domenica 24 gennaio 2010

Vietato spiare il dipendente fannullone

Illecite le apparecchiature di controllo a distanza in assenza di accordo o di autorizzazione

Il dipendente non può essere spiato nemmeno se dall’attività di controllo risulti che è venuto meno ai suoi doveri nei confronti dell’azienda. Lo ha stabilito la Sezione Lavoro della Corte di Cassazione annullando il licenziamento inflitto ad un dipendente dell’ENI S.p.A. che, approfittando del badge fornito ai dipendenti, che consentiva loro di parcheggiare nel garage aziendale, aveva eluso i controlli entrando ed uscendo dal garage con la sua auto privata. La Corte di Appello di Milano aveva ritenuto legittimo il licenziamento per la gravità del comportamento “svoltosi in maniera sistematica tale da avere spezzato il vincolo fiduciario” con il datore di lavoro. Di diverso avviso la Suprema Corte che, ordinando l’immediata reintegra del dipendente nel suo posto di lavoro, ha sottolineato che le aziende, anche se si trovano di fronte alla “insopprimibile esigenza di evitare condotte illecite da parte dei dipendenti”, non possono spiarli con l’utilizzo esasperato di mezzi tecnologici tale da annullare “ogni forma di garanzia della dignità e della riservatezza del lavoratore”, in quanto la vigilanza sul lavoro, anche se necessaria nell’organizzazione produttiva, “va mantenuta in una dimensione umana e cioè non esasperata dall’uso di tecnologie” che violano la privacy del dipendente; le aziende, infatti, per esigenze di sicurezza sul lavoro possono richiedere l’installazione di impianti ed apparecchiature di controllo dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori, ma tale installazione deve essere concordata con le rappresentanze sindacali ed autorizzata dall’Ispettorato del Lavoro. (22 agosto 2007)

(Cassazione 15892/2007)

fonte: /www.aziendalex.kataweb.it

martedì 19 gennaio 2010

DOSSIER: " VALUTAZIONE E GESTIONE DEL RISCHIO STRESS LAVORO CORRELATO, PROBLEMATICHE E CRITICITA'"


L'obiettivo di questo Dossier è quello di offrire in forma dinamica una documentazione sull'apprendimento a gestire questa tematica. Dall'accordo europeo del 2004 ad oggi sono trascorsi sei anni e ancora non esiste in Italia un protocollo corretto che definisca metodologie e limiti nella valutazione e gestione del rischio stress lavoro correlato.

Nell'autunno del 2008 si è registrato un improvviso fervore per redigere il DVR rispetto al rischio stress lavoro correlato entro la scadenza del 16 maggio 2009. In quel frangente si diffusero molte iniziative improvvisate da parte di medici competenti preoccupati e psicologi reclutati al momento per "mettere in sicurezza" le imprese da eventuali e improbabili sanzioni per omessa valutazione dei rischi. Un ulteriore rinvio delle scadenze interruppe questo fiorire d'iniziative più o meno abborracciate. Con la riscrittura del testo del d.lgs 81/08 tramite il d.lgs 106/09 il tema è rimasto al palo , in attesa che la Commissione Consultiva nazionale definisca un protocollo e standard operativi efficaci al fine della prevenzione dello stress lavoro correlato....
La crisi economica, produttiva e sociale ha sconvolto le agende e le priorità delle imprese, delle Associazioni impreditoriali e dei sindacati dei lavoratori. La questione della valutazione e della gestione del rischio stress lavoro correlato è nei fatti posta in secondo piano rispetto alle emergenze che derivano dalla crisi.
Proprio per questi motivi occorre che vi sia un impegno maggiore a presidiare la tematica dello stress lavoro correlato. Il rischio stress lavoro correlato in questa fase di crisi si presenta con forme diverse anche più gravi: la ricattabilità, la paura di perdere il lavoro porta molti lavoratori "risparmiati" dal licenziamento o dalla CIG ad accettare sovraccarichi di lavoro, turnazioni e orari insostenibili ...
In altri casi lo stress lavoro correlato si presenta come il risultato di politiche manageriali pericolose che pretendono l'impossibile dai lavoratori ( un esempio dei risultati disastrosi di tali politiche è quello dei suicidi correlati alle condizioni lavoro a Renault o a Telecom France ....)
Questo Dossier vuole essere un punto di riferimento per quanti ritengono che la gestione del rischio stress lavoro correlato è un compito che richiede competenze e conoscenze multidisciplinari , che l'obiettivo è quello della prevenzione e della rimozione delle cause che generano stress... cause che nella maggioranza dei casi stanno nelle modalità di organizzazione del lavoro.
segue su fonte:

