venerdì 6 febbraio 2009

DOCUMENTO COMITATO DIRETTIVO CGIL


29 e 30 gennaio 2009

 

Il Comitato Direttivo riunito il 29 e 30 gennaio, approva la decisione di non sottoscrivere l’accordo separato del 22 gennaio.

L’approvazione della manovra anticrisi (ex decreto 185), avvenuta con il ricorso alla fiducia e poche modifiche ulteriormente peggiorative – conferma il nostro giudizio di un Governo che non ha un’idea sul come affrontare la crisi, è inadeguato, non stanzia risorse, e scarica i costi della crisi sulle condizioni dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Dà ragione allo sciopero generale del 12 dicembre e all’esigenza di continuare la lotta.

In particolare: sugli ammortizzatori sono assolutamente inadeguate le risorse stanziate e le modalità previste sia per l’allargamento della cassa in deroga, che per l’utilizzo dell’indennità di disoccupazione ai fini della sospensione non rispondono all’urgenza di tutela dei lavoratori precari e tentano di sovvertire il principio dell’ammortizzatore universale pubblico con un profilo di anticostituzionalità sul quale abbiamo già annunciato il ricorso alla Consulta a cui si aggiunge il gravissimo ritardo e l’atteggiamento di rinvio del Governo nel confronto con le Regioni per l’aumento delle risorse. Se al prossimo incontro non arriveranno risposte si porrà il problema di forme specifiche di mobilitazione.

La social card, continua a dimostrare i limiti di diffusione e di utilizzo. Si conferma che meglio sarebbe stata un’erogazione diretta alle persone interessate e che è un provvedimento costruito per rivolgersi a pochi, mentre la platea che andrebbe sostenuta è molto più ampia.

Il bonus alle famiglie, è un provvedimento una tantum, nonostante tutto lasci presagire una crisi lunga, i  criteri non danno la certezza che sia usufruito dalle famiglie numerose e in condizione di povertà.

L’insieme dei provvedimenti indica come il Governo non abbia assunto il principio del contrasto alla povertà e del sostegno al reddito dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.

Sulle pensioni ribadiamo che il sistema previdenziale ha bisogno di stabilità; anche per questo, quindi, non possono essere accettate manomissioni a partire dall’innalzamento dell’età pensionabile delle donne e dalla modifica dei coefficienti di trasformazione relativi al sistema di calcolo contributivo. Va invece ripristinata la flessibilità in uscita che, tra l’altro, rappresenta l’unico strumento valido per coniugare una reale parità di trattamento tra uomo e donna con l’esercizio delle opportunità individuali e della libera scelta. Sui coefficienti di trasformazione chiediamo che venga rapidamente istituita la commissione così come previsto dalla legge 247/2007. Mentre ribadiamo l’urgenza dei lavori usuranti. Come sempre non accetteremo che una logica di tagli ispiri processi di “riforma” perché tutto questo è frutto di una finanziaria rigida e sbagliata.

Sono queste le ragioni, insieme alla preoccupazione per una crisi della produzione che si aggrava e che mostra segni visibili di cedimento degli investimenti, che ci fanno confermare la priorità della crisi, le scelte vanno fatte, ogni ritardo determina per l’Italia un ulteriore svantaggio competitivo rispetto ai paesi EU e del mondo che hanno già attuato manovre economiche.

Sul settore dell’auto e sulla filiera, le gravi preoccupazioni per la tenuta occupazionale e produttiva, richiedono che il Governo decida rapidamente dei provvedimenti a sostegno della domanda, di organizzazione della domanda pubblica, di sostegno alla ricerca in direzione della sostenibilità e compatibilità ambientale, vincolando le imprese dalla filiera alla difesa dell’occupazione e al mantenimento delle produzioni negli stabilimenti italiani.

Risposte sono essenziali per tutti i settori attraversati dalla crisi, come rivendicato anche nei tavoli di settore e da scelte di rilancio di investimento nelle infrastrutture, come indicato dalla iniziative della Fillea e come avviene in tutti i paesi del mondo.

Il 22 gennaio la convocazione a Palazzo Chigi sulla crisi, non ha avuto nessuna risposta sui problemi, e si è scelto da parte del Governo e delle imprese di mascherare quel nulla, forzando un accordo separato sugli assetti contrattuali. Si è volutamente cercata la divisione del sindacato; la divisione, le non politiche sono la misura delle risposte del Governo della crisi.

La Cgil ha detto no a quell’accordo perché non tutela i salari, perché indebolisce la contrattazione a partire dalle deroghe e dalla limitazione dell’autonomia contrattuale delle categorie, perché limita il diritto di sciopero, attraverso una misurazione della rappresentatività non condivisibile. Che va configurandosi come prima tappa di un intervento generale sulle regole dello sciopero che abbiamo già considerato inaccettabile.

Così come è costruito l’accordo separato non produce l’universalità del modello, è già evidente la differenza tra pubblico e privato, ma sarà ulteriormente differenziata dagli “accordi specifici”, ovvero dalle cosiddette intese applicative con le singole associazioni di impresa.

