martedì 12 maggio 2009

SFRUTTAMENTO



Nuovo dossier dell’Ilo
Dodici milioni di persone ai lavori forzati In tutto il mondo

il mancato guadagno del popolo degli sfruttati ammonta a 20 miliardi di dollari l'anno. E con la crisi la situazione può peggiorare. L’agenzia dell’Onu: “Ci sono stati progressi, ma servono azioni coordinate a livello globale”

Pensi ai “lavori forzati” e ti vengono in mente altri tempi. Eppure ancora oggi sono dodici milioni in tutto il mondo le persone ridotte in qualche forma di schiavitù, la maggior parte dei quali vive nei paesi in via di sviluppo dove latitano leggi e controlli. Un dramma individuale, ovviamente, ma anche per la collettività: se questo popolo di sfruttati avesse un salario normale, infatti, guadagnerebbe 20 miliardi di dollari in più ogni anno. Argomento economico rilevante in questa fase di crisi, e anche imperativo morale “che dovrebbe spingere i governi a dare la massima priorità alla questione”. A chiederlo è l’agenzia dell’Onu per il Lavoro, l’Ilo, che in un rapporto illustrato oggi (12 maggio) presenta queste cifre e suggerisce i rimedi per limitarle.

“Aumentano nel mondo pratiche immorali, fraudolente e criminali che possono avviare le persone al lavoro forzato – si legge nel dossier –, servono ulteriori e maggiori attenzioni. Con sforzi congiunti di tutti i governi il fenomeno si può sconfiggere”. Secondo i dati del precedente rapporto dell’Ilo (che risale al 2004 ma è considerato ancora attendibile) circa 12,3 milioni di persone nel mondo erano risultate coinvolte in qualche forma di lavoro forzato o di schiavitù. Di queste, 9,8 milioni erano sfruttate da privati, comprese le oltre 2,4 milioni finite nella tratta di esseri umani. Nello studio diffuso oggi l’organizzazione illustra i progressi significativi per ridurre e prevenire il lavoro forzato, ma avverte anche del possibile impatto della crisi economica e occupazionale. 

I PIU’ DEBOLI PAGANO LA CRISI. “Il lavoro forzato è l’antitesi di quello dignitoso, è causa d'indicibili sofferenze e deruba le sue vittime”, ha detto il direttore generale dell’Ilo, Juan Somavia, presentando questi dati: “Ma può essere sradicato, purché ci sia un impegno da parte della comunità internazionale, lavorando insieme ai governi, ai datori di lavoro, ai lavoratori e alla società civile”. Nell’attuale situazione sono proprio i lavoratori più indifesi, i più vulnerabili, a soffrire maggiormente. Ecco perché, avverte Somavia, “è assolutamente necessario evitare che gli aggiustamenti danneggino le garanzie tenacemente messe in piedi per prevenire il lavoro forzato e la tratta di esseri umani lungo tutta la filiera di produzione”.

COMBATTERE LO SFRUTTAMENTO SI PUO’. La ricerca sottolinea poi quanto di buono è già stato fatto, e anche come spesso il problema principale sia negli ordinamenti giudiziari. Mentre la maggior parte dei paesi ha introdotto una legislazione che considera il lavoro forzato un reato penale e la questione non è più nascosta o ritenuta un tabù, infatti, altre nazioni trovano difficile identificare i casi di abuso e rispondere con politiche adeguate. Tra gli sforzi volti a ridurre e prevenire il lavoro forzato, ricorda poi l’Ilo, oltre a nuove leggi e a politiche nazionali e regionali c'è anche il potenziamento delle misure di protezione sociale per le fasce più a rischio.
continua su fonte :http://www.rassegna.it/articoli/2009/05/12/46906/dodici-milioni-di-persone-ai-lavori-forzati