giovedì 14 gennaio 2010

Stretta sulla sicurezza: tutelati dall'INAIL anche gli sforzi 'non eccezionali'


La tutela la sicurezza dei lavoratori non deve riguardare solo sforzi "eccezionali" o attività che esulano da quanto previsto dal contratto, ma anche gli infortuni provocati durante lo svolgimento di mansioni "tipiche".


La tutela la sicurezza dei lavoratori non deve riguardare solo sforzi "eccezionali" o attività che esulano da quanto previsto dal contratto, ma anche gli infortuni provocati durante lo svolgimento di mansioni "tipiche". Anche là dove la patologia - o la morte - si sono manifestate a giorni di distanza. Nuova "stretta" in materia di sicurezza da parte della Corte di Cassazione con la sentenza n. 27831 del 30 dicembre 2009, relativa a un caso avente per oggetto il decesso di un lavoratore verificato dopo entro le 24 ore dalla fine del proprio turno lavorativo.

In questo caso - è stato l'orientamento dei giudici - non può essere escluso il nesso causale tra lo sforzo legato alla prestazione lavorativa e l'evento che ha causato la morte. L'interessato era, infatti, adibito a un'attività che richiedeva un intenso dispendio energetico e il suo decesso è stato, quindi, ritenuto riconducibile ad un infortunio lavorativo a tutti gli effetti. Tutto ciò - secondo la Cassazione - rende, in definitiva, legittimo da parte degli eredi formulare una richiesta di pagamento di rendita indiretta a carico dell'INAIL.

"Costituisce insegnamento di questa Suprema Corte che la causa violenta richiesta dall'art.2 del DPR n. 1124 del 1965 per l'indennizzabilità dell'infortunio - che agisce dall'esterno verso l'interno dell'organismo del lavoratore - è ravvisabile anche in uno sforzo fisico che non esuli dalle condizioni tipiche del lavoro cui l'infortunato sia addetto", recita la sentenza, "purché lo sforzo stesso, ancorché non straordinario o eccezionale, sia diretto a vincere dinamicamente una resistenza, ossia una forza antagonista, peculiare della prestazione di lavoro o del suo ambiente, e abbia determinato, con azione rapida ed intensa, una lesione".

"La predisposizione morbosa del lavoratore non esclude il nesso causale fra lo sforzo fisico (o le situazioni di stress emotivo ed ambientale) e l'evento infortunistico, anche in relazione al principio dell'equivalenza causale di cui all'art.41 cp, che trova applicazione nella materia degli infortuni sul lavoro", aggiunge, inoltre, la Cassazione, "dovendosi riconoscere un ruolo di concausa anche ad una minima accelerazione di una pregressa malattia e ben potendo, anzi preesistenti fattori patologici rendere più gravose e rischiose per il lavoratore attività in genere non comportanti conseguenze negative, provocando la brusca rottura del preesistente, precario equilibrio organico, con conseguenze invalidanti".


fonte: Inail - sicurweb

EUROPA,I MINISTRI AMBIENTE CHIEDONO MONITORAGGI ESPOSIZIONE AI "COCKTAIL CHIMICI"


