sabato 28 marzo 2009

Sicurezza Sul Lavoro?







«UNA DEREGULATION VERGOGNOSA E PREVISTA»

Una vergognosa marcia indietro, per altro preannunciata». Così il senatore del Pd Felice Casson, che da magistrato a Venezia si è occupato parecchio di insicurezza nei luoghi di lavoro, bolla le «correzioni» apportate dal ministro del welfare Maurizio Sacconi al Testo unico.
In che senso preannunciata?
Quando nella passata legislatura abbiamo discusso del Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro ricordo bene le vivaci proteste del senatore Sacconi su un provvedimento che fu approvato quasi all'unanimità. Appena tornato a Palazzo Chigi, e ancor prima che scoppiasse la crisi economica, il governo di destra ha mandato a Confindustria chiari segnali di deregulation. Ora Sacconi da ministro passa ai fatti.
Il succo delle «correzioni» è un alleggerimento delle sanzioni e dei controlli.
E davvero gli unici a sentire la necessità di questo alleggerimento sono Confindustria e le associazioni padronali. E' il caso di ricordare che in molti, e io ero tra quelli, segnalarono che il Testo unico era fin troppo leggero in materia di sanzioni e di controlli. Quel testo fu in massimo compromesso possibile alle condizioni date. Confindustria strillava, ma sapeva benissimo che nessun padrone sarebbe finito in galera. Ancora una volta, tutto sarebbe finito in prescrizione o in sanzioni monetarie. Insomma, non sone cose drammatiche quelle previste dal Testo unico. Eppure a Confindustria non va bene neppure quello. Non si accontentano di vincere, vogliono stravincere.
Il ministro Sacconi paragona le «sue» sanzioni non a quelle previste dal Testo unico ma a quelle contemplate dalla legge 626. Quest'ultima entrò in vigore nel 1994. Da allora a oggi, argomenta Sacconi, l'inflazione è cresciuta del 36%, io ho aumentato le sanzioni del 50%. Dunque, sono bravo.
Più che un argomentazione questo è un trucco, che tradisce una mentalità assai bizzarra. Il confronto va fatto con la legge attualmente in vigore, cioè il Testo unico che mette ordine nelle norme precedenti e le supera. Avanti di questo passo, la destra si metterà a fare i confronti con le leggi dell'Ottocento.
L'allora ministro del lavoro Damiano, pur in mezzo a gravi difficoltà finanziarie, era riuscito ad aumentare il numero dei controlli e delle ispezioni. Sacconi, sempre lui, ha disposto che dimunuiscano del 19%. Quel che importa, dice, non è la quantità ma la qualità.
Questa è una presa in giro bella e buona dei lavoratori e dei sindacati. C'è bisogno sia di qualità che di quantità. Quando un imprenditore sa di rischiare un controllo ogni 20/30 anni è ovvio che se ne infischia di rispettare le leggi. Se i controlli scemano, evapora anche il già labile effetto deterrente.
Per sospendere le attività in una fabbrica o in un cantiere si passa dalla «reiterazione» di una violazione alla «plurima violazione». Cosa significa?
Mi piacerebbe tanto saperlo. A naso, si può intuire che se prima si chiudeva un cantiere che risultava inadempiente alla seconda ispezione, adesso bisognerà aspettare la terza.
Il Testo unico, secondo Sacconi, peccherebbe ancora d'eccesso di regole, formalismi, burocrazia. Le sue «correzioni» privilegerebbero gli obiettivi.
Questa è una mezza verità che Sacconi trasforma in una fandonia. E' vero che il lavoro di sintesi e razionalizzazione delle norme preesistenti è perfettibile. Ma con la scusa dei formalismi Sacconi vuole intaccare la sostanza del Testo unico.
Anche da senatore lei si è occupato con assiduità delle vittime dell'aminato. A che punto siamo?
Siamo sempre in alto mare. L'ultima finanziaria del governo Prodi aveva stanziato 30 milioni di euro per un fondo a favore delle vittime. Per sbloccare la somma il ministro del welfare doveva emanare entro 90 giorni un regolamento. Non l'ha ancora fatto e si chiama Sacconi.

Manuela Cartosio

28/03/2009 |  Manifesto |  Sicurezza Sul Lavoro