venerdì 28 agosto 2009

Ora tocca a Governo e Confidustria dimostrare coi fatti l'efficacia del dlgs 106/09


Riprende l'aggiornamento a Diario Prevenzione. Le novità sono molte. La platea dei soggetti che con diversi ruoli operano nelle attività di prevenzione nei luoghi di lavoro, dal Rspp al Rls ai datori di lavoro, ai consulenti dovranno affrontare lo studio, l'interpretazione e la messa in pratica del "nuovo" testo unico.

Dopo una pausa abbastanza lunga, il tema della sicurezza e la salute nel lavoro è stato oggetto di un improvviso fervore normativo: in due anni, due governi, due riforme. Appare stravagante il fatto che dai due interventi di riforma emergono, quasi diametralmente opposti, due modi di concepire il sistema della sicurezza in azienda, nonostante traggano origine (e legittimità) dalla stessa legge delega (la n. 127/2007). Ma questo è l'effetto devastante dell'uso della "delega" ampia e generica al Governo di legiferare. In tal modo le Camere vengono esautorate dal loro compito primario e fondamentale: quello del legiferare.

Oltre al dimezzamento delle sanzioni per il datore di lavoro e alla "depenalizzazione" di una serie di omissioni formali presenti nel dlgs 106/2009 , l'aspetto più rilevante riguarda la corresponsabilizzazione nella gestione della sicurezza a tutte le figure presenti a livello aziendale con una proiezione delle responsabilità "verso il basso" e una attenuazione della responsabilità dei dirigenti e degli AD senza che vi sia una corrispettiva strumentazione di potere d'intervento proiettata "verso il basso". Così come appare indebolito il ruolo responsabile dell'impresa committente rispetto alla gestione della sicurezza nella filiera degli appalti e dei subappalti.
Il modello gestionale della sicurezza che esce dal dlgs 106/2009 appare centrato sulla riduzione del ruolo della Pubblica Amministrazione nella vigilanza e nella promozione della salute con un affidamento "privatistico" alle parti sociali, tramite Enti Bilaterali, di intraprendere a percorsi di certificazione di conformità dell'Azienda a quanto prevede il dlgs 106/2009.

Il Governo e Confindustria hanno realizzato il loro obiettivo, quello di avere una norma poco vincolante e fatta su misura rispetto al depotenziamento delle funzioni di vigilanza della pubblica amministrazione. L'ideologia di base per la scelta di questo modello si fonda sul paradigma dell'impresa che si autogoverna e si autocorregge anche rispetto ai temi della sicurezza sul lavoro: queste virtù autopoietiche, secondo il governo, sarebbero state ostacolate da molto tempo dai vincoli e dai lacci degli adempimenti burocratici...

Ora tocca loro dimostrare che il modello di gestione della sicurezza aziendale adottato con il dlgs 106/09 porterà ad una efficace e drastica riduzione degli incidenti sul lavoro e delle malattie professionali. Ai lavoratori e alle organizzazioni sindacali , pure dentro la crisi, compete esigere risultati concreti nel miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza su lavoro. Lor signori, Governo e Associazioni datoriali non hanno più scusanti, si sono fatti una legge su misura che ha tolto molti "adempimenti burocratici" che, secondo un mantra sentito in mille incontri, "impedivano" alle aziende di essere virtuose nel risk assessment e nel risk management.. ora possono mostrare senza lacci e lacciuoli quello che vogliono e sanno fare ....

Gino Rubini editor di www.diario-prevenzione.it

Aziende, lavoratori e Stato -Sicurezza sul lavoro: cosa cambia con la nuova riforma


Daniele Cirioli 24 Agosto 2009

Dal 20 agosto è in vigore il provvedimento correttivo del Testo Unico sulla salute e sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro. Approvato dal Consiglio dei ministri il 31 luglio e pubblicato sulla gazzetta ufficiale del 5 agosto, il correttivo modifica in più parti il Tu sicurezza (dlgs n. 81/2008), opera del passato Governo che a distanza di 14 anni dall’ultimo intervento organico di disciplina (la famosa «626», il dlgs n. 626/1994) l’ha portato alla luce sulla base della legge delega n. 127/2007. Dopo un lungo letargo, dunque, la sicurezza del lavoro vive un altro mattino di rinascita: in due anni, due governi, due riforme. Resta strano – meglio dirlo subito – il fatto che dai due interventi di riforma emergono, quasi diametralmente opposti, due modi di concepire il sistema della sicurezza in azienda, nonostante traggano origine (e legittimità) dalla stessa legge delega (la n. 127/2007). Ma procediamo con ordine. segue su loccidentale.it
fonte:diariodiprevenzione

Italia, Repubblica fondata sulle morti sul lavoro


di Marco Bazzoni*

Evidentemente tutti gli infortuni, gli invalidi, le malattie professionali e le morti sul lavoro non sono abbastanza se il Governo Berlusconi ha pensato bene di smantellare il Dlgs 81/08 (testo unico per la sicurezza sul lavoro) con il Dlgs 106/09 (decreto correttivo), piuttosto che renderlo funzionale.E pensare che il Ministro del Lavoro Sacconi dopo la strage sul lavoro al depuratore di Mineo (CT) dell'11 giugno 2008, che costò la vita a sei operai comunali, annunciò un piano straordinario per la sicurezza sul lavoro. Se per piano straordinario intendeva questo decreto, beh, allora stiamo freschi. Per anni è stato chiesto pene più severe per i datori di lavoro che sono responsabili di gravi infortuni e morti sul lavoro e per quelli che non rispettano la sicurezza sul lavoro.

