venerdì 5 dicembre 2008

5 DICEMBRE 2008 ASSEMBLEA NAZIONALE RSU-RLS FIOM





SINTESI DELL’INTRODUZIONE DI GIORGIO CREMASCHI
ALL’ASSEMBLEA STRAORDINARIA DEGLI RLS DI TORINO

Vogliamo ricordare i morti della Thyssen con una scelta precisa: quella di accompagnare il ricordo
e il dolore con l’impegno e l’iniziativa. Per questo abbiamo voluto convocare qui gli Rls della Fiom
e, in particolare, i rappresentanti delle aziende ove in quest’ultimo anno, dopo la Thyssen, altri
lavoratori sono morti. Perché la realtà è che se la Thyssen è stato una tragedia da cui possono
uscire degli insegnamenti e delle misure che finalmente fermino la strage di lavoratori, è anche
vero che questa strage continua. Decine e decine di lavoratori metalmeccanici, una moltiplicazione
di ThyssenKrupp, si sono avute in Italia dal quel 6 dicembre 2007, già oltre 1000 sono i morti
complessivi sul lavoro. Per questo noi non accettiamo anzi, consideriamo profondamente negativo
ogni annuncio ottimistico, ogni dichiarazione che misuri in termini percentuali l’andamento delle
morti. Non siamo ancora di fronte a fenomeni significativi di riduzione degli infortuni e delle morti
sul lavoro e per questo riteniamo che ogni atteggiamento ottimistico può far abbassare la guardia.
Del resto siamo di fronte a un governo e a una Confindustria che sostengono che la questione
degli infortuni è stata gonfiata, che siamo di fronte a un eccesso di riflettori su eventi che sono
molto meno gravi di quanto appaiono. Vediamo i pianti della presidente della Confindustria, il
giorno del suo insediamento, perché era morto un lavoratore in una delle sue fabbriche. Un mese
dopo un altro lavoratore in un altro stabilimento della presidente della Confindustria moriva in
circostanze analoghe. Vedremo qui casi significativi, ma il titolo del nostro incontro “La Fiom parte
civile”, vuole sottolineare proprio questo dato. Sicuramente è indispensabile agire con la
prevenzione, la contrattazione, il confronto. Ma quando avvengono gli omicidi, quando la vita viene
cancellata nell’organizzazione del lavoro, vuol dire che la contrattazione, la prevenzione, il
confronto non sono stati messi in condizione di agire. Ed è per questo allora che il sindacato deve
costituirsi parte civile perché in questo modo chiediamo il riconoscimento del danno profondo,
quello di non aver potuto esercitare fino in fondo il nostro ruolo, la nostra funzione a difesa della
salute di chi lavora. Per queste ragioni la Fiom Nazionale ha deciso di coordinare in tutto
il Territorio nazionale la costituzione di parte civile, ovunque vi siano stati morti sul
lavoro, in tutti i procedimenti penali, sia in quelli aperti, sia in quelli che devono essere
ancora avviati. Si tratta di organizzare la costituzione di parte civile in decine e decine di realtà,
per questo intendiamo dedicare ad essa anche una parte dei fondi della cassa nazionale di
resistenza.
Il processo ThyssenKrupp può diventare un punto esemplare, come quello per l’Icmesa di Monza
degli anni Settanta, che fece diritto e giustizia. Ad esso intanto noi affidiamo la nostra speranza,
che il sacrificio irrecuperabile di 7 lavoratori sia almeno ripagato da nuovi principi di giustizia validi

