sabato 23 maggio 2009

IL CONGRESSO CISL APRE LA VIA A NUOVE ALLEANZE



Un congresso molto politico questo della Cisl. E non solo per gli interventi di autorevoli ministri del centrodestra come Giulio Tremonti e Maurizio Sacconi o della presidente della Confindustria Marcegaglia. Interventi-eventi celebrati dai mass media come la nascita di un inusuale, affollato matrimonio. C'è anche chi ha cercato di coinvolgere nella fastosa cerimonia Guglielmo Epifani. Così si è potuto leggere, ad esempio sulle colonne di "Liberal", senza alcuna ironia, che il ministro Sacconi si è rivolto al segretario della Cgil "addirittura senza insulti". Certo qualcuno potrebbe accusare la stessa organizzazione di Epifani di avere dato spazio, nel suo ultimo congresso, a una sorta di alleanza con il presidente del Consiglio dell'epoca, Romano Prodi. Solo che in quella occasione il consenso era costruito attorno ad un complessivo e ambizioso progetto sindacale dal titolo "Riprogettare il Paese". Oggi quale è il progetto del centrodestra? Quello di promettere ai lavoratori, nel pieno di un dissesto economico inusitato, di partecipare agli utili delle imprese? Resta il fatto che comunque l'esperienza dovrebbe insegnare quanto sia importante il valore dell'unità e dell'autonomia. E come non si possa chiedere al maggior sindacato italiano una specie di ritorno a Canossa sul famoso modello contrattuale. I rilievi specifici mossi da Epifani sui limiti della contrattazione aziendale e territoriale, sul nuovo indice d'inflazione, non possono essere accantonati giudicandoli inesistenti, come in sostanza ha fatto Raffaele Bonanni nelle conclusioni.
Quel che però più indigna è la premessa esposta dal ministro Sacconi alla nuova scelta contrattuale accettata da Cisl e Uil. Tutto nascerebbe dall'accordo stipulato nel 1993 e che avrebbe portato alla decurtazione dei salari. Tutta colpa (parole del ministro in TV) della "borghesia cinica e referenziale". Ovverosia Carlo Azeglio Ciampi, Bruno Trentin, Pietro Larizza, Sergio D'Antoni. Una tesi infame ribadita anche al Congresso Cisl senza che nessuno obiettasse. Magari spiegando che quell'accordo aveva permesso l'entrata nell'Unione Europea e che l'indice d'inflazione avrebbe dovuto essere concordato con i sindacati che in caso contrario avrebbero potuto riprendersi la libertà d'azione. Osservazioni ribadite a lungo, inutilmente, da Trentin, quando era in vita. 
Detto questo l'Assise Cisl apre qualche spiraglio che sarebbe bene valorizzare. Così sulla possibilità di un'iniziativa comune su un tema bruciante come il fisco (ma dove è finita la piattaforma unitaria dello scorso anno?). Così sulle regole per la rappresentanza, svincolo cruciale per impedire fratture come quelle in corso. E' il tema della democrazia nei sindacati. Quella che affida ai lavoratori il consenso più o meno maggioritario ad un'intesa, come quella sul modello contrattuale che rappresenta una specie di nuova Costituzione per i rapporti di lavoro. 
Temi che se affrontati davvero rappresenteranno un passo avanti per tutti. La prospettiva è quella non breve, fatta di percorsi accidentati, tra sentieri impervi e rischi di trappole. Siamo - come ha spiegato Epifani riscuotendo notevoli applausi dal Congresso Cisl - nel cuore di una crisi prepotente. Non bastano le descrizioni di quanto avviene, come ha voluto sottolineare il segretario della Uil Luigi Angeletti, intento a dileggiare chi solo critica mentre altri fanno accordi. Dimenticando che nel Paese si sono stipulati o si stipulano migliaia di accordi. Con la Cgil. Per cercare almeno di limitare gli effetti della crisi. Per la società del lavoro che ci sarà domani. Perchè tutto questo finora non è stato possibile con l'attuale governo? Forse perché la coalizione di centrodestra è affollata di quei "populisti" sui quali si era soffermato a lungo nella sua relazione Bonanni. Senza però osare dare a quel termine, "populista", un'identità, un volto
BRUNO UGOLINIfonte l'unita'