giovedì 21 maggio 2009

BONANNI, LA BUSSOLA CISL È TARATA SUL GOVERNO


Zero critiche all'esecutivo. Ma sul fisco apre alla Cgil
ROMA
Altro che governo amico, la relazione di apertura del sedicesimo congresso Cisl dedica al governo in carica un vero e proprio tributo. «Dall'Abruzzo, alla festa del 25 aprile, all'approvazione del federalismo fiscale, la politica, pur tra contraddizioni, sembra dare nuovi segnali di confronto», scandisce il segretario generale della confederazione Raffaele Bonanni aprendo l'assise congressuale. 
Nessun appunto (se non un amichevole rimbrotto per non avere sfruttato la possibilità di sforare, come l'Ue consentiva, deficit e debito) e il governo, presente in sala con una più che nutrita delegazione, non mancherà di applaudire. Se l'analisi di Bonanni si potrebbe definire 'tremontiana' - nel richiamarsi a un nuovo modello di sviluppo, alternativo all'economia finanziaria e speculativa e fondato sulla rivalutazione del lavoro, su un «nuovo umanesimo del lavoro» - la ricetta è quella di Sacconi - ben esplicitata dal recente Libro bianco sul welfare che Bonanni condivide nei suoi punti salienti. Per la Cisl, dicono in molti, è il congresso «della svolta». Con un dibattito interno ridotto al lumicino, la confederazione guidata da Bonanni si prepara all'incasso. L'unità sindacale è l'ultimo capitolo delle dodici pagine di relazione. Il filo che Bonanni tende a Epifani (seduto in sala) è quello della riforma fiscale (qualcuno si ricorda la piattaforma unitaria 2007, accantonata in men che non si dica con il cambio di governo?) e della «democrazia economica». Ma di un filo sottile si tratta, che passa attraverso un altro (tutt'altro) modello di sindacato, non conflittuale ma partecipe e ben tratteggiato in quella riforma del modello contrattuale che la Cgil non ha firmato. 
Democrazia economica e fisco 
È una battaglia storica per la Cisl e dato il vento favorevole Bonanni la mette in cima alla relazione: «Sulla partecipazione dei lavoratori alla governance, agli utili e all'azionariato collettivo è tempo che il parlamento giunga finalmente a una legge in attuazione dell'articolo 46 della Costituzione». A margine del congresso, Sacconi assicura «tempi rapidi»: giusto ieri il «ddl Ichino» (che unifica due proposte, una a firma Pdl e una a firma Pd) ha iniziato il suo iter parlamentare. «Democrazia economica» (si potrebbe iniziare dalla Fiat, suggerisce il segretario Cisl) e «democrazia partecipativa» sono strettamente intrecciate nel discorso di Bonanni. Non un accenno invece alla democrazia sindacale (e ai nodi irrisolti della rappresentanza e rappresentatività)
«I salari sono fermi da dieci anni e questa è un'emergenza nazionale», dice Bonanni. La risposta risiede in un fisco più amico, e il segretario Cisl propone una riforma che abbassi il prelievo sul lavoro dipendente - includendo anche un «quoziente familiare» - riordinando le imposizioni su patrimoni e capitali e intensificando la lotta all'evasione fiscale. È la mano tesa alla Cgil. Ma il percorso unitario è accidentato, nel merito delle questioni più importanti. Bonanni difende a denti stretti l'accordo sulle regole della contrattazione, «che ha un valore esemplare straordinario oltre che sostanziale»: non avendolo firmato, dice, la Cgil «ha abdicato al ruolo e alle responsabilità del sindacato».
Obiettivo, «è la produttività del sistema paese, dall'efficienza delle pubbliche amministrazioni agli investimenti infrastrutturali e materiali, alla concorrenzialità dei servizi...» e via dicendo. Sulla contrattazione non si dice granchè, salvo per difenderne la decentralizzazione. Largo spazio viene invece dedicato al capitolo welfare. L'orientamento è quello del Libro bianco di Sacconi: «E' necessario un welfare riqualificato, universalistico, nel quale l'intervento pubblico sia anche regolatore e controllore della compartecipazione del privato e del terzo settore...». 
Bonanni dice sì al contratto unico, apre allo «Statuto dei nuovi lavori» (lanciato dal Libro bianco) e anche, in materia previdenziale, all'innalzamento dell'età pensionabile. Ultimo capitolo: «Azione riformatrice e unità sindacale». Non senza critiche: «È la strategia della Cgil che l'ha paralizzata nel suo ruolo contrattuale, l'ha fatta prigioniera della logica dello sciopero generale, fino alla manifestazione tutta politica di aprile di cui sono stati protagonisti mediatici i leader politici dei partiti di opposizione e di quelli non rappresentati in parlamento». «Tutto questo - conclude Bonanni - mette in difficoltà lo stesso partito d'opposizione, la sua strategia riformista, già di per sè travagliata».
Gli applausi dell'esecutivo
«Bellissima», «appassionata», «completa» e «equilibrata»: gli aggettivi della delegazione governativa presente in sala (i ministri Sacconi, Scajola e il sottosegretario Letta) si sprecano. «Siamo pronti a discutere di tutto», aggiunge Sacconi. Dario Franceschini e Cesare Damiano usano toni più contenuti. Entrambi apprezzano «l'appello alla ricerca dell'unità sindacale». Il segretario Pd giudica «importante la rivendicazione dell'autonomia sindacale». Anche il segretario Uil Angeletti apprezza. Epifani invece - seduto in sala insieme a un bel pezzo della segreteria confederale Cgil - non commenta. Entrambi prenderanno la parola venerdì, prima del ministro Sacconi. 
21/05/2009 |  Manifesto |  Sindacato
fonte cgil.it