lunedì 28 settembre 2009

Inps, un milione di disoccupati


Sebbene si registrino i primi segnali di ripresa, le ricadute occupazionali della crisi continuano a farsi sentire. Stavolta a chiarirlo è stata l’Inps: in un anno l’istituto ha liquidato quasi un milione di domande di disoccupazione. Il dato si rifesce al periodo agosto 2008 – luglio 2009 ed è stato fornito oggi (28 settembre), portando a +52% i disoccupati rispetto all'anno scorso. Nella sua relazione in occasione della presentazione dell'attività e dei risultati dell'Istituto, il presidente e commissario straordinario Antonio Mastrapasqua ha chiarito poi che le domande di disoccupazione sono state effettivamente 1.172.000, mentre ne sono state liquidate 984.286, per un importo medio annuo corrisposto di circa 5.292 euro.

Nel corso degli ultimi 12 mesi, però, anche la cassa integrazione è schizzata verso l'alto. Le ore autorizzate di cig hanno superato quota 615,5 milioni, mettendo a segno un aumento complessivo del 222,3%, rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente. Antonio Mastrapasqua, ha poi affermato che nel totale la cassa integrazione ordinaria ha registrato un incremento del 409,4% (408.919.363 ore), mentre la cassa integrazione straordinaria e' balzata dell'86,7%, a 206.635.533 ore.

Dopo le stime rese note dai sindacati che hanno più volte lanciato l’allarme occupazione, arrivano dunque dati ufficiali della previdenza sociale. 'La sfavorevole congiuntura economica che il Paese ha dovuto affrontare in questi mesi - si legge nella relazione - ha riversato sulle casse e sugli uffici dell'Inps la responsabilità di sostenere i lavoratori in difficoltà. Le ore autorizzate per i trattamenti di integrazione salariale hanno subito un massiccio incremento'. L'Inps in questo periodo ha comunque retto, mettendo a segno 'una serie di innovazioni organizzative che hanno prodotto effetti sensibili sui conti dell'Istituto'. Si registrano, infatti, maggiori entrate e minori uscite, che sommate 'sfiorano i 4 miliardi di euro'.

Di questi, però, oltre 1,5 miliardi di euro arrivano dai contributi recuperati dalla lotta al lavoro nero nei primi 365 giorni di gestione Mastrapasqua. L'aumento rispetto all'anno precedente e' significativo: 24,53 milioni di euro in più. La riforma dell'istituto previdenziale ha inoltre consentito una razionalizzazione dei tempi di erogazione delle invalidità civili: grazie al fascicolo elettronico, l'Istituto stima di abbassare i tempi di erogazione da 345 a 120 giorni, accertando così la data di visita per i richiedenti. Il risparmio stimato sarà di circa 100 milioni di euro.

28/09/2009 12:19

fonte:rassegna.it

sabato 26 settembre 2009

La risposta di un delegato della FLAI alla lettera di Mattioli a Cremaschi



Leggendo la lettera aperta di Antonio Mattioli rivolta a Giorgio Cremaschi, dopo aver quest’ultimo pubblicato una nota su l’appena rinnovato CCNL degli alimentaristi sul sito delle Rete 28 Aprile, è evidente dal linguaggio adoperato da Mattioli che Cremaschi abbia colpito nel segno e affondato il compagno segretario nazionale Flai. Infatti, Il coordinatore nazionale della Rete nella sua nota spiega con toni tranquilli l’ambiguità del CCNL appena firmato unitariamente da Fai-Flai e Uila, mentre riceve da Mattioli una risposta isterica e chiaramente offensiva nei suoi confronti.
Per quanto riguarda la parte economica ci sono da fare un paio di precisazioni su quanto affermato da Mattioli:
1] Mattioli afferma che il contratto ha durata triennale, ma in realtà non è cosi perché avrà una durata di quaranta mesi e non di trentasei, quindi il CCNL durerà quattro mesi in più rispetto a ciò era stato proposto ai lavoratori durante la presentazione della piattaforma. Mattioli parla anche di un’approvazione dei lavoratori della suddetta piattaforma con voto segreto, a questo punto verrebbe da domandare ad Antonio se è proprio cosi, si curo che il 90% dei lavoratori abbia espresso il proprio voto in modo segreto?
2]L’incremento economico spiega Mattioli, sarà di 142€ al parametro 137 di cui 116,44~, erogati nel primo biennio (biennio precedente di 108 €), pari all’8,02%, a fronte di un’Ipca del 5,62% questo è quanto si è riusciti ad ottenere durante la trattativa, il Mandato dei lavoratori va ricordato al compagno segretario Flai che era di 173€ in trentasei mesi, si è ottenuto meno e non di più. A questo punto è d’obbligo ricordare a tutta la segreteria nazionale che i 142€ sono destinati a quei lavoratori che già hanno una buona qualifica professionale e che di conseguenza si ritrovano ad avere degli stipendi più alti rispetto a chi ha una qualifica più bassa e il reddito inferiore, il parametro 137 si riferisce alla qualifica di 3° livello. Mattioli tu ti rendi conto che il 3° livello oggi è un livello quasi irraggiungibile per i lavoratori? Troppo spesso la carriera di un lavoratore si ferma al 4° livello e non va oltre e per rimediare a ciò qualche RSU propone livelli intermedi tra il 3° e il 4° livello, quindi quei 142€ andranno a pochissimi lavoratori, la stragrande maggioranza riceverà molto meno, sei d’accordo o no?
Invece per quanto riguarda la parte normativa è da dire che la flai non ha discusso per nulla con i lavoratori o con i delegati di questi argomenti, poiché spesso ai direttivi sia provinciali sia regionali fino ad arrivare al nazionale la discussione è avvenuta tra l’apparato della categoria e i membri della delegazione trattante e non tra i delegati che vi si trovavano nei vari direttivi. Questa mancanza viene giustifica dal fatto che per la categoria lo spostamento di questi ha un costo troppo oneroso per le proprie possibilità. In conclusione Mattioli farebbe bene a mettere da parte la sua arroganza e magari molto umilmente sarebbe opportuno che si rapportasse di più con i delegati o i lavoratori che svolgono il proprio lavoro all’interno di quei luoghi dove spesso, anzi troppo spesso, sono costretti a confrontarsi con situazioni molto dure e a toccare con mano l’asprezza e la dura realtà della lotta. Mi permetto di consigliare al compagno Mattioli di andare a visitare uno di quei Macelli del gruppo Cremonini, cosi da toccare con mano la realtà in cui oggi i lavoratori sia italiani sia stranieri sono costretti ad affrontare per quattro soldi e che per giunta ancora oggi si vedono negati il rinnovo del proprio CCNL di lavoro.
Cordiali saluti
Antonino Grimaldi – Lavoratore e delegato sindacale FLAI

