mercoledì 18 marzo 2009

Roma, 17 marzo 2009:Assemblea Nazionale degli Rls, Rsu, Rsa





Sicurezza: Grande assemblea Rls CGIL, dare piena attuazione al Testo Unico
Nettissima contrarietà alla volontà del Governo di stravolgere il Testo Unico su salute e sicurezza nel lavoro
18/03/2009
Si è tenuta oggi l’Assemblea Nazionale degli Rls, Rsu, Rsa della CGIL aperta dalla relazione della Segretaria Confederale Paola Agnello Modica e conclusa dal Segretario Generale Guglielmo Epifani.
 
All’Assemblea partecipatissima sono intervenuti numerosi RLS e delegate e delegati in rappresentanza di tutti i settori produttivi e dei diversi territori del Paese, che con grande competenza hanno portato le loro esperienze, elaborazioni, problematicità, proposte.
 
“La grande, attiva e attenta partecipazione all’Assemblea di oggi - afferma Paola Agnello Modica - è la dimostrazione concreta di quanto sia importante per le lavoratrici ed i lavoratori, e i loro rappresentanti la salvaguardia dell’integrità psicofisica di chi lavora. La richiesta netta emersa dall’Assemblea  - continua - è impedire che la crisi sia utilizzata per ridurre diritti e tutele dei lavoratori. Nettissima la contrarietà alla volontà del Governo di stravolgere il cosiddetto Testo Unico su salute e sicurezza nel lavoro”.


Relazione introduttiva di Paola Agnello Modica:

Care compagne e cari compagni,
la crisi c’è, vera, pesante, inedita e sta mostrando tutti i ben noti limiti del modello neoliberista: ingiustizia sociale, disastri ambientali a partire dai cambiamenti climatici, una vera e propria “economia dello spreco”, con profitti privati e oneri collettivi, di cui uno particolarmente odioso è la sofferenza e il costo della mancata prevenzione nel lavoro: 3% annuo del PIL pari a ben 45,445 mld € (2005). Il re è nudo e non è inutile ma miope e dannoso far finta che la crisi non ci sia o minimizzarla, come ha fatto finora il Governo italiano a differenza dei Governi dei principali Paesi.
Serve invece un forte ruolo pubblico –oggi assente- nel guidare i processi di fuoriuscita positiva dalla crisi e un messaggio chiaro al Paese attraverso e verso innovazione, ricerca, presidi produttivi, risparmi e riusi, lotta ai cambiamenti climatici e alle disuguaglianze sociali a partire dalla tutela del lavoro.
Nella fase di crisi cresce a dismisura il timore -fino all’angoscia e alla disperazione- di perdere il posto di lavoro, la dignità legata all’autonomia, il reddito, la possibilità di pagare l’affitto o il mutuo, di far studiare i figli e ciò richiede, esige un surplus di misure atte a dare sicurezza a chi vive del proprio lavoro.
Questo è il concetto di sicurezza che noi propugniamo: cibo sano (non spazzatura), acqua potabile, un tetto sulla testa, aria salubre, istruzione, salute e un lavoro degno di cui vivere – e NON per cui morire- per poter pagare le necessità individuali e i servizi collettivi (attraverso tasse e contributi).
Nella fase di crisi, se gestita come sta facendo il governo e gran parte del padronato italiano, invece i rischi e l’insicurezza aumentano e per nascondere le cause profonde di questa reale incertezza sul futuro, ci inondano mass-mediaticamente con martellanti messaggi sintetizzabili in “Come è pericoloso vivere!!”, fra cui spicca negativamente l’equazione “migrante uguale delinquente” e “furbo uguale ganzo”, mentre sparisce la rappresentazione e l’analisi della crisi e delle reali condizioni di vita. C’è manipolazione informativa e manca la trasparenza: persino il sito dell’INAIL non è aggiornato sui dati, al pari di quello del Ministero dell’Economia e Finanze fermo al 2007 sui dati di bilancio.
