sabato 18 aprile 2009

ACCORDO SEPARATO : IL PASSATO E IL FUTURO



La manifestazione nazionale del 4 aprile è ormai alle nostre spalle, cosi come il referendum che la Cgil ha promosso tra i lavoratori, circa il rinnovo del modello contrattuale. 

A  qualche settimana di distanza ritengo sia giusto fare alcune riflessioni su entrambe queste iniziative.

Parto con il referendum, oggi come ieri ritengo che sia importante, consultare chi lavora, in merito alle decisioni quando queste modificano le regole in maniera tanto profonda  e determinano una forte inversione di rotta della politica sindacale .

Il referendum,della sola CGIL,ha sostanzialmente bocciato l’accordo che Confindustria Cisl e Uil hanno definitivamente firmato  il 15 di Aprile, nella mia azienda su quasi 400 consultati, solo 8 erano favorevoli all’ accordo, i risultati a livello generale hanno confermato questa tendenza, il voto è stato fortemente criticato da Cisl e Uil che hanno confermando ancora una volta, che l’utilizzo dello strumento democratico, viene da loro approvato solo quando i risultati gli danno ragione. Diversamente non ne riconoscono la validità, facendo un torto anzitutto ai loro  delegati e iscritti, che come ho potuto constatare in molti casi, difendono senza la minima parvenza di pensiero critico o autonomo a spada tratta le decisioni assunte dalle loro segreterie, e chiaro che la convinzione e determinazione degli 8 favorevoli all’accordo (parlo dell’ azienda dove lavoro) non avrebbe potuto cambiare il risultato della consultazione.

Oggi o domani o quando dovremo rinnovare gli accordi, qualcuno dovrà spiegare alla maggioranza di lavoratrici e lavoratori, per quale motivo l’opinione di una così esigua minoranza, abbia determinato l’andamento delle cose verso questa direzione.

L’accordo firmato non è un buon accordo,le paghe se verrà utilizzato l’IPCA non saranno sicuramente migliori rispetto all’ inflazione programmata utilizzata sino ad ora. L’accordo prevede infatti che  saranno decurtati i costi dell’ inflazione sui prodotti energetici , mentre il riferimento per gli aumenti verrà dato dai minimi tabellari, togliendo di fatto alla contrattazione nazionale la possibilità di fare recuperi su quanto viene perso, togliendo salario certo e puntando su quello variabile, in quanto all’ ente “terzo” che dovrebbe stabilire l’IPCA  con molta probabilità sarà  una emanazione del Ministero del Tesoro, e questo lascia molti dubbi che sarà veramente “terzo”.

E molto grave inoltre la possibilità di derogare,senza alcun limite; al contratto nazionale tramite un  accordo sindacale aziendale, penso ai ricatti che subiranno i delegati soprattutto nella attuale situazione di crisi.

Mi sono chiesto spesso e con me molti lavoratori, cosa abbia spinto a queste scelte le organizzazioni firmatarie, la stanchezza, resa al destino? Certo in questi anni e nella mia esperienza, non ho mai visto un concreto interesse da parte di funzionari e delegati di queste organizzazioni verso la contrattazione e all’ eventuale conflitto, anzi ho visto molti tentativi di accondiscendere alle richieste aziendali e chiudere velocemente le trattative, per ottenere credo, uno status privilegiato nei confronti di un’azienda riconoscente.

Chiaro che la mia esperienza e limitata a quanto ho potuto constare personalmente e che da altre parti le cose siano andate in modo diverso, ma non credo vista la perfetta sintonia con i loro vertici organizzativi, che attuano le stesse politiche verso la Confindustria e il Governo.

Và ricordato che questi atteggiamenti non nascono con l’accordo separato, ma sono figli di un periodo molto più lungo e dal sostanziale fallimento, delle politiche di concertazione frutto degli accordi del’93.

Nel passato più recente si erano già visti i segnali della direzione che Cisl e Uil intendevano prendere, non è la prima volta infatti che queste organizzazioni siglano accordi separati. Con alcune differenze, a mio avviso, mentre la Cisl e promotrice attiva da diversi anni di un modello sindacale differente da quello che storicamente si è affermato in Italia, un sindacato che non contratta, o contratta molto poco che non mobilita, un sindacato che invece partecipa che affianca  le organizzazioni datoriali nelle decisioni, che vede nell’ erogazione di servizi la sua massima espressione, che si inserisce perfettamente  nel modello sociale proposto dal ministro Sacconi, come in un terreno  fertile per  sviluppare la propria vocazione, di diventare  un apparato  burocratico alternativo,  un sindacato autoritario  che forte della legittimazione datagli dalla controparte non tiene conto degli interessi  e della volontà dei lavoratori,la Uil non ha nemmeno questa ambizione, semplicemente si è aggregata al carro del vincitore del momento, fungendo al massimo da spalla al sindacato che Confindustria e Governo, ma anche grosse porzioni dell’opposizione parlamentare hanno come punto di riferimento, per governare i processi economici e politici, che una volta finita la crisi dovranno determinare l’andamento del mercato del lavoro italiano.