fonte:rete28APRILE

CCNL alimentaristi - Lettera di Antonio Mattioli


Lettera aperta a Giorgio Cremaschi

Ho letto attentamente le tue dichiarazioni in merito al rinnovo del Contratto Nazionale dell’Industria Alimentare e la prima domanda che mi sono fatto è quale testo hai letto.
La seconda domanda è quale finalità hai nel momento in cui ti attingi a sbadilare liquame sulle categorie e sui compagni, assurgendo al ruolo di giudice, o se preferisce da professore che corregge i compiti con la biro rossa o blu a seconda dei casi, mistificando la realtà ed i contenuti degli accordi.
La terza domanda è se non ti sei ancora reso conto che la “battaglia politica” passa dal confronto di merito che, a volte, prevede anche il riconoscimento delle cose ben fatte.
Lascio le risposte a chi leggerà o ascolterà.
Anche se farai fatica a capire, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, provo a rispondere nel merito.
La durata triennale del contratto è patrimonio delle richieste della categoria dal 2004 ed era presente nella piattaforma, che tu avevi contestato, approvata per voto segreto dal 90% dei lavoratori alimentaristi.
Il Contratto decorre dal 1° Ottobre 2009 e scade il 30 Settembre 2012 con gli aumenti che decorrono dal 1° Giugno 2009 e le mensilità comprese da Giugno e Settembre verranno erogate in un'unica soluzione con la mensilità di Ottobre, stessa soluzione del rinnovo del 2005, dove tu non avevi detto nulla.
L’incremento economico del contratto è di 142€ mensili, di cui 116,44 erogati nel primo biennio (superiore al biennio precedente di 108 €), pari all’8,02%, a fronte di un’Ipca del 5,62%.
La certezza delle scadenze è indicata nel contratto ed è affidata alla negoziazione la copertura dell’eventuale ritardo del rinnovo, così come è prassi della categoria dal ’99.
Il valore punto è stato adeguato e passa dall’attuale 17,70€ ai 19,12€ nel 2012, da utilizzare per il prossimo rinnovo, mettendo in questo modo un paletto, anzi un pilastro, sulla garanzia economica per il futuro.
La moratoria per gli scioperi non prevede alcun allungamento alla presentazione della piattaforma, così come prevedono altri contratti o invii di piattaforma come nel caso della categoria alla quale appartieni.
La contrattazione aziendale è confermata e si sperimenterà la contrattazione di filiera, di settore o macroarea, acquisendo un’esperienza che storicamente è presente nell’alimentazione industriale ed ottenendo un risultato politico importante dopo che da quattro rinnovi la stavamo richiedendo.
L’ultrattività dei contratti integrativi in scadenza è di un massimo di 12 mesi con la certezza dell’erogazione del premio; abbiamo utilizzato la stessa formula inserita nel contratto dopo l’accordo del ’93, per l’adeguamento della nuova durata del contratto.
Abbiamo “eliminato” la formula della “totale variabilità” prevista nei CCNL precedenti.
L’Ente Bilaterale era presente nei contratti precedenti ed era collegato alla formazione con i relativi finanziamenti: ne abbiamo esteso le competenze alla ricerca, ed all’integrazione al reddito per le lavoratrici ed i lavoratori che utilizzano la maternità facoltativa facendola “pagare” alle imprese.
Il fondo sanitario integrativo è presente in diversi contratti di gruppo o aziendali dell’alimentazione ed averlo strutturato a livello nazionale, con i costi completamente a carico delle aziende, mi sembra un buon risultato, o no?
I lavoratori valuteranno per voto segreto nelle assemblee l’ipotesi di accordo, così come è successo per la piattaforma: questa “prassi” democratica è patrimonio della categoria.
Come vedi Giorgio quanto abbiamo definito è in linea con i documenti congressuali ed i disposti dei direttivi della Cgil e non ha nulla a che fare, come la piattaforma, con l’accordo separato del 22 Gennaio: mi permetto di affermare che è stato smontato unitariamente nei fatti se consideri anche la totale assenza di deroghe.
Ti invito a rispettare l’intelligenza delle compagne e dei compagni della delegazione trattante che sono, a pieno titolo, parte integrante della Cgil.
Voglio davvero sperare che tu abbia “sbagliato” la valutazione di merito perché hai letto qualche documento che non c’entra nulla con il rinnovo del CCNL; se così non fosse il problema è serio, ed è un problema del quale l’intera confederazione deve farsene carico.
E’ inaccettabile la mistificazione della realtà solo per ottenere visibilità.
Un obiettivo l’hai raggiunto; ancora una volta si parlerà di te.
Ci vediamo a congresso, adesso l’unica cosa che mi interessa è il giudizio dei lavoratori e della confederazione.

