giovedì 16 luglio 2009

Riforma pensioni


Il sindacato si spacca
La Cgil al governo: «Daremo battaglia»

Sacconi: aggiustamento in base all'aspettativa di vita è una misura eventuale. Tremonti: non vogliamo far cassa

ROMA - Governo e parti sociali si sono riuniti a Palazzo Chigi per discutere della riforma delle pensioni che il governo intende introdurre nel decreto anti-crisi: equiparazione uomo-donna per la pensione di vecchiaia dei dipendenti pubblici dal 2018 e finestra mobile in relazione all'aspettativa di vita. E mentre la Commissione Ue plaude al primo punto, sul secondo arrivano delle correzioni di rotta. I sindacati sono divisi: Cisl e Uil plaudono al governo, mentre la Cgil fa muro e promette battaglia e l'Ugl critica lì'innalzamento dell'età per le donne.

SACCONI - «L'aggiustamento dell'età pensionabile in base all'aspettativa di vita è una misura di stabilizzazione solamente eventuale - ha detto il ministro del Welfare Maurizio Sacconi -. A partire dal 2015 se l'aspettativa di vita continuerà ad alzarsi ci sarà un moderato incremento dell'età pensionabile che sarà al massimo di tre mesi sul quinquennio precedente e verrà verificato altrettanto sul quinquennio dopo». Il meccanismo introdotto lega l'adeguamento dell'età pensionabile al calcolo dell'aspettativa di vita dell'Istat, ma prevede che la "finestra" per il pensionamento possa slittare, nel primo passaggio, al massimo di 3 mesi. «L'aspettativa di vita si sta un po' riducendo per la componente immigrata o la parte anziana di essa - ha detto il ministro -. In questo modo il mercato finanziario apprezzerà la stabilità dei conti pubblici italiani e per gli italiani si tratterà di un movimento in avanti impercettibile». Per quanto riguarda l'adeguamento dell'età pensionabile per le donne del pubblico impiego, Sacconi ha ribadito che il governo deve allinearsi con la sentenza della Corte di Giustizia, ma ha assicurato che «per le donne del settore privato nulla cambia e nulla cambierà». Il ministro si è detto «molto soddisfatto» dell'incontro con le parti sociali: «Solo la Cgil si è espressa contro ma con una posizione ragionevole - spiega -. C'è stato il consenso di tutte le organizzazioni tanto sulla destinazione delle economie, quanto sulla stabilizzazione del sistema previdenziale nel lungo periodo».

TREMONTI - A Palazzo Chigi erano presenti i ministri Tremonti, Sacconi e Brunetta, oltre al sottosegretario Letta, il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli e il presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua. Per le parti sociali c'erano i segretari confederali di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confsal e il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei. Il ministro dell'Economia Giulio Tremontiha sottolineato che la decisione di innalzare l’età pensionabile per le donne che lavorano nel pubblico impiego «non è una scelta per fare cassa ma per il bene del Paese. Questo meccanismo dà garanzia e certezza sulle pensioni». Ha inoltre rassicurato che le eventuali risorse in più rimarranno nel circuito del welfare. Quanto all’ancoraggio alle speranze di vita sulla base dei dati Istat-Eurostar dei 5 anni precedenti a partire dal 2015, «varrà l’assoluto automatismo - ha detto Tremoni - nessuna scelta politica o discrezionale». Il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta ha fornito delle cifre, indicando che secondo le simulazioni condotte dall'Inpdap la nuova normativa porterebbe a un minor numero di pensioni nel 2018 pari a 30.041 e a una minore spesa, accumulata tra il 2010 e il 2018, di circa 2.429 milioni di euro.

EPIFANI - Dalla Cgil piovono pietre sull'esecutivo. Il segretario generale Guglielmo Epifani ha replicato a Tremonti dicendo che «per il bene del Paese bisognerebbe fare un'altra cosa: affrontare il tema della previdenza in modo organico. Provvedimenti uno dopo l'altro non servono a niente». EMorena Piccinini, segretario confederale Cgil: «Questi due provvedimenti significano una cosa sola: dire ai giovani che lavoreranno di più per prendere meno». Definisce «inaccettabile questa modalità di innalzamento dell'età delle donne» nel pubblico impiego e sottolinea che «il governo non ha dato nessuna garanzia» che tale innalzamento non verrà esteso anche al settore privato (ipotesi però esclusa da Sacconi). «È un'ingiustizia che alcune donne debbano lavorare di più - conclude -, il sistema diventa iniquo e non sostenibile socialmente». Carlo Podda, segretario generale della Fp Cgil: «L'innalzamento dell'età pensionabile delle donne nel lavoro pubblico rappresenta l'ennesimo atto di arroganza del governo: nessuna consultazione, nessun progetto, nessuna mediazione. Da settembre lanceremo come Fp-Cgil e con la Fiom Cgil iniziative di sostegno a questa battaglia di civiltà».

POLVERINI - Per Renata Polverini, segretario generale dell'Ugl, l'innalzamento dell'età pensionabile per le donne della pubblica amministrazione «mette il governo al riparo dall'Europa ma lascia insoluti ancora molti problemi legati soprattutto alla famiglia. Abbiamo chiesto che ci sia particolare attenzione alle madri lavoratrici, per esempio con la previsione di un bonus previdenziale per i periodi di maternità». E sul collegamento tra pensioni e aspettativa di vita sottolinea come «resti il grave problema che riguarda tantissimi giovani per i quali il futuro previdenziale è ancora incerto». Sono invece allineati con il governo i segretari confederali di Uil e Cisl, Domenico Proietti e Maurizio Petriccioli, che considerano le due misure sulle pensioni «un utile contributo per stabilizzare il sistema previdenziale italiano». La Uil chiede però che i risparmi siano utilizzati per migliorare le prestazioni previdenziali e che si affronti il tema dei lavori usuranti. Dalla Cisl la richiesta che i risparmi restino nel welfare a favore delle donne, del fondo per la non autosufficienza e le famiglie.

OPPOSIZIONE - Sulle pensioni ci sono critiche anche dall'opposizione. Per Pier Luigi Bersani, responsabile economico del Pd, il tema è «complesso e meriterebbe una discussione che non avremo neanche questa volta. Abbiamo un decreto al mese - spiega -, si conclude con la fiducia all'ultimo minuto, si fa un emendamento di due righe, non c'è tempo di discutere se non il giorno dopo». Vittoria Franco, responsabile nazionale Pari Opportunità del Pd, sottolinea che prima di innalzare l’età pensionabile per le donne servono interventi a favore delle lavoratrici: «È chiaro che questa mossa con cui il governo intende innalzare l’età pensionabile per le lavoratrici del pubblico impiego è finalizzata solo a fare cassa. Quello che era un risarcimento si tradurrà per le donne in una doppia penalizzazione, e noi non lo accetteremo». Antonio Borghesi (Idv) sottolinea che «quello delle pensioni è un tema estremamente delicato e complesso sul quale sarebbe necessaria un'attenta e approfondita discussione, che il governo, ancora una volta nega al Parlamento, dando, per altro, un calcio al presidente della Repubblica. Riteniamo inaudito che un tema di così vaste proporzioni venga inserito nel grosso contenitore che è il decreto anti-crisi e ancora più scandaloso consideriamo il fatto che si continui ad andare avanti a colpi di decreti e voti di fiducia».


16 luglio 2009

fonte:www.corriere.it