Ed il governo che fa, dimezza la maggior parte delle sanzioni ai datori di lavoro, dirigenti e preposti. Non contento, non potenzia neanche i controlli. Dio non voglia che qualche imprenditore becchi qualche multa : con lo scarso personale ispettivo delle Asl è praticamente impossibile ricevere un controllo, in quanto, se va bene un'azienda riceverà uno ogni 33 anni. Ma non è finita qui, onde evitare che qualche imprenditore finisse in galera si è previsto che al posto dell'arresto, possano pagare la multa, e faranno tutti così, statene certi. Inoltre, la salva manager non è stata cancellata, ma semplicemente riscritta, non è spudorata come la precedente, ma da sempre spazio a manovre e cavilli a favore dei manager.

Non capisco ancora come Napolitano abbia potuto firmare questo decreto, sapendo che questa norma non era stata cancellata. L'intento di questa norma è evidente, scaricare le responsabilità dei manager su preposti, lavoratori,progettisti, fabbricanti, installatori e medici competenti.Non essendoci certezza della pena, anche se nella remota ipotesi un datore di lavoro venga condannato per la morte di un lavoratore, il carcere "lo vedrà con il binocolo". Quando penso al povero Andrea Gagliardoni, morto il 20 giugno del 2006 a soli 23 anni con la testa schiacciata in una pressa tampografica nella ditta Asoplast di Ortezzano (AP), al povero Matteo Valenti, morto bruciato, dopo 4 giorni di agonia per un gravissimo infortunio sul lavoro (8 novembre 2004) nella ditta Mobiloil di Viareggio, ai quattro operai morti carbonizzati nell'esplosione alla Umbria Olii di Campello sul Clitunno (25 novembre 2006), allo loro famiglie che non avuto neanche giustizia ( 8 mesi con la condizionale per la morte di Andrea Gagliardoni, 1 anno e 4 mesi con la condizionale per la morte di Matteo Valenti, mentre quello per la morte dei 4 operai alla Umbria Olii manco è iniziato, e non sappiamo neanche se inizierà mai), mi domando : ma in che paese viviamo? Ci definiamo una "Repubblica fondata sul lavoro", ma forse sarebbe più corretto dire, una "Repubblica fondata sulle morti sul lavoro".

Come si fa a definire civile, un paese dove ogni anno ci sono 1200 morti sul lavoro? Qualcuno adesso dirà che nell'anno 2008 ci sono stati 1120 morti sul lavoro (secondo l'Inail) e che c'è stato anche un calo degli infortuni sul lavoro. Ma andrebbe ricordato a quel qualcuno, che nel 2008 c'è stata la più grossa crisi finanziaria ed economica dal secondo dopoguerra ad oggi, e che quel calo dipende più da questo (cassaintegrazione, mobilità, chiusure di aziende), che a una maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro. Che poi, se vogliamo proprio dirla tutta, i dati dell'Inail non sono oro colato, ma solo un punto di riferimento.Questi dati non tengono conto degli infortuni denunciati come malattia, che si stima siano intorno a 200 mila ogni anno, se non oltre, di tutti i lavoratori che muoiono in "nero" che vengono abbandonati fuori dai cantieri o dalle fabbriche.

Poi ci sono gli Rls che denunciano la scarsa sicurezza in azienda, che vengono minacciati, multati o peggio ancora licenziati, come è successo al povero Dante De Angelis, la cui unica colpa è quella di aver denunciato prima alla sua azienda, e poi ai mezzi d'informazione la scarsa manutenzione e sicurezza sui treni Eurostar. E' passato un anno dal suo licenziamento, ma ad oggi non è stato ancora reintegrato, nonostante le migliaia di firme raccolte a suo favore, nonostante che quello che aveva denunciato si sia rivelato tristemente vero, nonostante il 29 giugno 2009, ci sia stato a Viareggio un disastro ferroviario, che ha fatto a tutt'oggi 29 morti. E intanto abbiamo un ex sindacalista a capo di FS, che va dicendo a destra e a manca, che le ferrovie italiane sono le più sicure d'Europa...Vale la pena ricordare, che dal 14 giugno 2009 è stato introdotto il "macchinista unico", e purtroppo, gli incidenti ferroviari, sono destinati tristemente ad aumentare. Ha davvero ancora senso andare avanti con questa "battaglia" per più sicurezza, o tanto varrebbe mollare qui?Perchè è quello che sto pensando di fare.

* Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza
fonte:rassegna.it

VIDEOCRACY OFFICIAL TRAILER





Rai e mediaset censurano dalla TV il trailer del film svedese Videocracy, perché sgradito al governo.

il concessionario del servizio, non ci concede la pubblicazione del video a causa dei contenuti, il collegamento porta direttamente sulla pagina originale

martedì 25 agosto 2009

IMMIGRAZIONE


Badanti, regolarizzazione sul web

Il modulo da compilare può essere scaricato dal sito del Viminale. «Procedura semplice»

ROMA - Un modulo da scaricare dal sito del Viminale: ecco come regolarizzare colf e badanti via Internet. Dopo il pagamento del contributo di 500 euro per ciascun lavoratore, possibile già dal 21 agosto scorso, dal primo al 30 settembre i datori di lavoro potranno fare domanda online per l'emersione dal lavoro nero dei loro collaboratori familiari. La procedura informatica è stata illustrata, al Viminale, alle associazioni e ai patronati interessati. Nella riunione, secondo quanto riferisce Assindatcolf (Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico aderente a Confedilizia), sono stati approfonditi e risolti alcuni problemi sorti in relazione alla nuova normativa. E la procedura viene definita «semplice e veloce» da un altro partecipante all'incontro, Pino Gulia del Patronato Acli.


VIA MAIL - «Il modulo - spiega Gulia all'Ansa - sarà on line dal primo settembre e fino al 30 del mese». Ovviamente, chi vorrà procedere alla regolarizzazione dovrà aver già pagato i 500 euro della cosiddetta «dichiarazione di emersione». Una volta inviata via mail la domanda, il datore di lavoro riceverà, sempre per posta elettronica, l'acquisizione della domanda da parte del Viminale. Entro 72 ore, poi, arriverà sempre via mail la ricevuta con i dati del datore di lavoro e del lavoratore, che dovranno ovviamente combaciare con quelli del modulo F24 con il quale si sono pagati i 500 euro. Una copia di questa ricevuta va data al lavoratore: insieme al suo documento di identità: servirà a dimostrare, a un eventuale controllo, che la persona è in attesa di regolarizzazione. Il datore di lavoro sarà poi convocato presso lo Sportello Unico Immigrazione per portare tutta la documentazione necessaria. E qui entrano in gioco patronati e associazioni, «che - ha riferito Gulia - sono stati invitati dal Viminale a verificare attentamente la documentazione dei richiedenti che si rivolgono a loro per aiuto nella domanda, affinché siano evitate dichiarazioni false o non rispondenti ai requisiti».


25 agosto 2009

fonte. corriere.it


SALARI DIFFERENZIATI: L'ULTIMATUM DI SACCONI SUONA COME UN RICATTO ALLA CGIL


Il ministro del Lavoro chiede alle parti sociali di applicare l'accordo separato, o il governo bloccherà gli sgravi sulle retribuzioni. Cisl e Uil ci stanno. Cgil: "Ormai siamo ai ricatti, è un ministro paleoindustriale"

Salari differenziati oppure stop agli sgravi per la parte variabile delle retribuzioni. Lo dice il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, intervistato dal Corriere della Sera. "Una giusta distribuzione della ricchezza - a suo giudizio - si fonda sul riconoscimento dei meriti e dei bisogni. I salari vanno differenziati perchè non siamo uguali. Il banco di prova autunnale, con i primi contratti di metalmeccanici, alimentaristi, chimici e comunicazioni, sarà l'attuazione dell'accordo sottoscritto da tutti tranne che dalla Cgil".

Secondo il titolare del dicastero, infatti, "meno il contratto nazionale sarà invasivo, più ci sarà spazio per il contratto aziendale, detassato al 10%". Questo, puntualizza Sacconi, non vuol dire ricorrere alle gabbie salariali, accogliendo la richiesta di buste paga diverse fra Nord e Sud come suggerito dalla Lega. Anche il Carroccio, spiega il ministro, "è d'accordo con il nuovo modello. Nessuno ha parlato di gabbie salariali, meccanismo centralistico fissato per legge. Se il contratto si decentra, ineluttabilmente è più sensibile alle differenze di costo della vita e di produttività. Il punto vero è che sindacati e imprese, dopo aver firmato l'accordo, non possono cedere - conclude -, siamo rispettosi dell'autonomia delle parti, ma non indifferenti agli esiti".

Aperture da Cisl e Uil
Secondo il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, il governo "deve ridurre a zero l'aliquota, dando un incentivo in più, e deve elevare il tetto per la detassazione del salario di secondo livello". Angeletti si dice "assolutamente d'accordo" con il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e invitando l'esecutivo a sostenere di più la contrattazione di secondo livello. "Applicheremo l'accordo che rende la contrattazione più vicina al posto di lavoro - prosegue -, più flessibile, legata all'andamento della produttività". L'intesa separata sui contratti, a suo giudizio, è "un grande passo in avanti che porterà in aumento dei salari per i lavoratori". Le gabbie salariali, invece, "non sono neanche tecnicamente realizzabili".

Secondo Raffaele Bonanni, invece, le tasse sui salari di secondo livello bisogna arrivare ad eliminarle del tutto. "Mi sembra giusto adattare meglio la tassazione alla contrattazione territoriale e aziendale, spiega il segretario generale della Cisl. A Sacconi e anche al leader della Lega, Umberto Bossi, che pongono il problema di come esaltare meglio la contrattazione territoriale e aziendale, chiedo perché non tagliare del tutto le tasse: tasse zero per tutta la contrattazione di secondo livello. In questo modo anche Bossi (che vuole le gabbie salariali, ndr) sarà contento".

