martedì 9 giugno 2009

EPIFANI RITORNA A MIRAFIORI E RICUCE LO STRAPPO CON GLI OPERAI


L’armonia è tornata. Ha incassato solo applausi il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, che ieri è tornato in quella fossa dei leoni che sono le Carrozzerie di Mirafiori. L’ultima volta, il 7 dicembre 2007, con Angeletti e Bonanni - che sarà a Torino il 12 a incontrare i lavoratori Fiat in una parrocchia - era stato anche fischiato da operai, non solo Cobas e Ugl, che rimproveravano alle confederazioni un rapporto troppo morbido con il governo «amico» di Romano Prodi.
Il segretario della Cgil parla subito di Opel: «E’ difficile dire se si può riaprire la vicenda, quello che è certo è che c’è bisogno di fare chiarezza. Si è fatto tutto troppo in fretta». E aggiunge: «Dopo la decisione del governo tedesco sta venendo fuori che gli stessi contenuti della scelta non erano chiari a tutti i soggetti in campo. Forse il massimo di trasparenza non c’è stato nel modo in cui la vicenda è stata condotta».
E dalla Opel Epifani passa alla Chrysler per dire che «anche con l’accordo con la casa Usa la quota di auto che si farà in Italia è bassa. Non c’è al mondo alcun gruppo che produce 4 milioni di auto e ne fa meno del 20% nel suo paese».
Ieri questi metalmeccanici - che non si sono mai fatti problemi a dire tanti no a contratti, accordi, piattaforme - hanno riconosciuto in Epifani il leader che, preso l’impegno di tornare, lo ha fatto. Con lui c’è il segretario della Fiom, Gianni Rinaldini, per una assemblea elettorale; chiedono voti per i candidati Fiom alle elezioni delle Rsu. A Mirafiori voteranno in 9 mila per eleggere 94 delegati; un test che mediaticamente da sempre - persino dai tempi assai poco mediatici delle commissioni interne Anni ‘50 - viene utilizzato per studiare passioni, ansie, paure delle tute blu.
Epifani - di fronte a 500 lavoratori il mattino e 600 il pomeriggio - ne intercetta gli umori. Dice: «Non è possibile che a pagare la crisi siate solo voi; non è possibile che le tasse le paghino solo i lavoratori dipendenti, non è possibile che il governo faccia nulla, neppure il portare la cassa ordinaria da 52 a 104 settimane o l’adottare misure per sostenere il reddito di chi è in cassa».
Parla in un ex refettorio a operai che sono stati molto in cassa e che ora sono chiamati a lavorare il sabato mentre altri ancora restano a casa. Sono preoccupati e spesso impauriti dal futuro. Ci sono i «quadri» con la maglietta rossa della Fiom, ci sono le «vecchie» leonesse che le magliette se le sono disegnate ricalcando vignette di Altan per chiedere il voto alla Fiom. Ma non ci sono solo gli iscritti - 500 in Carrozzeria, oltre 2 mila a Mirafiori - ci sono anche gli operai «normali», quelli che votano ora Fiom, ora altro, ma per i quali il sindacato non è una ragione di vita.
A loro il segretario della Cgil assicura: «Vogliamo lottare per difendervi, vorremmo farlo anche con altri, ma se necessario lo facciamo da soli». E quando Rinaldini annuncia che - se non arriva subito la convocazione dal governo a Fiat e sindacati per conoscere il piano industriale dell’azienda - «organizzeremo azioni anche con presidi a Palazzo Chigi» Epifani subito dice: «E la Cgil sarà con voi».
I lavoratori hanno letto sui giornali che il ministro aveva ipotizzato l’incontro per oggi o domani, ma Rinaldini chiarisce: «Non c’è alcuna convocazione; la situazione è intollerabile»
Marina Cassi
09/06/2009 | Stampa |Sindacato
Fonte:CGIL.IT