per tutti. Due sono le questioni di fondo di questo processo. Il fatto che venga riconosciuta la
responsabilità ai livelli più alti della direzione aziendale, dell’amministratore delegato e non solo dei
livelli intermedi o di gestione immediata. In secondo luogo il fatto che questa responsabilità superi
la dimensione della colpa per entrare in quella della volontarietà e del dolo. Affermando così il
principio che quando le violazioni delle norme della sicurezza sono particolarmente gravi e
clamorose non c’è solo la colpa di legge, ma c’è qualcosa di più grave: una volontarietà che
produce il danno e la morte. E’ lo stesso principio che è stato adottato per condannare per
omicidio volontario colui che aveva investito, guidando ubriaco alle 2 di notte, due giovani a Roma.
I morti sul lavoro sono sempre omicidi, adottiamo anche noi la campagna di articolo 21, ma non
tutti gli omicidi hanno le stesse responsabilità, non tutti sono uguali, all’equivalente di un incidente
mortale per il mancato rispetto della precedenza. Ci sono pratiche aziendali gravi che mettono la
vita dei lavoratori in costante pericolo. E queste, se provate, vanno punite come reati gravissimi.
Noi crediamo anche nella funzione preventiva del rigore della legge. Anche perché sappiamo
perfettamente che, al contrario, l’impunità diffusa è un modo per incentivare il non rispetto delle
norme. Per questo consideriamo gravissimo che la Confindustria prema su un governo
compiacente per rimettere in discussione il testo unico sulla sicurezza sul lavoro, la legge 81, con
ben 46 richieste di modifica che, se attuate, lo renderebbero carta straccia. Il Governo a sua volta
sta boicottando la Legge, non emanando le circolari applicative necessarie e sollecitando tutti gli
ostacoli alla sua applicazione, indebolendo ancor di più le attività ispettive.
Allo stesso modo consideriamo grave che i comportamenti della Magistratura e delle istituzioni
siano così differenziati da realtà a realtà. Abbiamo il processo di Torino che, un anno dopo è già in
cantiere, abbiamo la strage dell’Umbria Oli di Perugia dove morirono 4 lavoratori metalmeccanici in
un manutenzione di un’azienda alimentare, e ancora non è rubricato niente, mentre il titolare
dell’azienda fa causa ai morti. I comportamenti difformi della Magistratura di fronte agli stessi reati
sono un problema vero, per questo noi pensiamo che sarebbe necessario costituire una sorta di
Procura nazionale per la sicurezza del lavoro, simile, per poteri e funzioni di indirizzo, alla Procura
nazionale antimafia.
La costituzione di parte civile della Fiom nei vari procedimenti penali per omicidio sul lavoro, ha lo
scopo di accertare le responsabilità ai livelli più alti per ogni evento. Oggi i metalmeccanici
muoiono sia come lavoratori diretti nelle aziende, sia nella catena degli appalti e dei subappalti.
Era un metalmeccanico anche il lavoratore morto fulminato pochi giorni fa, mentre riparava la linea
aerea alla stazione di Napoli.
Vogliamo quindi che quando si verificano questi omicidi, siano accertate tutte le responsabilità, al
massimo livello, nell’azienda appaltante. Lo dice la legge, ma poi spesso la ricerca della
responsabilità finisce in un binario morto. Al contrario, nell’epoca della precarizzazione e
terziarizzazione del lavoro, ricostruire la catena di comando e delle responsabilità ha un effetto
fondamentale per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
E’ necessario generalizzare l’intervento di parte civile anche perché siamo di fronte a
un’insufficienza dell’iniziativa di tutte le istituzioni che, spesso, si accontentano di alcuni risultati
parziali anche là ove ci sono stati infortuni mortali. Consideriamo sbagliato che i Comuni premino
per la sicurezza sul lavoro aziende ove ci sono stati omicidi. Così come è sbagliato che questo
atteggiamento l’abbia l’Inail. Proponiamo che là ove ci sia un morto sul lavoro occorre che almeno
per diversi anni non si verifichi alcun evento mortale o grave, prima di poter dire che l’azienda ha
migliorato. Occorre una vera e propria moratoria di riconoscimenti alle aziende dove ci sono stati
infortuni mortali.
E’ necessario che ci sia una diversa capacità di raccolta dati di tutti gli Enti, sia dei Comuni e delle
Aziende sanitarie, sia dell’Inail. E’ clamoroso il ritardo nella comunicazione dei dati. Ci siamo rivolti
all’Inail centrale che ci ha detto che dall’inizio dell’anno all’autunno le risultano 11 infortuni mortali
tra i metalmeccanici mentre noi ne abbiamo contati, nello stesso periodo, circa 60 e, in realtà,
calcolati su base di previsione statistica e dando per valido un ribasso del 10% degli infortuni,
quale è stato dichiarato, dovrebbero essere più di 80. Ci sono quindi infortuni e morti sommerse,
che non raggiungono le dimensioni della tragedia della Thyssen, ma che per le famiglie di chi
perde un congiunto sul lavoro sono altrettanto gravi. Occorre quindi un intervento ampio che
mantenga e rafforzi l’allarme sociale e istituzionale per i morti e gli infortuni sul lavoro.
Occorre rilanciare l’intervento di vigilanza sulle malattie professionali. Per ogni morto per infortunio
c’è ne sono 4 che silenziosamente muoiono per gli effetti velenosi di sostanze cancerogene,
dell’amianto, per danni postumi dell’organizzazione del lavoro. Anche qui denunciamo arretramenti
da parte del governo e delle Istituzioni, ritardi inaccettabili, inadempienze vergognose.
Questa nostra iniziativa generalizzata di costituzione parte civile accompagna la nostra iniziativa
sindacale, che, come abbiamo deciso dovrà essere sempre più programmata e organizzata.
Abbiamo istituito un primo registro informatico degli Rls che vogliamo estendere ovunque possibile
per avere una comunicazione diretta per internet. Nello stesso tempo stiamo ultimando l’istituzione
dello sportello di consulenza per l’attività degli Rls e stiamo dando avvio a un programma di
formazione, che sarà supportato da un manuale di pronto intervento in via di definizione.
In tutte le vertenze di Gruppo abbiamo messo al centro l’intervento sulla salute, l’estensione dei
poteri degli Rls e, nelle grandi realtà, la definizione dei ruoli e delle funzioni degli Rls di sito.
Stiamo chiedendo la definizione di procedure del lavoro comprese quelle di abbandono dei posti a
rischio, stiamo cioè agendo sul piano sindacale ma, va detto, stiamo incontrando gravi e
incomprensibili resistenze da parte delle aziende. La verità è che la crisi rischia di produrre una
nuova ondata di degrado del lavoro. E’ probabile che l’anno prossimo, con la cassa integrazione, il
numero in assoluto degli infortuni diminuisca davvero. Ma è anche assai probabile che la
precarietà, la paura di perdere il posto di lavoro, la pressione delle imprese producano danni
ulteriori e gravi alla salute di chi in quel momento lavora.
Per questo non solo l’allarme sociale delle morti sul lavoro non deve abbassarsi ma deve crescere
anche in nome dei 7 nostri compagni morti alla ThyssenKrupp.