Cgil: un ricatto
La richiesta di Bonanni per la Cgil però "è un errore. Abbiamo già una norma che prevede la detassazione parziale del secondo livello ed è sufficiente: oggi la priorità è la detassazione del lavoro dipendente". È quanto spiega la segretaria confederale, Susanna Camusso, ad Affaritaliani.it. "Non si può infatti costruire - dice - una discriminazione per cui chi ha la fortuna di stare in un luogo dove si fa la contrattazione di secondo livello ha un doppio beneficio, mentre il lavoratore di un'azienda più povera o in difficoltà deve continuare a pagare tasse assolutamente eccessive rispetto al potenziale di reddito", spiega la Camusso la quale conclude: "C'è un errore di prospettiva, anche perché la contrattazione di secondo livello si esercita in neanche il 20% dei lavoratori dipendenti". "

In quanto ai temi sollevati da Sacconi nell'intervista al Corriere della Sera, per Camusso tradiscono un "approccio paleoindustriale". "Nel nostro Paese c'è libertà contrattuale - ricorda - e sta all'autonomia delle parti decidere come si affrontano e come si risolvono i singoli contratti". Per questo, prosegue, "l'atteggiamento di un governo che dice 'io applico i vincoli che ho solo in ragione del fatto che voi facciate la contrattazione come dico io' mi pare un atteggiamento per un verso autoritario e per un verso anche sbagliato, perché introduce una limitazione della contrattazione di cui non si sente alcun bisogno e che non corrisponde a nessuna finalità".

E' attualmente in vigore una legge sulla detassazione di secondo livello, ricorda Camusso, "e lui ha un onere che è quello di applicarla e di applicarla correttamente. Dovrebbe applicare delle norme che sono già in vigore - a suo avviso -, non può utilizzarle per ricattare rispetto al mantenimento di quella che, mi pare evidente, è una logica di divisione sindacale".

24/08/2009

fonte rassegnasindacale

domenica 23 agosto 2009

Infortuni sul lavoro, tutto quello che i dati dell’Inail non dicono


Secondo la Cgil il Rapporto elaborato dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli incidenti professionali non tiene conto di importanti fattori. Non calcola la crisi economica, il lavoro nero e il precariato.


«L'enfasi che l’Inail ha attribuito alla diminuzione del tasso di infortuni sul lavoro andrebbe attenuata». Non ha dubbi Sebastiano Calleri della Nidil-Cgil. L’anno 2008 si è chiuso con 874.940 infortuni sul lavoro e 1.120 casi mortali. È la prima volta dal 1951, anno a partire dal quale si dispone di statistiche attendibili e strutturate, che l’Italia registra un numero di morti inferiore a 1.200 casi l’anno.

E l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro non ha tardato a definirlo un «incoraggiante record storico». Non è dello stesso avviso però la Cgil, secondo cui la rilevazione l’Inail non terrebbe conto di alcuni importanti fattori. «La riduzione generale del tasso di incidenti - spiega Calleri - va correlata alla diminuzione delle ore lavorate a causa della crisi, una variabile che nel rapporto Inail non viene calcolata».

Con il Pil a -5 per cento e la produzione industriale a -20, una riduzione del 7 per cento dei morti sul lavoro non è certo un risultato di cui andare fieri. Ma non è tutto, a placare gli entusiasmi sarebbero anche le mancate denunce di infortunio. «Molte volte - continua Calleri - gli operai vengono spinti dai datori di lavoro a denunciare gli infortuni sul lavoro come domestici o a non denunciarli affatto».

A pagarne gli effetti più negativi sarebbe la parte più debole del sistema: precari e migranti, un segmento che, nella macchina produttiva del Paese, gioca un ruolo da leone. A un attenta lettura del Rapporto, c’è anche un altro dato che non torna. Secondo l’Inail è nel ramo industriale e in quello dei servizi che avviene il 90,3 per cento degli incidenti, un settore in cui la presenza straniera ha un peso di rilievo, eppure sono solo 179 i casi di infortunio che hanno riguardato gli immigrati. «Un’interpretazione attenta - dice Calleri - deve farsi carico di alcune questioni ormai evidenti».

Le conclusioni dell’Inail non convincono neanche riguardo ai lavoratori interinali, impiegati per la maggioranza in settori ad alto rischio. «Sarebbero quelli - sottolinea la Cgil - che a rigor di logica dovrebbero avere il più alto tasso di infortuni sul lavoro». Una tesi però che non trova conferma nel bilancio dell’Inail, e la spiegazione è semplice secondo Calleri: «Il rischio di perdere il posto induce precari e clandestini a non denunciare l’infortunio sul lavoro».

Anche riguardo al fenomeno delle malattie professionali, in aumento di ben 11 punti rispetto all’anno precedente, c’è divergenza di pareri. L’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro è ottimista al riguardo. «L’incremento delle denunce arrivate all’Inail è forse dovuto - si legge in una nota che accompagna il Rapporto - all’emersione del fenomeno e alla maggiore sensibilità, piuttosto che a un peggioramento delle condizioni di salubrità negli ambienti di lavoro».