Rimane netta la percezione di uno smisurato affidamento alla bilateralità, che sganciato da una precisa attività contrattuale può favorire una pericolosa scelta di sostituzione della contrattazione e costituzione di un ceto che può trasformarsi in casta. Scelta chiaramente visibile nelle proposte di concezione corporativa del welfare contenute nel Libro Verde.

Nonostante la sede in cui si è operata la divisione non vi è traccia di un legame tra questo accordo e la politica rei redditi. Mentre si accentua la pressione fiscale sul lavoro dipendente e sulle pensioni nulla si fa per contrastare l’evasione e l’elusione fiscale e il Governo continua a non dare risposte alla piattaforma unitaria del novembre 2007 e quella unitaria dei pensionati i cui temi devono restare al centro di tutta la nostra iniziativa.

L’unico riferimento “fiscale” è al secondo livello che viene a dipendere strutturalmente dal vantaggio fiscale.

Nel ribadire che la Cgil, per i valori a cui è strettamente legata, non avrebbe mai firmato un accordo di regole sulla contrattazione senza un’altra grande organizzazione di rappresentanza, chiede formalmente a Cisl e Uil che l’accordo separato venga sottoposto al voto dei lavoratori e delle lavoratrici.

Qualora Cisl e Uil si dichiarino indisponibili, la Cgil organizzerà la consultazione dei lavoratori iscritti e non.

Il CD della Cgil proclama 4 ore di sciopero a sostegno delle misure di contrasto della crisi e contro l’accordo separato, la cui gestione è affidata alle strutture.

Il CD della Cgil conferma il percorso di mobilitazione a sostegno della piattaforma per le politiche di contrasto alla crisi e contro l’accordo separato, questa prima fase di mobilitazione si concluderà con una grande manifestazione a Roma il 4 aprile 2009.

Da oggi al 4 aprile tutta la Cgil è impegnata a sostenere:

-       Un’ampia campagna di iniziative nel Mezzogiorno con i due appuntamenti nazionali del 27 febbraio e del 9 marzo.

-       Lo sciopero con manifestazione nazionale della Funzione Pubblica e della Fiom.

-       La mobilitazione nazionale dei pensionati del 5 marzo

-       Lo sciopero dei lavoratori della conoscenza nel mese di marzo

-       La contrattazione sociale, va rafforzata, rilanciata ed estesa e verrà presentata con l’assemblea pubblica dell’11 marzo a Roma.

-       L’iniziativa pubblica con Legambiente

-       Assemblea RLS

Il CD della Cgil decide una campagna di assemblee in tutti i luoghi di lavoro -  dal 9 febbraio al 9 di marzo – per informare dei contenuti dell’accordo separato, delle nostre valutazioni e delle nostre proposte. Al termine della campagna di assemblee andrà organizzato il pronunciamento dei lavoratori e delle lavoratrici anche sulla base di un dispositivo che verrà appositamente predisposto; che coinvolgerà con apposite modalità pensionate e pensionati

La gravità di un accordo separato sulle regole che non ha precedenti nella storia sindacale ed impone alla nostra organizzazione, uno straordinario rigore nelle iniziative e un altrettanto straordinario sforzo di coinvolgimento, non solo dei lavoratori e delle lavoratrici attivi.

Per queste ragioni la campagna di informazione e la raccolta dei consensi al nostro dispositivo, si articolerà nella settimana, a seguire ed entro il 4 aprile sul territorio, con l’obiettivo di coinvolgere il mondo del lavoro delle piccolissime imprese, dei precari, dei parasubordinati, oltre che dell’opinione pubblica.

Alla scelta del Governo e delle associazioni imprenditoriali, condivisa da Cisl e Uil di escludere la Cgil dalle regole della contrattazione, è chiara ed evidente in tutta la sua gravità, la Cgil risponderà con fermezza e con una capacità di proposta all’altezza della sfida e dell’innovazione. La Cgil non intende chiudersi in una strategia difensiva che la troverebbe attrice passiva delle scelte di altri. La Cgil conferma la sua valutazione che regole non condivise, non sono tali.

In questo quadro il CD della Cgil è impegnato a produrre rapidamente una proposta sulla rappresentanza e la democrazia, in coerenza con la nostra elaborazione, su cui avviare una pressante iniziativa. Il CD sottolinea che il tema della rappresentanza non può ridursi alla sola certificazione degli iscritti, pur importante, e non vive se non collegato a scelte di democrazia e di partecipazione dei lavoratori e delle lavoratrici che devono potersi esprimere col voto su piattaforme e accordi.

A partire dalla piattaforma unitaria di maggio, che non trovato risposte nell’accordo separato, in una coerente capacità di proposta di politiche innovative, lavoreremo per riconquistare i contratti nazionali ed un assetto di regole universali.

La sfida dell’innovazione e del rilancio della contrattazione è la risposta che la Cgil intende dare a chi ha scelto di indebolire la contrattazione.

Non si tratta di una sfida di breve,richiede una strategia di periodo proprio per questo deve trovare grande capacità di parlare oltre che al mondo del lavoro, dei pensionati, dei giovani e dei precari anche fuori di noi, al paese; dev’essere l’iniziativa che rimette al centro il valore, le ragioni e la rappresentanza del lavoro nella crisi, nella contrattazione, e nel progetto per il futuro del paese.

 

 

Approvato all’unanimità