Anche nel lavoro i rischi potranno aumentare. Forse nelle prossime settimane o nei prossimi mesi l’INAIL ci dirà che registra una riduzione ufficiale del numero degli infortuni: del resto con la crisi c’è una riduzione dei posti di lavoro che ormai rischia di riguardare centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici solo nel nostro Paese, a partire dalle donne (di cui si vuol innalzare l’età pensionabile!), dai precari, dai cocopro, dai migranti. Dati ufficiali dicevo, perché il rischio vero è che con la crisi i rischi per la salute e sicurezza nel lavoro aumentino: aumenta la disoccupazione e la ricattabilità di chi lavora o cerca un posto di lavoro, aumenterà il lavoro nero, aumenteranno le pressioni dei datori di lavoro per non denunciare gli infortuni e le malattie professionali (quante sofferenze ignorate!) perché siano dichiarati come incidente stradale o domestico o malattia. Così loro pagano un tasso più basso di assicurazione, i lavoratori non hanno tutela postinfortunistica e a pagare i costi è il SSN, cioè noi che paghiamo le tasse.
E il perseguimento della competizione finalizzata al “guadagno rapido” e basata sulla riduzione dei costi, compresi, e per primi, i costi per la prevenzione e la salvaguardia della salute e sicurezza nel lavoro renderanno ancor più pesanti le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori, aumentandone fortemente i rischi.
In questa situazione il Governo sceglie di stare dalla parte più retriva del padronato, attacca i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, decidendo di rompere la coesione sociale.
Lo ha fatto il 22 gennaio, quando formalmente -e finalmente!- aveva convocato le parti sociali per discutere della crisi, ma il cui esito è stato una risposta di classe alla fuoriuscita dalla stessa: a pagarne i costi devono essere i soliti noti, i lavoratori. Infatti con l’Accordo separato sul modello contrattuale, si riduce programmaticamente il salario e gli spazi di agibilità sindacale proprio sulle condizioni concrete di lavoro. Non estende la contrattazione di 2^ livello, la lega esplicitamente solo ad aspetti economici, prevede la derogabilità anche normativa dei CCNL oltre agli ampi rimandi alla bilateralità, con chiaro riferimento al Libro Verde del Ministro Sacconi.
Vi invito a rileggere il “Libro Verde sul futuro del modello sociale” dall’ammiccante titolo “La vita buona nella società attiva”: contiene la summa dell’idea di società di questo Governo, che per essere attuata esige l’abbattimento di 60 anni di conquiste civili e democratiche del movimento dei lavoratori, delle donne, dei democratici. Ipotizza un ritorno alla famiglia, cioè al lavoro gratuito delle donne, per molte risposte sociali e una trasformazione dello stato sociale verso forme privatistiche e burocratiche attraverso la bilateralità con ruolo para-pubblico, cosa che presuppone la modifica del ruolo del sindacato da soggetto attivo e confederale a insieme di funzionarietti collaboranti con i datori di lavoro, ovviamente nell’ambito delle scelte da questi definite. Non è un caso che l’on. Sacconi usi l’orribile termine di “complicità” per definire la sua idea di rapporto tra lavoratori e imprese. Sta qui l’obiettivo di spostare nella bilateralità –diversa dalla pariteticità- anche il tema della salute e sicurezza nel lavoro. Cioè allontanandola dallo specifico luogo di lavoro, cioè sottraendola alla contrattazione sulle complessive condizioni di lavoro.
C’è di più: in una audizione in Senato il ministro ha detto che pensano di “rendere CEDEVOLI alcune disposizioni del Testo Unico di fronte alla bilateralità e alla collaborazione tra parti sociali” e “dove c’è il cono di luce della bilateralità si può anche soprassedere alle funzioni ispettive”! ed ha aggiunto che la maggioranza degli infortuni avviene per “patologie comportamentali”, come se fossero i lavoratori a decidere tipo di rapporto di lavoro, dimensione d’impresa, appalti, OdL, turni, ritmi, strumenti, ecc.