Il CONSIGLIO DELL'AMBIENTE CHIEDE CHE LE POLITICHE EUROPEE PRENDANO IN CONSIDERAZIONE L'ESPOSIZIONE AI COCKTAIL CHIMICI L'espozione a molteplici prodotti chimici deve essere presa in conto dalle politiche comunitarie, secondo il Consiglio dell'Ambiente nelle conclusioni del 22 dicembre. Ad oggi, la legislazione europea si fonda sulla valutazione prodotto per prodotto, ricorda il Consiglio e non prende in considerazione se non in modo insufficiente gli effetti della combinazione dei prodotti. Nel 2010, la Commissione deve elaborare un rapporto sulla messa in opera della strategia europea riguardante i perturbatori endocrini. Riuniti a Brussels, i 27 ministri dell'ambiente hanno invitato la Commissione ad emettere delle raccomandazioni sul modo con il quale prendere in maggiore considerazione l'esposizione a molteplici perturbatori. Un rapporto dovrà poi essere consegnato al Consiglio, all'inizio del 2012, sul modo nel quale l'esposizione a molteplici prodotti chimici provenienti da diverse sorgenti è preso in considerazione dalla legislazione europea, e sui miglioramenti ch potrebbero essere apportati.

fonte ; www.diario-prevenzione.it

Susanna Camusso segretaria confederale e responsabile delle politiche contrattuali della Cgil _sui rinnovi contrattuali


Intervista

Quali contratti

di Paolo Serventi Longhi

Rassegna: E’ possibile fare un punto organico della situazione dei contratti?

Camusso. Viviamo una stagione contrattuale assolutamente anomala, perché per la prima volta nella storia è condizionata da un accordo separato su un modello contrattuale e non da regole comuni. Pesa poi una crisi che non ha precedenti. Questa della crisi è proprio una delle ragioni per le quali abbiamo esplicitamente criticato la grave scelta politica del governo e della Confindustria di dar vita all’intesa separata, che non rappresentava certo la massima priorità per i lavoratori ed il sindacato. La crisi incide per due ragioni: riduce il fatturato delle aziende e l’occupazione e accentua la disuguaglianza nella distribuzione del reddito a svantaggio di lavoratori e pensionati.

Rassegna. C’è quindi un problema salariale irrisolto?

Camusso. Sì. Per questo, al di là dei luoghi comuni, non possiamo rinunciare alla rivendicazione dell’incremento del salario. E non è sufficiente la bassa inflazione a farci accettare quello che dicono i nostri soci, Cisl e Uil, e cioè che l’accordo separato va bene. Perché quell’accordo mantiene, anche in condizioni di inflazione bassa, una ispirazione secondo la quale si può programmare la riduzione del salario. Mentre la stessa crisi, con tutte le contraddizioni che apre per le capacità produttive e la competizione, ci dice che si debbono ridurre le disuguaglianze e si deve ridistribuire il reddito.

Rassegna. Tutto ciò carica il sindacato di responsabilità.

Camusso. Certamente. Tanto che la Cgil ha responsabilmente deciso di provare comunque a fare i contratti, naturalmente fuori dalla logica dell’accordo separato, non applicandolo nella forma e nella sostanza. Non accettando quindi una riduzione dei salari, una limitazione del potere negoziale delle categorie e una cancellazione del secondo livello della contrattazione. Non accettando la traslazione agli enti bilaterali di ciò che dovrebbe essere materia contrattuale tra le parti. Il documento del Direttivo della Cgil è chiaro.

Rassegna. Veniamo alle categorie. Qual è la situazione sia nell’elaborazione delle piattaforme sia nella gestione dei negoziati?

Camusso. Abbiamo avuto delle strade differenziate, dalle piattaforme unitarie, a quelle firmate da due organizzazioni compresa la Cgil, a quelle separate. Il primo dato è che nella dimensione della categoria e nel rapporto con i lavoratori le contraddizioni ci sono state e ci sono per tutti. Mentre esiste un filo di coerenza tra le nostre piattaforme, quelle delle categorie Cgil, vedo una difficoltà degli altri di affrontare le contraddizioni. Con l’eccezione assai negativa dei metalmeccanici.

Rassegna. Perché?

