domenica 16 gennaio 2011

SOTTO LA PELLE DEL CONTRATTO FIAT MIRAFIORI

SOTTO LA PELLE DEL CONTRATTO FIAT MIRAFIORI

Gli accordi sindacali vanno studiati a fondo e letti diverse volte prima di esprimere con prudenza un giudizio.

Il dispositivo scritto dell'accordo separato proposto da Fiat e accettato solo da una parte dei sindacati rappresenta una radicale discontinuità rispetto alle relazioni sindacali in Italia. In questo caso è sufficiente una prima lettura per accorgersi quale sia il modello di relazioni sindacali che pro/impone Marchionne con questo accordo.

Tra i diritti che sono stati ceduti, uno dei più importanti riguarda la regolazione e il governo del tempo di vita da parte dei lavoratori: con la cessione all'azienda di governare i turni e lo straordinario quasi unilateralmente, i lavoratori avranno molte difficoltà a governare il proprio tempo di vita e di relazione. E' noto che la "perdita della possibilità di governare il tempo di vita" anche parziale da parte di una persona è alla base di molte patologie psicosociali di quest'epoca.

Ritmi e carichi di lavoro regolati dalla metrica "ergonomica ergouas", assunta come un mantra che non ammette critiche in quanto "scientifica", rischiano di divenire insostenibili in un periodo molto breve. La rinuncia agli strumenti di contrattazione delle prestazioni lavorative rischia di divenire una cappa soffocante. La Commissione "paritetica" di conciliazione nel caso di mancata risoluzione riconsegna all'azienda il potere di decisione, l'ultima parola...

La stessa rappresentanza dei lavoratori per la sicurezza viene "domesticata" lasciando alle sole sigle firmatarie dell'accordo la designazione dei RLS che andranno a comporre la Commissione Prevenzione e Sicurezza del lavoro. I lavoratori non potranno scegliere rappresentanti di fiducia tramite il voto. Questa Commissione Prevenzione e sicurezza sul lavoro non avrà alcuna voce in capitolo rispetto ai temi della organizzazione del lavoro che hanno influenza sulla salute e sicurezza del lavoro, non potrà intervenire sulla effettività ergonomica del metodo ergo uas.In buona sostanza la chiusura del cerchio è data dal fatto che i lavoratori non sceglieranno con il voto i propri rappresentanti che saranno designati dalle segreterie territoriali dei sindacati firmatari dell'accordo.

I lavoratori, sottoposti forzosamente al vincolo della "clausola di responsabilità" e alle relative sanzioni in caso di comportamenti difformi, non potranno esprimere qualsivoglia forma di dissenso : i delegati assumeranno oggettivamente il ruolo di filtro silenziatore funzionale alla "clausola di responsabilità"

Purtroppo vengono alla memoria le diverse forme organizzative dei sindacati di regimi autoritari ( come quello sovietico e altri ) ove più che di rappresentanti dei lavoratori nelle fabbriche il sindacato era presente con propri "fiduciari"..

Queste prime riflessioni a caldo fanno comprendere come sia importante un approfondimento sul significato dirompente di questo accordo anche per gli aspetti che riguardano la promozione e la tutela della salute dei lavoratori.

Alcune prime considerazioni di prospettiva.

L'immagine che deriva da questa "operazione" è quella della programmazione di un sito produttivo che potrebbe avere un ciclo di vita massimo di una decina d'anni, pari al ciclo di vita attiva dei lavoratori chiamati a lavorarci. Infatti con i tempi, i carichi di lavoro e i turni e lo straordinario gestiti come prevede l'accordo è assai improbabile che un lavoratore ora quarantenne possa resistere allo svolgere con le performances richieste lo stesso lavoro fino ai cinquant'anni o sessant'anni. In ogni caso la presenza di lavoratori con ridotte capacità lavorative non sarebbe competitiva: chi si farà carico tra qualche anno degli inidonei ?

Nella logica dell'economia dei flussi è palese che l'opportunità offerta dal Marchionne è basata sui tempi corti, strettamente subalterna al disegno della Chrysler-Fiat: gli interessi del territorio-città di Torino in questo contesto , con buona pace del sindaco uscente Chiamparino, pesano meno di una piuma al vento.

Marchionne ha dichiarato che Fiat o meglio Chrysler Fiat non ha chiesto nè vuole nulla dallo stato italiano per questo investimento.

Anche questa affermazione è inesatta e non vera: con questo modello di organizzazione del lavoro nella newco migliaia di lavoratori anche molto giovani bruceranno il loro patrimonio biologico e di salute in un tempo molto accelerato. Dopo dieci o quindici anni di lavoro alle condizioni previste da quest'accordo è purtroppo verosimile prevedere che molti di loro saranno inidonei al lavoro. Molti dei lavoratori poi che riusciranno ad arrivare in discreta salute ai cinquantanni saranno comunque "fuori luogo" rispetto alle performances richieste dal modello organizzativo proposto.

Il costo sociale di questa operazione si diluirà nel tempo, ma ci sarà, pesante, e sarà il territorio-città di Torino, in particolare, a pagarne le spese sanitarie, assistenziali e di malessere sociale indotto. La fabbrica comandata dalle regole da caserma di questo accordo sarà il luogo della produzione di nuovo rancore sociale, di sacche di frustrazione pericolose per la coesione sociale.

In quel momento Marchionne sarà lontano, al territorio rimarranno le ferite e il danno: molte persone con idoneità ridotte, lontane dalla pensione e con gravi difficoltà per il lavoro...