Voi meglio di me sapete quanto rischino di essere vani i vostri sforzi per la piena applicazione delle norme specifiche se contemporaneamente vengono modificati gli orari di lavoro, se aumenta la precarietà e le forme di precariato, se c’è lavoro nero, se la catena di appalti e sub-appalti si allunga, se l’organizzazione del lavoro viene sottratta alla contrattazione, se la vigilanza viene depotenziata, se il ruolo del sindacato confederale viene sminuito, se continuano gli attacchi ai diritti e alle tutele delle lavoratrici e dei lavoratori.
Non è un caso che, seppur a volte in modo subdolo e meno esplicito di quando attaccavano l’art. 18 dello Statuto, stiano procedendo per limitare sia gli spazi di contrattazione che di rappresentanza fino all’attacco al diritto di sciopero! Cioè con l’obiettivo di imbrigliare la possibilità di reazione alle soverchierie padronali e governative.
Voglio dirlo subito, a nome anche vostro: ci preoccupano queste azioni, ci fanno anche arrabbiare ma non ci fanno demordere dagli obbiettivi di difesa di chi lavora, di aumento dei diritti e delle tutele e nei momenti più bui ci aiuta ricordare le migliaia di donne e uomini, spesso misconosciuti, che hanno lottato prima di noi, in condizioni a volte ben più drammatiche, e che ci hanno lasciato insieme ai diritti una pregnanza che nessuno ci può togliere: la dignità di essere persone perbene, la dignità di essere lavoratrici e lavoratori, la dignità di essere democratici, la dignità che ci porta ad essere solidali anziché individualisti. Nessuno ci ha regalato i diritti e le tutele, sono sempre state conquistate con tenacia e dure e a volte lunghe lotte e questi diritti hanno bisogno di essere costantemente ricordati e manutenuti per continuare ad esistere e ad essere esigibili.
E ricordiamolo a noi stessi, ricordatelo a voi stessi e a chi rappresentate, anche noi, voi abbiamo ottenuto vittorie, spesso fuori dal circo mass-mediatico ma non per questo meno importanti e ne cito qui solo due: 1-sofferenze e infortuni e morti e rischiosità per la salute nel lavoro si sono ridotti nel tempo grazie al vostro straordinario impegno, costante, quotidiano, sia generale e che nelle specifiche situazioni (memorizzate e poi raccontate ad altri l’esempio o gli esempi che sono scorsi nella vostra mente); 2- il vecchio e pericolosissimo –per i lavoratori- TU Sacconi fu ritirato (unico provvedimento) dal Parlamento durante il precedente governo Berlusconi, perché avevamo ragione e su quelle ragioni abbiamo trovato e costruito alleanze.
Può darsi che il ministro Sacconi sia un po’ arrabbiato con noi per quell’accadimento e sta usando tutta la strumentazione possibile per attaccare e demolire quella conquista di civiltà che è il Dlgs 81: voi lo sapete bene e l’elencazione è tra i materiali di oggi e nel volantone (riproducetelo, distribuitelo, attaccatelo nelle bacheche), quindi mi limito a ricordare gli atti principali:
-la decretazione d’urgenza per non applicarne alcune parti (si pensi alla tutela dal rischio chimico nel settore dei rifiuti, ove commissariato);
-la non emanazione di ben 36 dei 38 provvedimenti previsti per la piena attuazione del TU (e finalmente proprio oggi pomeriggio, dopo tante proteste ci sarà la prima riunione della Commissione Consultiva presso il ministero del Lavoro!) e tra questi manca il Decreto sul Fondo indispensabile per assicurare a milioni di lavoratori delle piccole e piccolissime imprese la rappresentanza di cui sono privi; manca la Commissione che deve definire i nuovi parametri sulle sostanze pericolose per la sicurezza e la salute dei lavoratori; manca il Comitato istituzionale che dovrebbe guidare l’intero processo di riforma -non attiva le sedi istituzionali di coordinamento, fino a provocare la protesta delle Regioni; non agisce per concretizzare la logica di sistema tra Enti, Ministeri e Regioni. Anzi si susseguono voci sulla costituzione di una ipotetica Agenzia e/o della costituzione del cosiddetto “polo sicurezza”, mentre c’è chi ipotizza modifiche costituzionali e sottrazione della vigilanza alle ASL per centralizzarle;