Una riduzione drastica  e scientifica del costo del lavoro,  dei diritti dei lavoratori tale da creare una Cina o un est Europa fatto in casa, risparmiando agli industriali persino la fatica di trasferire i macchinari all’ estero, accontentandosi delle briciole, e facendo lievitare vertiginosamente i profitti delle aziende e gli stipendi dei dirigenti.

La contrarietà,e l’insoddisfazione di chi vive di lavoro dipendente non  interessano minimamente, credo che stiano facendo un errore, il modello sindacale di tipo “Europeo” che vorrebbero, necessita ben diverse condizioni economiche e sociali rispetto a quelle italiane, stipendi più alti,costo della vita inferiore, uno stato sociale più attivo e diffuso, una soglia di povertà più bassa di quella italiana e malgrado questo, il conflitto, resta sempre dietro l’angolo, ciò che e successo di recente in Inghilterra e in Francia, dovrebbe far pensare.

Malgrado la crisi economica abbia ampiamente dimostrato, il fallimento delle politiche economiche estremamente liberiste degli ultimi anni, non si vede una vera inversione di rotta, si continua ad insistere, sull’aumento continuo della produzione e nel contemporaneo abbassamento del costo del lavoro, mentre bisognerebbe pensare a ridistribuire le ricchezze fio ad ora prodotte.

Ritengo che avremo molto presto modo di capire bene lo stato dei fatti, basterà arrivare ai primi rinnovi contrattuali, quando sicuramente Confindustria comincerà ad esigere quanto ha firmato con Cisl e Uil.

Per quanto invece riguarda la manifestazione del 4 Aprile,sfido una qualsiasi forza sociale o politica che non sia la Cgil ad ottenere un simile risultato di partecipazione popolare, i commenti irati e nervosi di sindacalisti Cisl e Uil e di eminenti membri del governo dimostra che anche essi ne sono consapevoli.

Vengono fatti paragoni a torto o ragione con la manifestazione per l’articolo 18, viene detto che allora l’obbiettivo  della contesa era più evidente, e questo e vero, la riforma del modello contrattuale necessita di spiegazioni molto meglio articolate, non tocca direttamente il cuore e la pancia di lavoratrici e lavoratori,ma fermandomi alla mia esperienza diretta, dico che questo modo di vedere le cose e riduttivo dell’ intelligenza e capacità di partecipazione di chi lavora, nel 2002 dalla mia azienda sono andati a Roma una quindicina di persone, una buona metà erano delegati, per onore di cronaca vennero anche i delegati di Cisl e Uil, vennero senza bandiera a titolo personale, dimostrando una forte autonomia decisionale,il 4 Aprile,la mia azienda non eccezionalmente sindacalizzata ha portato a Roma 2 Pullman, c’era di tutto donne,uomini,giovani e anziani e immigrati,precari e a tempo indeterminato, quindi per me indipendentemente dai numeri in campo,comunque notevoli, quest’ultima manifestazione ha avuto un successo maggiore.

Se  gli obbiettivi non erano chiari perché questa gente avrebbe dovuto affrontare un viaggio massacrante,il corteo, i vari interventi e l’altrettanto massacrante  ritorno?

Per il piacere di un paio di ore a Roma?

 Come direbbe Totò “ma fatemi il piacere”per una scampagnata era meglio la Val Pellice.

 E se questo e isolamento, meglio soli che male accompagnati, chi è andato a Roma lo ha fatto per ben altri motivi, lo ha fatto perche vuole un sindacato che rappresenti veramente i nostri interessi, con regole che ci permettano di avere un salario migliore, voce in capitolo nelle decisioni che determinano la nostra vita, si aspettano delle rivendicazioni più forti di quelle fatte in passato, una pratica sindacale, che ad ogni trattativa, nazionale o aziendale contrasti e annulli i nefasti effetti dell’ accordo separato.

SALVATORE