di Santo Della Volpe
Il principio è : non impedire un evento che si ha l'obbligo per legge di prevenire, equivale a cagionarlo. E' questo il cardine della giurisprudenza in materia di Infortuni sul lavoro intorno al quale sono state pensate ed emesse tutte le sentenze in materia di incidenti sui luoghi di lavoro da parte della magistratura italiana, dai Tribunali sino alla Cassazione. Ed è proprio questo il principio che l'articolo 15bis pensato dal ministro Sacconi e dal governo Berlusconi, vuole cambiare, nonostante le ripetute sentenze della magistratura e nonostante quello stesso principio sia il cuore della direttiva comunitaria 391 dell'Unione Europea, che pure l'Italia ha recepito anni fa.
Quell'articolo 15bis,inserito per altro all'ultimo momento dopo che le modifiche al Testo Unico della sicurezza erano già state sottoposte alle parti sociali ed anche ai magistrati impegnati nei processi sugli infortuni sul lavoro, vorrebbe invece affermare che "il non impedire l'evento equivale a cagionarlo" solo a 5 condizioni, 4 delle quali sono abbastanza marginali ed ininfluenti: ma una delle condizioni poste dalla modifica di Sacconi sarebbe devastante per la giurisprudenza e ,ovviamente,per le vittime degli infortuni. Il comma D di questo 15 bis,recita infatti che "il non impedire l'evento equivale a cagionarlo a condizione che l'evento non sia imputabile ai soggetti di cui agli articoli 56,57,58,59 e 60 del presente decreto legislativo per la violazione delle disposizioni ivi richiamate", dove quelle cifre dal 56 al 60 indicano i cosiddetti preposti, cioè i capi-reparto,i responsabili di stabilimento,ma anche i progettisti, gli installatori,anche i medici che danno valutazioni sulla sicurezza. Tutti tranne i manager ed i proprietari dell'azienda. In questo modo ,se quell'articolo fosse approvato, i soli responsabili degli incidenti sul lavoro sarebbero i sottoposti dei dirigenti ed i dirigenti medi, mai i manager. Non solo.
In quegli articoli dal 56 al 60 già citati si annida anche il lavoratore vittima dell'infortunio. Una dimenticanza, un momento di difficoltà o anche di stanchezza che potesse far partecipare il lavoratore all'incidente di cui è vittima, finirebbe per assolvere il datore di lavoro, perché la minima colpa del dipendente farebbe ricadere su di lui l'intera responsabilità dell'incidente, in quanto il principio del" non prevenire equivale a cagionare" verrebbe stravolto dalle responsabilità dirette che verrebbero accollate agli altri dirigenti medi ed allo stesso dipendente che la modifica della legge vorrebbe introdurre. In poche parole alla fine la colpa dell'infortunio ricadrebbe su chi lo subisce o su chi gli sta immediatamente vicino e sopra nella scala gerarchica assolvendo i proprietari e manager dell'azienda.
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FONTE:articolo21.info