La pensa diversamente la Cgil: secondo il sindacato in Italia non si è ancora diffusa una cultura al riguardo. Non ci sarebbe, infatti, l’attitudine a riconoscere le malattie professionali come tali. L’organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) riporta che in Europa, per ogni morto per infortunio, ce ne sono 4 per malattie di origine professionale. Casi, però, che non compaiono nelle statistiche ufficiali.


fonte: www.terranews.it

D.lgs 106/09 - risposta del Presidente della Repubblica a due RLS


ll Quirinale risponde su un quotidiano, a due lettere in cui veniva criticato duramente, per aver firmato ad "occhi chiusi" il decreto correttivo al Dlgs 81/08.


Due RLS hanno inviato nei giorni scorsi lettere ad un quotidiano nazionale dove evidenziavano il loro disappunto per la firma apportata al Decreto Legislativo 106/09 dal Presidente della Repubblica.

Il Presidente della Repubblica non ha fatto mancare precisazioni che sono giunte tempestivamente evidenziando le motivazioni che lo hanno portato a firmare l'atto normativo.

Alleghiamo in calce alla presente le due comunicazioni.

Lettere RLS

Sicurezza sul lavoro, peggio di così…

Cara “...omissis...”, venerdì 31 luglio il consiglio dei ministri ha approvato definitivamente il decreto correttivo al Dlgs 81/08 (testo unico per la sicurezza sul lavoro). Mi sarei aspettato che il Presidente della Repubblica se lo sarebbe letto bene prima di firmarlo, invece lunedì 3 agosto, cioè il primo giorno utile (dato che c’erano sabato e domenica di mezzo) l’ha firmato, nel più assoluto silenzio dei mezzi d’informazione… La sicurezza sul lavoro è dannatamente importante o forse qualcuno ha pensato che questo decreto correttivo rientrasse nella categoria “gossip”? Io credo che Napolitano avrebbe dovuto valutare un po’ meglio un decreto correttivo che modifica 147 articoli su 306 del testo unico approvato
da Prodi l’anno scorso, senza contare tutti gli allegati… Alla faccia del decreto correttivo!
L’Anmil è contenta perché c’è più tutela per le vittime del lavoro, l’Ugl perché la sicurezza sul lavoro
sarà insegnata nelle scuole, la Cisl perché c’è la patente a punti per le aziende edili… Semplici contentini, in un quadro di modifiche peggiorative devastanti, e nessuno dice niente… Tanto varrebbe che i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza si dimettessero in massa, in quanto con questo decreto correttivo i nostri “poteri” vengono ulteriormente ridotti.
Marco Bazzoni Rls


Perché Napolitano ha firmato?

Cara “....omissis..”, quanti si erano accorti che il presidente della Repubblica avesse firmato anche il decreto correttivo al testo unico della sicurezza sul lavoro? E’ stato il 3 agosto… Napolitano o ha firmato ad occhi chiusi (e mi auguro che non sia così), oppure lo scorso fine settimana si è studiato per bene il decreto correttivo e ne ha accettato i contenuti anche più controversi. O forse ancora, Napolitano si è consultato con esperti in materia e ha appoggiato le considerazioni del governo, respingendo le opposizioni al decreto mosse dai sindacati, da alcuni partiti politici, da addetti alla sicurezza sul lavoro, da rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e dai lavoratori e dalle lavoratrici stessi. In silenzio, tra le distrazioni agostane, tra un gossip sui Tg ed i soliti inviti a fare partenze intelligenti, è stato quindi approvato il decreto legislativo 3 agosto 2009, n. 106… Il nuovo testo unico riscritto in chiave padronale, sarà in vigore dal prossimo 20 agosto. Da quella data, i lavoratori e le lavoratrici saranno ancora meno sicuri sul lavoro.
Dovranno dare un abbraccio più forte ed un bacio in più ai loro figli, quando la mattina usciranno di casa per andare al lavoro. Ed alla prossima tragedia, che inevitabilmente ci sarà, proverò ancora più rabbia ed ancora meno fiducia nelle istituzioni, soprattutto quando sentirò le solite ipocrite parole di cordoglio. Rimane il fatto che ci hanno fregato di nuovo. Eppure non si sentono accenni di protesta.
Crocco1830