Camusso. E’ l’unico caso in cui Fim e Uilm, insieme, hanno puntato alla costruzione di una piattaforma esplicitamente subalterna all’accordo separato. Quella vicenda contrattuale si è presentata da subito come ‘politica’, di affermazione del punto di rottura. E anche lo svolgimento del negoziato è stato segnato dalla stessa caratteristica: solo nei meccanici si è determinata la condizione per il rifiuto di coinvolgere la Cgil nella trattativa. In altre categorie, con tutte le fatiche e le contraddizioni, non c’è stata una pregiudiziale per escludere la nostra organizzazione. La rottura e l’accordo separato dei metalmeccanici è ovviamente un vulnus pesante per tutti. Per due ragioni: 1) perché viene meno un principio democratico, sempre esistito nelle organizzazioni sindacali benché non formalizzato, e cioè che una cosa firmata unitariamente non viene disdettata da una parte sola dei firmatari; 2) perché questo rende incerto e indefinibile il principio di rappresentanza e di democrazia ancor più importante con punti di merito come l’utilizzo degli enti bilaterali per il sostegno al reddito; gli ammortizzatori che si trasformano da strumento di tutela generale a strumento corporativo. Non è un caso che abbiamo fatto ricorso contro la violazione delle regole democratiche da parte di Brunetta per il pubblico impiego. Quando si vulnerano i principi della democrazia, si consegna ad altri la decisione di chi rappresenta i lavoratori.

Rassegna Cosa pensi della proposta di iniziativa popolare della Fiom per la democrazia sindacale?

Camusso. Credo che la Fiom abbia giustamente deciso, di fronte al vulnus dell’accordo separato, di mettere in campo una iniziativa sul terreno della democrazia. Ritengo nello stesso tempo che il tema della rappresentanza non può non essere un grande tema confederale e che quindi sia giusto che le categorie diano vita ad iniziative ma che queste siano di supporto ad una unica proposta confederale. Sulla democrazia occorre anche rivolgersi al Paese per costruire un arco di alleanze che permetta, nonostante le gravi difficoltà di oggi, di riattivare un dialogo tra le confederazioni che guardi in avanti e non ai giochi di piccolo cabotaggio.

Rassegna. Vi sono però contratti che si sono conclusi positivamente.

Camusso. Certamente. Primo quello dell’industria alimentare che con una vertenza segnata anche dallo sciopero, dalla mobilitazione, da rapporti tesi tra le organizzazioni, con Cisl e Uil tentate dall’ accordo separato, si è concluso unitariamente in modo positivo. Perché quel contratto corrisponde compiutamente alla scelta della Cgil. Non siamo nel modello separato né formalmente né sostanzialmente e si costruisce una soluzione salariale che non corrisponde all’indicazione di riduzione e difende l’autonomia contrattuale della categoria.

Rassegna. E gli altri contratti?

Camusso. Abbiamo dato un giudizio positivo dei contratti dei cartai, delle telecomunicazioni, delle lavanderie industriali, con le differenze e le singole storie contrattuali che esistono e vanno rispettate. Nelle telecomunicazioni, per esempio, ha pesato moltissimo il fatto che il contratto abbia affrontato il problema dei call center. Ed è importante che la Slc, insieme alla confederazione, abbia resistito all’ipotesi derogatoria proposta dalle imprese, con una cattiveria in più dovuta alla drammatica condizione dei giovani. Sono queste intese importanti che danno respiro e sono punto di riferimento per altri grandi contratti. Sono aperti, tra gli altri, i contratti degli edili, dell’agricoltura, dei tessili.

Rassegna. Parliamo naturalmente anche del contratto dei chimici.

Camusso. Certo. Il settore chimico farmaceutico è meno esposto alla crisi di altri. E bisogna riconoscere ai chimici, così come ai meccanici, che rappresentano grandi scuole di relazioni industriali fortemente autonome. E forse questa della tradizione contrattuale dei chimici è stato uno dei problemi, un eccesso di sicurezza. Come se la tradizione di relazioni positive tra le parti fosse un elemento sufficiente a mettersi al riparo anche rispetto alle strategie. Se è vero che nel contratto precedente, nonostante la norma non si fecero deroghe, oggi c’è stato un eccesso di autoreferenzialità, nel non cogliere che la storia e la tradizione di una categoria, e delle stesse sue controparti, può consentire di gestire in un certo modo scelte che trasferite in altre categorie, con diverse tradizioni, oppure anche con diversi poteri contrattuali o diverse condizioni economiche, rappresenterebbero un precedente che nella logica confederale andrebbe evitato. Su questo contratto la confederazione discuterà con la categoria.