Antonio Mattioli
Segretario Nazionale Flai

fonte:rete28APRILE

Alimentaristi: un accordo complessivamente peggiorativo


La firma di un contratto nazionale richiede sempre giudizi approfonditi, che si riferiscano ai testi e non solo alle dichiarazioni della prima ora o alle cifre degli aumenti salariali. Dalla lettura del testo è evidente che l’accordo degli alimentaristi applica, seppur con delle omissioni, il sistema contrattuale definito dell’accordo separato del 22 gennaio. Non lo dichiara esplicitamente, ma lo fa in concreto su punti decisivi. E’ vero che non c’è alcun riferimento a possibili deroghe al Ccnl, ma è altrettanto vero che ogni riferimento contrattuale all’accordo del 23 luglio del ’93 viene meticolosamente cancellato e le procedure dell’accordo del 22 gennaio vengono in gran parte recepite. (...)

Infatti:

1. si accetta la decorrenza triennale del contratto nazionale e, in questo caso, addirittura la si fa slittare di quattro mesi, per una durata effettiva di 40 mesi del nuovo contratto. L’aumento salariale è quindi corrispondente a questa durata e, in quanto tale, molto inferiore a quello ottenuto dalla stessa categoria degli alimentaristi nel precedente rinnovo biennale.
Nell’accordo non si fa riferimento all’Ipca, ma si rinuncia anche a qualsiasi clausola di garanzia per adeguare i salari a un’inflazione più alta di quella considerata nell’accordo. I tre e più anni diventano quindi a totale rischio dei lavoratori. Non c’è alcuna certezza sulle decorrenze, anzi si dice esplicitamente che nel caso di allungamento dei tempi contrattuali si userà l’una tantum per coprire i ritardi. Viene abolita l’indennità di vacanza contrattuale. Infine, si recepisce dall’accordo separato il nuovo periodo di moratoria per gli scioperi, che così passa da quattro a ben sette mesi.

2. La contrattazione aziendale viene limitata qualitativamente e quantitativamente. Qualitativamente perché il salario contrattato aziendalmente è esclusivamente quello variabile. Con una clausola aggiuntiva, che subordina il premio alla possibilità di esenzioni fiscali dal governo. Che a questo punto diventa colui che decide sulla struttura dei premi. Inoltre, c’è il congelamento del valore dei premi aziendali, che può durare da dodici mesi a due anni, a seconda della scadenza degli accordi. Quindi anche i lavoratori delle aziende dove scadono i premi, dovranno aspettare almeno un anno prima di poterli aumentare. Paradossalmente, il sistema che doveva favorire la contrattazione aziendale, la inibisce per gran parte della durata della prossima vigenza contrattuale. Contrariamente alle dichiarazioni non c’è nessuna estensione della contrattazione, né a livello territoriale, né in altro modo. Tutta questa materia è affidata allo studio del nuovo Ente bilaterale, senza alcuna ricaduta reale sulla prossima contrattazione.

3. Vengono istituiti l’Ente bilaterale, che prima non c’era, con apposito finanziamento e anche il fondo sanitario integrativo di categoria, anche questo finanziato dalle aziende. Questi sono istituti auspicati dall’accordo separato sul sistema contrattuale ed esaltati da una parte del governo e del sindacato.

I lavoratori valuteranno il risultato salariale, purtroppo ancora una volta senza referendum, anche alla luce della crisi, anche se il settore alimentare non è certo in difficoltà come l’industria metalmeccanica o il tessile. Ma il giudizio di un contratto normativo non può fermarsi ai soldi. In ogni caso sul piano normativo è evidente che l’accordo è semplicemente un peggioramento complessivo del precedente accordo del 23 luglio. Si capisce allora perché gli industriali hanno tanto sostenuto la necessità di superare quell’accordo, che pure ha prodotto scarsi risultati per i salari dei lavoratori. Il nuovo sistema riduce ancora il peso del salario fisso e nazionale, ma invece che estendere la contrattazione aziendale, la limita ancora più di prima. Si è partiti da un giusto giudizio critico sull’accordo del 23 luglio ’93, che avrebbe dovuto essere migliorato e invece lo si riscrive peggiorandolo. Si riducono gli spazi di contrattazione e l’unica vera contropartita dell’accordo è costituita dall’istituzione dell’Ente bilaterale e dalla sanità integrativa. Lo scambio è quindi tra riduzione della contrattazione e incremento della funzione di servizio dei contratti dei sindacati. La Cgil si è, nel passato, pronunciata contro questo scambio, ma almeno in questo caso si è cambiata idea. Quello che non è accettabile è che lo si faccia senza dirlo. Se si vuole sceglie di ridimensionare la contrattazione a favore degli Enti e dei fondi, bisogna dirlo e discuterlo apertamente. In ogni caso noi restiamo contrari a questa scelta e non sarà questo accordo a farci cambiare idea.

