giovedì 25 giugno 2009

Fiat, il “Piano Marchionne” cancella 10 mila posti di lavoro


L'allarme lanciato dal segretario della Fiom-Cgil, Giorgio Cremaschi

Il piano Marchionne, presentato la scorsa settimana, porterà al taglio di 10 mila posti di lavoro. Questa è la stima che fa la Fiom con Cremaschi che ha lanciato un allarme sostanziato da numeri veri

Sergio Marchionne, in quello che doveva essere il primo e non l'unico incontro con il governo e sindacati per parlare del futuro della Fiat in Italia, ha messo sul tavolo il macigno della questione Termini Imerese con l'annuncio del mantenimento della produzione industriale ma con un cambio di prodotti dal 2001. A Mirafiori ha confermato la produzione Alfa MiTo, a Melfi si avvierà (senza riferimenti certi) la produzione della nuova Punto Evo. Il tutto, ha specificato l'a.d. del Lingotto, se il governo seguiterà ad erogare la cassa integrazione e se i sindacati staranno buoni, senza fare troppi scioperi e senza «conflitti». Questo, in sintesi, il piano di ristrutturazione, o meglio, qualcosa che assomiglia ad una bozza e su cui si dovrebbe ragionare avendo qualche elemento in più.

Da qui le perplessità e le preoccupazioni della Fiom-Cgil, «la Fiat – afferma Giorgio Cremaschi - ha già detto che chiude due stabilimenti e cancella dagli 8 ai 10 mila posti di lavoro. Cosa fanno politica e Governo? E' incredibile – aggiunge il segretario della Fiom - il silenzio che accompagna la decisione della Fiat di chiudere due stabilimenti produttivi in Italia, uno dell'auto, uno delle macchine movimento terra, a Termini Imerese e a Imola, con oltre 2.000 posti di lavoro cancellati, senza considerare l'indotto». E poi Cremaschi ha sottolineato qualcosa che è rimasto un po' nell'ombra: «a Melfi, la Fiat si rimangia l'accordo per non licenziare i precari, e lascia a casa decine e decine di lavoratori in contratto a termine, che si aggiungono alle migliaia che ha cancellato in tutta Italia. Se sommiamo tutti questi numeri viene fuori che la Fiat sta, tra lavoratori precari e stabilimenti che vuole chiudere, cancellando dagli 8 ai 10 mila posti di lavoro in Italia. E' un fatto di una gravità senza precedenti, rispetto al quale la politica e il Governo tacciono o fanno finta di non vedere».

Un silenzio imbarazzante da parte del governo, che non ha preteso dalla Fiat chiarimenti e specificazioni su cosa accadrà a Termini Imerese quando non si produrranno più auto; cosa ne sarà di Melfi; quali ripercussioni ci saranno sull'indotto; se intende investire anche in Italia sulle auto ecologiche.
Un silenzio però che non c'è stato quando Marchionne è andato alla conquista della Chrysler, confortato dai complimenti di Berlusconi e ministri vari. Insomma si investe all'estero e si dismette in Italia, ma soprattutto delle questioni italiane se ne discute – con un governo compiacente – a cose fatte.

Alessandra Valentini