Lettera Presidenza della Repubblica

Caro direttore,
nella edizione di sabato
Liberazione ha pubblicato, sotto il titolo“Sicurezza, un decreto devastante”,due lettere critiche nei confrontidel Presidente della Repubblica per aver emanato – secondo i suoi lettori, “a occhi chiusi” – il decreto legislativo approvato dal Governo in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Mi permetta innanzitutto di rilevare come i temi affrontati nel decreto stiano particolarmente a cuore al Capo dello Stato: proprio sabato scorso, nel ricordare il sacrificio dei minatori vittime della tragedia di Marcinelle, egli ha sottolineato l’esigenza costante del massimo e coerente impegno delle Istituzioni e di tutte le forze sociali.
E’ in questo stesso spirito che il Presidente Napolitano, pur nei limiti delle proprie attribuzioni, ha seguito con grande attenzione l’iter del decreto in questione, iniziato alla fine di marzo 2009, e lo ha emanato, dopo un approfondito esame, in un testo che comprende numerose e significative modifiche rispetto allo schema originario approvato dal Governo.
In particolare, l’attenzione del Presidente della Repubblica, manifestata in diverse occasioni pubbliche – come il 23 aprile scorso a Torino - nell’incontro con i familiari delle vittime del rogo della Thyssen, e allo stesso ministro Sacconi nell’udienza al Quirinale del 2 aprile 2009, si è concentrata sulle norme del decreto che suscitavano particolari preoccupazioni per l’ipotizzata riduzione dei casi e delle forme di responsabilità dei datori di lavoro rischiando, in contrasto con i principi direttivi della legge di delega (n. 123 del 2007) e con consolidati orientamenti della giurisprudenza, di compromettere la tutela di beni primari.
Il Governo è infine pervenuto, il 31 luglio scorso, dopo il confronto con le parti sociali e le Regioni, all’approvazione di un testo definitivo del decreto profondamente diverso dallo schema originario, che recepisce le osservazioni contenute nei pareri delle Commissioni Parlamentari e tiene conto delle perplessità espresse dal Capo dello Stato con riferimento al rispetto dei principi direttivi della legge di delega e dei limiti fissati dalla Corte costituzionale in tema di decreti legislativi correttivi (Corte Cost. n. 206 del 2001). Il Presidente Napolitano ha quindi proceduto alla emanazione del provvedimento, nell’esercizio delle sue prerogative, che ovviamente prescindono da valutazioni sulle scelte di merito che rientrano nella esclusiva responsabilità del Governo.

Cordialmente
Pasquale Cascella
Consigliere per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica
fonte: sirs

Siamo tornati

lunedì 3 agosto 2009

buone ferie

Milano, «Giù le mani dall'Innse»


La fabbrica che vogliano smantellare e gli ultimi quarantanove di via Rubattino


I quarantonove della Innse resistono, sotto la tettoia all’ingresso, uno accanto all’altro e di fronte ai carabinieri con gli scudi e i manganelli. Piove a Milano, zona Lambrate, e nessuno ha voglia di bagnarsi. Stretti stretti, loro a proteggere i macchinari, torni e alesatrici, i carabinieri a proteggere quelli che dentro, all’asciutto, i macchinari li stanno facendo a pezzi.

Bulloni che saltano, lamine che si piegano: la demolizione di tonnellate di ferro, acciaio, ghisa, la demolizione di una storia.
L’Innse sta a Lambrate in via Rubattino, che non è una via qualunque. Una quarantina d’anni fa, nel Sessantotto operaio oltre che studentesco, fu un campo di battaglia: quanti volantini sono stati distribuiti in via Rubattino, quanti presidi ha visto via Rubattino, prima per salvare l’Innocenti, quella che produceva le automobili, poi per salvare la Maserati o qualche altro capannone della zona.

Adesso basta girare attorno e provare a percorrerla a piedi per capire come sono andate le cose. Di là ci sono le torri abitate da due anni, un paese con la sua piazza e la sua fontana al centro. Alle spalle ci sono i loft. A fianco il parallelepido tecnologico, rivestito di specchi viola che sfumano verso il rosso. In mezzo l’esselunga rubattino: un simbolo, il frutto di uno scambio, quando le catene di montaggio delle auto furono barattate con i carrelli della spesa. Almeno si salvava qualche decina di posti di lavoro: da operaio metalmeccanico a commesso, cassiere, magazziniere.

L’Innse è più avanti, al civico 18. Ci arrivo seguendo due giovani rom, un ragazzo e una ragazza, che camminano tra le pozzanghere per raggiungere chissà quale baracca, chissà quale roulotte, in mezzo a quei prati della disperazione e dell’immondizia, non è verde normale ma deteriorato, inquinato. Il muro sulla sinistra è già Innse. Si capisce: «Giù le mani dall’Innse», sta scritto dipinto a caratteri cubitali. Chissà a quando risale quella scritta. Davanti al cancello, uno striscione rosso ripete: «Giù le mani dall’Innse». Una speranza? Una cosa che si deve dire, per forza?

Gli operai non sono ragazzi, qualcuno andrà in pensione. Claudio ha trent’anni d’anzianità e l’aria assai giovane: indossa la maglietta «giù le mani dall’Innse». Anche l’impiegata dell’ufficio personale dai capelli biondi e corti, ha trent’anni d’anzianità, ma non potrà andare in pensione: se si chiude tutto, le capiterà la mobilità, espressione ambigua e irriverente, come se uno potesse andare da una parte all’altra e invece si troverà semplicemente, come si diceva una volta, in mezzo la strada. Stanca di presidiare? In quarantanove, da più di un anno (maggio 2008).

Si sono fatti pure tre mesi di autogestione, rispondendo loro, i quarantanove, alle richieste dei clienti. Perchè ripetono che l’Innse clienti ne aveva e ne avrebbe ancora, visto che sa fare pezzi di precisione, «al centesimo». Al centesimo? «Sì al centesimo, per tanti paesi al mondo e persino per i satelliti artificiali francesi. Siamo operai specializzati...».

