mercoledì 15 aprile 2009

Contratti: CGIL, le ragioni del ‘NO’ alla riforma



Stasera in Confindustria le parti siglano l’intesa applicativa
15/04/2009

A poche ore dalla sigla dell’intesa applicativa della riforma del sistema contrattuale - ultimo atto dopo l’accordo separato del 22 gennaio scorso - è bene ricordare i motivi che hanno indotto la CGIL a non firmare quella sera a Palazzo Chigi la riforma dei contratti. Oggi, infatti, nella foresteria di Confindustria in Via Veneto le parti, ovvero Confindustria, CISL e UIL, sottoscriveranno il documento applicativo dell’accordo quadro. La CGIL, che sarà presente all’incontro, ha fatto sapere nei giorni scorsi che non firmerà quell’intesa. Una posizione rafforzata dal voto di circa 3,5 milioni di persone che, in un referendum promosso dalla CGIL, hanno bocciato sonoramente quell’accordo.

 

Queste in sintesi le principali ragioni di merito del NO della CGIL:

 

  • Il nuovo modello contrattuale non allarga la contrattazione ma, al contrario, la riduce. L’accordo separato conferma i due livelli, ovvero il contratto collettivo nazionale di lavoro e la contrattazione di secondo livello. La declinazione è poi rimandata a specifiche intese ma si evince che, riguardo al secondo livello, ci si limiterà alla “attuale prassi” senza quindi un concreto allargamento della contrattazione. Si prefigura così un modello rigido senza alcun punto di innovazione.
  • L’aumento contrattuale deriverà dall’Ipca (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato per i paesi dell’Unione) depurato dai prodotti energetici e la verifica su eventuali scostamenti si fa sempre rispetto all’inflazione depurata. Non si recupera così mai l’inflazione effettiva. Il valore punto, o la base di calcolo, su cui misurare la tutela del potere d’acquisto nei contratti viene ridotto e che determinerà una perdita strutturale e definitiva. Il solo utilizzo di un valore punto basato sui minimi tabellari (mediamente 15,74 euro) e, pertanto, tra il 10% e il 30% più basso del valore punto attualmente adottato dalle categorie (mediamente 18 euro).
  • Il soggetto terzo deputato a calcolare il nuovo metro inflattivo, cioè l’Ipca, dovrebbe essere l’Isae che è un ente pubblico di ricerca legato al Ministero del Tesoro e per questo non corrisponde a caratteristiche di imparzialità nella contrattazione
  • Nel testo dell’accordo separato si prevede la possibilità di deroghe sia per crisi che per sviluppo ai contratti collettivi nazionali di lavoro di categoria. Un punto che rischia di diventare un punto di riferimento obbligato per le scelte contrattuali. Una cosa sarebbe prevedere, limitatamente ai casi di crisi aziendale, forme positive di intervento. Altra è prevedere una derogabilità dal contratto nazionale che può scatenare una competizione sleale tra le imprese e al ribasso per i lavoratori.

FONTE :CGIL.IT