-lo svuotamento dei diritti dei lavoratori e dei loro rappresentanti e del TU: limitando illegittimamente la consegna del DVR; non contrastando, anzi acuendo la precarietà; limitando la responsabilità solidale tra appaltatore e subappaltatore; tagliando risorse alle Regioni e quindi ai Servizi di Prevenzione e ventilando l’accentramento della vigilanza oltre a emanare una direttiva agli ispettorati del lavoro che ne ingessano l’azione; allentando la lotta al lavoro nero; rendendo più pesanti le condizioni dei migranti e delle donne; cancellando la sanzione della sospensione di attività in caso di non rispetto dei massimali di orario ma ha emanato un illegittimo provvedimento sui controlli da tossicodipendenza;
-il rinvio di un anno per l’approvazione dei Decreti relativi ai porti, ai lavoratori marittimi e a gran parte del settore pubblico;
-il rinvio dell’entrata in vigore di punti essenziali, tra cui: il divieto di visita preassuntiva da parte del medico dell’azienda, con l’obiettivo di cancellare questo divieto e quindi un chiaro attacco allo Statuto dei Lavoratori (art.5); le nuove norme sui rischi derivanti dallo stress lavoro-correlato (carichi di lavoro, tempi e ritmi, riposi giornalieri e settimanali); la comunicazione ai fini statistici ed epidemiologici degli infortuni superiori a 1 giorno di assenza (e inferiori a 3)¸la comunicazione all’Inail del nominativo dell’RLS aziendale, determinante per definire la platea delle aziende che devono versare il contributo al Fondo per gli RLST.
Alcuni attenti giornalisti mi hanno chiesto il perché della stranezza della data di rinvio: “al 16 maggio 2009”: è presto detto, è il giorno successivo alla scadenza per i decreti correttivi al TU. E il ministro Sacconi ha sempre detto che vuole modificarlo, anzi visto che le imprese avevano dato un parere difforme dal nostro sul TU (tutti ricordiamo il piagnisteo sulle sanzioni), ha invitato le parti sociali a produrre un Avviso Comune per modificarlo, anzi ci ha convocato al ministero per farlo, con una chiarezza: l’eventuale Avviso comune non sarebbe stato esaustivo delle modifiche. Le stranezze formali e sostanziali si sono susseguite: le Associazioni dei datori di lavoro hanno prodotto un documento consegnandolo al Ministero a inizio novembre e da questo al sindacato solo dopo che la vicenda Avviso Comune si è conclusa, senza firma formale perché il ministro voleva la firma di tutti e la CGIL, seppur unica, aveva motivatamente detto no.
Invito chi non lo avesse ancora fatto a leggere il documento datoriale: dimentica di citare gli errori contenuti nei Titoli Tecnici (quelli non discussi con le parti sociali prima dell’emanazione del TU), ma elenca molto chiaramente ciò che vogliono: lo stravolgimento del testo, il superamento della effettività della prevenzione, contestano -senza citarlo esplicitamente- l’art. 2087 del codice civile, chiedono più soldi pubblici e meno sanzioni, fino alla richiesta di abrogazione di un altro punto dello Statuto dei Lavoratori, l’art. 9 (“I lavoratori, mediante loro rappresentanze, hanno diritto di controllare l'applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e di promuovere la ricerca, l'elaborazione e l'attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro salute e la loro integrità fisica.”) e quindi attaccando i diritti dei lavoratori e dei loro rappresentanti, con l’obiettivo di rompere l’essenziale rapporto tra RSU e RLS, tra contrattazione e partecipazione. Divide et impera!