Giorgio Cremaschi

Roma, 23 settembre 2009

fonte rete28APRILE

venerdì 25 settembre 2009

Dalla "rivoluzione" al flop. Abrogate in sordina le norme "antifannulloni" di Brunetta


Era stata presentata come l'arma finale contro i "fannulloni" della pubblica amministrazione, la attesa "rivoluzione" nella pubblica amministrazione. E sulle norme che dovevano "inchiodare" gli impiegati alla loro scrivania il ministro Brunetta aveva costruito la sua popolarità. Peccato che in gran sordina, con un decreto legge del luglio scorso, già convertito in legge, quelle norme siano sparite. Prevedevano disposizioni penalizzanti per gli impiegati pubblici, tra le quali indennità di malattia ridotta, e fascia di reperibilità per i dipendenti in malattia estesa praticamente a tutta la giornata (con un'unica 'ora d'aria' dalle 13 alle 14). Peccato che fossero chiaramente incostituzionali e che quindi il governo ha pensato di togliere di mezzo i presupposti di un'altra figuraccia.

Le fasce orarie di reperibilità sono tornate due di due ore ciascuna, la certificazione medica è stata nuovamente affidata al medico convenzionato, e sono state abrogate alcune delle norme che prevedevano penalizzazioni economiche. I sindacati si chiedono ora come mai è stata data tanta pubblicità alle norme di Brunetta e nemmeno una notizia sulla penosa marcia indietro dello stesso ministro. Verrebbe da dire: è la stampa bellezza.

Secondo i sindacati il provvedimento era ampiamente incostituzionale. La Cgil: "Tanto rumore per nulla". Con l'aggravante che dopo tanti annunci mediatici, non è in campo nessuna vera norma per far funzionare meglio la Pubblica amministrazione.

25 settembre 2009

fonte :www.unita.it

giovedì 24 settembre 2009

Alimentaristi: rinnovato CCNL, aumentato salario di 142 euro


Da lunedì prossimo partiranno le assemblee in tutti i posti di lavoro durante le quali l'ipotesi di rinnovo sarà illustrata ai lavoratori e sottoposta a voto certificato

A quattro mesi dall'avvio delle trattative, dopo un negoziato durato 24 ore e dopo 16 ore di sciopero svolte nel mese di agosto in tutti i posti di lavoro, FAI-CISL, FLAI-CGIL, UILA-UIL e Federalimentare hanno raggiunto l'accordo per il rinnovo del CCNL dell'industria alimentare, che interessa circa 450.000 lavoratori. L'incremento salariale è di 142 euro e sarà erogato attraverso quattro tranches con decorrenza dal 1 giugno 2009, la prima delle quali del 32%. Il contratto avrà una durata triennale.

Il rinnovo del contratto è in linea con la piattaforma unitaria approvata dal 90% dei lavoratori, non presenta deroghe contrattuali e punta allo sviluppo e alla tutela dei diritti individuali e collettivi dei lavoratori attraverso un lavoro di rafforzamento della parte normativa ed in particolare dei capitoli che riguardano la sicurezza sul lavoro, la formazione e le pari opportunità. E' stato, inoltre, costituito un fondo sanitario integrativo del valore di 10 euro per lavoratore che sarà a totale carico del datore di lavoro.

“Il risultato ottenuto è straordinario” – ha dichiarato il Segretario generale della FLAI-CGIL Stefania Crogi - “perché abbiamo consegnato ai lavoratori dell’industria alimentare un aumento salariale che consente il pieno recupero del potere d’acquisto e perché abbiamo rinnovato il contratto utilizzando un indice negoziale”. “Siamo riusciti a raggiungere questa importante intesa in modo unitario” – ha concluso il Segretario generale della FLAI-CGIL – “dimostrando che è ancora possibile rinnovare tutti insieme i contratti di lavoro e per questo confidiamo che quanto accaduto possa segnare l’immediato ritorno a stagioni contrattuali corrette e di merito e che si ripensino quegli accordi separati che servono solo a dividere i lavoratori, a contrapporre le Organizzazioni sindacali e ad inasprire il conflitto sociale nel nostro paese”.

"Giudizio positivo" anche della segreteria nazionale della CGIL. E' una nota del sindacato di Corso d'Italia a commentare così l'accordo unitario raggiunto da FLAI, FAI e UILA valutando le soluzioni individuate come "coerenti con l'impostazione da sempre sostenuta dalla CGIL''.

''Il rinnovo del CCNL dell'industria alimentare – prosegue la nota - prevede un aumento minimo contrattuale del 7,3%, che rappresenta un reale incremento delle retribuzioni oltre l'inflazione prevista. Esclude, inoltre, la derogabilità degli istituti e delle normative del contratto nazionale''.

''Il giudizio conclusivo sull'accordo va ora affidato al voto delle lavoratrici e dei lavoratori, confermando così il percorso democratico che ha caratterizzato tutta la vertenza'', conclude la nota.

Da lunedì prossimo partiranno le assemblee in tutti i posti di lavoro durante le quali l'ipotesi di rinnovo sarà illustrata ai lavoratori e sottoposta a voto certificato.

fonte Cgil.it

martedì 22 settembre 2009

GOMMA /PLASTICA -PERCHÉ DOBBIAMO RINNOVARE IL CONTRATTO?


Ancora una volta, dobbiamo rinnovare il Contratto Collettivo Nazionale. L’ultimo rinnovo è stato due anni fa. Oggi a differenza di allora, saranno presentate ben tre piattaforme, e le organizzazioni sindacali andranno in ordine sparso al rinnovo. Ci sarebbe aspettato, che una situazione di questo genere generasse tra quanti lavorano un buon numero di domande, da fare ai delegati delle organizzazioni sindacali quindi non come delegato (ci saranno le assemblee per questo) ma come operaio, ritengo giusto fare alcune riflessioni, che magari con un po’ di fortuna possano accendere un dibattito, e fare emergere in questo modo le opinioni di lavoratrici e lavoratori.

