavoro , su quella previdenziale , sanitaria , ecc. 
La cultura formigoniana accolta da Sacconi mette in secondo piano la cultura liberale e quella del lavoro. Esalta invece quella cattolica che fa perno sulla persona . Ne consegue che i diritti e i doveri del cittadino e del lavoratore nei confronti dello Stato , e viceversa , quasi scompaiono nel loro nuovo lessico . 
Il lavoratore ad esempio diviene “collaboratore”: <<>> , si chiede retoricamente il Libro verde a pag. 23. 
Con questa nuova cultura del rapporto capitale - lavoro , dove il lavoratore si trasforma in collaboratore dell’imprenditore , si cancellano due secoli di storia del movimento operaio e la cultura del conflitto e della azione collettiva come necessaria al mondo del lavoro , nei rapporti di produzione , per accorciare e ridurre la disparità tra chi detiene i mezzi di produzione e chi possiede solo la forza lavoro . Quella storia cioè che con le lotte del movimento operaio ha portato la democrazia, lo sviluppo economico e il benessere nell’occidente e nel mondo. 
Tutto cancellato . Il lavoratore è prima di tutto una singola persona . Che deve collaborare con il suo datore di lavoro e smetterla di rivolgersi al sindacato per risolvere i suoi problemi ( questa cultura ha già fatto passi da gigante nel nostro Paese , dove il tessuto produttivo è costituito quasi interamente da piccole e piccolissime imprese : è il modello nord-est inteso non come luogo geografico ma come metafora del declino della cultura e della forza del movimento operaio e delle forze politiche che ad esso si ispiravano). 
Non troverete mai nel testo neppure le parole <<>> che del Welfare che conosciamo sono la qualificazione più pertinente riguardo al rapporto tra Stato e cittadino. 
La rimozione della “miscela culturale” che informa la nostra Costituzione e l’affermazione del primato della cultura di ispirazione cattolica ha le conseguenze logiche e dirette sulle proposte concrete del nuovo modello sociale che Sacconi intende perseguire in questa legislatura . 
Così non sarà più la Repubblica ( il pubblico , lo Stato ) a garantire i diritti di cittadinanza su lavoro, mercato del lavoro , sanità , previdenza , assistenza , formazione professionale , scuola (università , superiori-medie-elementari-asili-materne ) ( in questo caso i ministri competenti sono Gelmini e Tremonti,ma ciò non cambia in nulla quel che stiamo dicendo ) . 
No , il pubblico deve fare un passo indietro ( tanto più che le risorse sono scarse e l’inefficienza la fa da padrona con tutti quei fannulloni che vi lavorano) . 
Il pubblico è uguale al privato e anzi il privato è meglio . Il pubblico deve limitarsi a compiti di regia e indirizzo e programmazione, poi sul libero mercato sussidiarizzato, privato e/o privato sociale, la persona , responsabilmente , libera di scegliere , provvederà a selezionare il servizio che più la soddisfa . 
Vediamo allora secondo questa logica, tema per tema , quali provvedimenti prefigura Sacconi nelle sue domande retoriche . Cominciamo dal lavoro . Qui il Libro Verde è già diventato Bianco . Nei DL (93, 97,112) poi divenuti Leggi questa estate e nella finanziaria si trovano diversi provvedimenti che hanno già modificato l’esistente e che erano tutti richiamati nel Protocollo del 23 luglio 2007 , trasformato in L. 247/07 . Parliamo delle modifiche al contratto di lavoro a tempo determinato , delle modifiche all’apprendistato , della riforma al processo di lavoro , della cancellazione dei processi di stabilizzazione dei precari , ecc. Con il plauso della Confindustria che pure quegli accordi aveva sottoscritto – vergogna!- ( i dettagli su tali provvedimenti li trovate in un altro articolo nel giornale ) . Sacconi su lavoro e mercato del lavoro intende procedere ad una completa deregolamentazione , perché nella logica della complicità del collaboratore d’impresa con l’impresa stessa , e il sottinteso primato di quest’ultima , il collaboratore non deve avere diritti che possono indurre al conflitto ( art. 18 compreso ) . Quanto ai contratti Sacconi ha da un lato sposato interamente la proposta di Confindustria ( le sanzioni a senso unico verso i sindacati sono assai indicativi della nuova “visione” culturale sul rapporto capitale – lavoro ) e Brunetta dal canto suo gli da una mano . 
Su questa impostazione culturale si è completamente sdraiata la CISL . 
La CISL ottiene via libera sugli Enti Bilaterali su mercato del lavoro, certificazione del contratto di lavoro , integrazione al reddito , formazione ecc ) . 
Sulla sanità sono già previsti tagli per 7,5 MLD di euro . La persona naturalmente , responsabilmente , dovrà nel nuovo modello sociale provvedere in tempo a forme di sanità integrativa ( anche qui Enti Bilaterali ). Idem per la previdenza che ha già visto stracciati gli accordi del 23 luglio sulla rideterminazione dei coefficienti relativamente alla copertura per i precari del 60% del cosiddetto tasso di sostituzione. Si prevede anche un ennesimo innalzamento dell’età pensionabile ( anche per le donne questa volta ). Quanto alla assistenza si è già provveduto al taglio di 270 milioni di euro al <> e non si fa alcun cenno al <> e, i tagli ai trasferimenti agli Enti Locali, si tradurranno in minori servizi( forse, nella logica apologetica della famiglia , solo quella d.o.c. s’intende , si crede di restituirle per questa via(l’assistenza casalinga) quella centralità lamentata come perduta . 
Alla scuola come sappiamo ci hanno pensato Gelmini e Tremonti . 
Indicativo poi è il tema dell’immigrazione . Neanche una parola . Per loro niente politiche di accoglienza e integrazione ( anche questo è welfare! ) . A loro ci pensa Maroni che da Ministro degli Interni leghista saprà lui come meglio accoglierli . 
Indicativo anche quel che ha già fatto Tremonti sui “poveri”. Per essi un provvedimento compassionevole e certificato e offensivo ; questo è la “social card” di Tremonti per gli anziani che hanno meno di 500 euro al mese. 
Non c’è che dire , un vero mutamento : dal Welfare universalistico e dei diritti di cittadinanza al Welfare privatistico e della “autoresponsabilità” della persona. 
Per la CGIL un progetto inaccettabile.
 