Rassegna. Quali osservazioni, nel merito?

Camusso. Premetto che per noi, come ho detto, tutta la vicenda dei contratti è strettamente connessa ai problemi della democrazia. Sia nella elaborazione delle piattaforme sia nella consultazione dei lavoratori a conclusione delle vertenze. Questo anche in considerazione del fatto che le soluzioni trovate non sempre sono corrispondenti alle piattaforme. Credo che la soluzione che i chimici hanno trovato rispetto al salario anche con il congelamento degli scatti, sia una soluzione interessante sulla quale non c’è nessuna pregiudiziale. E’ una classica scelta che sta nell’autonomia delle categorie. Ma è giusto che di questa cosa si discuta con i lavoratori perchè il congelamento non stava nell’ipotesi iniziale.

Rassegna. Quali problemi vi sono, invece?

Camusso. Sono sulla parte normativa. Pur dando atto che nell’accordo non c’è nessuna formale assunzione del modello contrattuale separato e la struttura contrattuale è rimasta quella della categoria, vi sono però due scelte, l’ente bilaterale aziendale di sostegno al reddito e l’idea di costruire una proposta su concilizione e arbitrato, che sono tra i temi che ci hanno portato a dissentire dall’accordo separato. E’ utile che di questo si discuta esplicitamene. Per due ragioni: perché non diventino una regola della categoria e perché è necessario che la confederazione si spenda per sostenere le altre categorie che stanno rinnovando i contratti e che rischiano di trovare la riproposizione delle soluzioni individuate per i chimici.

Rassegna. Quali rischi si corrono?

Camusso. Se quel modello di contrattazione che non condividiamo viene attuato, sarà più difficile smontarlo. Meno quel modello si applica, più si potrà liberare una discussione positiva per definire un nuovo modello contrattuale. Per questa ragione non c’è lo stesso giudizio su questo contratto rispetto a quelli precedenti, perché accanto a cose positive altre rappresentano un punto di difficoltà.

lunedì 11 gennaio 2010

Di giorno impiegato di notte drag queen L'azienda lo licenzia


Balla nei locali con abiti femminili, un giovane teramano perde così il posto di lavoro. Ricorso al giudice del lavoro contro una catena commerciale: "Sono vittima di una discriminazione"
TERAMO. Si esibisce vestito da donna nei locali come drag queen e l’azienda lo licenzia. Il caso è destinato a finire sul tavolo del giudice del lavoro: l’uomo, infatti, si è rivolto ad un legale che ha impugnato il licenziamento e annunciato ricorso per ottenere il reintegro.

L’avvocato Sigmar Frattarelli, che è pronto a chiedere anche un risarcimento danni per «l’umiliazione e la discriminazione», parla di «un licenziamento ricondotto proprio all’orientamento sessuale del lavoratore come se questo e la semplice esibizione canora in discoteca con vestiti femminili fossero qualcosa di disdicevole a livello etico, morale e professionale».continua su fonte>>>>>http://ilcentro.gelocal.it/dettaglio/di-giorno-impiegato-di-notte-drag-queen-lazienda-lo-licenzia/1825221

venerdì 8 gennaio 2010

Il giudice 'reintegra' un'operaia ma l'azienda la distacca in India


di Rosaria Amato

AVELLINO - Il giudice dispone l'assunzione a tempo indeterminato di un'operaia, dichiarando illegittime le proroghe dei contratti a termine, e l'azienda si adegua, accettandone il reintegro nel posto di lavoro, ma distacca la dipendente in India per un anno. A denunciare la vicenda il segretario dei metalmeccanici Uil di Avellino, Gaetano Altieri. L'azienda è la Catering Equiment Industry di Montemiletto (Avellino), del gruppo Desmon; produce ed esporta in tutto il mondo frigoriferi industriali. E l'operaia è Gaetanina Di Paolo, 49 anni, madre di quattro figli........continua su fonte

