martedì 12 maggio 2009

SCIOPERO A TERMINI IMERESE


«Lo sciopero di oggi è solo un assaggio», fa sapere la Fiom di Palermo. «È incredibile che mentre la Fiat decide l’assetto industriale del futuro dell’auto in Europa e nel mondo, e il governo Usa e quello tedesco sono intervenuti per contrattare con l’azienda condizioni che non prevedano chiusure di stabilimenti nei loro rispettivi Paesi, il governo nazionale e il governo regionale stiano a guardare».
TERMINI FERMA "QUESTO È SOLO UN ASSAGGIO"
Sergio Marchionne? È «il nuovo mago dell’auto» titola il supplemento economia del Figaro, che dedica ampio spazio alla «Fiat che si ritaglia un impero a tappe forzate». Nel ritratto dell’ad del Lingotto, il quotidiano francese scrive anche che John Elkann, interrogato sul manager, ha detto che «la famiglia Agnelli ha piena fiducia» in lui e nella sua «straordinaria capacità di sintetizzare e affrontare situazioni complesse». 
Marchionne ora è a Torino, nell’attesa di riprendere il confronto sui tavoli aperti negli Usa e in Germania sulle partire Chrysler e Gm-Opel. Ma c’è anche un altro tavolo al quale viene chiamato a gran voce: quello con i sindacati, che chiedono con urgenza un «faccia a faccia» con Fiat e governo sulle prospettive degli stabilimenti italiani. E che ieri hanno lanciato l’ennesimo segnale di allerta: è venuto da Termini Imerese, dove le tute blu, nel giorno di rientro dalla cassa integrazione (cinque mesi sugli ultimi otto), hanno scioperato per due ore. Temono forti tagli o la chiusura della loro fabbrica (vi si assembla la Lancia Y), nell’ambito della trattativa fra Fiat e Opel. «Lotteremo senza tregua per sopravvivere», dice un loro portavoce.
«Lo sciopero di oggi è solo un assaggio», fa sapere la Fiom di Palermo. «È incredibile che mentre la Fiat decide l’assetto industriale del futuro dell’auto in Europa e nel mondo, e il governo Usa e quello tedesco sono intervenuti per contrattare con l’azienda condizioni che non prevedano chiusure di stabilimenti nei loro rispettivi Paesi, il governo nazionale e il governo regionale stiano a guardare». Da qui, la lotta. «Ove non riscontrassimo avanzamenti sugli impegni assunti, metteremo in campo iniziative di lotta in modo da riprendere le stesse modalità con le quali nel 2002 la comunità di Termini Imerese e tutte le forze sociali impedirono la chiusura dello stabilimento.
Venti di guerra anche da Torino. «Bene fanno i lavoratori siciliani a mobilitarsi. Questo dovrebbe avvenire in tutti gli stabilimenti perché non ci sono garanzie per nessuno», afferma il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo. «Impediremo che si mettano le fabbriche una contro l’altro. È tutto l’autoveicolo italiano che va garantito e rilanciato dentro le nuove strategie internazionali di Fiat».
La mobilitazione è prevista per sabato: nel capoluogo piemontese sono attesi i lavoratori di tutti gli stabilimenti italiani della Fiat, per manifestare davanti al Lingotto. Nel frattempo, domani, una delegazione della Fim incontrerà i rappresentanti degli altri sindacati metalmeccanici europei a Francoforte. Non ci sarà la Uilm: «Considero infondata la notizia della possibile chiusura di due stabilimenti in Italia» precisa il segretario Antonino Regazzi.
Una doccia fredda sulla richiesta urgente di un incontro sindacati-governo-Fiat arriva però dal ministro del welfare, Maurizio Sacconi. ««Dobbiamo essere più preoccupati per il presente, cioè del fatto che non si sono ancora chiusi gli accordi, che per il futuro, quando questi si realizzeranno. Perché il presente è estremamente precario, mentre la realizzazione di questi accordi può dare finalmente una prospettiva sostenibile alla nostra capacità produttiva». Dure le repliche: «In tutti i Paesi dove è in corso una ristrutturazione del settore auto i governi hanno convocato subito i sindacati» dice Bruno Vitali, della Fim-Cisl. «O il ministro sa qualcosa che non sappiamo - dice ancora Airaudo - o pensa di gestire gli effetti anziché prevenirli». Intanto il titolo Fiat perde il 3,72%, sull’onda della scivolata del comparto auto su tutte le piazze finanziarie europee.
12/05/2009 |  Stampa |  Economia
FONTE:CGIL.IT