Per cominciare mi chiedo perche dobbiamo rinnovare il contratto? Tecnicamente a fine dicembre scadeva solo il biennio economico del CCNL, e non era assolutamente necessario dare la disdetta a un contratto in essere, che e costato a noi tutti molte ore di sciopero e grandi disagi, se non si volevano raccogliere alla svelta i frutti dell’accordo separato (enti bilaterali e quanti altro).

L’intera questione evidenzia che le organizzazioni firmatarie dell’accordo separato (CISL e UIL), hanno una concezione proprietaria del CCNL.

Che cosa intendo per concezione proprietaria? Semplicemente questo, dato che il contratto l’hanno firmato, se ne sentono i padroni, con il diritto quindi di poterne disporre a loro piacere. Il contratto non dovrebbe essere anzitutto proprietà dei lavoratori? Non è a nome nostro che è stato firmato?Non conta nulla la nostra opinione e volontà? A quanto pare no, non conta nulla.

Ecco quindi spiegato il motivo per cui il 30 di giugno, a sei mesi precisi dalla scadenza della parte economica, senza dire nulla a nessuno, senza un’assemblea, un comunicato, questi signori si sono arrogati il diritto di disdire il CCNL.

A parte il fatto che i sindacati non dovrebbero disdire un contratto che li ha visti in sciopero e manifestazioni (questo ci si aspetta che lo facciano i Padroni) credo che avrebbero potuto agire in modo diverso. La disdetta non è stata una decisione improvvisa, ma attentamente ponderata da CISL e UIL . Che avevano quindi tutto il tempo di fare delle assemblee di organizzazione, e non dico chiedere il permesso di chi sta in fabbrica (i processi della democrazia non stanno nella genetica di questi signori) ma almeno informare chi lavora e spigare le loro motivazioni .

Il contratto disdettato, aveva portato, nelle tasche dei lavoratori poco più di 100€ per i primi due anni e con ogni probabilità, tenendo la linea degli ultimi rinnovi, un'altra ottantina di euro si sarebbe potuta contrattare, vero 180€ in quattro anni dal punto di vista di chi lavora non sono poi molti. Forse il nuovo CCNL fatto con le regole dell’accordo separato potrà migliorare la nostra situazione economica?

L’indicatore che per accordo deve essere usato, l’IPCA (indicatore prezzi al consumo armonizzati a quelli europei) “depurati” da una bazzecola come i costi energetici.

Quale quantitativo di aumento salariale porterà nelle nostre tasche?

Ammesso e non concesso che il valore punto usato per la rivalutazione del CCNL del chimico resti 18,70€, se L’IPCA fosse al 5,2%, avremmo in tre anni un aumento salariale di 97 € circa, sempre che il salario di riferimento resti quello degli ultimi rinnovi, se invece come pare, il valore punto sarà abbassato, e il salario di riferimento saranno i minimi contrattuali? Lascio a voi i conti.

Nel rinnovo del CCNL metalmeccanico le richieste di CISL e UIL sfiorano ben i 70€….sempre in tre anni, da noi faranno di meglio?Sempre in quel contratto , le richieste di FIOM -CGIL ( sindacato metalmeccanico ) sono state ritenute, non solo troppo grandi , ma addirittura Federmeccanica ha giudicato non negoziabile la piattaforma presentata dalla Fiom-Cgil per il rinnovo del biennio economico 2010-2011 approvata da oltre 420.000 metalmeccanici tramite Referendum.

I fatti diranno poi , se le richieste salariali che intendono fare CISL e UIL saranno congrue ai bisogni di chi lavora in fabbrica. Io rifletto solo su di un fatto; il dott. Raffaele Bonanni Segretario Generale della CISL e il suo Omologo Dott. Luigi Angeletti ,Segretario Generale della UIL guadagnano mensilmente 4.000€ ( detto di bocca loro nella trasmissione Report dedicata alle organizzazioni sindacali dello scorso anno)con simili entrate capisco che non sentano il bisogno di consistenti aumenti salariali.

Un CCNL si limita solo a fissare l’importo degli aumenti salariali?Evidentemente no.

Tutto il complesso dei diritti viene regolato dal CCNL, ma dalla lettura delle piattaforme di CISL e UIL ,a parte la richiesta (pressante) di istituire gli enti bilaterali (vedi accordo separato), tutto il resto risulta solo una molto generica richiesta di miglioramento,evidentemente lasciata alla buona volontà delle controparti.

Le piattaforme di rinnovo, quali linee seguono?

La piattaforma CGIL, pur senza essere particolarmente originale, cerca di rispondere con elementi di trattativa, a tutto quello che e rimasto irrisolto alla firma del CCNL precedente, che ricordo aveva avuto solo l’accettazione della parte economica, mentre tutto il resto andava discusso da commissioni paritetiche.

Il rinnovo passato ha evidenziato, che la disponibilità della controparte a un effettivo miglioramento delle condizioni di lavoro à piuttosto scarso, cosa fa credere oggi a CISL E UIL che migliorare tale situazione sia più facile?

Della piattaforma CISL mi colpiscono solo alcune frasi che sembrano messe lì solo per confondere le idee dei pochi che la leggono.

