giovedì 14 maggio 2009

PRECARIETÀ


Lavoro

Cresce l’area grigia della precarietà

Riguarda tra i 3,5 milioni e i 4 milioni di persone. Altieri (Ires): “Il problema non è la flessibilità scelta, ma quella imposta”. Dibattito sugli ammortizzatori sociali tra Boeri, Leon e Mariucci. Proposta Cgil: meno contratti, più regole

di Paolo Andruccioli

La crisi aumenterà la precarietà del lavoro ed è necessario quindi intervenire subito. Non è vero che le riforme non si possono fare in tempo di crisi. L’obiettivo principale deve essere quello di ridurre la frammentazione del mercato del lavoro dove oggi esistono più di 40 tipologie contrattuali. Dopo dieci anni di aumento continuo della precarizzazione, ora siamo a un punto di svolta. E la svolta dovrà riguardare prima di tutto la linea scelta dal governo Berlusconi che non farà che aumentare la precarietà in tutti i settori. Questo in sintesi il messaggio che ci arriva dal convegno organizzato dalla Cgil nazionale e da Nidil in occasione della presentazione della ricerca Ires coordinata dal direttore dell'Istituto, Giovanna Altieri: “Un mercato del lavoro atipico, storia della flessibilità in Italia” (Ediesse).

Al convegno hanno partecipato il segretario confederale Cgil Fulvio Fammoni, la segretaria generale di Nidil Filomena Trizio, e studiosi come Paolo Leon, Tito Boeri e Luigi Mariucci. Gli studiosi hanno commentato i dati dell’Ires presentati da Giovanna Altieri, che ha spiegato la difficoltà di individuare l’esatta misura della precarietà in Italia. Si parla comunque di un’area grigia che si sta allargando sempre di più. Mentre l’Istat individua 3 milioni e 400 mila posizioni di lavoro precarie, la ricerca Isfol Plus stima invece l’area della precarietà in 4 milioni di persone. Il 56% delle persone è composto di donne. La maggioranza delle tipologie contrattuali è composta di lavoratori dipendenti a termine. 

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