Dipendente suicida per troppo stress: condannata la Renault


7 gennaio 2010. Il tribunale di sicurezza sociale di Nanterre accusa l'azienda di "negligenza ingiustificabile". La vedova della vittima: "Un segnale per le imprese che sacrificano ogni cosa sull'altare del profitto"

PARIGI - Si tratta di una sentenza che potrebbe fare scuola. La casa automobilistica Renault è stata condannata dal tribunale di sicurezza sociale di Nanterre per il suicidio di un suo ingegnere, ucciso a causa dello stress provocato dall'imposizione di orari di lavoro troppo duri. "Spero che sia un segnale forte per tutte quelle imprese che sacrificano ogni cosa sull'altare del profitto", ha commentato la moglie della vittima. Non si tratterebbe, inoltre, dell'unico caso del genere verificatosi in Francia. Sempre alla Renaul, infatti, altri tre dipendenti del reparto progettazione si sarebbero uccisi per lo stesspo motivo e, secondo i sindacati, sono tante le grandi imprese - da Citroen a France Telecom - che, a causa dei sistemi manageriali aggressivi o dei trattamenti degradanti adottati, avrebbero indirettamente spinto a questa scelta numerosi elementi del proprio personale. Per tutti loro ora potrebbero spalancarsi le porte del tribunale.

L'ingegnere della Renault - 39 anni, con moglie e figlio minorenne - il 20 ottobre 2006 si gettò dal quinto piano del Centro tecnologico di Guyancourt, alle porte di Parigi. "Per raggiungere gli obiettivi che gli avevano fissato, mio marito lavorava tutte le sere, tutte le notti, tutti i weekend", afferma la moglie. "Negli ultimi mesi dormiva solo due ore per notte e mi diceva continuamente che comunque non sarebbe mai riuscito a farcela". Anche i suoi colleghi non nascondevano la propria preoccupazione, per un amico che vedevano "inquieto e ansioso, ed anche dimagrito". Campanelli dl'allarme che, tuttavia, rimasero inascoltati, dal momento che - come si legge nella sentenza - i superiori "non avvertirono il medico del lavoro".

Nel 2007 già la Cassa primaria di assistenza sanitaria dell'Hauts-de-Seine aveva riconosciuto il suicidio come "incidente sul lavoro". Ora la sentenza del tribunale di sicurezza sociale (Tass) di Nanterre è inequivocabile: "la Renault avrebbe dovuto essere consapevole del pericolo al quale il dipendente era esposto", hanno scritto i giudici, fissando la massima indennità per la vedova e il figlio. " Si tratta di una negligenza ingiustificabile".

Renault adesso ha un mese di tempo per presentare ricorso: "Esamineremo in dettaglio il dossier", dicono i legali della casa automobilistica. Ma la serie preoccupante di suicidi ha già spinto l'azienda a riorganizzare radicalmente i propri centri ingegneristici, riducendo l'orario di lavoro e istruendo il personale su come individuare i colleghi in difficoltà. Lo stesso amministratore delegato Carlos Ghosn, durante un'assemblea generale, ha ammesso che tra i dipendenti di Guyancourt si registravano "tensioni oggettivamente molto forti" e che sarebbe necessario "identificare le situazioni nelle quali i collaboratori sono lasciati soli di fronte ai problemi".

fonte:www.inail.it

giovedì 7 gennaio 2010

Verso il Congresso Un quiz per confrontare i due documenti


LA Cgil si sta avviando al Congresso. Sul tavolo ci sono due documenti. I giornali di sinistra, sostenendo la mozione 2 (Mozione Moccia), hanno fatto una scelta precisa.
La scelta purtroppo sembra andare oltre il merito politico e si può ricondurre ad una adesione pregiudiziale.
Per farsi una idea precisa occorre confrontare e valutare i due documenti.
Lavoro Società di Firenze ha approntato un quiz.
Provate a farlo e guardate quale documento rappresenta di più le istanze della sinistra.

