giovedì 7 maggio 2009

LIBRO BIANCO; WELFARE NUOVE REGOLE PER LICENZIARE



"Sono ormai maturi i tempi per assetti regolatori e statuti normativi specifici per tipologia di settore produttivo ma anche territorialmente diversificati fermo restando uno standard protettivo minimo e omogeneo sull'intero territorio nazionale". E' quanto si legge nel Libro Bianco presentato oggi dal ministro Sacconi . "La strada dello statuto dei lavori attenta ai meriti e ai bisogni della persona presuppone un diritto del lavoro sostanziale governato da un autonomo ed efficiente sistema di relazioni industriali più che dalla logica tutta formalistica della norma inderogabile di legge"

Il ministro assicura: "In tempi di crisi le riforme degli ammortizzatori sociali e dell'articolo 18 non sono all'ordine del giorno". Ma poi, sfogliando il suo Libro Bianco ci si accorge che la realtà è, anche questa volta, diversa da quella presentata. A partire proprio dalla "riforma" dell'articolo 18 e dello Statuto dei lavoratori, per passare poi alla reintroduzione delle gabbie salariali (che ovviamente non si chiamano più gabbie salariali ma "differenze territoriali") al sistema pensionistico, a quello del welfare sanitario e via via all'intero impianto dello stato sociale. Il tutto con la premessa del ministro: il Libro Bianco sul welfare "è nazional popolare, non fatto pensando a 'certe borghesie d'elite' che potranno pure criticarcelo e non ce ne frega niente". Il documento, ha ricordato il ministro, è frutto di una grande consultazione "con circa 1.000 soggetti". È un "documento di valori e di visione, la cornice entro cui si produrranno i piani d'azione del governo".

Proviamo a ricapitolare i passaggi salienti del testo:

Lo Statuto dei Lavoratori

Il Libro richiama ad una nuova regolazione dei rapporti di lavoro all'insegna di protezioni "sostanziali" e non "formali". 
"Il superamento delle molte criticità nel mercato del lavoro, vere e proprie ingiustizie sociali per il valore che attribuiamo al lavoro come sede di sviluppo della persona, - si legge nel Libro Bianco - non può più essere affidato a una concezione formalistica e burocratica dei rapporti di lavoro che alimenta un imponente contenzioso e un sistema antagonista e conflittuale di relazioni industriali".

"I tre diritti fondamentali del lavoro - salute e sicurezza, apprendimento continuo ed equa remunerazione - possono essere esaltati - continua il documento - e meglio perseguiti nella ottica unitaria dello "Statuto dei lavori" ipotizzato da Marco Biagi quale corpo di tutele progressive del lavoro costruite per geometrie variabili in funzione della anzianità di servizio e del reale grado di dipendenza economica del lavoratore".

A quel punto le stesse proposte di incidere sul regime del recesso dal rapporto di lavoro "potranno realizzare un maggiore consenso collegandosi a un congruo periodo di inserimento e collocandosi in un moderno sistema di tutele attive. La maggiore enfasi sulle tutele nel mercato potrebbe anche facilitare la ricomposizione delle carriere e dei percorsi lavorativi - nella transizione da attivo, inattivo, dipendente, coordinato, in formazione - mediante meccanismi di ricongiunzione e totalizzazione".

"Sono oramai maturi -si legge nel testo- i tempi per assetti regolatori e statuti normativi specifici per tipologia di settore produttivo, ma anche territorialmente diversificati fermo restando uno standard protettivo minimo e omogeneo sull'intero territorio nazionale, soprattutto per quanto riguarda la tutela della salute e sicurezza sul lavoro, volto essenzialmente a scongiurare fenomeni di dumping sociale".

E lo Statuto dei lavori presuppone anche un "nuovo" diritto del lavoro: "La strada dello Statuto dei lavori -si legge nel Libro bianco- attenta ai meriti e ai bisogni della persona, presuppone un diritto del lavoro sostanziale governato da un autonomo ed efficiente sistema di relazioni industriali più che dalla logica tutta formalistica della norma inderogabile di legge. Per restare coerente alla propria ispirazione originaria -recita ancora il testo - e nel contempo sostenere le logiche di sviluppo delle imprese, il diritto del lavoro dovrà in ogni caso superare i limiti della distinzione tra lavoro autonomo e lavoro subordinato, in modo da ricomprendere nel suo campo di applicazione generale tutte le tipologie contrattuali in cui sia dedotta una attività lavorativa in senso ampio".

CONTINUA SU FONTE:http://www.cgil.it/rassegnastampa/articolo.aspx?ID=910