Che cosa sia ad esempio la responsabilità sociale e condivisione degli obiettivi strategici negoziati”, in termini pratici, oltre ad una frase impressionate, (piattaforma Femca: CISL capitolo Relazioni Industriali) cui vengono chiamate le aziende, non mi è dato di capire. Le aziende per come le conosco io ritengono di avere responsabilità solo nei confronti di se stesse.

Della piattaforma CISL, è anche interessante la richiesta (nel capitolo Formazione) di trasformare in Ente l’Organismo Bilaterale Nazionale per la formazione(forse per un maggiore ingresso di fondi?).

Della piattaforma Uil sinceramente non mi colpisce nulla.

La trovo assolutamente vuota sia nella forma sia nel contenuto.

Non mi stupisco: a differenza della CISL che ha una precisa idea di Sindacato solo di servizi (Che abbandona quindi definitivamente, la contrattazione, la lotta e il conflitto come mezzo di rivendicazione e miglioramento sociale), la UIL non ha ne piani ne idee.

Salvatore

venerdì 18 settembre 2009

Assemblee del 23/09/2009


Spett. le Direzione

CORCOS INDUSTRIALE

LUSERNA S.G.

Le scriventi OO.SS. ai sensi del vigente C.C.N.L. e della legge n° 300 sono a richiedere delle Assemblee retribuite per tutti i lavoratori per il

giorno 23/09/2009

Le assemblee saranno così distribuite:

CGIL SALA MENSA

UIL SALA RIUNIONI PPL

DALLE ORE 11,00 ALLE ORE 12,00 1° TURNO 6X6 X 3+1° TURNO 6X6 X 4 + 1° TURNO 5X8 E CENTRALE

DALLE ORE 17,00 ALLE ORE 18,00 2° TURNO 6X6X 3+ +2° TURNO 6X6X4+2° TURNO 5X8

DALLE ORE 23,00 ALLE ORE 24,00 3° TURNO 6X6X 4+3° TURNO 5X8

DALLE ORE 24,00 ALLE ORE 01,00 3° TURNO 6X6X 3+4° TURNO 6X6+ 5X8

O.d.G.

Presentazione piattaforme di rinnovo CCNL

Parteciperanno:

LE R.S.U.

E per le OO.SS. Provenzano Alfonso per la FILCEM-CGIL

Bassignana Franco per la UILCEM-UIL

SI RICHIEDE DI FARE SPOSTARE LA MENSA A PRANZO

LA R.S.U.

Luserna S.G.

18/09/2009

martedì 15 settembre 2009

fiom non partecipa al negoziato- alla lotta!


Giovedì 10 settembre a Roma in Confindustria si è svolto il 2° incontro sul CCNL tra Federmeccanica e Fim, Fiom, Uilm.

La Federmeccanica ha giudicato non negoziabile la piattaforma presentata dalla Fiom-Cgil per il rinnovo del biennio economico 2010-2011 approvata da oltre 420.000 metalmeccanici tramite Referendum.

Federmeccanica ha invece giudicato negoziabile la piattaforma presentata da Fim e Uilm le quali hanno assunto le nuove regole contrattuali frutto dell’accordo separato e hanno disdettato il CCNL in vigore, unitariamente stipulato la cui scadenza normativa è il 31.12.2011.

La Fiom-Cgil, nel ribadire la validità della piattaforma presentata e per evitare la realizzazione di un accordo separato ha deciso di avanzare una proposta.

Contemporaneamente la Fiom ha riconfermato l’illegittimità e l’inefficacia della disdetta del Ccnl data da Fim e Uilm in quanto il CCNL mantiene la sua validità fino a tutto il 31.12.2011.

LA PROPOSTA DELLA FIOM CONSEGNATA A FEDERMECCANICA E A FIM E UILM.

Tenendo conto della situazione economica che stiamo attraversando proponiamo:

1. sospendere l’applicazione del sistema di regole definito nell’accordo separato e fermo restando le posizioni delle parti operare per la definizione di un nuovo sistema di regole alla scadenza del biennio (31-12-2011).

2. Apertura immediata di un confronto con all’ordine del giorno il blocco dei licenziamenti e lo sviluppo della struttura industriale del nostro Paese.

3. Richiesta congiunta al Governo per l’estensione degli ammortizzatori sociali per tutte le lavoratrici ed i lavoratori.

4.Soluzione transitoria di accordo economico che tenga conto di tutte le piattaforme presentate e richiesta congiunta al Governo della defiscalizzazione degli aumenti del CCNL.

L’obiettivo della proposta Fiom è quello di evitare accordi separati tenendo aperta la possibilità di una azione unitaria dei sindacati, difendendo l’occupazione, bloccando i licenziamenti, estendendo gli ammortizzatori sociali a tutti i rapporti di lavoro, sostenendo e sviluppando la struttura industriale del Paese ed il salario dei lavoratori.

LA REAZIONE DI FEDERMECCANICA.

Federmeccanica si è riservata di fornire una risposta alla proposta della Fiom, ma ha scelto di proseguire il negoziato sulla piattaforma di Fim e Uilm fissando tre nuovi incontri a delegazione ristretta per il 17, 23 e 29 settembre 2009.

La Fiom ha dichiarato che non intende partecipare al negoziato sulla piattaforma presentata da altre organizzazioni, lasciando al tavolo come osservatore un compagno della Segreteria nazionale.

La scelta di Federmeccanica di considerare non negoziabile la piattaforma della Fiom e di trattare solo la piattaforma di Fim e Uilm è grave, sbagliata e irresponsabile.

Grave perché così si apre la strada ad un possibile accordo separato.

