martedì 6 maggio 2008

Nuovo modello contrattuale 2

Nuovo modello contrattuale
«Non si può ridurre i direttivi unitari a un momento di ratifica dell'accordo tra i tre segretari»

Intervista de "il Manifesto" a Nicola Nicolosi, coordinatore di «Lavoro e società»
di Francesco Piccioni
Sull'ipotesi di riforma del modello contrattuale concordata dai tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil vengono posti problemi sia di merito che di metodo. Quando si parla di «rappresentanza» il metodo è sostanza. Ne abbiamo già dibattuto nel direttivo Cgil del 29 aprile, e non abbiamo trovato l'assenso comune. Anche all'interno delle grandi organizzazioni sindacali si va affermando questo «spirito della globalizzazione» per cui siamo tutti uguali, tranne i leader. Che hanno un potere superiore a quello degli organismi democratici. Vale per i consigli comunali, regionali, per lo stesso parlamento. Qui stiamo parlando della riforma del modello contrattuale che riguarda 17 milioni di lavoratori dipendenti. Ossia di una dimensione più ricca, sul piano della rappresentanza, di quello che tutte le organizzazioni sindacali possono rappresentare.
Tanto meno, perciò, dalle sole segreterie... Neppure le segreterie hanno finora varato questo documento, che risulta essere una «bozza» dei segretari generali. Nel momento in cui i tre massimi responsabili delle principali organizzazioni trovano un accordo, questo rischia di non essere più mediabile. In democrazia, però, tutto ciò che non è emendabile rischia di diventare un voto di fiducia. Vorrei poter votare sul merito di un documento, senza dover mettere in discussione il leader della Cgil. Nella crisi della rappresentanza e della democrazia, rischiamo di avviarci su un percorso mai discusso, mai definito, che rischia di diventare il percorso verso la post-democrazia. Mi sembra un andazzo pericoloso.
Sul piano dei contenuti: è ancora il vecchio testo, più la parte sulla rappresentanza? Siamo ovviamente nel campo delle supposizioni. Che ci debba essere un nuovo modello contrattuale è fuori discussione. Ma quale deve essere la sua missione? Credo debba essere quella di recuperare potere contrattuale, dare vigore al contratto nazionale, in particolare deve ridistribuire più reddito a favore dei salari.
Si parla invece di detassazione degli straordinari. Quello è un altro modo di indebolire il sindacato e metterlo fuori gioco. Per questo non riesco a capire l'atteggiamento dell'attuale gruppo dirigente della Cgil. La detassazione va nella direzione del rapporto diretto tra il singolo lavoratore e il datore di lavoro. Era anche alla base del «patto per l'Italia» del 2002. Se è così, ci stiamo piegando a un percorso che la Cgil non ha mai definito e che anzi aveva rifiutato.
Si va a un confronto nella Cgil, con la richiesta di una consultazione di tutti gli iscritti? Sostenere solo la consultazione degli iscritti è limitativo. Il modello contrattuale varrà per 17 milioni di lavoratori. Non possiamo ripetere l'esperienza del protocollo di luglio. Ci devono essere regole chiare, far circolare le opinioni diverse, senza richiami alla disciplina di organizzazione; bisogna creare le situazioni in cui le opinioni in campo possano essere valutate da iscritti e non. Inoltre, sul modello contrattuale non dovrebbero votare i pensionati, che non ne verranno toccati.
(3 maggio 2008)