martedì 28 aprile 2009

norma salva manager





Appello a Napolitano contro l'art 10 bis del decreto correttivo del Testo Unico "Con quella norma i vertici aziendali non sarebbero più obbligati ad impedire morti o feriti"

Penalisti contro la 'salva manager' "E' da cancellare non da riscrivere"

Secondo i docenti che hanno sottoscritto il documento non basta l'impegno del ministro Sacconi "Si applicherebbe anche per il passato, ossia ai processi in corso, come Thyssen ed Eternit" di GIOVANNI GAGLIARDIROMA - "Qui non si tratta di riscrivere una norma, bisogna cancellarla". Contro la norma "salva manager" contenuta nel decreto correttivo al Testo unico sulla sicurezza del lavoro del governo, non usa mezzi termini il professor Giorgio Marinucci, ordinario di diritto penale all'Università statale di Milano. In particolare, bersaglio degli attacchi più duri è l'articolo 10 bis, che già si è attirato una valanga di critiche, a cominciare dal presidente Giorgio Napolitano. Il capo dello Stato, insieme al presidente della Camera, Gianfranco Fini, non aveva risparmiato strali proprio contro quella norma, duramente osteggiata anche dalla Fiom, perché sospettata di portare all'assoluzione dei dirigenti della ThyssenKruppIL TESTO DELL'APPELLO DEI PENALISTI  Il professor Marinucci con una settantina di colleghi "professori di diritto penale e di altre discipline giuridiche", ha sottoscritto un appello a Napolitano per puntare il dito contro una norma che "esonera da responsabilità i soggetti (datore di lavoro e dirigenti) che rivestono posizioni apicali nell'impresa: non sarebbero più obbligati - dicono i firmatari del documento - ad impedire eventi lesivi o mortali nei luoghi di lavoro quando a concausare gli eventi siano condotte colpose di altri soggetti".  "Spogliando i soggetti che rivestono posizioni al vertice dell'impresa del loro indiscusso ruolo di garanti della vita e dell'incolumità fisica dei lavoratori", affermano i giuristi, "si apporta una profonda deroga alla disciplina generale della responsabilità omissiva, disciplinata dall'art. 40 comma 2 del codice penale, stabilendo che nei reati commessi mediante violazione delle norme relative alla prevenzione degli infortuni ed all'igiene sul lavoro i vertici dell'impresa non sono più responsabili, quando l'evento morte o lesioni personali "sia imputabile" al fatto colposo del preposto, dei progettisti, dei fabbricanti, dei fornitori, degli installatori, del medico competente o del lavoratore". 
Il timore è che venga meno il dovere di controllo da parte dei vertici delle aziende. Dunque, per i giuristi, quell'articolo non può essere riscritto, perché "finisce per creare una eccezione ad un principio del codice penale", sottolinea Marinucci, che porta come esempio la figura del direttore di giornale "che deve fare in modo di impedire reati a mezzo stampa", o il bagnino in piscina "che è garante della vita delle persone nella struttura". E nessuna legge può stabilire una deroga al principio del controllo. ...........continua su fonte>>
http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/cronaca/incidenti-lavoro-3/appello-giuristi/appello-giuristi.html