lunedì 23 agosto 2010

Sakineh: iniziativa di Repubblica aderisci all' appello

Repubblica.it: il quotidiano online con tutte le notizie in tempo reale.


Oltre 15.000 firme per l'appello degli intellettuali

La donna, 43 anni madre di due figli, condannata per adulterio e per la presunta complicità in un omicidio, confessato e ritrattato. Dalla Francia una raccolta di firme / CLICCA QUI PER ADERIRE

REINTEGRO OPERAI FIAT

Melfi, i 3 operai reintegrati dirottati nella 'saletta'
La Fiom presenta una denuncia penale

Dopo il passaggio ai tornelli, i lavoratori licenziati e riammessi dal giudice sono stati fermati dalla vigilanza interna. La proposta della Fiat: "Fate solo attività sindacale". I tre rifiutano e vanno via. "Ci appelliamo al presidente Napolitano". L'azienda: "Provvedimenti adottati pienamente legittimi"

MELFI - La sfida continua nello stabilimento Fiat di Melfi, dove oggi, come aveva disposto una sentenza della magistratura del lavoro, tre dipendenti licenziati sarebbero dovuti tornare al loro posto. Al cambio turno delle 13.30 i tre operai - Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli - sono entrati nello stabilimento di Melfi (Potenza), fra gli applausi dei colleghi, ma sono stati bloccati dalla vigilanza interna che li ha invitati a seguirli nel suo gabbiotto. I tre operai erano accompagnati dagli avvocati e da un ufficiale giudiziario, che aveva il compito di notificare il provvedimento di reintegro del giudice del lavoro di Melfi ;continua su fonte >>>>>>

mercoledì 11 agosto 2010

REINTEGRO OPERAI LICENZIATI DA FIAT


Operai reintegrati, la Fiat fa ricorso
"Hanno bloccato le linee di montaggio"

L'azienda presenterà opposizione contro la sentenza che riammette i tre lavoratori (due dei quali delegati Fiom) licenziati con l'accusa di "sabotaggio". I legali delle tute blu: "Non è stata la loro presenza a impedire il transito dei carrelli".


I tre lavoratori erano stati licenziati a metà luglio 1 perché ritenuti responsabili del blocco della catena di montaggio durante un sciopero interno. Il giudice del lavoro ha però dato ragione agli operai - ritenendo "antisindacale" il provvedimento adottato dall'azienda - disponendone il reintegro nel posto di lavoro e nelle mansioni professionali. La Fiom ha "letto" nella sentenza l'implicito riconoscimento della propria tesi, secondo la quale la direzione dello stabilimento intendeva colpire i dipendenti e i sindacati più attivi nelle lotte per le vertenze interne.

Il Lingotto, dopo aver ricevuto copia del provvedimento, ha preannunciato il ricorso: "Valuteremo le motivazioni di questa decisione - si legge nella nota Fiat - , che non appare coerente con il quadro istruttorio già emerso, pur nella sommarietà degli accertamenti condotti. Nella convinzione di aver offerto prove incontrovertibili del blocco volontario delle linee di montaggio, che ha determinato un serio pregiudizio per l'azienda, costringendola ad assumere doverosi atti di tutela della libertà di tutti i lavoratori e della propria autonomia imprenditoriale, verrà presentato ricorso, in opposizione alla decisione, nel più breve tempo possibile. L'azienda ricorda, infine, che su questi stessi fatti è stata presentata una denuncia in sede penale".

I legali degli operai. Il team difensivo dei tre operai fa notare che "il decreto del tribunale di Melfi, che ha riconosciuto il comportamento antisindacale della Fiat, rende innanzi tutto ragione dei fatti storici così come si sono effettivamente svolti, smentendo la tesi aziendale posta a base dei licenziamenti. Ancora ieri, mentre il TG1 delle 20 ignorava del tutto la notizia, il TG2 delle 20:30 presentava i tre dipendenti come individui che avevano impedito il transito di un carrello in occasione dello sciopero nella notte tra il 6 e il 7 luglio".

