venerdì 20 febbraio 2009

accordo separato = meno salario


Applicando l’accordo separato i salari perdono quasi   2 mila euro

Leggetevi lo  studio condotto dall'Ires-Cgil su "Salari e contrattazione-Modelli a confronto" illustrato alla stampa il 2 ottobre scorso. Da esso emerge che applicando l'ipotesi d'accordo avanzata da Confindustria  e accettata  come nuovo modello contrattuale,il salario di un lavoratore dipendente perderà cumulativamente, nei prossimi quattro anni, circa il 2,7% del suo valore, ossia 1.914 euro. A stabilire questo taglio sono le due richieste di Confindustria, accettate,nel documento firmato con CISL E UIL (PUNTO 2 AL 3°COMMA), di depurare dal tasso d'inflazione previsionale, il differenziale energetico importato, pari a circa un punto percentuale dell'inflazione e quella di partire da un valore economico del punto di inflazione alla base degli aumenti contrattuali, più basso di quello attuale.


Diversamente se i salari, pur se decurtati  del valore punto, fossero incrementati seguendo l'indice armonizzato europeo (Ipca) senza togliere  la voce energia dalla loro crescita, rimarrebbero in linea con l'inflazione effettiva aumentando del 3,6% nel 2008; del 3,2% nel 2009; del 2,8% nel 2010; del 2,3% nel 2011. Applicando l’accordo separato invece registreranno un aumento decisamente più contenuto:

 2,4% nel 2008, cioè l'1,2% in meno rispetto all'indice europeo; il 2,5 nel 2009, lo 0,7% in meno; il 2,2 nel 2010, lo 0,6% in meno; il 2,1 nel 2011, lo 0,2% in meno.

 E il trucco  nella proposta padronale di nuovo modello contrattuale, oggi la base di calcolo degli aumenti è definita contratto per contratto. 

L’accordo  prevede una base di calcolo unica calcolata  sulle retribuzioni più basse che, per molte categorie, vuol dire a parità di inflazione molto meno salario. Poi aggiungete che per effetto dell’ inflazione reale  i costi dell’ energia aumentano ecco che ci si troverò a pagare 2 volte.

Questo non è tutto,  Se si confronta il  nuovo modello con il Protocollo del 23 luglio 1993,  nella simulazione realizzata dall'Ires-Cgil, viene evidenziato  che per il periodo 2004-2008 il taglio (teorico) delle retribuzioni sarebbe stato del 2,3% pari a circa 1.357 euro cumulativi. Nel 2004, col modello vigente, i salari sono cresciuti del 2,8%, L’accordo separato  si sarebbero fermati al 2% nel 2005: al +3,1% ottenuto col protocollo sarebbe corrisposto un +1,8%. E così nel 2006, 2,8% contro il 2%, nel 2007, 2,3% contro il 2% e nel 2008, +3,4% contro il 2,4% dell’ accordo separato. Percentuali che tradotte in termini monetari equivarrebbero ad una perdita di salario di circa 1.032 euro per un metalmeccanico, di 1.465 per un lavoratore chimico e di 1.299 euro per un lavoratore del commercio.


Oltre  a questo l'Italia è all'ultimo posto tra i paesi sviluppati in termini di potere d'acquisto delle retribuzioni. Dal 2000 al 2006 esse sono cresciute del 17%, proprio come l'inflazione. Negli altri paesi industrializzati la crescita tra retribuzioni nominali e inflazione è sempre stata a favore delle prime, in molti casi anche in modo sostanzioso. 


Un altro dato importante riguarda la mancata restituzione del fiscal-drag che per il periodo 2002-2008 ha prodotto una perdita media di salario pari a 1.182 euro. Considerando solo il 2008, il drenaggio fiscale comporta un aumento del prelievo per i lavoratori dipendenti di 0,3 punti per chi è senza carichi e di 0,5 punti per chi ha moglie e figli a carico. Se fosse data la restituzione del fiscal-drag ammonterebbe a 3,6 miliardi di euro.