sabato 9 maggio 2009

LA PAGA-La menzogna del "costo del lavoro"

di Elisabetta Reguitti
" Non esistono studi o inchieste confindustriali al fine di sapere, capire, accertare, allo scopo - che non è solo umano e umanitario ma è certamente legato alla missione di impresa di prevenire e di evitare la morte dei propri dipendenti nel periodo in cui la loro vita è legata all' azienda". Così scriveFurio Colombo nel suo nuovo libro "La Paga" edito da Il Saggiatore. Un libro dedicato al lavoro: così svalutato e considerato in certi casi addirittura la causa della crisi. 
E' il racconto del lavoro, del destino dei lavoratori e di altri destini.
Nell'epoca del tracollo dei colossi finanziari, della caduta delle borse domina e si estende il disprezzo per il lavoro - si legge nel libro - i lavoratori isolati e impauriti sono messi gli uni contro gli altri. Imprenditori, dirigenti e finti esperti pensano di risolvere il malessere delle imprese con l'eliminazione arbitraria e compulsiva di personale utile o addirittura prezioso. 
L' autore de "La Paga" compie un' impietosa analisi della situazione attuale del lavoro e ne descrive la condizione futura. Ma che cosa accadrà quando i diritti dei lavoratori saranno del tutto cancellati? Senza il lavoro quale sarà il destino della democrazia?

Quanto conta nel nostro Paese il lavoro?
Io non mi limiterei al nostro Paese ma parlerei piuttosto delle democrazie occidentali nell'insieme: un mondo che ha punti di riferimento come  Londra, Parigi, New York ma penso anche alla  Corea e al Giappone.  Luoghi nei quali il lavoro è immensamente sfruttato. Direi che si è verificata una storpiatura nell'impianto che la definizione  stessa di capitalismo  assume. Il capitalismo è composto da capitale e lavoro. E non c'è bisogno di teorizzare la  lotta di classe per reperire questi due elementi entrambi indispensabili. Se si sottrae il lavoro  alla formula che definisce il capitalismo, l'impresa  cade nell'economia di carta o tutto  il mondo dell' economia crolla  nella bolla della finanza e  soggetta quindi  ai  rischi spaventosi  che il mondo, questa volta forse ha scampato,  ma  che ha certamente corso. Quindi il lavoro conta poco. E'  svilito e ignorato. Ed è uno degli errori più gravi che si potevano commettere.  Vero che molti imprenditori lo hanno fatto con deliberato egoismo pensando di favorire al meglio i loro affari,  come si è visto a pochi è riuscito questo disegno, e in generale dove il lavoro è svalutato l'intera economia decade. Ma d'altra parte non si capisce perché la politica abbia fatto in modo da far contare così poco il lavoro.