mercoledì 20 maggio 2009

MARCHIONNE NON CONVINCE I SINDACATI DELLA OPEL


La Fiat non convince i sindacati di Opel, e nemmeno il governo tedesco se ieri indiscrezioni davano per fatto l'accordo con le banche per un prestito-ponte al costruttore, da mettere in amministrazione fiduciaria a tempo. Oggi i pretendenti devono consegnare la loro offerta formale, dopodiché sulla carta ci sono dieci giorni di tempo per la General Motors - che controlla la Opel - e il governo tedesco per una decisione finale. Per Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, l'autostrada tedesca che porta alla Opel è zeppa di tutor e di limiti, che ne rallentano la corsa. Né ha strada libera in Italia: «È inderogabile il mantenimento dei cinque stabilimenti della Fiat in Italia», ha detto ancora una volta il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, annunciando che al termine delle trattative tra Fiat e Opel «ci sarà un incontro per definire e ascoltare il piano industriale». Il ministro ha detto comunque di augurarsi che l'esito delle trattative sia positivo «perché se la Fiat cresce all'estero cresce anche in Italia».
L'automatismo è tutto da dimostrare, ma Marchionne ha per adesso altre priorità. Ieri a Francoforte ha incontrato i dirigenti del sindacato dei metalmeccanici, la Ig Metall. Al di là dei toni «aperti e cordiali» dopo un iniziale fuoco di sbarramento alla notizia dell'interesse Fiat per Opel, il sindacato tedesco ha confermato le sue forti perplessità e la sua preferenza per l'altro pretendente, la cordata Magna-Gaz, un colosso austro-canadese della componentistica e un costruttore russo di automobili. Il leader della IG Metall, Berthold Huber, al termine dell'incontro con Marchionne - durato circa un'ora e mezzo - ha spiegato i punti di dissenso. La Germania, ha detto, ha una tradizione e una cultura di partecipazione dei lavoratori alle decisioni aziendali che l'Italia non ha. Il sindacato, che punta a salvare posti di lavoro negli stabilimenti tedeschi, continua a credere che i modelli di Fiat e Opel, dopo la fusione, finirebbero per scomparire perché troppo simili. Huber, inoltre, ha spiegato di aver presentato una lista di condizioni che devono essere soddisfatte affinché il sindacato Ig Metall dia il suo via libera all'operazione, quale che sia il compratore. Queste includono la garanzia che non sarà chiuso nessuno stabilimento, una sostanziosa iniezione di capitali e un largo grado di indipendenza di Opel. In più i lavoratori vogliono sedere nel consiglio di amministrazione e avere voce in capitolo in tutte le decisioni. Marchionne ha promesso che prenderà in considerazione le richieste del sindacato.
I molti punti avanzati dal sindacato, tuttavia, non sembrano tenere conto delle condizioni disperate in cui versa la Opel, tra perdite operative e indebitamento. Marchionne ha soltanto confermato che l'offerta del Lingotto per la Opel non prevede contanti, ma l'apporto di attività. In concreto, ha detto in una un'intervista alla Bloomberg tv, «un mucchio di asset, che producono contanti e che sono buoni e probabilmente meglio dei contanti», perché «i contanti finiscono, gli asset che producono contanti no». Marchionne ha aggiunto di non aver discusso sul numero dei tagli con il sindacato, perché «la questione dei tagli non riguarda solamente Opel ma l'intero settore automobilistico. In Europa, ma anche negli Usa, esiste un problema di forza lavoro in esubero e quindi bisogna agire in un contesto europeo per risolverlo».
L'amministratore delegato non convince i sindacati ma la borsa di Milano sì: ieri sera il titolo ha fatto un altro balzo del 3%, sfiorando gli 8 euro.
Francesco Paternò
20/05/2009 |  Manifesto |  Economia
fonte:cgil.it