martedì 5 maggio 2009

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: FUORI IN MASSA I PRECARI





I dati della Fp CglP.A, “licenziamento di massa” per i precari

di Maurizio Minnucci

Oltre 60 mila lavoratori dal primo luglio di quest’anno, altrettanti nei successivi dodici mesi, fino a un totale di 200 mila persone nel 2011. Sono i precari del pubblico impiego (senza contare scuola e università, altrimenti la somma sarebbe di 400 mila) che perderanno il posto a causa dello stop alle stabilizzazioni imposto dal governo. A lanciare l’allarme è la Funzione pubblica Cgil, che oggi (5 maggio) ha presentato le proprie stime in risposta a quelle fornite dal ministro Brunetta. Oggetto del contendere è un collegato alla manovra economica di Tremonti, per l'esattezza l’articolo 7 del disegno di legge 1167: qualora venisse approvato definitivamente (lo ha già fatto la Camera, il testo è in questi giorni in Commissione Lavoro al Senato) le amministrazioni non potranno più rinnovare i contratti dei precari dopo 36 mesi. Visto che le casse dello stato non ridono, e considerando i vincoli imposti dai patti di stabilità, la logica conseguenza è che tutti questi lavoratori rimarranno a casa e i servizi che forniscono spariranno. Almeno quelli pubblici.

“Il fatto più allarmante – sottolinea il leader degli statali Cgil, Carlo Podda – è proprio questo licenziamento di massa. Senza gli addetti a tanti servizi essenziali, a chi bisognerà rivolgersi? Stiamo parlando di maestre d’asilo, infermieri, vigili del fuoco”. In sostanza, osserva il numero uno della Fp, “mentre il ministro Brunetta continua a sminuire questo fenomeno per renderlo socialmente più accettabile, il governo rivela un suo preciso disegno politico, cioè quello di favorire il settore privato. Ma quale credibilità – si chiede Podda – può avere un esecutivo che decide di mandare a casa i propri dipendenti?”. Il sindacalista ha anche fatto sapere che la Cgil sta negoziando con le Regioni per un “accordo che preveda la proroga dei tre anni nei rapporti di lavoro per precari” che potrà riguardare sia la sanità sia gli enti locali: “Non abbiamo abbandonato l’idea di stabilizzazione occupazionale – ha precisato – ma ora dobbiamo lottare per evitare che si perdano posti”.

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