sabato 21 febbraio 2009

DIRITTI LAVORO SALARIO




L'aggravarsi della situazione economica spinge il nostro Paese verso una fase di recessione che non sarà di breve durata. Gli effetti della crisi, infatti, colpiscono tutto il sistema produttivo e dei servizi: aumenta la cassa integrazione; crolla la domanda; si riducono drasticamente gli investimenti.
Per questo si pone come priorità assoluta la difesa del lavoro e dell'occupazione.
Ci sarebbe bisogno di sostenere il reddito dei lavoratori e dei pensionati, sarebbe necessaria una politica degli investimenti capace di produrre una ripresa dell'economia e dell'occupazione.
Niente di tutto ciò.
Il Governo ha deciso di affrontare questa crisi impegnando poche risorse per gli ammortizzatori sociali, senza prevedere misure adeguate per i salari e le pensioni, senza alcun piano per ridare fiato all'economia e impulso allo sviluppo.
Anzi, vuole utilizzare gli effetti della crisi per colpire il mondo del lavoro e la sua rappresentanza. E' questo, infatti, il senso dell'accordo separato sul modello contrattuale che Governo e Confindustria hanno fortemente voluto.
Una scelta grave; essa divide il sindacato e il mondo del lavoro quando invece, tanto più in una crisi così grave e profonda, ci sarebbe stato bisogno di unire.
La CGIL non ha sottoscritto quell'Accordo perché:
■ indebolisce il contratto nazionale, programma salari inferiori all'inflazione e non prevede il recupero del loro potere di acquisto non estende la contrattazione di 2° livello alle aziende che oggi non la fanno e attribuisce ad essa la derogabilità dei diritti e delle normative del contratto nazionale
I c'è la manifesta volontà di limitare il diritto di sciopero. Un atto, questo, che mette in discussione un diritto fondamentale di libertà, sancito come uno dei principi proprio dalla nostra Carta Costituzionale.
Attraverso l'accordo del 22 gennaio si sceglie una scorciatoia illusoria: utilizzare la crisi per ridurre le tutele sociali, i diritti, il lavoro, la contrattazione.
Per imporre questa strada si vuole utilizzare la stessa divisione sindacale.
La CGIL intende battersi per una prospettiva diversa.
Bisogna strappare, in primo luogo, misure urgenti per contrastare la crisi perchè le decisioni del Governo sono largamente insufficienti.
C'è bisogno di ridurre il prelievo fiscale sul lavoro dipendente e di aumentare le pensioni. Ci vogliono ammortizzatori sociali anche per i lavoratori precari e investimenti per nuove politiche industriali e perle infrastrutture.
Inoltre, bisogna dare la parola alle lavoratrici e ai lavoratori. Decidere, infatti, sulla costituzione materiale dei rapporti di lavoro e delle relazioni industriali spetta soltanto ad essi.
Per questo la CGIL ha promosso una grande campagna di assemblee in tutti i luoghi di lavoro: per discutere insieme sulle misure per contrastare la crisi e sugli effetti dell'Accordo separato.
Per questo la CGIL chiede ai lavoratori,mediante il voto segreto, di esprimere il loro
giudizio sull'Accordo separato: per noi sapere che cosa pensano i lavoratori è
importante.