giovedì 12 marzo 2009

RIFORMA ASSETTI CONTRATTUALI: “norme applicative”




La vecchia talpa in questo caso non è il movimento operaio, ma il capitalismo. Che più si aggrava la crisi, più scava sotto le fondamenta dei diritti e delle garanzie sociali. Cresce il degrado del lavoro, con il dato impressionante degli infortuni mortali che avvengono allo stesso ritmo dell’anno scorso, nonostante la caduta dell’occupazione e il dilagare della Cassa integrazione. Chi lavora, lavora per due e si infortuna per tre. (...)

 

Ovunque le imprese usano la drammaticità della crisi per presentare a sindacati e lavoratori richieste di peggioramento delle condizioni di lavoro, di limitazione dei salari e dei diritti, che solo pochi mesi fa erano nel loro libro dei sogni.

In questo quadro dovrebbe essere a conoscenza dei lavoratori la trattativa misteriosa che si sta svolgendo al tavolo confederale sulle cosiddette “norme applicative” dell’intesa del 22 gennaio. Si sono tenuti già diversi incontri, e altri ne sono, a breve, in programma. 
Per chi si illudeva che l’accordo del 22 gennaio fosse un puro confronto di idee, la Confindustria chiarisce che le “norme applicative” di quella intesa dovranno imporre nuove regole e sanzioni adeguate per chi non le rispetta. Che gli aumenti salariali dei contratti nazionali dovranno essere calcolati sui minimi tabellari, che la flessibilità del salario aziendale dovrà essere assoluta, che le deroghe ci dovranno proprio essere e così via. 
Addirittura pare che si prepari un trattamento di favore per i metalmeccanici, per i quali ci dovrebbe essere un obbligo di disdetta anticipata del Contratto che scade a fine anno, per applicare subito le nuove regole. 
La Confindustria va a riscuotere con chi ha firmato quello che ha firmato e chiarisce che le piattaforme sindacali triennali, che magari cercano di ignorare l’accordo del 22 gennaio, ricadranno necessariamente sotto quella regolazione.

Il Sole 24 ore già da qualche tempo scrive che la trattativa sulle “norme applicative” è persino più importante di quella sui principi. Lo sappiamo perfettamente, nessuno fa un accordo senza pensare concretamente a come applicarlo. 
È necessario che le lavoratrici e i lavoratori sappiano che la rottura che c’è stata il 22 gennaio è poco rispetto a quella che ci può essere di fronte al fatto che, azienda per azienda contratto per contratto, la Confindustria ne esigerà l’applicazione nel modo più rigoroso e brutale. Chi nella Cgil pensa che si possa voltar pagina e cancellare quanto è successo è destinato a ripetere sempre in peggio l’esperienza di questi mesi. La Confindustria chiarisce che non accetta terze vie. O ci si piega, o si lotta.

RETE28APRILE
Roma, 11 marzo 2009