Sbagliata perché la maggioranza dei metalmeccanici italiani ha approvato tramite un referendum democratico la piattaforma della Fiom nel rispetto delle regole e dei contenuti del CCNL in vigore fino a tutto il 31.12.2011.

Irresponsabile perché per uscire dalla più grave crisi che si ricordi c’è bisogno di coesione sociale, di rispetto e valorizzazione del lavoro e dei suoi diritti e non di giocare sulla divisione dei sindacati e sulla pelle dei lavoratori.

Per queste ragioni il Comitato Centrale della Fiom convocato per lunedì 14 settembre, valuterà e deciderà le iniziative di mobilitazione più opportune per difendere:

IL CONTRATTO NAZIONALE,

L’OCCUPAZIONE,

LO SVILUPPO DELLA NOSTRA STRUTTURA INDUSTRIALE,

IL SALARIO E LA DEMOCRAZIA

FONTE:Da punto contratto fiom

lunedì 14 settembre 2009

Greenpeace


Lavorare per il Clima

La creazione di nuovi posti di lavoro investendo nelle energie verdi Settembre 2009

Greenpeace International e EREC (European Renewable Energy Council) nel mese di ottobre 2008, hanno pubblicato il rapporto “Energy [R]evolution: A Sustainable Global Energy Outlook”. Il rapporto offre una visione globale della transizione nella produzione di energia a livello mondiale. Il rapporto delinea due scenari: lo scenario di riferimento si basa sulle previsioni del “World Energy Outlook 2007”, realizzato dall’International Energy Association (IEA), estrapolati dal 2030 al 2050; lo scenario ‘Energy [R]evolution’ mostra invece come tecnicamente e finanziariamente, attraverso l’abbandono del nucleare e di una importante quota di energia dal carbone - il mondo può ottenere un incremento nove volte maggiore nella produzione di energie rinnovabili al fine di evitare catastrofici cambiamenti climatici.
Il nuovo rapporto di Greenpeace International, “Working For the Climate”, determina l’ammontare dei nuovi posti di lavoro nello scenario della Rivoluzione Energetica, risultante dall’aumento della produzione di energia verde e dagli interventi globali per incrementare l’efficienza. Attraverso la ricerca svolta sull’occupazione nel settore della produzione di energia e
nell’efficienza energetica, lo studio è in grado di confrontare il potenziale di creazione
di posti di lavoro con l’approccio ‘business-as-usual’, ovvero con l’andamento tendenziale in assenza di cambiamenti nelle politiche energetiche. Le soluzioni per la crisi economica e per la crisi del clima non sono tra di loro alternative. Mentre si avvicina il Vertice di Copenaghen sul clima, i leader mondiali hanno l’opportunità di stimolare la ripresa economica e nello stesso tempo di tagliare le emissioni di anidride carbonica, attraverso l’investimento in posti di lavoro verdi nel settore delle energie rinnovabili.
È necessario passare dal carbone e dall'energia nucleare alle energie rinnovabili, allo scopo di evitare un cambiamento climatico fuori controllo e nello stesso tempo creare nuovi posti di lavoro.
La creazione di nuovi posti di lavoro Attraverso lo scenario della Rivoluzione Energetica, si raggiungerebbero circa 2,7 milioni di posti di lavoro in più nel settore energetico nei prossimi 20 anni, rispetto allo scenario “business as usual”. In alternativa, in assenza di interventi volti a compiere il passaggio all’energia pulita, si verificheranno delle perdite di posti di lavoro nello stesso periodo di tempo per circa mezzo milione di unità.
Entro il 2020, in base allo scenario della Rivoluzione Energetica si raggiungeranno circa 10,5 milioni di posti di lavoro, 2 milioni in più rispetto allo scenario di riferimento. In particolare tra il 2010 e il 2020, nello scenario 'business-as-usual', si perderebbe più di mezzo milione di posti di lavoro, mentre nello scenario della Rivoluzione Energetica i posti di lavoro aumenterebbero di 1,2 milioni. Entro il 2030 attraverso le politiche per creare la Rivoluzione Energetica, sarebbero
raggiunti 11,3 milioni di posti di lavoro nel settore dell’energia, circa 2,7 milioni di posti di lavoro in più rispetto allo scenario di riferimento. Oltre 8 milioni di posti di lavoro sarebbero impiegati nelle energie rinnovabili e nell'efficienza energetica nel 2030, tre volte in più rispetto allo scenario 'business-as-usual'.

lunedì 7 settembre 2009

G.Garavini - Tutto il futuro della CGIL in un pugno di settimane


Ci sono cose la cui importanza è sovrastimata dalla stampa e dalla televisione. Vedi: le abitudini sessuali del Presidente del Consiglio oppure il congresso del Partito democratico in cui si confrontano candidati che rappresentano tutti una diversa faccia della fallimentare medaglia blairiana circolante nei disastrosi anni Novanta. E poi ci sono cose che peseranno sul nostro futuro almeno per i prossimi decenni. E tra queste, particolare rilevanza rivestirà il prossimo anno l’esito del congresso della CGIL, il più grande sindacato italiano, secondo per importanza in Europa solo al sindacato tedesco. (...)


