martedì 24 febbraio 2009

REFERENDUM SULLA RIFORMA DEGLI ASSETTI CONTRATTUALI: UN ESERCIZIO DÌ DEMOCRAZIA




I lavoratori, tutti i lavoratori,non solo gli iscritti alla CGIL  devono poter esprimere mediante il voto quello che pensano sulla riforma del modello contrattuale,così fortemente voluto da Governo, Confindustria, CISL e UIL.

Chiediamoci,  perché Governo e parti sociali firmatarie (soprattutto queste ultime) osteggiano il voto dei lavoratori, al punto che non sarà possibile far votare lavoratrici e lavoratori unitariamente?

La riforma, che essi sostengono non viene a migliorare la condizione salariale e dei diritti?

Perché  i firmatari non sono andati tra i lavoratori a spiegare la bontà delle loro motivazioni?

Perché in un momento di crisi come quello attraversato in questo momento dall’industria mondiale,si vende come soluzione dei problemi una riforma che per quanto la si legga non dà alcun vantaggio, né a breve né a lungo termine a chi lavora?

Mentre al contrario spiana la strada su tutti i fronti alla parte datoriale.

Sono domande a cui ognuno di noi dovrà presto o tardi dare una risposta.

È vero come ho sentito dire e letto da “fonte autorevole” che gli accordi non si fanno tra sigle sindacali, è vero che gli accordi, grandi o piccoli, si fanno con la controparte le sigle sindacali dovrebbero però accordarsi sulle piattaforme, e solo  dopo, tentare di arrivare ad un accordo con i datori di lavoro, un accordo con i datori di lavoro e non per i datori di lavoro.

È vero anche che gli accordi, soprattutto se coinvolgono tutti, iscritti e non iscritti, vanno sottoposti nel bene e nel male all’ approvazione di coloro che ne subiranno gli effetti.

Ora CISL e UIL non possono vantare di sicuro che la maggioranza dei lavoratori sia iscritta presso di loro, indubbiamente anche la CGIL  pur con numeri leggermente maggiori non ha un simile primato,

E gli iscritti ai sindacati ”minori”?

la maggioranza dei lavoratori non è iscritta   comunque alcun sindacato, allora, ammesso e non concesso che i firmatari sentano di potersi esprimere per i propri iscritti, che almeno in teoria la pensano come loro, come la mettono con gli iscritti alla CGIL e alle altre sigle?

Se tanto mi da tanto, questi non la pensano come loro, pertanto in nome di quale diritto decidono per gli altri?

E la maggioranza che iscritta non è, qualcuno vuole o no chiedergli come la pensano?

Chi lo sa magari è a favore,ma non pensate che sarebbe molto meglio saperlo?

In un futuro molto prossimo, saranno rinnovati alcuni contratti nazionali, se queste saranno le regole,non verranno certo i segretari generali di CISL e UIL a spiegare come mai gli aumenti non sono quelli che ci si aspetta.

Per quanto riguarda la contrattazione di secondo livello, per capirsi quella aziendale, i delegati, non importa di quale sigla, sanno quanto sia complicata, mi chiedo come  si potrà recuperare anche la parte che non sarà elargita dal contratto nazionale, sono l'unico a chiederselo?

E le aziende ( sono anche queste la maggioranza) dove non si fa la contrattazione aziendale, dove non ci sono delegati, dove il sindacato non è presente, chi sono  questi, figli di nessuno?

Accidenti dimenticavo la derogabilità, secondo la “riforma” i contratti nazionali potranno essere derogati,  solo in peggio, che in meglio già lo si faceva prima.

Un ultima cosa, la tanto esaltata unità sindacale, è ovvio che sarebbe meglio che ci fosse ma veramente si pensa che l’unità debba essere un processo freddo,una "complicità" da perseguire ad ogni costo?

l’unità delle sigle e delle strutture, altro non è che una maniera per ripararsi dietro a risposte preconfezionate che non tengono conto dei pareri individuali, ulteriore burocrazia di cui non abbiamo bisogno, l’unità ha valore solo se dietro ci sono valori comuni, non comuni interessi.

l’unica unità da perseguire sempre e quella tra  lavoratori,questi si che devono stare assieme a prescindere dalle sigle.

Per questi motivi dobbiamo esprimerci con il voto, uno dei pochi diritti rimasti esercitiamolo!

 

Salvatore