C'è da interrogarsi se queste considerazioni sono state presenti nel pensiero dei dirigenti sindacali che hanno firmato con slancio questo accordo.

Questo è un accordo che lascierà un segno profondo sulla pelle, sui corpi e sulle menti dei lavoratori fiat, ma non solo, e sui sistemi di relazioni sindacali di questo paese. Una richiesta sommessa ai sindacalisti che lo hanno firmato: per favore evitiamo la retorica del tipo ... "non potevamo fare altro" o ..."siamo stati responsabili nel cogliere una opportunità". Si poteva fare altro, si poteva fare meglio. Gino Rubini
fonte :diario di prevenzione

IL TESTO DELL'ACCORDO SEPARATO

Sarete in grado di continuare a fare il vostro lavoro quando avrete 60 anni? di L.Vogel


Sarete in grado di continuare a fare il vostro lavoro quando avrete 60 anni? * "Senza un grande miglioramento delle condizioni di lavoro e un maggiore controllo delle stesse da parte dei lavoratori, ritardare la pensione è un cinico stratagemma per tagliare le pensioni di quelli che hanno già i redditi più bassi"


I primi della quinta edizione della European Working Conditions Survey sono stati pubblicati nel novembre 2010. La miniera di informazioni provenienti da un sondaggio di 44.000 lavoratori chiaramente non può essere riassunto in una sola pagina. Ma una cosa importante spicca - quando viene chiesto se la loro salute e la sicurezza sono a rischio per il lavoro svolto, un quarto dei lavoratori ha risposto "sì". E 'stata una tesi di più di uno su tre dei lavoratori manuali e quasi uno su cinque de dipendenti non manuali.

Un'altra cosa che colpisce è l'incremento del fenomeno del "presenzialismo", cioè chi si sente obbligato a recarsi al lavoro anche in caso di malattia. Il presenzialismo avviene per due tipi di pressione: sia pressione diretta dai datori di lavoro, sia dal sistema di sicurezza sociale (prestazioni basse, sub-reddito, senza retribuzione per i primi giorni in malattia, ecc.) Quasi quattro su dieci operai europei sono andati a lavorare mentre erano malati nei dodici mesi precedenti il sondaggio. Le donne sono più spesso sotto pressione rispetto agli uomini.

Tra i fattori che danneggiano la salute, la percentuale di lavoratori esposti a sostanze chimiche è rimasta praticamente invariata dal 1995.La sostituzione delle sostanze pericolose resta una priorità per migliorare la salute sul lavoro.

Ci sono rischi evidenti legate all'organizzazione del lavoro. Alla domanda se come lavoratori saranno in grado di fare il loro lavoro attuale quando avranno 60 anni, meno del 60% dei lavoratori ritiene che ciò sarà possibile.

Si tratta di un dato medio che varia notevolmente in funzione alla posizione ricoperta nella divisione del lavoro. La maggior parte degli operai a bassa specializzazione non ritengono di essere ancora in grado di lavorare a 60 anni - solo il 44% pensa di poter resistere. Le cose sono leggermente migliori tra i lavoratori manuali più qualificati - soltanto la metà pensa che sarebbe in grado di fare lo stesso lavoro dopo aver compiuto i 60 anni. Per i lavoratori a più bassa qualificazione non manuali, la percentuale era superiore al 61% e fino al 72% tra i lavoratori più qualificati non manuali. Dunque, il quadro è innegabilmente migliore per colletti bianchi che per gli operai.

Quello che il sondaggio non mostra è che l'impatto a lungo termine del lavoro sulla salute può essere molto più preoccupante rispetto ai suoi effetti immediati. Le donne che sono concentrate in attività e settori ove le conseguenze immediate del lavoro sono meno percepibili perdono tutto il vantaggio qualdo si esamina l'insieme della loro vta professionale. Le donne che lavorano debbono misurarsi con una organizzazione più disciplinare del lavoro: le donne che hanno il potere di interrompere la loro attività per una pausa quand lo desiderano e a intravvedere una possibilità di crescita professionale durante la loro carriera. Inoltre esse debbono molto spesso nascondere i propri sentimenti durante i lavoro, assai di più dei colleghi maschi.

I dati mostrano aspetti che sono spesso ignorati nei dibattiti a livello europeo sull' età pensionabile e sulla occupazione tra gli over 50. Prolungare la vita lavorativa ha significati diversi a seconda di quale gradino si posiziona su nella scala di posti di lavoro. Per i gruppi più svantaggiati, l'accumulo di cattive condizioni di lavoro sulla vita, spesso produce una impossibilità fisica a continuare a lavorare. Nelle attuali condizioni, per un operaio edile, per un addetto al pulimento o per le persone che lavborano in un call center è assai problematico mantenere il proprio posto di lavoro oltre i 50 - 55 anni.

L'accumulo di fatiche e rischi derivanti da tutta la storia lavorativa rendono difficile l'adattamento a lavorare e a mantenere il proprio posto di lavoro oltre i 50 55 anni.
Senza un significativo miglioramento delle condizioni di lavoro e senza un controllo maggiore di questi lavoratori sulle condizioni di lavoro, il ritardare l'età di pensionamento equivale a ridurre cinicamente le pensioni di coloro che già hanno i redditi più bassi. E'palese che le "riforme" in corso di limitano ad accrescere le diseguaglainze dei redditi a discapito dei più anziani. La minaccia della povertà rischia di non lasciare a questi altra scelta che continuare un lavoro che distrugge la salute.
fonte:http://www.diario-prevenzione.it/index.php option=com_content&task=view&id=2332&Itemid=2