La CGIL si presenterà al momento della verità con un passivo pesante. A partire dagli anni Ottanta, secondo le stime dell’OCSE, vi è stato uno spostamento massiccio di ricchezze dai salari verso profitti e le rendite: esattamente 185 miliardi di euro fra il 1985 e il 2008, oltre 8 punti percentuali di Pil. I salari italiani risultano oggi i più bassi di tutta l’Europa occidentale, i livelli di sicurezza nelle imprese sono anche essi fra i più bassi e hanno generato drammi come quello della Thyssen di Torino, lo scambio sociale del 1993, che attraverso la concertazione avrebbe dovuto garantire moderazione salariale alle imprese in cambio di investimenti privati e pubblici nei servizi, si è rivelato un completo fallimento. La battaglia recente più significativa della CGIL, quella cioè in difesa dell’articolo 18 nel 2002, ha ottenuto da un lato un successo, perché ha consentito un sussulto di combattività e ha accreditato un gruppo dirigente, ma è stata accompagnata dall’accettazione di uno straripante sistema di precariato che oggi non è tutelato né dall’articolo 18 né da altro.
La CGIL resta la più grande organizzazione sociale in Italia e i margini di democrazia interna perché il prossimo sia un congresso vero, segnando un’inversione di rotta, ci sono tutti. A partire dal 2006 la presenza di una solida opposizione interna alle pratiche della concertazione e del “governo amico” si è mostrata in crescita. Il 4 novembre 2006 erano scesi in piazza oltre 150mila precari, sindacati di base, e solo anonimi iscritti alla CGIL contro le politiche del governo Prodi sul precariato. Poi, come protesta contro gli accordi del luglio 2007 che nulla mettevano in opera contro il precariato, il 20 ottobre sono scesi in piazza centinaia di migliaia di giovani e lavoratori, compresi iscritti a Rete 28 Aprile, Lavoro e Società, nonché alla FIOM, trasgredendo alle direttive del resto dell’organizzazione. Più recentemente l’inedita manifestazione unitaria della FIOM e della Funzione Pubblica, contro il nuovo modello contrattuale che ha eccitato CISL e UIL in un abbraccio incestuoso con il Governo e la Confindustria, ha significato per il resto del sindacato l’obbligo a non adeguarsi. In questa estate i lavoratori della Insse hanno dimostrato che con la battaglia si può anche vincere contro i licenziamenti, e che l’autunno potrebbe essere combattivo e vincente se solo i lavoratori non venissero lasciati soli.
A questo punto la CGIL è in mezzo ad un guado dal quale non potrà uscire se non profondamente mutata. Non avendo aderito al nuovo modello contrattuale del 16 aprile, che prevede tra l’altro l’indebolimento del contratto nazionale e l’abbassamento del salario minimo in favore di rapporti più diretti tra lavoratori e aziende, essa non può che riallinearsi alle posizione della CISL, che vede i rapporti tra lavoratori e imprenditori esenti da conflitto e improntati a cauta subordinazione, oppure tornare a rappresentare gli interressi di un’autonoma elaborazione del mondo del lavoro e delle possibilità di riscatto, di creatività e di lotta dei lavoratori.
Nell’introdurre la festa nazionale della Rete 28 Aprile, tenutasi a Parma fra il 28 e il 30 Agosto, Giorgio Cremaschi ha sintetizzato che nel prossimo congresso: “la CGIL deve tornare ad essere sé stessa, anche contro sé stessa”. Eguaglianza tra lavoratori e battaglia sociale sono nella storia di un’organizzazione che ha avuto radici anche nelle lotte bracciantili e nella quale il comunismo, non ultimo quello dei consigli, è stata la principale corrente politica. Nella festa di R28A è stato ospitato un dibattito al quale hanno partecipato figure importanti del nuovo fronte sindacale: Podda della Funzione Pubblica, Rinaldini della FIOM, Nicolosi di Lavoro e Società. E’ del tutto probabile che questi soggetti presenteranno un “documento alternativo” a quello del segretario in carica nel prossimo congresso, e dal grado di successo riscosso da questo documento si capirà anche in che direzione andrà a parare il sindacalismo italiano.
A parere di scrive la battaglia di questa nuova e solo parzialmente edificata “sinistra sindacale” non può restare dentro l’organizzazione, combattuta solo dagli iscritti e dalla burocrazia sindacale, ma ha tutte le carte per essere portata dentro la società nel suo complesso perché parla all’Italia. Il documento della “sinistra sindacale” dovrà quindi parlare anche fuori dalla CGIL e contenere: il rifiuto da parte del sindacato all’imposizione di compatibilità e l’asserzione che i contratti devono tutelare in primo luogo il benessere dei lavoratori e offrire una prospettive di creatività e partecipazione; una critica esplicita del gorgo burocratico in cui si è avvitato il sindacato confederale nella troppa dimestichezza con i corridoi di Palazzo Chigi, anche presentando concrete soluzioni alternative per contrastare questa deriva burocratica; un’aperta sfida lanciata al mondo del precariato e dei più deboli come gli immigrati finora totalmente ignorato dai confederali; e di conseguenza la rinuncia al metodo concertativo che sempre più spesso fa del sindacalista, nelle aziende private e pubbliche, la principale spalla di manager e dirigenti. Solo se il sindacato ritornerà a dare protagonismo alle lotte e alla partecipazione dei lavoratori, solo se non sembrerà vittima dei giochi di congresso di partiti amici e delle maggioranze governative, tornerà a giocare un ruolo attivo. Nel caso contrario la trasformazione del sindacalismo italiano in ente di collocamento, in agenzia per regolare la contribuzione fiscale o per la formazione professionale, centro di potere per una burocrazia succube dei potenti, come già avvertito da molti non iscritti, sarà inevitabile e nemmeno tanto lenta.

Giuliano Garavini

fonte:www.rete28aprile.it