mercoledì 25 febbraio 2009

SACCONI :ANCORA SUL DIRITTO DI SCIOPERO






Un referendum consultivo prima di proclamare una protesta. È questa una delle principali novità previste dal Ddl che, ha annunciato il ministro Maurizio Sacconi, verrà sottoposto nei prossimi giorni all'esame del Parlamento e che riformerà le attuali regole sul diritto di sciopero nei servizi di pubblica utilità.
Forme di conciliazione e arbitrato per prevenire i conflitti. Obbligo di indire un referendum consultivo prima di proclamare una protesta, con la dichiarazione di adesione individuale da parte del singolo lavoratore. Sanzioni applicate dai prefetti e non più dalle aziende. Con una regolamentazione ad hoc dello sciopero virtuale.

Sono questi i principi ispiratori di un Ddl delega che secondo quanto annunciato ieri al Cnel dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi verrà sottoposto nei prossimi giorni all'esame del Parlamento, per riformare l'attuale regolazione del diritto di sciopero dei servizi di pubblica utilità. Sacconi che in un'intervista su Radio 1 ha confermato la proroga per il 2009 della norma sperimentale sulla detassazione dei salari di produttività («Le risorse sono state accantonate, ci sarà la proroga chiesta dalle parti sociali ») con il ricorso al referendum preventivo vuole fare in modo che «gli utenti siano informati sul livello di adesione alla protesta». Perchè spesso gli scioperi sono indetti da microsigle che pur avendo uno scarso seguito tra i lavoratori, con la sola proclamazione riescono ugualmente a creare caos. La riforma vuole porre un limite anche al cosiddetto « effetto annuncio» la sospensione in extremis di una protesta perchè «strumentalmente troppo spesso si annunciano scioperi che poi si revocano all'ultimo minuto causando il danno senza pagare il pegno della perdita del salario».

La revoca dello sciopero «deve essere data con un periodo di anticipo adeguato» per poter effettuare la trattenuta, «tranne nel caso si faccia, anche all'ultimo momento, un accordo che risolva in via definitiva il problema ». Non sarà più sufficiente «una semplice, timida intenzione di miglior dialogo» tra le parti. Altra priorità, deve diventare «più robusto e garantito l'intervallo tra uno sciopero e l'altro», per assicurare un «congruo periodo in cui non ci sono attività di interruzione del servizio». Affinchè il ricorso allo sciopero rappresenti l'ultima ratio, occorre favorire forme alternative di protesta quali lo sciopero «virtuale», per evitare l'interruzione del servizio pur legittimamente manifestando un disagio: «Si può fare con un fazzoletto al braccio – ha aggiunto il ministro in modo che il lavoratore in stato di agitazione perde il salario, però il datore di lavoro paga una cifra congrua per ogni lavoratore che si astiene virtualmente dal lavoro ». In assenza di una specifica regolazione oggi il sindacato è disincentivato a ricorrere allo sciopero virtuale, anche perchè non è previsto alcun obbligo per l'azienda, ma secondo il ministro anche «la controparte deve pagare e queste risorse vanno in un fondo solidaristico che poi decideranno come usare ». Infine va modificato il meccanismo delle sanzioni che per essere un deterrente devono essere effettivamente applicate: «Oggi sono decise dalla Commissione di garanzia quando riguardano l'individuo e sono applicate dal datore di lavoro che quando il conflitto è esaurito non lo fa mai ha continuato Sacconi .L'ipotesi è di incaricare i prefetti di applicare la sanzione decisa: con il pericolo di omissione di atti di ufficio, sarà applicata effettivamente».

FONTE: Il Sole 24 Ore