22/12/2008

martedì 13 gennaio 2009

SPORTELLO PER LA TUTELA DEI DIRITTI DEGLI ANZIANI CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI




PUBBLICHIAMO CON PIACERE IL COMUNICATO DI QUESTA INIZIATIVA DEI COMPAGNI DELLO SPI

                        LO SPI CGIL  DI PINEROLO, INFORMA CHE E’ APERTO

A PINEROLO – VIA DEMO, 8

 

UNO SPORTELLO PER LA TUTELA DEI DIRITTI DEGLI ANZIANI CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI

 

Le cure sanitarie sono un diritto per tutti, anche per gli anziani non autosufficienti e i malati di alzhaimer. Ma spesso sono le famiglie che si fanno carico dei loro anziani e garantiscono, a volte con grandi sacrifici, assistenza e cura, senza supporti assistenziali adeguati da parte di ASL,  Comuni e Consorzi (a cui avrebbero diritto).

 

Quando questo compito diventa troppo pesante e la famiglia non riesce più a farsene carico, non potendo aspettare anche più di due anni un posto in struttura per anziani RSA, ricorre al ricovero in cliniche o case di riposo private, pagando di tasca propria rette molto onerose.

 

Molte volte il diritto alla cura non viene esercitato perché non si sa cosa chiedere e a chi rivolgersi, non si conoscono le opportunità di cui si potrebbe usufruire per risolvere o ridurre il disagio legato alla malattia o alla ridotta autonomia.

 

Anche a Pinerolo – Via Demo. 6 -  è attivo uno sportello dei diritti

 

v Per rispondere ai bisogni informativi sulla materia della salute degli anziani;

v Per aiutare a fronteggiare problemi, ritardi, abusi, inadempienze di istituzioni pubbliche e private nei confronti di persone anziane non autosufficienti e/o i loro familiari;

v Per fornire metodologie e strumenti per garantire la continuità dell’assistenza sanitaria, a partire dalle dimissioni degli ospedali.

 

Lo sportello rispetta i seguenti orari:

 

Lunedì    ore 15.00’ – 17.00

Mercoledì    ore   9.00  - 12.00

 

Per problemi urgenti ed indifferibili, telefonare ai seguenti numeri:

0121.322948; 0121.78663; 0121.73813

domenica 11 gennaio 2009

AMMORTIZZATORI SOCIALI: 1 DIPENDENTE SU 2 E’ SENZA


BORTOLUSSI: “Estendere le garanzie anche per questi lavoratori senza nessun aggravio per lo Stato e le imprese

