venerdì 10 aprile 2009

l'accordo separato colpisce il contratto nazionale



Gallino: l'accordo separato colpisce il contratto nazionale


Il 4 aprile riaccende i riflettori sull’intesa senza la Cgil. Conversazione con il sociologo: "Un pericoloso tentativo di ridurre il livello dei redditi dei lavoratori. Ora il referendum deve avere un peso, è in gioco il futuro della contrattazione



Il dopo 4 aprile non si annuncia facile. Molti commenti si sono accavallati in questi giorni dopo la grande manifestazione del Circo Massimo; sono state archiviate le polemiche del momento (e le battutacce volgari del premier e di qualche ministro), ma rimane completamente aperto il problema del futuro della contrattazione in Italia e sullo sfondo la questione più generale del ruolo che deve avere il sindacato in una società complessa come la nostra.
Abbiamo girato perciò qualche domanda a Luciano Gallino, uno dei più autorevoli studiosi delle trasformazioni del lavoro. Per prima cosa gli abbiamo chiesto un giudizio sul risultato del referendum promosso dalla Cgil al quale hanno partecipato più di 3 milioni e mezzo di lavoratori.“Quel voto ora deve avere un peso nelle decisioni – ci ha risposto Gallino – anche in considerazione della grande mole di gente che ha votato, ma anche della stessa composizione dei votanti: mi risulta infatti che hanno votato anche moltissimi lavoratori che non sono iscritti alla Cgil. E che si sono espressi contro l’accordo sulla contrattazione.
Di questo fatto bisognerà in qualche modo tenere conto”. Da questa difficile situazione di stallo non si esce quindi con le facili battute: è davvero in gioco il futuro della contrattazione. Nessuno può far finta di niente. E la questione riguarda tutti. Secondo Gallino, infatti, c’è da tenere presente che tutti i sindacati hanno problemi di rappresentanza e rappresentatività. Non è un tema che si possa più eludere. Per affrontarlo con la dovuta serietà ed efficacia, tuttavia, è necessario capire prima di tutto gli effetti profondi della grande rivoluzione che si è realizzata in questi ultimi anni nell’ambito sia della organizzazione del lavoro, sia della legislazione. “Gli ultimi 15/20 anni hanno reso molto difficile rappresentare gli interessi dei lavoratori per almeno tre ragioni fondamentali: la produzione si è segmentata e sono stati introdotti sempre più subappalti, subforniture di lavoro, si sono moltiplicati i contratti atipici e si è sviluppata enormemente la internalizzazione che ha determinato l’ingresso di dipendenti di altre aziende esterne in aziende più grandi”. Questi tre fenomeni hanno prodotto la frammentazione degli interessi. “Ci sono aziende – spiega Gallino – dove accanto ai dipendenti normali lavorano altri dipendenti con contratti di collaborazione, oppure lavoratori in affitto o con altri contratti atipici.
Siamo di fronte a una galassia indifferenziata dove la forza lavoro si frantuma in centinaia di contratti diversi e in collocazioni in siti diversi. Non mi pare che finora nessun sindacato abbia trovato la formula giusta per riportare tutte queste forme di lavoro sotto uno stesso tetto. Mi pare però che questo sia il vero problema del momento. In fondo il sindacato è nato proprio per rappresentare persone con gli stessi interessi e una volta con lo stesso contratto. Ora dobbiamo fare i conti con la trasformazione avvenuta”. È anche chiaro che a complicare la faccenda ci si mette pure la politica di questo governo. “È evidente – ci risponde Gallino – che l’intento del governo e di Confindustria sia quello di ridurre lo spazio del contratto nazionale.
È vero che ci sono migliaia di aziende dove già non si applicano i contratti nazionali, ma questa riduzione generalizzata del contratto nazionale sarebbe davvero un danno molto serio per tutti i lavoratori. Il contratto nazionale è l’unico strumento per cercare di attuare un’equa distribuzione tra lavoratori e aziende o, se vogliamo, tra lavoro e capitale. Oggi assistiamo a un tentativo molto pericoloso in una situazione in cui i salari sono ormai fermi da circa 10 anni. E questo è successo in un paese dove i salari sono tra i più bassi in Europa. È grave quindi questo ulteriore indebolimento della contrattazione nazionale”. Questa la situazione sul piano economico e sociali. Ma che succede sul piano delle politiche sindacali? Sulla scia delle divisioni sindacali, riemerge infatti la discussione sul modello sindacale.
I sindacati devono rinunciare al conflitto per trasformarsi in enti erogatori di servizi? “Premesso che mi pare molto utile la fornitura di servizi da parte dei sindacati (i Caf per esempio, ma non solo) – risponde Gallino – è anche evidente che l’essenza del sindacato risiede in altro. Il sindacato è una forza democratica, critica e ragionevole che cerca di rappresentare gli interessi in conflitto. Il sindacato supera la debolezza di ogni singolo lavoratore di fronte all’azienda. Ma per rispondere bene alla domanda sul modello sindacale più attuale, sarebbe sufficiente analizzare la nuova legge proposta al Congresso americano sulla libera iscrizione dei lavoratori al sindacato. Un sindacato che si occupa solo di servizi è un non senso”. Gallino ci tiene però a precisare che l’immagine del sindacato americano schiacciato solo ed esclusivamente sull’erogazione dei servizi è sbagliata. “In questi anni il sindacato americano ha realizzato una mole notevole di contrattazione.
E visto che il sistema statunitense non prevede le pensioni pubbliche e la sanità come da noi, i sindacati sono stati costretti a inserire questi temi nei contratti. Cosa che tra l’altro ha contribuito ad appesantire i bilanci delle aziende. Che cos’è stata la storia recente della General Motors se non questo? Io però ritengo di grande interesse la proposta di legge presentata al Congresso americano: con quella normativa si prevede l’obbligatorietà dell’iscrizione dei lavoratori al sindacato. È una completa inversione rispetto a quello che è successo negli Usa da Reagan in poi. È in fondo il riconoscimento del sindacato. L’alternativa sarebbe quella di lasciare soli i singoli lavoratori di fronte al potere delle aziende”.
10/04/2009 15:01


di Paolo Andruccioli

fonte rassegna.it