giovedì 9 luglio 2009

DISOCCUPATI IN FUGA IL MEZZOGIORNO PAGA LA CRISI DUE VOLTE


Al Centro-Nord la crisi fa crescere la disoccupazione e schizzare in alto le ore di cassaintegrazione. Al Sud la crisi non fa solo perdere occupati, ma anche disoccupati: lavoratori e lavoratrici che scompaiono dalle liste di collocamento, rinunciano a cercare, si inabissano. Un fenomeno che per la prima volta (secondo l’Istat) è in crescita anche tra gli uomini. Che riprendono a migrare. È un aspetto, tra i tanti (il calo del Pil, l’affanno dei settori produttivi), che dice che la crisi non è uguale per tutti. Il Sud paga di più, sommando disuguaglianze storiche a quelle dell’ultima crisi. Eppure non se ne parla. Eppure il governo è stato capace di usare il Mezzogiorno come un bancomat, sottraendo 20 miliardi dal Fondo per le aree sottoutilizzate e accumulando un ritardo nella spesa dei fondi dell’Unione Europea.
L’analisi impietosa è dalla Cgil che, ieri, ha proposto anche alcune cose da fare. Sono raccolte in 13 punti e vanno dalla difesa del valore lavoro al contrasto alle gabbie salariali, una diretta conseguenza della deregulation contrattuale anch’essa da rimuovere. Al contrario va promosso il lavoro legale anche veicolato dalla formazione, dall’economia della conoscenza, dall’istruzione. Proposte che guardano a uno sviluppo sano in grado anche di arginare la disoccupazione senza alimentare mafie e illegalità.«Il Sud non è una palla al piede - spiega Vera Lamonica, che per la segreteria Cgil segue il Mezzogiorno -. È necessario reinserirlo nell’agenda politica».
Il governo deve fare la sua parte, per esempio smettendola di smantellare il piano strategico unitario: «La Ue lo ha finanziato con 100 miliardi tra il 2007 e il 2013, circa la metà di queste risorse sono a disposizione del governo, il resto delle amministrazioni locali. E non vengono spesi», continua la sindacalista. «Si aggiunga che lo scippo dei 20 miliardi del Fas solo per 4 miliardi è servito a finanziare gli ammortizzatori sociali, gli altri sono stati dirottati ovunque, verso l’Alitalia, le quote latte, le amministrazioni amiche».
Del resto gli enti locali del Mezzogiorno fanno decisamente fatica a fare massa critica o lobby. Anche con il centrosinistra «è spesso mancata una riflessione, anche autocritica», mentre dove è al potere il centrodestra «è stato rilanciato uno sterile rivendicazionismo contro lo Stato e, in qualche caso, teorizzato un pericoloso “leghismo del Sud»”. Sarebbe bene, conclude Lamonica, «mettere insieme le istituzioni, le forze politiche, produttive e sociali del Mezzogiorno per raggiungere una piattaforma comune». Le 13 “idee” della Cgil sono un primo contributo.
FELICIA MASOCCO
09/07/2009 | Unità | Economia
fonte:CGIL.it