Venerdì 20 marzo il Consiglio dei Ministri varerà in prima lettura il Decreto correttivo del TU: lo abbiamo letto su una fonte ben informata come il Sole 24ore e ieri è stato confermato in un convegno dal prof. Tiraboschi, che ha chiarito che si tratterà di un testo modificativo corposo e ponderoso. Venerdì vareranno anche il Piano (per chi ha) casa, dove si concentrerà l’attenzione mediatica, oscurando ancora una volta le ragioni del lavoro.
Di certo sappiamo che interverranno per ridurre le sanzioni ai datori di lavoro (mentre si inaspriscono per migranti, autisti di automobili, ecc.) e sull’art. 52 (Fondo per gli RLST e per la bilateralità) e non avrebbero senso i rinvii al 16 maggio se quei punti non fossero oggetto di modifica! Non è azzardato poi supporre che saranno tenute in grande considerazione le ulteriori richieste dei datori di lavoro, per svuotare il T.U. e ridurre i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.
Con il precedente Governo, come ben vi ricordate, c’erano stati mesi di confronto continuo e serrato, un confronto che aveva coinvolto sia tutte le parti sociali che tutte le istituzioni interessate, dai ministeri del lavoro e della salute alle Regioni agli Enti. Il parere delle parti sociali era stato davvero “sentito” e l’acquisizione del parere della Conferenza Stato-Regioni era stato ben preparato da quel percorso democratico.
Ora, ovviamente, non c’è stato nessun confronto preventivo con le parti sociali, o meglio con la parte sindacale e di certo non con la CGIL e neppure, come per il Piano casa, un confronto con le Regioni, il cui parere positivo è indispensabile per l’emanazione del provvedimento correttivo.
E’ utile ricordare che siamo in Italia, Europa e che pure chi desidererebbe fare a meno di “defatiganti” percorsi democratici dovrà rispettare sia la Costituzione che le Direttive europee che le indicazioni OIL e dovrà rispettare le prerogative degli altri livelli istituzionali. Già il 17 febbraio il Presidente Errani, a nome delle Regioni, ha inviato a Sacconi una lettera che esprime “forte preoccupazione”: la condividiamo, glielo abbiamo scritto, e oggi la preoccupazione è ancora più alta ed esige ulteriori ferme prese di posizione e azioni, anche per arginare le pesanti conseguenze dei tentativi centralistici del Governo.
Come CGIL consideriamo gravissima l’impostazione e la pratica del Governo e continuiamo invece a chiedere a gran voce la piena attuazione del TU e auspichiamo analoga determinazione da parte di CISL e UIL. Ci appelliamo a tutte le istituzioni, alle Regioni, ai medici, giuristi, tecnici, giornalisti, imprenditori democratici perché si impegnino per contrastare l’obiettivo di approfittare della crisi economica e produttiva per ridurre i diritti e le tutele di chi lavora. Sappiamo che è una battaglia giusta e che può essere vinta, come dimostrato poche settimane fa con la sconfitta del tentativo di eliminare il diritto universale alla rappresentanza per il lavoratori delle piccolissime imprese.
Non siamo soli, costruiamo e rafforziamo alleanze a tutti i livelli, in primis informando e coinvolgendo le lavoratrici e i lavoratori, attivando canali di relazioni con le Regioni, le ASL, con le Associazioni dei tecnici, dei medici, dei biologi, dei chimici, degli ingegneri, dei giuristi, con le forze sociali e politiche, con singole personalità, con i giornalisti, con … con chiunque creda che la salvaguardia dell’integrità psicofisica di chi lavora è si è un elemento “culturale” ma è soprattutto fatto di azioni concrete e di norme esigibili.
E noi siamo il sindacato, confederale, e il nostro strumento principale di azione è la contrattazione e sappiamo che in una fase di crisi questa è più complessa, più difficile da agire, soprattutto dopo l’accordo separato del 22.1 (su cui solo noi stiamo attivando la consultazione). Ma ci conforta nella nostra determinazione anche l’esito dell’inchiesta svolta a dicembre tra quasi 1.400 lavoratori dipendenti: tra le materie contrattuali la più importante da loro indicata è l’ambiente-salute e sicurezza, prima del salario, del rapporto di lavoro e delle crisi aziendali.