Contratto chimici


L'accordo per il rinnovo del CCNL chimica del 18 dicembre è inaccettabile, in particolare per quanto pattuito su salario, mercato del lavoro e bilateralità.

L'aumento salariale è solo apparentemente superiore ai vincoli posti dall'accordo separato. In realtà è “pagato” con l''eliminazione degli scatti di anzianità, trasformati in ad personam per chi è in forza, che colpisce particolarmente i nuovi assunti (l'impegno genericissimo a discutere di classificazioni non può certo essere considerato una contropartita).
Gli elementi che definiscono il valore punto sono quelli dell'accordo separato, sia pure partendo dal valore precedentemente negoziato. Non si fa riferimento esplicito all'IPCA ma più genericamente all'inflazione con un meccanismo che prefigura una sorte di automatismo, su un valore ridotto, con riduzione dei futuri margini di negoziazione.
In sostanza si tratta di un “accordo ponte” verso l'applicazione dell'accordo separato.

In tema di mercato del lavoro, raddoppiando la durata del periodo di prova senza contropartite, è stata concordata una sorta di “avviso comune” che invita a legiferare nel senso (pur senza dichiararlo esplicitamente) del “contratto unico” su cui la Cgil ha espresso la sua ferma contrarietà. Inoltre, eliminando il limite minimo della durata dell'apprendistato professionalizzante, si consente alle imprese un uso anomalo dell'istituto, anche al posto degli interinali, consentendo di fatto di eluderne la ratio formativa.

Viene introdotto l'ente bilaterale aziendale per il sostegno al reddito (di fatto per le grandi aziende). Anche con l'effetto che quello che contrattiamo oggi a carico delle imprese, dovrà essere pagato con il contributo dei lavoratori. Ciò proceduralizza e vincola la contrattazione odierna del sostegno al reddito.

In realtà molti altri aspetti sono più che discutibili. Nella prima parte del contratto sono stati inseriti impegni generici di confronto che sostituiscono clausole specifiche e operative riguardanti le retribuzioni di fatto, l'organizzazione del lavoro, l'occupazione e le tipologie contrattuali, l'occupazione femminile, l'anagrafe degli RLS, ecc. con una filosofia che punta su ambiti non negoziali, definiti “moderni”; nei parametri per la contrattazione aziendale si fa ampio riferimento all'assenteismo e alla presenza; c'è l'impegno a definire una procedura di conciliazione e arbitrato in relazione alle controversie inerenti il secondo livello di contrattazione; ecc., ma ci siamo voluti concentrare sulle questioni politicamente più rilevanti.

Tra queste c'è anche la questione del metodo usato.
Non è credibile dire che ci sarà la validazione da parte dei lavoratori con voto certificato nelle assemblee perché non è stata firmata l’ipotesi ma direttamente il rinnovo del contratto (basta guardare sui siti delle altre OOSS la prima pagina, omessa nel sito Filcem) e per la contrarietà dichiarata delle altre OOSS ad effettuare assemblee unitarie.
La trattativa è stata condotta esautorando completamente il ruolo della delegazione trattante, del direttivo e della stessa segreteria. A fronte di due sole plenarie (di cui la prima di presentazione delle piattaforme), la delegazione trattante è stata coinvolta nella discussione sull’avanzamento della trattativa per dieci minuti al termine della seconda plenaria in cui è stata comunicata la possibilità, in sede di ristretta con le controparti, di un approfondimento sulla tematica del superamento degli scatti di anzianità e nel giorno prima della firma del contratto stesso con la richiesta del mandato a firmare sulla presentazione orale di solo alcune tematiche.
In sostanza alla delegazione trattante Filcem è stato solo chiesto un voto di fiducia al Segretario Generale (la delegazione Uilcem aveva i testi già dal giorno prima e i testi sono stati pubblicati sul sito Filcem prima di distribuirli alla delegazione).

NB: Queste valutazioni sono state portate anche al Direttivo nazionale della Cgil nell'intervento del coordinatore nazionale Nicola Nicolosi.

fonte : http://news.cgil.it/LavoroSocieta/NewsViewer.aspx?NewsID=626