Assieme ai precari sono i lavoratori più a rischio. Stiamo parlando degli oltre  7 milioni di dipendenti del settore privato (precisamente 7.141.300 pari al 50,9% del totale dei dipendenti italiani escluso il pubblico impiego) che nel caso l’azienda li espella non hanno nessuna misura di sostegno al reddito (come ad esempio la cassa integrazione ordinaria o straordinaria). A stimare il numero di questo esercito di impiegati, operai, magazzinieri, autisti, camerieri, commessi, etc.,  senza sicurezze è la CGIA di Mestre che ne ha elencato anche i settori di appartenenza. A guidare il gruppo per numerosità è il settore dei servizi. In questo comparto ci sono 2.336.400 lavoratori dipendenti. Seguono gli occupati del commercio alle dipendenze di aziende con meno di 200 dipendenti che sono 1.968.000, quelli dell’artigianato (con l’esclusione dei lavoratori edili che usufruiscono della Cigo) pari a 889.500, gli addetti alle dipendenze di alberghi e ristoranti pari a 870.000, i lavoratori del credito/assicurazione pari a 544.400 unità e quelli delle comunicazioni (338.100 dipendenti). Chiudono la classifica i trasporti con 194.800 dipendenti. “In questi giorni, giustamente, ha suscitato grande preoccupazione il forte aumento della  cassa integrazione registrato nello scorso mese di dicembre – esordisce Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – Peccato che in Italia ci sia un esercito di oltre 7 milioni di dipendenti che non hanno nemmeno quella e nel caso la propria azienda, per le difficoltà economiche in atto, li allontani si trovano senza garanzie e senza nessuna copertura salariale. Sono dei veri e propri lavoratori invisibili che quando stanno a casa non se ne accorge nessuno. Per questo – prosegue Bortolussi – chiediamo al Governo di intervenire e di mettere mano a questa materia e, senza spese per lo Stato o con una spesa davvero minima, estendere le garanzie a tutti i lavoratori, senza, nel contempo, gravare di nuovi pesi le aziende in questo momento difficile. Si tratta, infatti, di riallocare risorse, che in gran parte già ci sono, mettendole dove oggi è più urgente e necessario”.

Le esperienze a cui attingere sono, secondo la CGIA di Mestre, quelle degli Enti bilaterali che, soprattutto in Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, ma, in verità, in quasi tutta l’Italia, sono e continuano ad essere un’esperienza di successo. In molte parti d’Italia, attualmente, imprese artigiane e loro dipendenti versano un contributo mensile che va a costituire un fondo comune di categoria gestito dalle parti sociali (per i metalmeccanici l’importo è di 9 € per ciascun dipendente) che eroga, su richiesta, sussidi per la sospensione dal lavoro, assistenza sanitaria e famigliare, etc. L’idea, chiaramente da perfezionare, sarebbe quella di ricapitalizzare questo fondo attingendo a vari programmi e contributi europei e, magari, con parte del ricavato della trattenuta dello 0,30% “in busta paga” che, attualmente, viene destinata alla formazione continua e con altri fondi da individuare. Estendendo l’operazione su tutto il territorio nazionale si potrebbe creare un ombrello protettivo per molte categorie di lavoratori che attualmente sono scoperte da queste garanzie.

                    

STIMA DEI DIPENDENTI PRIVATI CON O SENZA AMMORTIZZATORI SOCIALI

 

 

 

 

(settembre 2008)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

dati in migliaia

Inc. %

Ammortizzatori

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Agricoltura

451,1

3,2

CIGO-CIGS

 

 

 

Industria in senso stretto

3.431,8

24,5

CIGO-CIGS

 

 

 

Costruzioni

1.273,9

9,1

CIGO

 

 

 

Commercio (imprese con più di 200 dip.)

148,4

1,1

CIGS

 

 

 

Servizi alle imprese

988,3

7,0

CIGS

 

 

 

Trasporti (con più di 15 dipendenti)

584,4

4,2

CIGO-CIGS

 

 

 

TOTALE DIPENDENTI CON AMMORTIZZATORI

6.877,9

49,1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Commercio (imprese con meno di 200 dip.)

1.968,0

14,0

NO

 

 

 

Artigianato sotto i 15 dip. (esclusa l' edilizia)

889,5

6,3

NO

 

 

 

Alberghi e  Ristoranti

870,0

6,2

NO

 

 

 

Trasporti (imprese con meno di 15 dipendenti)

194,8

1,4

NO

 

 

 

Comunicazioni

338,1

2,4

NO

 

 

 

Credito e Assicurazioni

544,4

3,9

NO

 

 

 

Altri servizi

2.336,4

16,7

NO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TOTALE DIPENDENTI SENZA AMMORTIZZATORI

7.141,3

50,9

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TOTALE DIPENDENTI SETTORE PRIVATO

14.019,2

100,0

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dipendenti Pubblica amministrazione

3.630,6

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TOTALE DIPENDENTI

17.649,7

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Elaborazione Ufficio Studi CGIA di Mestre su dati ISTAT e INPS