Noi, voi, ci sentiamo impegnati a non rompere, anzi a rafforzare il rapporto tra RSU e RLS, a eleggere ovunque gli RLS e a sostenerne l’azione, a dare rappresentanza a tutte e tutti attraverso gli RLST e gli RLS di sito. Lo dobbiamo fare ora, nelle prossime settimane, senza attendismi, aprendo vertenze nazionali e locali se necessario.
Noi ci impegniamo a lottare per una fuoriuscita positiva dalla crisi, che aumenti la qualità del lavoro; ci impegniamo a considerare centrale il tema della salute e sicurezza nel lavoro in ogni contrattazione; ci impegniamo a contrastare la campagna secondo cui gli infortuni avvengono per cause “comportamentali” dei lavoratori; ci impegniamo a esigere informazione e formazione degni di tal nome per i lavoratori e i loro rappresentanti, contrastando nel contempo il business connesso ed esigendo che la prima formazione deve essere acquisita dai datori di lavoro e dai progettisti; ci impegniamo a esigere la funzionalità piena di tutte le sedi istituzionali e di quelle tripartite; ci impegniamo a esigere maggiore vigilanza e le risorse necessarie a ciò e a continuare a contrastare la sua riduzione a consulenza; ci impegniamo a intensificare la trasmissione delle conoscenze e le sedi di confronto e raccordo tra RLS, tra RLS e RSU, tra RLS e sindacato; ci impegniamo ad aprire/continuare il confronto con le associazioni datoriali per aggiornare gli accordi interconfederali in materia (domani ci rivediamo con gli artigiani). Ci impegniamo a costituirci parte civile nei casi di infortunio grave e/o mortale e a richiedere che il tesoretto INAIL (arrivato a ben 13.236 mln €) sia utilizzato in parte per aumentare rendite e indennizzi e in parte per fare prevenzione.
Parliamo, parlate di cosa sta facendo il Governo sul TU nelle ultime assemblee per la consultazione sull’accordo separato, nelle iniziative in preparazione della grande manifestazione del 4 aprile, e poi continuiamo a farlo e a mobilitarci.
A voi chiediamo di non lasciarvi prendere dallo sconforto, anzi di rafforzare il vostro impegno, chiedendo ovunque la consegna del DVR e del DUVRI, così come dei costi della sicurezza negli appalti e affrontando le difficoltà nell’interpretarli. Denunciate cosa non va e informate i lavoratori su quanto sta avvenendo, invitandoli anche a denunciare le malattie di origine professionale di cui abbiamo ottenuto l’aggiornamento delle tabelle.
Siate coscienti di non essere soli, non fatevi scrupoli e rivolgetevi al sindacato, agli esperti, ai tecnici, ai funzionari pubblici, al patronato.
Il Governo ci convochi per dare piena attuazione al TU e le Associazioni datoriali, a partire da Confindustria, espellano gli imprenditori che non rispettano le norme di salute e sicurezza al pari di chi paga il pizzo.
Per concludere e lasciare la parola a voi e al Segretario generale Guglielmo Epifani, vorrei esprimere un sentito ringraziamento al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per la sensibilità e l’attenzione da sempre dimostrata per le condizioni concrete di chi lavora, interpretando anche in questo modo il suo ruolo di garante della Costituzione. E un grazie a quei giornalisti che non si dimenticano di raccontare la fatica del lavorare e gli esiti drammatici della non prevenzione.
Ma soprattutto grazie a voi RLS (di luogo di lavoro, territoriali, di sito), delegati e delegate: senza di voi si morirebbe e ci si ammalerebbe di più.
Ci rivediamo tutte e tutti qui a Roma, il 4 aprile al Circo Massimo, per riaffermare “FUTURO SI’ INDIETRO NO, Insieme per costruire un futuro diverso, più democratico, più giusto e solidale”.

Buon lavoro, in salute