Gli avvocati Franco Focareta, Alberto Piccinini, Letizia Zuccherelli e Lina Grosso rimarcano che invece "non è stata la presenza degli scioperanti, circa cinquanta, tra i quali anche delegati di tutte le altre sigle sindacali, ad impedire il transito dei carrelli. Questi non sono ripartiti neanche quando gli scioperanti si sono allontanati". Il decreto, aggiungono i legali, specifica inoltre che "l'assenza di volontà diretta a creare un danno alla società resistente è ben evidenziata dalle dichiarazioni dei lavoratori presenti. Dunque gli operai sono stati licenziati per un fatto che non hanno commesso".

lunedì 2 agosto 2010

SPIONI elettronici in azienda


Telecamere con l'ok dei sindacati

Torna agli onori della cronaca l'articolo 4 dello statuto dei lavoratori sull'uso degli impianti audiovisivi all'interno dei luoghi di lavoro. Il garante per la protezione dei dati personali, con provvedimento del 10 giugno scorso, in virtù all'asserita violazione della disposizione ha infatti disposto il blocco di un apparato di videosorveglianza sui lavoratori.

L'articolo 4 dello statuto, in effetti, ammette gli impianti e le apparecchiature dai quali derivi la possibilità di controllo a distanza sull'attività dei lavoratori, solo se richiesti da esigenze organizzative e produttive o dalla sicurezza del lavoro.......>>> continua su fonte:

Infortuni al lavoro


02/08/10 - L'ottimismo Inail non frena la sequenza d'incidenti gravi e mortali sul lavoro
La sequenza d'incidenti sul lavoro gravi, gravissimi e mortali continua. Per avere un quadro immediato, è sufficiente una rapida ricerca empirica con google.Abbiamo scelto la parola chiave "incidenti lavoro" e abbiamo selezionato news. In tal modo sono usciti questi tristi risultati di ricerca che abbiamo elencato sotto. Queste notizie tragiche di morti e feriti sul lavoro ormai appaiono solo nelle cronache locali dei quotidiani, divengono invisibili nelle cronache nazionali. Lo stillicidio continua e i più colpiti sono operai precari e sotto salariati che svolgono lavori di manutenzione in edilizia , movimentazione e trasporto materiali per lo più in appalto verosimilmente a condizioni di massimo ribasso. Abbiamo riportato queste notizie per dare un contributo alla ragionevolezza: occorre frenare il facile entusiasmo suscitato dai dati Inail che danno per 2009 gli incidenti sul lavoro in calo.

Purtroppo si registra ora una persistenza del fenomeno con una caratterizzazione molto particolare: dalla lettura delle cronache appare un profilo diverso dei soggetti a maggiore rischio di farsi male o di fare male ad altri. Vi è uno spostamento del rischio dalla struttura organizzata dell'impresa grande o media verso la microimpresa che offre servizi di manutenzione in edilizia, nella riparazione d'impianti, nel trasporto di merci, ecc. Le dinamiche degli incidenti sono inscritte in gran parte nel catalogo degli incidenti prevenibili.La povertà delle pratiche gestionali dei rischi da parte delle microimprese, il turn over troppo rapido del personale che in tal modo non matura mai un'accumulazione compiuta delle competenze operative anche per quanto riguarda l'autotutela rispetto ai rischi,queste, verosimilmente, sono le cause determinanti questo stillicidio nell'area dei lavori più frantumati e delle imprese più sguarnite di capacità di gestire i rischi. Per le ragioni sopra descritte sarebbe auspicabile e ragionevole che Inail e Ministero del Lavoro e il composito coro consenziente sfumassero molto l'enfasi retorica sulla positività dei dati infortunistici del 2009 e ponessero maggiore attenzione a questa dolorosa quotidianità. Il faraonico PROGETTO POLO SICUREZZA posto in capo ad Inail, pure sostenuto dai marenghi d'oro lesinati nei risarcimenti ai lavoratori infortunati, nasce coi piedi d'argilla se non riesce a sviluppare una strategia che abbia come perno il superamento dei limiti strutturali di un'ampia area di lavoro precario con diritti dimezzati, senza una formazione adeguata per salvare la pelle nel lavoro. Gino Rubini, editor www.diario-prevenzione.it