E si sente ancora l’orgoglio di chi sa maneggiare quelle macchine, di chi li ha curati, di chi li ha visti crescere. Ma a un senso dire che li si vuole smontare per rimontarli poi da un’altra parte? «No, non ha senso, perchè è una operazione complicata, che si sarebbe dovuta programmare nel corso di anni. Sono pezzi che pesano tonnellate, che hanno raggiunto la perfezione dopo un lungo tempo e dopo un lungo aggiustamento». Basta immaginare la mole, il peso, il bestione che si sistema al suolo...

Quindi Genta, il padrone da due anni (acquistò in amministrazione controllata per 750mila euro, pare con la benedizione dell’ex ministro leghista Castelli) vende solo “ferro vecchio”, dopo aver venduto l’area (all’immobiliare Aedes), trecentomila metri quadri tra coperto e scoperto, un altro quartiere con la piazza e la fontana e l’ipermercato a fianco (c’è pronto persino un progetto dell’Expo per un campus e ovviamente per i centri commerciali).

Destino di una città industriale e operaia come Milano con la vocazione mai doma alla speculazione edilizia, come s’è visto e si vedrà al Portello, alla Bicocca, a Rogoredo dove s’alzavano i forni della Redaelli ed ora si alza il palazzone di Sky e di Murdoch e si alzano le prime case di Santa Giulia. Chissà se ne sorgeranno altre: anche gli immobiliaristi piangono talvolta le loro crisi, rischiando, come Zunino, inventore di Risanamento, il fallimento.

I quarantanove della Innse non chiudono. Chiediamo se si sono sentiti accanto la politica e le istituzioni. I loro delegati è dalla mattina che attendono un incontro con Formigoni, il presidente regionale, che aveva garantito: niente blitz d’agosto. Maroni evidentemente non era d’accordo. I blitz si fanno sempre d’agosto, dopo i grandi esodi. Claudio non risponde a proposito delle istituzioni. Hanno fatto tutto da soli: l’autogestione, il presidio. In quarantanove: «Quando siamo entrati noi, trent’anni fa, erano tre quattromila. Siamo dei superstiti, però con una gran voglia di lavorare». «E con un grande attaccamento alla fabbrica», marca l’impiegata.

Non è la crisi d’oggi. È un declino che viene da lontano, è il degrado di una cultura, di un sistema, di un paese, della sua capacità d’impresa. Un degrado calcolato: quando manca, come si dice, una politica industriale. Persino in Svizzera ne hanno parlato e sul muro del consolato italiano a Basilea, come si vede nel sito di Indymedia, qualcuno ha scritto: «Giù le mani dall’Innse».

di Oreste Pivetta
fonte:/www.unita.it

sabato 1 agosto 2009

I ragazzi della Corale Sacconi


I ragazzi della Corale Sacconi

Erano passati poche decine di minuti dal termine del CdM che aveva approvato il "testo correttivo" del d.lgs 81/08 che nelle agenzie online hanno cominciato a scorrere queste dichiarazioni:


- ANMIL, DECRETO CDM VA IN GIUSTA DIREZIONE

- CONFCOMMERCIO, MIGLIORATO IL TESTO UNICO

- CONFARTIGIANATO, MODIFICHE UTILI

- DAMIANO, GRAZIE A PD SALTA NORMA 'SALVAMANAGER'


- GIACOMASSI (CISL), SI APRE UNA NUOVA STAGIONE

- FILCA-CISL, DA PATENTE A PUNTI VANTAGGI PER IMPRESE

- POLVERINI (UGL), FONDAMENTALE NEI PROGRAMMI SCOLASTICI

- CDM APPROVA DLGS. SNELLIMENTO E PIU' PREVENZIONE

- GELMINI, ACCORDO CON ANMIL PER FORMAZIONE IN SCUOLE


- ERRANI (REGIONI), DA GOVERNO ATTO UNILATERALE
(dalle Agenzie )



Non era disponibile come non lo è tuttora alcun testo ufficiale del Decreto "correttivo", il tempo richiesto per un'analisi seria del testo coordinato è di molte ore se non giorni.
Ebbene, nonostante ciò una serie di esponenti di Associazioni datoriali e sindacali e politici in forma istantanea questo pomeriggio si sono "alzati in piedi" e hanno "applaudito" con dichiarazioni appassionate, in alcuni casi liriche ( ..."SI APRE UNA NUOVA STAGIONE") un oggetto ancora da esaminare, valutare e conoscere...
La riunione del CdM non era ancora terminata e le dichiarazioni di passionale consenso già scorrevano sulle agenzie.
Si può essere d'accordo o in disaccordo su di un provvedimento normativo ma da sempre esiste uno stile che è quello dello studio dell'oggetto e la sobrietà della comunicazione. La malattia grave di quest'epoca è quella della dichiarazione immediata ai media in base allo schieramento politico prescindendo dal merito di cui si discute..

Tutti abbiamo avuto il testo predisposto per la riunione del CdM di stamane, diario prevenzione l'ha pure reso disponibile ai molti visitatori del sito, pubblicandolo, ci siamo tuttavia ben guardati dall'esprimere giudizi definitivi su di un testo così ampio, complesso e da leggere in forma coordinata.
La disinvoltura con la quale si sono moltiplicate queste dichiarazioni di entusiasmo per il decreto correttivo deriva dal fatto che i " ragazzi della Corale Sacconi" avevano già da tempo in tasca il testo definitivo ? Se così fosse avrebbe ragioni da vendere il Presidente Errani a denunciare la mancata consultazione delle Regioni da parte del Governo che ha proceduto con atti unilaterali lesivi delle corrette relazioni istituzionali tra lo Stato e le Regioni.
Temiamo invece che le dichiarazioni siano state rilasciate senza conoscere in profondità nè il testo nè la compiutezza del significato e delle criticità che questa elaborazione normativa proporrà nella effettiva gestione dei rischi per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.


Lo spettacolo messo in opera dai ragazzi del Coro, come è apparso dalle Agenzie stampa di oggi pomeriggio, è avvilente sia per la superficiale disinvoltura con la quale vengono rilasciate le dichiarazioni ai media, sia per l'indifferenza al merito delle proposte contenute nel decreto correttivo.
Non ci arrendiamo tuttavia alla depresssione, intendiamo rivolgere un invito per davvero sincero ai ragazzi del Coro e ai tantisssimi che ne sono fuori, in particolare ai sindacalisti: senza pregiudizi ideologici sottoponiamo nei prossimi mesi alle prove di efficacia (evidence based) e ad un monitoraggio serio questa costruzione normativa, cercando di rendere effettive pratiche di gestione della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro.In altri termini accettiamo la sfida per misurare per davvero se con questo decreto " si apre una nuova stagione" come afferma un sindacalista o se queste frasi che abbiamo letto dalle interviste sono destinate a rimanere nel limbo della retorica che vive un giorno.

fonte.diario di prevenzione

Disoccupazione e mobilita' in deroga


A seguito dell'accordo fra Regione Piemonte e CGIL CISL e UIL, che prevede la concessione di Cassa integrazione, mobilita' e disoccupazione in deroga, vengono fornite informazioni ed istruzioni per accedere a queste prestazioni:















fonte :cgil torino

Decreto correttivo testo unico sicurezza lavoro


Via libera al correttivo al Testo Unico salute e sicurezza, il governo continua azione di riduzione dei diritti lavoratori

CGIL, contraria a questa ennesima controriforma, continua il suo impegno per l'integrità psicofisica dei lavoratori

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo correttivo delle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Tra le novità contenute nel nuovo testo l’istituzione di una ‘patente a punti’ per le imprese, rinviata a un Dpr, “necessaria soprattutto nel settore edile”, come ha spiegato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e che può portare alla cessazione dell’attività dell’impresa se si verificano incidenti e se gli standard di sicurezza dei lavoratori non sono rispettati. Subisce una riformulazione della norma ‘salva manager’ che ne limita le ambiguità fortemente denunciate dalla CGIL mentre migliora “l’efficacia dell’apparato sanzionatorio, con l’obiettivo di assicurare una migliore corrispondenza tra infrazioni e sanzioni”, come recita la nota del Ministero del Lavoro

Rimane, quindi, immutata la filosofia di fondo di questo governo in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro che non tollera il rispetto di ciò che definisce “formalismi” né tanto meno sopporta che a colpe accertate seguano sanzioni. La segretaria confederale della CGIL, con delega al tema, Paola Agnello Modica, replica duramente alla notizia del via libera al nuovo testo da parte del Cdm: “Il Governo con pervicacia continua la sua azione di riduzione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, addirittura nel fondamentale ambito della salute e sicurezza nel lavoro”, spiega Agnello nel rilevare come dal testo ‘informale’ del correttivo “si evince che le ferme e vigorose proteste dei lavoratori, dei giuristi, delle Regioni, della CGIL hanno portato all’attenuazione di alcuni punti particolarmente negativi, quali quello della responsabilità dei datori di lavoro e della certificazione da parte degli enti bilaterali”.

Ma per la segretaria confederale “altri gravi punti sono rimasti ed altri se ne sono aggiunti, in direzione del rafforzamento dei poteri dei datori di lavoro a scapito dei lavoratori e loro rappresentanti”. Tra questi punti, elenca la sindacalista, “lo svuotamento delle norme di contrasto al lavoro nero e irregolare; la visita preassuntiva svolta dal medico aziendale; la riduzione dei diritti in caso di sopravvenuta inidoneità alla mansione; il controllo della funzionalità dei rappresentanti dei lavoratori da parte degli organismi paritetici: il prossimo passo sarà che Confindustria o Confapi potranno dare i voti in sede bilaterale all’attività del sindacato? E l’accordo separato Confapi addirittura prevede che l’attività degli RLST dipenda dalle priorità definite in sede bilaterale”.

Nello stesso solco, continua, “la scelta di ridurre la valutazione dei rischi da interferenza negli appalti, di vincolare l’RLS all’esame del Dvr (Documento di Valutazione dei Rischi) solo all’interno dell’azienda. Anche le sanzioni sono state ampiamente ridotte, insieme al preventivo depotenziamento delle attività di vigilanza e ispezione deciso, con misure amministrative, dal Ministro Sacconi. Cosa che inficia in nuce la stessa ‘patente a punti’”. La CGIL, conclude Agnello, “ribadisce la propria contrarietà a questa ennesima controriforma e continuerà il suo impegno per l’integrità psicofisica di chi lavora nei luoghi di lavoro, con la contrattazione e attraverso puntuali verifiche giuridiche”.